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Autore: HonoSamurai    30/07/2017    1 recensioni
Il Cancelliere non aveva avuto il coraggio di uccidere un piccolo licantropo e, al posto di eliminarlo, l'aveva adottato come figlio e, ora, questo suo errore aveva finito per pesare sulle spalle di qualcun'altro.
Galhad era diventato amico di Lucan, erano stati a lungo compagni di diverse battaglie, fratelli d'arme e, mai e poi mai, avrebbe pensato di ritrovarsi una simile situazione.
Mai e poi avrebbe pensato che, tra tanti, si sarebbe trovato ad affrontarlo come un nemico.
Ancora incredulo di fronte alle ammissioni di Augustus d'Argyll ed al suo ultimo ordine fissava la pistola che gli era stata messa tra le mani.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Castle of Glass


Portami sull’ansa del fiume,
Portami alla fine del conflitto,
Lava via il veleno dalla mia pelle
Mostrami come sentirmi di nuovo completo

Il Cancelliere non aveva avuto il coraggio di uccidere un piccolo licantropo e, al posto di eliminarlo, l'aveva adottato come figlio e, ora, questo suo errore aveva finito per pesare sulle spalle di qualcun'altro.
Galhad era diventato amico di Lucan, erano stati a lungo compagni di diverse battaglie, fratelli d'arme e, mai e poi mai, avrebbe pensato di ritrovarsi una simile situazione.
Mai e poi avrebbe pensato che, tra tanti, si sarebbe trovato ad affrontarlo come un nemico.
Ancora incredulo di fronte alle ammissioni di Augustus d'Argyll ed al suo ultimo ordine fissava la pistola che gli era stata messa tra le mani.
Uccidere Alaistair d'Argyll per coprire la debolezza del Cancelliere e non screditare l'Ordine che, dinanzi ad una simile notizia, sarebbe finito nel Caos più completo.
Di sicuro era passato più di qualche minuto dall'allontanamento del suo superiore e, lui, ancora, non trovava la forza di caricare l'arma per esplodere quel colpo fatale.
Il silenzio regnava tra lui ed il rosso, eppure, non c'era alcun bisogno di parlare, ormai, loro due avevano imparato a dirsi tutto con semplici occhiate.
Alaistair era ferito, era vero, ma era un licantropo e le sue ferite non erano poi così gravi da portarlo realmente verso la morte, solo un colpo mirato alla testa l'avrebbe condotto all'epilogo della sua vita e, lui, si ritrovava a pensare che, forse, tra tutte le vite che aveva strappato, tutte le vite che aveva spezzato in nome dell'Ordine, quella non avrebbe voluto proprio prenderla.
La pistola era lì, eppure, era come se i suoi occhi non volessero realmente vederla, la mente non volesse convincere le mani a muoversi.
Il corpo era fermo, in una stati da cui non sembrava proprio riuscire ad uscire.
Doveva rispettare l'ordine del Cancelliere?
Lui non era più un Cavaliere, non aveva più voti che lo legassero, eppure, quell'ordine e la minaccia dietro di esso erano elementi che non riusciva proprio ad allontanare dalla sua mente.
Risparmiare Lucan voleva dire condannare tutte le altre persone, condannare l'Ordine e tutti i suoi componenti, anche Isabeu e Sir Percival.
Era un prezzo che era pronto a pagare?
Quegli occhi azzurri continuavano a fissarlo in cerca di quella risposta che, lui stesso, non trovava.
Cosa fare?


Fammi volare su di un’ala d’argento
Oltre l’oscurità, dove cantano le sirene
Scaldami nel bagliore di una nova
E fammi cadere nel sogno che c'è sotto
Perché sono solo una crepa in questo castello di vetro
Non c’è quasi null'altro che tu riesca a vedere
Che tu riesca a vedere


Le mani, alla fine, riuscirono a muoversi e a tirare indietro la levetta della pistola per girare il caricatore inserenendo nella canna il proiettile mortale.
Un solo colpo e pochi istanti per macchiarsi le mani di un sangue che, diversamente dagli altri, mai e poi mai sarebbe stato lavato via dal tempo.
Riuscì a sollevare il braccio,

la mano tremo mentre dirigeva il mirino sul capo rosso dell'amico,

ancora Galahad sfuggì al suo sguardo,

sfuggì a quegli occhi che, ai suoi, dicevano fin troppo.
Scosse il capo e, la voce del rosso raggiunse il suo orecchio, poteva capire perfettamente che fosse provato e, sopratutto, che si sentisse tradito dal padre.
Poteva capire dalla coloratura della sua voce che si era arreso al suo inevitabile destino e, in un certo senso, lo stava pregando di farla finita in fretta.
Spostò il dito sul grilletto ma, quando si ritrovò a dover esercitare la pressione necessaria a sparare, si ritrovò a tentennare.
Il dito non voleva proprio compiere quel gesto.
Cuore,

Mente,
Anima,

Corpo.
Nessuna di quelle parti era convinta,

nessuna di quegli elementi che lo componevano desiderava quell'epilogo.
La pistola tremò terribilmente tra le dita e, alla fine, un colpo partì.
Il suono di quel colpo ruppe il silenzio di quel campo di battaglia lasciando
dietro di sè uno strascico d'eco.


Portami a casa in un sogno che acceca

Attraverso i segreti che ho visto
Lava via il dolore dall mia pelle
e mostrami come essere intero di nuovo
Perché sono solo una crepa in questo castello di vetro
Non c’è quasi null'altro che tu riesca a vedere
Che tu riesca a vedere

Lucan, nel momento in cui il colpo era stato esploso, aveva chiuso gli occhi.
Si era ripromesso di guardare fino all'ultimo istante il viso dell'amico ma, nel momento in cui il grilletto era stato premuto, le palpebre si erano serrate in maniera istintiva.
Si stupì molto quando, riaprendo gli occhi, si ritrovò ancora dolorante, nudo e sporco di fronte all'amico.
Il cuore martellava nel petto ad un ritmo veloce che portava anche il respiro ad essere accellerato, le orecchie fischiavano e, nei suoi occhi, si fece leggermente strada lo stupore quando si rese conto di essere ancora in vita.
Sir Galahad, uno dei cavalieri più famosi per il numero di nemici caduti al confronto con lui aveva, probabilmente, per la prima volta fallito un colpo pulito.
Si ritrovò a voltarsi verso sinistra e poi verso destra, nella colonna alle sue spalle, proprio da quel lato, c'era il foro del proiettile che avrebbe dovuto trappassarre la sua testa.
Grayson lo fissava, restituendogli lo stesso sguardo stupito come se, lui stesso, non fosse totalmente conscio di quello che era appena accaduto.
Lo vide avvicinarsi e, quando si accorse che si stava chinando su di lui, ancora una volta, chiuse gli occhi non riuscendo, all'ultimo, a tenerli aperti.
Sentì chiaramente un suono di stoffa che veniva mossa, cinture che venivano slacciate e, poco dopo, si ritrovò avvolto nella giacca di Galahad e, sopratutto, raccolto tra le sue braccia.
Il cuore tornò ad aumentare i suoi battiti ma, ora, non era più la paura di morire ad agitarlo in quella maniera, ma la conferma che, quell'uomo che aveva di fronte, era l'unico che, fino alla fine, si stava rivelando realmente una persona che teneva a lui.
Persino suo padre, per proteggere l'Ordine, aveva scelto di ucciderlo.
Sir Galahad no, lui, aveva risparmiato il suo nemico.
Rimase in silenzio, non riuscì a dire una sola parola, sentiva la testa pesante e la gola bruciare, come se improvvisamente tutta la stanchezza accumulata, di fronte alla realizzazione che non sarebbe morto, avesse deciso di farsi sentire.
I corriodoi segreti che si snodavano sotto a Londiunium erano silenziosi, si avvertiva solo il solitario suono dei passi dell'ex-cavaliere.
Un suono ritmato e lento.
Riuscirono a raggiungere le fogne e, solo quando furono lontani dal pericolo di essere scoperti, Grayson si fermò.
Si appoggiò al muro continuando a tenerlo tra le braccia e, quella stretta, si fece più forte e possessiva, era chiaro che non voleva abbandonarlo.
-Non...non potevo ucciderti, Lucan, non potrei mai farlo. Combatti per il tuo popolo, io combatterò per il mio..ma...facciamolo insieme...per la pace. Non....voglio più dover puntare una pistola contro di te, siamo fratelli, Lucan, e...non mi importa cosa sei, puoi essere anche un Licantropo, ma sei sempre mio fratello...lo sarai sempre -
La voce di Galahad risulterà tremante, alcune lacrime finirono per rigare gli occhi scuri dell'uomo che, fino a quel momento, si era trattenuto e, Lucan, rivolse verso di lui, per la seconda volta, un'espressione stupita.
Le ferite facevano male, l'abbandono del padre era stato molto doloroso, ma la fitta che avvertì al petto nel vedere così l'amico fu la più terribile di tutto.
Si strinse a lui e, man mano che quelle parole proseguivano, avvertì un piacevole calore pervaderlo.
Non era solo.
-Gray...son...-
Iniziò, la voce roca e molto vicina ad un sussurro.
-Sei tu....la mia famiglia, ora...io...ho capito, perdonami..per...per averti tradito...-
Avrebbe voluto dire molto di più, avrebbe voluto spiegare nuovamente le sue ragioni e, sopratutto, domandare il suo perdono in maniera meno rozza, ma non ci fu bisogno.
Grayson capì non appena tornarono a guardarsi in viso.
Accennò un sorriso e gli posò una carezza tra i capelli, un gesto d'affetto prima di riprenderlo saldamente con entrambe le braccia.
-Andiamo a casa-
Disse semplicemente prima di incamminarsi verso l'esterno delle fogne dove, di sicuro, avrebbe trovato i ribelli ad accoglierlo e dove, di sicuro, avrebbe dovuto dare molte spiegazioni Lackshimi, ma poco importava.
Avrebbe lottato.
C'erano legami che andavano spezzati,

Ordini che occorreva sconvolgere,

ma quel legame, no, non l'avrebbe mai rotto, per nulla al mondo.



Perché sono solo una crepa in questo castello di vetro
quasi nient'altro ho bisogno di essere
Perché sono solo una crepa in questo castello di vetro
Non c’è quasi null'altro che tu riesca a vedere 
Che tu riesca a vedere 

   
 
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