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Autore: Aqua_    30/07/2017    6 recensioni
Ferrara, 1942.
I fiori di lillà sono sbocciati da poche settimane quando Hadrian Schneider giunge alla porta di villa Perelli. È una piovosa domenica di Maggio, nessuno sembra essere in casa, e Hadrian sta morendo. Lo sa, lo sente e, forse, è giusto che sia così.
Poco lontano, nella chiesa di San Francesco, la famiglia Perelli sta presenziando alla prima messa del mese. Alcuni di loro ascoltano distrattamente le parole del prete, altri pregano con devozione, altri ancora non vi prestano la minima attenzione. Iride Perelli, in particolare, è alla ricerca di qualcosa - o meglio, qualcuno - che, tuttavia, non riesce a trovare.
Un soldato nazista, una famiglia partigiana e un segreto che non può, per nessun motivo, essere rivelato.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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IL SOLDATO TEDESCO
 
 
 
Ferrara, Maggio 1942
 
I fiori di lillà sono sbocciati da poche settimane quando Hadrian Schneider giunge alla porta di villa Perelli. Trascina il passo, la mano premuta contro la coscia sinistra, la stoffa dei pantaloni ormai pregna di sangue, zuppa e gocciolante. Ha il viso contratto in una smorfia di dolore mentre, appoggiandosi al muro dell’abitazione con una spalla, bussa alla porta. Mentalmente, prega Dio che qualcuno sia in casa, implora di trovare qualcuno disposto ad aiutarlo, qualcuno che provi abbastanza pietà per lui da ignorare la sua divisa. Bussa di nuovo, ma nessuno risponde; attende, poi riprova, ancora, ancora e ancora. Quasi senza rendersene conto, si ritrova a battere i pugni contro la porta, con violenza, più e più volte. Il dolore si fa più forte, si espande dalla coscia al bacino, poi arriva al ventre e al petto. Le gambe tremano, le mani sono doloranti, la vista offuscata. L’odore del sangue copre quello dei lillà, si fa strada verso le sue narici, lo stordisce. Qualcosa di umido e caldo scende lungo il suo corpo, per poi cadere sul terreno, macchiandolo di rosso: le ferite si sono riaperte.

È la fine, Hadrian lo sa. Forse, si dice, forse è giusto che sia così. Forse se l’è meritato. Morire è la punizione adatta alle sue azioni; morire tra atroci dolori, senza alcuna possibilità di conforto, il giusto contrappasso per i torti che ha inflitto, per il dolore che ha provocato, per le vite che ha tolto. Sì, pensa, è così che deve essere. Nessuna possibilità di opporsi al suo destino, nessuna speranza di sfuggirvi.

Piove, ma Hadrian fa fatica a rendersene conto. Le gocce scorrono sul suo corpo, cadono sul suo volto, andando a mischiarsi con le lacrime. Appoggia la fronte alla porta, rilassa i muscoli, accetta il suo fato: il dolore sembra svanire, lo abbandona. Inizia ad avvertire un senso di vertigine, di stordimento, come se la sua mente si stesse addormentando. La vista si offusca: riesce a distinguere le forme, poi solo i colori, poi il nulla. Lentamente, si sente scivolare, fino a toccare il terreno, freddo e umido. Chiude gli occhi, sente il respiro rallentare.

Sì, è la fine.
*

Vicino agli edifici dell’Università, poco lontano dal centro storico della città, si trova la chiesa di San Francesco, una costruzione del XV secolo in pieno stile Rinascimentale. Al suo interno, tra i banchi disposti su due file, siede la famiglia Perelli che, da sola, occupa due interi banchi. Alcuni di loro – Primo, Silvio e Vittorino – ascoltano distrattamente le parole del prete, mormorando qualche preghiera quando richiesto, altri – Adelaide, Erminia e Pinuccia – ascoltano il sermone con profonda devozione, quasi timore, altri ancora – Iride e Nazario – non prestano la minima attenzione a ciò che sta accadendo attorno a loro. Iride Perelli, in particolare, quinta figlia di Nazario e Adelaide, continua a far vagare lo sguardo tra i banchi, alla ricerca di qualcuno che, nonostante lo sforzo, i suoi occhi non hanno ancora trovato. Probabilmente, si dice, non lo troverà mai, non in quel luogo. Sposta la sua attenzione sulle colonne, poi sul pavimento marmorato, elementi che conosce fin da bambina e che ormai le sono familiari quasi come casa sua, e la sua mente si perde in pensieri che, da qualche settimana, la inseguono e tormentano. Non sono pensieri spaventosi né tristi, ma sono sempre presenti, al punto da non permetterle di concentrarsi su altro.

È suo padre, qualche minuto dopo, a richiamare la sua attenzione.

«Andiamo, bambina» sussurra, per poi incamminarsi lungo la navata sinistra, avvicinandosi alle enormi porte d’ingresso.

Svelta, Iride lo segue, cercando di attirare meno attenzione possibile, ma sentendo lo sguardo di almeno una decina dei presenti fisso sulla sua schiena. Sa perfettamente cosa stanno pensando o, peggio, bisbigliando tra di loro, ma cerca di non darvi peso. Non è la prima volta che suo padre esce dalla chiesa prima che la messa domenicale sia finita: a volte gli era stato imposto dal suo lavoro, altre, semplicemente, riteneva di aver sentito abbastanza. “Tutte uguali, queste messe” diceva, e si precipitava fuori dalla chiesa, la maggior parte delle volte portando la figlia con sé, incurante dello sguardo del resto dei suoi familiari – in particolare della moglie – e dei presenti.

Appena mette piede fuori dall’edificio, Iride nota che il cielo si è ingrigito, rabbuiato. Una lieve pioggerella, inusuale per il mese di Maggio, le colpisce il volto, costringendola a cercare riparo accanto alle mura della chiesa. Poco distante da lei, vede suo padre – un uomo sulla cinquantina, alto e robusto, con folti capelli neri, dello stesso colore degli occhi – intento a parlare con un altro uomo, sulla trentina, il cui viso è immediatamente riconoscibile. Un sorriso si dipinge sul volto della ragazza, mentre, a passo svelto, si avvicina ai due uomini.

Finalmente, pensa, l’ha trovato.




Angolino Autrice: 

Salve a tutti!
Inizio subito con il dire che io, a questa storia, tengo davvero davvero tantissimo, più di quanto tenga alle altre, quindi vi chiedo la cortesia di lasciare, se volete, una recensioncina-ina-ina, giusto per farmi sapere se questo prologo - per quanto corto - vi è piaciuto, oppure se avete qualche correzione o qualche appunto da fare. 
Detto questo, ringrazio tutti coloro che sono arrivati a leggere fino a questo punto, anche quelli che hanno deciso di saltare quest'ultimo "angolino autrice" - non vi biasimo.
Alla prossima,
Aqua_
   
 
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