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Autore: thestoryreader    29/07/2017    0 recensioni
Sara è una ragazza a pezzi dopo aver assistito a un evento agghiacciante. Viene ospitata dalla famiglia Kent in attesa di essere adottata e intanto, piano piano, ricostruisce la sua vita, fidandosi di nuovo degli altri, vivendo un'avventura emozionante con i suoi amici e condividendo il suo più grande segreto: la magia.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“oh quella chiave? penso che apra una porta magica. Non ho ancora deciso” disse il ragazzo.
Lei lo fissò per un momento. Perché aveva sognato un fumetto?

Clark e Sara scesero dal furgone e presero lo zaino. Poi la ragazza sollevò la mano aperta per salutare Jordan che si allontanava.
“ho sognato una cosa e vorrei che mi aiutassi a interpretarla” disse poi a Clark
“che cosa hai sognato?”

“una chiave. è nel fumetto di Jordan. Non so perché l’ho sognata. Non esiste davvero quindi perché..”
“e se esistesse in realtà? se lui l’avesse copiata da una chiave reale?
“se fosse così allora che collegamento ha con me?”
Clark si bloccò di colpo. Poi fece qualche passo e raccolse qualcosa da terra. Una chiave comparve nelle sue mani. E la guardava stranito come nel fumetto.
“è questa?” chiese
“si” disse lei completamente rapita. Tremava un po’ “scusami se tremo, mi succede ogni volta che accade nella realtà qualcosa che sogno”
La prese tra le sue mani e la rigirò tra le dita.
“Jordan ha disegnato esattamente questa scena”
“dici che ha qualche potere anche lui? tipo prevedere il futuro o qualcosa del genere?”
“non saprei, dovremmo indagare” disse lei pensierosa.

Nascosero la chiave nel cassetto della scrivania nel fienile. Doveva rimanere nascosta, almeno agli occhi di Jordan. Il resto del weekend passò velocemente. Niente sogni e niente previsioni. Sara studiò un po’ e Clark la convinse ad andare a fare un giro a cavallo. Si sentiva bene con lui, le trasmetteva serenità. Parlarono della vita a Smallville.
“Sai pensavo.. ho letto le locandine in città e sabato prossimo ci sarà una festa. Ti va di andarci?” chiese Clark.
“preferirei rimanere a casa. Troppa gente”
“hai voglia di parlarne?”
Lei guardò la strada davanti a lei e parlò “sai già che mi è capitato. Un giorno lo racconterò anche agli altri, se rimarrò qui abbastanza a lungo.”
Seguì un silenzio “perché invece non inviti Lana a quella festa? Potrebbe essere una bella idea.” disse lei sorridendo.
“non saprei, se gli altri lo scoprissero?”
“che importa.. siete amici no? Capiranno.”
“non saprei…”
“che ne dici se invito tutti a casa e li intrattengo io mentre tu esci con Lana”
“sarebbe una bella idea in effetti. Lo faresti per me?”
“questo e altro” sorrise lei.

Il lunedì Sara si alzò con la consapevolezza di voler scoprire qualcosa di più su Jordan e sul mistero di quella chiave. Fece colazione con Clark e poi presero l’autobus. Durante il tragitto ascoltò distante i discorsi dei ragazzi seduti dietro di lei. Parlavano di ragazze e forse di un giornaletto porno che uno di loro aveva acquistato e le venne da ridere. Clark invece parlava con Cloe del muro delle stramberie. Pete salì e si aggiunse al coro. Scesero tutti quanti 20 minuti dopo. Jordan era davanti a scuola e li stava aspettando.
Sara sentiva il suo cuore battere calmo nel suo petto e si calmò anche lei. Teneva lo zaino su una spalla sola. Lo guardò da lontano e si disse che era il ragazzo più bello che avesse mai visto.

“ciao Jordan” lo salutò passando una ciocca di capelli dietro l’orecchio, quando lo raggiunse.
“ciao Sara” disse lui sorridendole.
Si guardarono intensamente per 10 secondi, entrambi aspettando che l’altro dicesse qualcosa.
“io ..” disse Jordan.
“ehy Jordan” dissero gli altri. Lui salutò alzando una mano e smettendo di parlare. Suonò la campanella.

La lezione di letteratura fu piuttosto noiosa e tutto fu reso più noioso da una lezione da due ore di matematica. Sara non riusciva a staccare gli occhi da Jordan, era affascinata dal mistero della chiave e dal suo utilizzo. Voleva sapere di più, scoprire come avesse fatto a prevedere tutto ma allo stesso tempo era affascinata dal suo aspetto e dal suo carattere solare e intrigante. La campanella suonò distraendola dal suo sogno a occhi aperti.
Clark la guardò stranito “ehy tutto bene?” chiese
Annuì e posò gli occhi sul quaderno. Si accigliò. Anche Clark notò quello che Sara aveva disegnato.
“che hai disegnato?” disse
“che diavolo?” disse “è scrittura automatica. Probabilmente mi sono concentrata su qualcosa e mi sono rilassata. Per questo ho disegnato” disse senza farsi sentire.
“Ogni giorno scopro cose su di te che mi stupiscono sempre di più. che cosa rappresenta?” chiese Clark.
“sembra una porta” disse Sara. Si illuminò “magari completa il disegno di Jordan. Magari sto disegnando il continuo della sua storia”
“dobbiamo assolutamente mettere le mani sul suo quaderno. Non hai una sorta di incantesimo…”
“Perché non glielo chiediamo direttamente ” disse alzando lo sguardo e guardando il ragazzo.

“ciao Jordan” disse Sara, raggiungendolo al suo armadietto alla fine delle lezioni della giornata. Lui si girò verso di lei e le sorrise.
“ciao” disse “tutto bene?”
“si. Durante la lezione di matematica non ho pensato ad altro se non al tuo fumetto. Vorrei sapere come continua.” disse Sara sorridendo
Lui rise “questo weekend non l’ho continuato. Ho fatto altro. Anzi..” disse ravanando nel suo zaino e chiudendo l’armadietto.
Prese un foglio infilato nel suo quaderno dei disegni. Glielo porse “questa sei tu”
Lei lo prese titubante. La ragazza era identica a lei: capelli ricci fino a metà schiena e lentiggini che costellavano il suo viso.
“è.. stupendo. Non so che cosa dire. Grazie” disse guardandolo, tutta rossa in viso.
“Meno male che ti piace. Ero tesissimo.”
“perché non dovrebbe piacermi? è fatto benissimo. Lei è una…”
“...ninfa del lago” disse lui completando la sua frase. “alla fine ho optato per quella. è una creatura mitologica che vive nel lago e balla nella foresta. Ma se un umano le si avvicina lei si nasconde, perché ha paura di far vedere la sua bellezza”
Sara si sentì arrossire dalla testa ai piedi. Si sbagliava oppure le aveva fatto un complimento? Deglutì a fatica e disse “grazie. Il disegno è bellissimo.”
La campanella suonò e si sentì sollevata.
“Scusami ora devo andare. Martha mi aspetta a casa.” si fermò davanti a lui però, come se si aspettasse un seguito a quella conversazione.
Lui annuì e la salutò. Sara si voltò e camminò a passo svelto verso l’uscita.

Per tutto il viaggio in autobus fissò quel disegno sorridendo. La ninfa era immersa nel lago, con un vestito lungo scollato. Tendeva la mano verso qualcuno, verso chi guardava il disegno. Era davvero come la vedeva lui? Una ragazza bellissima che ballava nei boschi e viveva in un lago? Girò il foglio e con sorpresa trovò un altro disegno. Questa volta c’era il cavaliere, il cavaliere che cercava il suo destino, Jordan. Tendeva anche lui la mano, questa volta verso il lago. La ninfa e il cavaliere si tendevano la mano a vicenda quindi?
Sobbalzò quando Clark le si sedette accanto. “ehy. Te lo ha fatto Jordan?”
Sara annuì.
“è stupendo. è uguale a te”

Annuì di nuovo, sempre con un sorriso sulla bocca.
“ti piace?”
Titubante rispose “si. Credo proprio che mi piaccia” disse spegnendo il suo sorriso.
“ok.. intendevo il disegno ma era palese che ti piacesse pure Jordan”
Sara arrossì e Clark si mise a ridere. Poi vedendo che Sara non rideva si fermò.
“che succede?” chiese calmo.
Lei si guardò intorno per vedere se qualcuno stesse ascoltando ma in fondo al pullman c’erano solo lei e Clark.
“per via di quello che ho fatto”
“Tu non hai fatto nulla Sara. Non è stata colpa tua. E chiunque te lo direbbe”
“non capisci” disse Sara scuotendo la testa e guardando fuori dal finestrino.
“Ehy guardami” disse. Lei si girò e due grosse lacrime le scesero per le guance. Lui gliele asciugò con i pollici.
“te lo ripeto, non è stata colpa tua. E non devi punirti per nulla”
“è stata colpa mia. Se non avesse trovato il mio diario non avrebbe scoperto nulla e la mia famiglia sarebbe ancora viva. Tutta quanta.” disse tra le lacrime. Singhiozzava. Alcuni ragazzi davanti si girarono e la guardarono incuriositi.
“senti ora calmati per un momento e pensa. Tu non hai fatto nulla di male. La tua unica colpa è aver pensato per tutto questo tempo di essere stata la responsabile di quello che è successo. Prima o poi dovrai continuare a vivere. Non puoi tormentarti tutta la vita. Non sto dicendo di dimenticare tutto perché questo ricordo resterà purtroppo sempre con te, non riuscirai mai a mandarlo via. Ma i tuoi genitori e soprattutto Ryan avrebbero voluto per te una vita felice, con qualcuno che ti voglia bene, degli amici.”
Lei lo guardava piangendo ma aveva smesso di singhiozzare.
“devi iniziare una nuova vita. Ne hai avuto la possibilità perché ora sei qui con me, con tutti i tuoi nuovi amici e con Martha e Jonathan. E io ti prometto che con noi ti troverai bene, ti prometto che ti proteggerò da tutto quello che ti possa fare del male.”
Sospirò “Jordan è un bravo ragazzo, quando sarai pronta gli racconterai che cosa è successo e lui capirà.”
“ma che importa: se anche mi buttassi tra qualche mese potrei essere trasferita. E allora non lo vedrò mai più, non vedrò mai più te e gli altri.”
Lui sospirò “se succederà basta che mi chiami e farò anche 20 stati di corsa per raggiungerti e per portarti indietro. Fanculo la legge. Puoi sempre contare su di me” disse.
Lei gli sorrise e si sporse per abbracciarlo “ti voglio bene Clark”
“anche io te ne voglio”
 

Arrivarono a casa e mangiarono una fetta di torta con la marmellata di frutti di bosco e noci. Le torte di Martha risolvevano sempre tutto. Quella settimana sarebbero iniziati gli allenamenti di corsa per Sara e gli allenamenti di football per Clark rispettivamente il mercoledì e il venerdì per Sara e il martedì e il giovedì per Clark. Sara era eccitata ma allo stesso tempo tesissima. Non riusciva a credere di essere nella squadra.
Più tardi decise che era ora di esercitarsi con gli incantesimi. Era stata prudente fino ad allora ma dopo alcuni giorni che non usava la magia, tutta quell’energia si accumulava nel suo corpo e sentiva di non potersi più controllare.
Decise di correre nel campo dietro casa, isolato da tutti. Si guardò intorno per accertarsi che davvero non ci fosse nessuno e fece apparire il grimorio. La pelle che avvolgeva il libro era vecchia ma questo rendeva quel libro ancora più affascinante. Lo sfogliò. Non sapeva che fare. Guardò l’erba intorno a sè e notò che era secca. In effetti era un po’ di giorni che non pioveva. Capì. Si sdraiò a terra con il volto rivolto verso l’alto. Tese le mani verso il cielo. “Confuso fatina, ignos et ignos mortifina”
Si sentì il frusciare il vento dovuto all’avvicinamento della bassa pressione e alta pressione. Grandi cumulonembi neri si formarono nel cielo e il sole fu coperto. Lei era ancora sdraiata, mosse leggermente la mano e un fulmine illuminò la per un secondo la nuvola. La pioggia cominciò a cadere e lei si alzò.

Confuso fatina, ignos et ignos mortifina” recitò ancora. Un tuono eccheggiò in tutta Smallville.
“Sara” urlò qualcuno.
Si girò e vide Clark. Lo invitò ad avvicinarsi.
“che diavolo succede?” urlò per sovrastare il rumore della pioggia
Erano fradici da capo a piedi.
“piove” urlò lei ridendo
“questo lo vedo anche io Sara” rise Clark.
Sara sentiva di essere attraversata da una scossa di potere, proprio come quando la navetta delle montagne russe sale lungo il percorso e si sta per avvicinare una ripida discesa.
Rideva alla pioggia e urlava divertita. Tutte le volte che lo faceva si comportava in quel modo. Era più aperta e felice, la magia scorreva nelle sue vene e si sentiva libera di poter fare qualsiasi cosa al mondo.
“Urla anche tu. Ti sentirai meglio” gli urlò.
Clark la vide urlare e dopo un attimo di titubanza la imitò.


Entrarono in casa che ancora ridevano. Di certo i telegiornali si sarebbero chiesti il motivo di quella pioggia improvvisa ma di certo non avrebbero pensato mai a qualcosa di paranormale.
Sara poi andò a fare la doccia.

Quella notte Sara sognò. Una grande porta in legno massiccio era apparsa in un vicolo. Doveva essere molto pesante da aprire ma aveva solo una piccola fessura dove inserire la chiave. Era molto particolareggiata e su di essa era intagliata lo stesso disegno della chiave. Una mano finalmente inseriva la chiave nella toppa e i cardini stridevano, facendo ruotare la porta. Un attimo prima che la porta si aprisse definitivamente si svegliò di soprassalto, il cuore le batteva nel petto “Non prevedo niente di buono” ai disse.
   
 
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