Castle of Glass
Portami
sull’ansa del fiume,
Portami
alla fine del conflitto,
Lava
via il veleno dalla mia pelle
Mostrami
come sentirmi di nuovo completo
Il
Cancelliere non aveva avuto il coraggio di uccidere un piccolo
licantropo e, al posto di eliminarlo, l'aveva adottato come figlio e,
ora, questo suo errore aveva finito per pesare sulle spalle di
qualcun'altro.
Galhad era diventato amico di Lucan, erano stati a
lungo compagni di diverse battaglie, fratelli d'arme e, mai e poi
mai, avrebbe pensato di ritrovarsi una simile situazione.
Mai e
poi avrebbe pensato che, tra tanti, si sarebbe trovato ad affrontarlo
come un nemico.
Ancora incredulo di fronte alle ammissioni di
Augustus d'Argyll ed al suo ultimo ordine fissava la pistola che gli
era stata messa tra le mani.
Uccidere Alaistair d'Argyll per
coprire la debolezza del Cancelliere e non screditare l'Ordine che,
dinanzi ad una simile notizia, sarebbe finito nel Caos più
completo.
Di sicuro era passato più di qualche minuto
dall'allontanamento del suo superiore e, lui, ancora, non trovava la
forza di caricare l'arma per esplodere quel colpo fatale.
Il
silenzio regnava tra lui ed il rosso, eppure, non c'era alcun bisogno
di parlare, ormai, loro due avevano imparato a dirsi tutto con
semplici occhiate.
Alaistair era ferito, era vero, ma era un
licantropo e le sue ferite non erano poi così gravi da
portarlo realmente verso la morte, solo un colpo mirato alla testa
l'avrebbe condotto all'epilogo della sua vita e, lui, si ritrovava a
pensare che, forse, tra tutte le vite che aveva strappato, tutte le
vite che aveva spezzato in nome dell'Ordine, quella non avrebbe
voluto proprio prenderla.
La pistola era lì, eppure, era
come se i suoi occhi non volessero realmente vederla, la mente non
volesse convincere le mani a muoversi.
Il corpo era fermo, in una
stati da cui non sembrava proprio riuscire ad uscire.
Doveva
rispettare l'ordine del Cancelliere?
Lui non era più un
Cavaliere, non aveva più voti che lo legassero, eppure,
quell'ordine e la minaccia dietro di esso erano elementi che non
riusciva proprio ad allontanare dalla sua mente.
Risparmiare Lucan
voleva dire condannare tutte le altre persone, condannare l'Ordine e
tutti i suoi componenti, anche Isabeu e Sir Percival.
Era un
prezzo che era pronto a pagare?
Quegli occhi azzurri continuavano
a fissarlo in cerca di quella risposta che, lui stesso, non
trovava.
Cosa fare?
Fammi
volare su di un’ala d’argento
Oltre
l’oscurità, dove cantano le sirene
Scaldami
nel bagliore di una nova
E
fammi cadere nel sogno che c'è sotto
Perché
sono solo una crepa in questo castello di vetro
Non
c’è quasi null'altro che tu riesca a vedere
Che
tu riesca a vedere
Le
mani, alla fine, riuscirono a muoversi e a tirare indietro la levetta
della pistola per girare il caricatore inserenendo nella canna il
proiettile mortale.
Un solo colpo e pochi istanti per macchiarsi
le mani di un sangue che, diversamente dagli altri, mai e poi mai
sarebbe stato lavato via dal tempo.
Riuscì a sollevare il
braccio,
la mano tremo mentre dirigeva il mirino sul capo rosso dell'amico,
ancora Galahad sfuggì al suo sguardo,
sfuggì
a quegli occhi che, ai suoi, dicevano fin troppo.
Scosse il capo
e, la voce del rosso raggiunse il suo orecchio, poteva capire
perfettamente che fosse provato e, sopratutto, che si sentisse
tradito dal padre.
Poteva capire dalla coloratura della sua voce
che si era arreso al suo inevitabile destino e, in un certo senso, lo
stava pregando di farla finita in fretta.
Spostò il dito
sul grilletto ma, quando si ritrovò a dover esercitare la
pressione necessaria a sparare, si ritrovò a tentennare.
Il
dito non voleva proprio compiere quel gesto.
Cuore,
Mente,
Anima,
Corpo.
Nessuna
di quelle parti era convinta,
nessuna
di quegli elementi che lo componevano desiderava quell'epilogo.
La
pistola tremò terribilmente tra le dita e, alla fine, un colpo
partì.
Il suono di quel colpo ruppe il silenzio di quel
campo di battaglia lasciando dietro
di sè uno strascico d'eco.
Portami
a casa in un sogno che acceca
Attraverso
i segreti che ho visto
Lava
via il dolore dall mia pelle
e
mostrami come essere intero di nuovo
Perché
sono solo una crepa in questo castello di vetro
Non
c’è quasi null'altro che tu riesca a vedere
Che
tu riesca a vedere
Lucan,
nel momento in cui il colpo era stato esploso, aveva chiuso gli
occhi.
Si era ripromesso di guardare fino all'ultimo istante il
viso dell'amico ma, nel momento in cui il grilletto era stato
premuto, le palpebre si erano serrate in maniera istintiva.
Si
stupì molto quando, riaprendo gli occhi, si ritrovò
ancora dolorante, nudo e sporco di fronte all'amico.
Il cuore
martellava nel petto ad un ritmo veloce che portava anche il respiro
ad essere accellerato, le orecchie fischiavano e, nei suoi occhi, si
fece leggermente strada lo stupore quando si rese conto di essere
ancora in vita.
Sir Galahad, uno dei cavalieri più famosi
per il numero di nemici caduti al confronto con lui aveva,
probabilmente, per la prima volta fallito un colpo pulito.
Si
ritrovò a voltarsi verso sinistra e poi verso destra, nella
colonna alle sue spalle, proprio da quel lato, c'era il foro del
proiettile che avrebbe dovuto trappassarre la sua testa.
Grayson
lo fissava, restituendogli lo stesso sguardo stupito come se, lui
stesso, non fosse totalmente conscio di quello che era appena
accaduto.
Lo vide avvicinarsi e, quando si accorse che si stava
chinando su di lui, ancora una volta, chiuse gli occhi non riuscendo,
all'ultimo, a tenerli aperti.
Sentì chiaramente un suono di
stoffa che veniva mossa, cinture che venivano slacciate e, poco dopo,
si ritrovò avvolto nella giacca di Galahad e, sopratutto,
raccolto tra le sue braccia.
Il cuore tornò ad aumentare i
suoi battiti ma, ora, non era più la paura di morire ad
agitarlo in quella maniera, ma la conferma che, quell'uomo che aveva
di fronte, era l'unico che, fino alla fine, si stava rivelando
realmente una persona che teneva a lui.
Persino suo padre, per
proteggere l'Ordine, aveva scelto di ucciderlo.
Sir Galahad no,
lui, aveva risparmiato il suo nemico.
Rimase in silenzio, non
riuscì a dire una sola parola, sentiva la testa pesante e la
gola bruciare, come se improvvisamente tutta la stanchezza
accumulata, di fronte alla realizzazione che non sarebbe morto,
avesse deciso di farsi sentire.
I corriodoi segreti che si
snodavano sotto a Londiunium erano silenziosi, si avvertiva solo il
solitario suono dei passi dell'ex-cavaliere.
Un suono ritmato e
lento.
Riuscirono a raggiungere le fogne e, solo quando furono
lontani dal pericolo di essere scoperti, Grayson si fermò.
Si
appoggiò al muro continuando a tenerlo tra le braccia e,
quella stretta, si fece più forte e possessiva, era chiaro che
non voleva abbandonarlo.
-Non...non potevo ucciderti, Lucan, non
potrei mai farlo. Combatti per il tuo popolo, io combatterò
per il mio..ma...facciamolo insieme...per la pace. Non....voglio più
dover puntare una pistola contro di te, siamo fratelli, Lucan,
e...non mi importa cosa sei, puoi essere anche un Licantropo, ma sei
sempre mio fratello...lo sarai sempre -
La voce di Galahad
risulterà tremante, alcune lacrime finirono per rigare gli
occhi scuri dell'uomo che, fino a quel momento, si era trattenuto e,
Lucan, rivolse verso di lui, per la seconda volta, un'espressione
stupita.
Le ferite facevano male, l'abbandono del padre era stato
molto doloroso, ma la fitta che avvertì al petto nel vedere
così l'amico fu la più terribile di tutto.
Si
strinse a lui e, man mano che quelle parole proseguivano, avvertì
un piacevole calore pervaderlo.
Non era
solo.
-Gray...son...-
Iniziò, la voce roca e molto
vicina ad un sussurro.
-Sei tu....la mia famiglia, ora...io...ho
capito, perdonami..per...per averti tradito...-
Avrebbe voluto
dire molto di più, avrebbe voluto spiegare nuovamente le sue
ragioni e, sopratutto, domandare il suo perdono in maniera meno
rozza, ma non ci fu bisogno.
Grayson capì non appena
tornarono a guardarsi in viso.
Accennò un sorriso e gli
posò una carezza tra i capelli, un gesto d'affetto prima di
riprenderlo saldamente con entrambe le braccia.
-Andiamo a
casa-
Disse semplicemente prima di incamminarsi verso l'esterno
delle fogne dove, di sicuro, avrebbe trovato i ribelli ad accoglierlo
e dove, di sicuro, avrebbe dovuto dare molte spiegazioni Lackshimi,
ma poco importava.
Avrebbe lottato.
C'erano legami che andavano
spezzati,
Ordini che occorreva sconvolgere,
ma quel legame, no, non l'avrebbe mai rotto, per nulla al mondo.
Perché
sono solo una crepa in questo castello di vetro
quasi
nient'altro ho bisogno di essere
Perché
sono solo una crepa in questo castello di vetro
Non
c’è quasi null'altro che tu riesca a vedere
Che
tu riesca a vedere