Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: satakyoya    31/07/2017    0 recensioni
Ebe, una ragazza angelo, e Pan, un ragazzo demone. Lei del PARADISO e lui dell'INFERNO.
Dei pretendenti per i due protagonisti. Pretendenti non desiderati ma costretti a dimostrare il loro amore davanti a tutti e tutto.
due destini che si uniscono, una maledizione che rischia di dividerli. uno scontro che cercherà di unire i due mondi.
Ce la faranno nella loro impresa??? E poi, riusciranno a vivere insieme o saranno condannati a restare divisi da una forza superiore?? Chi sarà questa forza superiore?
Lo scoprirete solo leggendolo e se vi piace recensite!!
Genere: Romantico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una strana creatura veniva verso di noi. Una creatura che non era umana e che faceva tremare il terreno continuamente e sempre più forte. Quell’essere si stava avvicinando ma dalla distanza in cui era rispetto a noi si potevano vedere due cose spuntare ai lati del collo.
“Pan, ho tanta paura.” Dissi io.
“Anch’io. Ma farò in modo di proteggerti. A qualunque costo.” Disse Pan.
“Anch’io ti proteggerò.” Disse Eracle.
“N-non può essere.” Disse Zeus.
Più quella creatura era vicina a noi, più riuscii a vedere con precisione che cos’era. I miei fratelli e sorelle, come me, non riuscivano a muoversi. Una creatura enorme arrivò e si mise a fianco a me, Eracle e Pan. Appena lo guardai il mio corpo non si muoveva più. Sembrava essere tornata paralizzata come prima. Iniziai a provare anche una sensazione di terrore. Quella creatura assomigliava a un cane dalle dimensioni gigantesche. Aveva tre teste, al posto delle mani e dei piedi c’erano delle zampe enormi, gli occhi erano grandi e rossi, le orecchie dritte e puntate verso l’alto e la bocca leggermente aperta con qualcosa simile a fuoco all’interno. I denti erano molto affilati e intorno al collo vi erano quattro o sei serpenti che da vedere sembravano innocui. Aveva gli occhi puntati verso Zeus e gli altri, o così mi sembrava. Io tentai di togliere lo sguardo da quella creatura, ma non ci riuscii.
‘Non può essere… Di nuovo… il mio corpo… non si muove. Ma cos’è quest’essere? È enorme. Però… Mi sembra di averlo già visto da qualche parte.’ pensai io.
“Non ci credo.” Disse Zeus.
“Ehi, fratello, che succede? Non lo riconosci più?” disse Ade.
“Ma cosa… Com’è possibile? Io credevo di averlo ucciso nello scontro precedente.” Disse Zeus.
“Ucciso? Ah, sì. Mi ci è voluto un po’ per farlo tornare in vita, ma adesso è molto meglio di prima.” Disse Ade.
“Cosa?” disse Zeus.
“Bello, vero? Bene,  direi che è il momento di iniziare a giocare per me.” Disse Ade.
“Eh?” disse Zeus.
CERBERO! BATTITI CONTRO MIO FRATELLO! urlò Ade con un dito della mano destra rivolto verso Zeus.
‘Q… questo è il Cerbero? Lo stesso Cerbero che ho visto nei libri di storia? Fa paura! E poi è troppo grande! Non c’è possibilità. Nessuno di noi avrebbe la forza e sarebbe abbastanza coraggioso da sfidarlo e distruggerlo. È troppo grande e potente.’ Pensai io.
L’animale fece due passi in avanti e Zeus due passi indietro.
“Huh? Ehi, Ade, ma che stai facendo! Che ti passa per la testa! È ridicolo. Ferma questa cosa! Fermalo prima che …” disse Zeus.
“Fermo!” disse Eracle.
“Che diavolo c’è adesso. Sono stufo di essere fermato ogni volta.” Disse Ade.
Io ripresi la capacità di muovermi e mi girai subito verso Eracle. Le sue parole e la sua espressione seria mi fecero pensare. Non può essere che…
“No… Eracle che hai intenzione di fare! Fermati! Togliti dalla mente ciò che stai pensando! È una follia!” dissi io. ma lui non mi diede ascolto.
“Combatterò io al posto suo!” disse Eracle.
“No! Non farlo, morirai! Ritira ciò che hai detto! Se tu vai… se vai potresti morire. Quindi dammi ascolto e non andare!” dissi io.
Lui mi guardò dicendo: “Non voglio restare fermo mentre tutti voi agite. E poi mi serve proprio un avversario contro cui provare la mia nuova forza. Quindi stai tranquilla, non morirò. Non voglio morire. Lo ucciderò e poi verrò qui ad aiutare tutti. Inoltre… Ohi, Zeus! Voglio chiederti una cosa. Nel caso io tornassi vivo, tu mi potrai considerare come uno dei tuoi figli in futuro?”
Zeus gli sorrise, ma anche quello mi preoccupò. Insomma, come poteva Zeus permettere una cosa del genere! Lasciare che Eracle combatta contro il Cerbero se nemmeno lui, era riuscito a sconfiggerlo.
“Interessante. Bene, allora accetto la tua sfida. CERBERO, CONBATTI CONTRO ERACLE INVECE DI ZEUS.” Disse Ade. il Cerbero spostò lo sguardo su Eracle ed emise un forte  rumore simile a ruggito tenendo la testa verso l’alto.
Eracle fece un sorriso e poi si mise a correre da sinistra verso destra urlando: “Forza Cerbero! Che stai aspettando? Vieni a prendermi se ne hai il coraggio!”
“Eracle fermati! Non farlo! Non andare, torna indietro! ERACLEEEEEEEE!” gli dissi io mentre lui correva. Ma lui non era in grado di sentirmi a causa della distanza e continuò a correre anche se io non lo vedevo più.
“Ah, basta! Non ne posso più di aspettare! Diamo inizio al MIO momento di gioia nel massacrarvi tutti.” Disse Ade.
“Eh?” disse Atena.
Zeus mi guardo negli occhi con un’espressione triste e con tono basso mi disse: “Mi dispiace Ebe. I ragazzi hanno deciso di non dare retta al tuo piano.”
Ade puntò l’indice della mano destra verso il cielo.
ESERCITO, ALL’ATTACCOOOOO!” disse Ade spostando il dito dritto davanti a lui.
“Tch. Ecco che ricomincia. Esattamente come la volta scorsa. Però questa è una cosa che proprio mi scoccia. Così cerchiamo di finire alla svelta.” Disse Eaco con una mano sui capelli, l’altra su un fianco e un’espressione scocciata.
Dopo quelle parole tutte le persone che si trovavano dietro a Zeus e agli altri iniziarono ad indietreggiare mentre tutti quelli dietro di me e Pan iniziarono ad avanzare. Ma c’era qualcosa di strano in tutto ciò. Coloro che erano dietro Zeus avevano l’aspetto di esseri umani mentre dietro di noi c’erano degli esseri piccoli dalla pelle scura e degli scheletri che si muovevano. Esatto, scheletri di persone! Ciò che ognuno di loro aveva in mano erano degli oggetti metallici lunghi e appuntiti che assomigliavano a lance. Sembravano essercene tantissimi, non finivano mai. Mi facevano schifo e paura soltanto a vederli tanto che strinsi le mani nella maglia di Pan.
Eravamo circondati di scheletri che camminavano.
Quegli scheletri ci passavano ai fianchi senza neanche considerarci, poi si divisero in grandi file e iniziarono a correre verso Zeto, Atena e gli altri che indietreggiavano. Fecero soltanto 5 o 6 passi quando si fermarono e lasciarono avanzare gli scheletri. Quando arrivarono l’uno davanti agli altri, i miei fratelli tirarono fuori delle spade ed iniziarono ad ucciderli o a spezzarli in due per cercare di ridurne il numero. Anche Zeus, mio padre, si mise a combattere con una spada che aveva in un fianco. Tutti a parte Eaco. Lui li fece avanzare mentre teneva gli occhi chiusi. Dopo pochi istanti aprì gli occhi e fissò il maggior numero di scheletri e di oggetti metallici. Quando guardò gli oggetti, quelli iniziarono a sciogliersi e a raccogliersi in aria formando un enorme cerchio intorno agli scheletri stessi. Un istante dopo Eaco lasciò cadere a terra l’oggetto rotondo di metallico che aveva creato e tutti gli scheletri che c’erano sotto si erano distrutti. Ma il problema non finiva lì perché ne arrivarono altri e altri ancora, così Eaco esegui questa operazione varie volte.
Eaco, Zeto, Atena ed Afrodite continuarono a combattere allontanandosi gli uni dagli altri.
Nello stesso momento una di quelle strane creature basse e dalla pelle marrone si avvicinò ad Ade e chiese: “Vostra maestà, cosa facciamo con vostro fratello Zeus? Continuiamo a combatterlo?”
“Per il momento sì. Voglio vederlo così ancora per un po’. Però si muove con gran velocità e bravura.” Rispose Ade.
“Smettila.” Dissi io in tono basso e guardando per terra.
Una serie di immagini e di ricordi mi tornarono alla mente in quel momento. L’espressione sorridente di mia madre, di mio padre, Di Zeus quando mi aveva visto la prima volta. Anche il ricordo di quando i miei fratelli e le mie sorelle nel giorno del mio compleanno mi allungarono i loro regali con le facce sorridenti.
“Vedo che ha una spada con sé. Ed è molto bravo ad utilizzarla. Deve essersi allenato per bene rispetto alla volta scorsa.” Disse Ade.
“Smettila.” Dissi io di nuovo con tono basso.
Però lui non mi ascoltò e continuò a guardare Zeus e a parlare. Io non sentii quello che stava dicendo perché ero immersa in un ricordo. Quello in cui Pan era in casa mia, mi prese in braccio e mi portò dalla cucina alla mia stanza.
“Beh, da mio fratello me lo aspettavo. Ha sempre avuto la mania di essere il più bravo in ogni cosa che imparava. Però c’è dell’altro. Qualcosa che lo riguarda e che non riesco a percepire. Non dirmi che si tratta di …” disse Ade.
“TACI!!!!” dissi io guardandolo in modo molto arrabbiato e serio. Ade girò il cappuccio verso di me.
“Idiota! Non osare dire altro. Non dire più nulla e non parlare più in quel modo nei confronti ella mia famiglia. Tu… Non osare toccare Zeus con quelle tue sudicie mani! Per colpa tua… per colpa tua io sto per perdere mia madre, i miei amici e casa mia. SOLO A CAUSA TUA!” dissi io.
“Beh, sì, è vero. Devo dire che è stato molto più che meraviglioso vederti in quelle condizioni tutte le volte. Averti visto soffrire in quel modo è stata la mia gioia più grande. E quella tua espressione da disperata mi ha fatto godere ancora di più ogni momento. Ogni volta tutto quello poco a poco accresceva la mia forza.” Disse Ade.
‘Ho bisogno di un qualcosa. Qualcosa per cui posso vendicarmi. Pensa Ebe.’ Pensai io guardandomi intorno.
‘Eh? Ma cosa… com’è possibile? Il tridente… è nelle mani di Pan. Giusto. Con quello in mano potrei vendicarmi di tutto quanto. Potrei riavere la vita di mia madre e uccidere Ade.’ pensai io prima guardando una delle mani di Pan e poi guardando Ade.
Poi presi io tridente prima con una mano e poi con l’altra e mi preparai ad andargli incontro ad ucciderlo. Feci un passo in avanti, poi un altro e un altro ancora. Stavo per fare il quarto quando Pan mi fermò prendendomi per un gomito.
“Ohi Ebe, Fermati! Che cosa hai intenzione di fare!” disse Pan.
“Lasciami andare! Lasciami andare ho detto! Non ho intenzione di perdere contro di lui, cosi lasciami andare!” dissi io.
“No, calmati e cerca di ragionare! Così non risolvi niente e l’odio che hai per lui non ti aiuterà a sconfiggerlo.” Disse Pan.
“Ho detto lasciami andare, Pan! Voglio uccidere Ade con le mie mani! Io lo odio quell’essere!” dissi io dimenandomi.
“No Ebe, non farlo!” disse Zeus.
Mi agitai da una parte all’altra fino a che non fui in grado di liberarmi, ripresi con entrambe le mani il tridente e mi misi a correre il più veloce che potevo verso Ade. Mentre io correvo lui non si mosse di un millimetro. Che volesse farsi uccidere da me?
Quando gli arrivai davanti, gli puntai contro il tridente ma non toccò neanche la pelle.
“E’ tutto inutile.” Disse Ade. con quelle parole e con la mia pressione sul tridente, questo si ridusse in pezzi.
Io ne rimasi letteralmente scioccata e terrorizzata. Feci due o tre passi indietro mentre continuai a dirmi che tutto ciò non era possibile.
“Non importa quant’è la tua vendetta nei miei confronti. Non importa con che oggetto e con quanta forza tu mi colpisci. Non importa nemmeno se usi il tridente. Ah… guarda che fine ha fatto uno degli oggetti più importanti per nostro padre.” Disse Ade.
“Huh?” dissi io e poco dopo disse Zeus.
“Sai, lui ci teneva tantissimo. E tu l’hai ridotto così. È un vero peccato, ma questo segna il poco potere e l’inutilità di quell’oggetto.” Disse Ade.
“No… non ci posso credere… Non è possibile questo… Maledizione a te.” Dissi io arretrando.
“Deve essere un peccato venire a scoprire anche del tradimento della persona più cara.” Disse Ade.
“Ebe no! Non dare ascolto alle sue parole! Sta solo cercando di confonderti e possederti!” urlò Zeus.
“Non può essere. È impossibile che qualcuno lo abbia fatto. Dopotutto nessuno tra tutti quelli che conosco potrebbe…” dissi io arretrando ancora.
“Questo perché non li conosci affatto. C’è una persona che ti è vicinissima che ha compiuto una cosa del genere. Eppure tu non te ne sei accorta.” Disse Ade.
“Dannazione a te Ade! ma di che stai parlando?!” dissi io.
“Ebe non dargli retta, ti prego! Sta cercando di condizionare le tue azioni! Allontanati subito da lui!” disse Zeus ma io non ero in grado di ascoltarlo.
“Della persona che definisci il tuo ragazzo.” Disse Ade.
“Eh? Pan, ma che sta dicendo?” dissi io.
“È grazie a lui che sono stato in grado di conoscere la madre che ti ha cresciuta e sono riuscita ad impossessarmi della sua anima. Sono anche stato in grado di far credere a tutti che lei abbia avuto un incidente. Persino tu ci hai creduto. Tutto grazie a Pan che è sceso sulla Terra e che mi ha avvisato di te e di tua madre.” Disse Ade girandosi verso di me.
“È una bugia, vero? Io ti conosco bene e so che tu non avresti mai fatto qualcosa del genere. Però… Pan, questa è la verità?” dissi io ma lui rimase in silenzio.
“Pan rispondi! Tu mi ha voluto conoscere solo per compiere questo su mia madre?”
“Sì, però…”
“Hai davvero finto che fosse un incidente? Hai progettato tutto… sin dall’inizio.” Dissi io mettendomi a piangere. Questo voleva dire che io ero diventata sola. Senza nessuno con cui appoggiarmi.
‘Ma com’è possibile tutto questo? Adesso non posso fidarmi nemmeno di Pan. Di colui che amo.’ Pensai io scioccata della situazione.
“Hai visto? Che ti avevo detto. Anche la persona che ti è più vicina ha portato in fin di vita la tua cara mamma. Deve aver ucciso tua madre con grande felicità. E questo lo porta ad essere definito come una cattiva persona. Forza adesso fai la brava, guarda la tua famiglia di dèi morire poco a poco e vai dentro quella gabbia.” Disse Ade.
“Oh… s-sì.” Dissi io e senza esitazione entrai nella gabbia rivolgendo sia il corpo sia la testa verso Zeus e gli altri.
“Ottimo. Brava mocciosa.” Disse Ade.
Ero troppo sotto shock. L’idea che Pan si sia avvicinato a me prendendo di mira mia madre che non c’entra niente in tutto questo, mi ha impressionato. Lei, che si è sempre presa cura di me, è stata ridotta in quelle condizioni.
“Ebe! Ebe ascoltami! Non è possibile che io abbia fatto tutto quello. Ebe, dammi retta! …” disse Pan continuando a parlare.
Io però non lo stavo ascoltando perché tra la scoperta che avevo fatto e la mia famiglia che combatteva davanti a me non vi era modo che io fossi in grado di rendermi conto della situazione.
“… EBE! Oh, insomma! Ebe cerca di ascoltarmi e di capire che io non ho fatto niente di tutto ciò! Io non conoscevo tua madre prima di conoscere te. Ebe, ti prego, ascoltami. Torna in te. Io non ho fatto niente.” Disse Pan. Io lo ascoltavo ma non potevo rispondere.
Lui esitò un attimo e poi disse: “Ebe, mi dispiace. Voglio tentare in tutti i modi di farti tornare normale.” . Dopo quelle parole lui mise le sue mani sulle mie guance e mi baciò.
Con quel gesto riuscii a tornare com’ero prima. Anche se ero terrorizzata per la notizia, odiavo profondamente Ade, ma non potevo fare niente per Zeus e gli altri. Loro erano ancora a combattere con le loro forze e a cercare di ridurre il numero di scheletri e di creature che avevano intorno.
[“Cavolo, sembrano non finire mai.” Disse Afrodite.
“Già. Però dobbiamo ridurne il più possibile il numero.” Disse Zeto.
“Io odio fare queste cose. è uno spreco di tempo e di energie.” Disse Eaco.
“Hai ragione Eaco, ma non ci si può fare niente.” Disse Zeto.
“Il nostro dovere adesso è quello di salvare Ebe, non dimenticatevelo.” Disse Atena.
“Certo certo. Però mi sto scocciando a stare qui a combattere contro degli scheletri.” Disse Eaco.
“Ragazzi, però in alcuni di loro percepisco dei sentimenti umani.” Disse Atena.
“Cosa?” dissero Afrodite e Zeto.
“Ma com’è possibile se nessuno di loro ma un cuore e della pelle?” disse Zeto.
“Non ne ho idea. ma in alcuni istanti sento provenire dei lamenti di disperazione, di grida, oppure sento delle urla. Insomma percepisco varie emozioni da loro.” Dissi Atena.
“Scheletri con emozioni umane. Questa cosa la odio sempre di più. Ho solo voglia di finire alla svelta e tornare a casa per farmi gli affari miei.” Disse Eaco.
“Anche a noi non piace, ma porta pazienza e aiutaci a liberare nostra sorella.” Disse Zeto.
“Quanto sei diventato permaloso.” Afrodite.
“Beh, credo sia giunto il momento di darci dentro e dimostrare ad Ebe i nostri veri poteri e sterminare l’esercito di Ade.” disse Atena.
“Lo credo anch’io. anche perché mi sono stufato di distruggerli con tecniche così semplici.” Disse Zeto continuando a muovere la spada che aveva in mano.
“Non ancora ragazzi. Cercate di calmarvi e di concentrarvi sugli scheletri.” Disse Zeus.
“Sì certo!” dissero tutti insieme.]
‘Deve esserci qualcosa: Un qualcosa che io posso fare per poter aiutarli. Ma cosa? rinchiusa qui non posso avvicinarmi e non posso nemmeno comunicare con loro.’ Pensai io.
“Ehi mocciosa, ti andrebbe di farmi divertire ancora un po’? Sei una persona molto coraggiosa, lo devo ammettere. Ma questo non è abbastanza per uccidermi.” Disse Ade.
“Huh?” dissi io.
“In quella città c’è una persona che sta soffrendo molto.” Disse Ade indicando la città Lato. Io guadai la città e quello che mi venne in mente fu i volti di alcuni miei compagni di classe e… i miei amici. Al cosa mi spaventò.
“No… fermo! Che cosa vuoi fare!” dissi io.
“Là, in ospedale, si trovano tua madre e tuo padre. Sai, sto pensando di fargli un salutino.” Disse Ade.
“Non vorrai fare qualcosa a mia madre? Se lo fai giuro che ti uccido con le mie stesse mani in questo istante!” dissi io.
“Oh, ma io non voglio fare niente a tua madre. Ciò che farò sarà espandere la maledizione e far soffrire tutti gli abitanti della tua città. Dal primo all’ultimo.” Disse Ade.
‘No… ma così verranno coinvolti i mie compagni di classe, le loro famiglie e tanti altri innocenti. E anche…mio padre.’ Pensai io. Ade alzò le braccia in posizione orizzontale e puntò tutte le dita della mano destra verso la mia città.
“Fermati! Fermati assolutamente! Ti ammazzerò! Lo farò di sicuro!” gridai io cercando di fermarlo. Ma era tutto inutile perché dopo che io avevo detto quelle parole, Ade spostò le braccia in avanti e una strana luce rotonda si creò tra le sue mani.
“Fermati Ade! FERMATI!” dissi io. Ade puntò quella strana luce rotonda verso la città. Rimase così per uno o due minuti poi abbassò le mani. Io ne rimasi terrorizzata.
“Che piacevole sensazione.” Disse Ade.
“Papà…” dissi io.
“Questo è solo l’inizio del dolore che patiranno. Bene bene, vediamo com’è messo il mio caro fratello.” Disse Ade girandosi a guardare Zeus.
“Ah…. Ah… non è possibile. tutte quelle persone… colpite da Ade… in un istante.” Dissi io scioccata.
Improvvisamente ricordai un momento di quando ero nella cella dell’INFERNO con Zeus durante la spiegazione del piano che avevo escogitato. Secondo il piano le ragazze avrebbero dovuto unire le loro forze, i ragazzi avrebbero dovuto combattere contro l’esercito, mentre Zeus…
“Capisco. Bene, è ora che anche io faccia la mia parte. Allontanate tutti da Zeus. Con lui voglio pensarci io da adesso in poi.” Disse Ade ad una creatura bassa e dalla pelle marrone a fianco a lui.
“Sì, subito. Vostra maestà.” Disse la creatura.
Poi Ade si incamminò in avanti tirando fuori la mano destra dove c’era un pugnale piccolo. E all’apparenza sembrava ben affilato. Zeus si fermò di scatto di combattere, le piccole creature e gli scheletri arretrarono mentre Ade continuò a camminare in avanti. Vidi Zeus muovere la bocca, ma data la distanza, non ero in grado di sentire ciò che Ade e Zeus si stavano dicendo.
[Le creature che circondavano Zeus smisero di combatterlo e iniziarono ad arretrare.
“Eh? Ma cosa  succede? Perché stanno arretrando?” chiese Zeus guardandosi intorno.
Appena guardò in avanti vide Ade andare verso di lui.
“Oh, sei tu Ade. Per fortuna sei venuto. Forza, dammi una mano a sistemare questi esseri.” Disse Zeus. Ma Ade non rispose e continuò ad avanzare.
“Ehi, che ti prende? Perché non rispondi? Forza aiutami, qui ce n’è un numero troppo grande e mi serve il tuo aiuto.” Disse Zeus. Ma ancora nessuna risposta. Zeus di scatto notò il pugnale che aveva Ade in mano.
“Mh? Che cos’è quel pugnale? Che cosa ci fai con quello? Ohi, questo silenzio non mi piace, lo sai. Almeno dì qualcosa.” Disse Zeus.
“… ucciderti.” Disse Ade in lontananza. Si sentì a fatica in mezzo al rumore delle spade che circondavano Zeus.
“Hm?” disse Zeus.
“Io ho intenzione di ucciderti. Con le mie stesse mani. In questo momento.” Disse Ade.
“Non starai facendo sul serio. Questo non è possibile. Io ho sempre pensato che tu stessi scherzando quando me lo dicevi in passato. Non puoi farmi questo perché noi siamo fratelli.” Disse Zeus.
Il pugnale che aveva in mano Ade si allungò fino a diventare una spada affilata. Dopo una decina di passi Ade e Zeus si trovarono uno davanti all’altro e Ade puntò la spada contro di lui.
Tutti si fermarono un attimo scioccati dall’azione di Ade. Furono però costretti a riprendere subito perché stavano tutti rischiando di essere colpiti ai fianchi o alle spalle dalle creature di Ade.
“Tu. Sei un fratello traditore. Proprio come nostro padre. COMBATTI CONTRO DI ME SE SEI UN DIO E UN UOMO!!!” disse Ade. iniziando a sferrare il primo attacco da sinistra a destra.
“Non capisco a che ti riferisci.” Disse Zeus rispondendo al suo attacco e difendendosi.
“Non fare il finto tonto. Lo sai benissimo. Mi hai dato il tridente che però non ha fatto niente con me. Hai sempre detto che una parte del tuo potere risiede in te e in parte in quell’oggetto.”
“Beh, questo è vero.”  Disse Zeus.
A quelle parole Ade si arrabbiò e iniziò a muovere velocemente la spada da una parte all’altra senza considerare ciò che gli stava intorno.
“BUGIARDO!”
“È la verità Ade. Quello è un prezioso oggetto di nostro padre, lo hai detto anche tu.”
“Non è la verità perché se lo fosse quell’oggetto avrebbe funzionato con me! E anche con Efesto!”
“Ci deve essere un motivo per…” disse Zeus.
“FA’ SILENZIO TRADITORE! SEI SOLO UN TRADITORE. TE E PAPA’. Voi due avete architettato qualcosa alle mie spalle. Avete progettato qualcosa fin dal principio poi papà ordinò di creare il Tridente. E tu eri sempre con lui. In tutto!” Disse Ade.
“Ade devi aver capito male o frainteso qualcosa. È impossibile che io abbia fatto questo con papà perché lui non voleva che uno di noi si intromettesse nei suoi affari. A volte nemmeno la mamma poteva intromettersi. In più io non avevo la minima idea del fatto che papà avesse fatto creare quell’oggetto.” Disse Zeus appena ci fu un attimo di tregua.
“Allora tu come la giustifichi la questione del testamento?”
“Testamento?”
“Le volontà che papà ha scritto e deciso per noi. La divisione dei regni, l’affido degli oggetti a lui cari e l’assegnazione del potere al trono. Ti ricordi a chi sono andate queste cose e cosa lui mi ha lasciato? E cosa ne è successo del maggiordomo di nostro padre?” chiese Ade.
“Beh, è passato molto tempo da allora. Quindi non ricordo in maniera perfetta.” Disse Zeus.
Ade si arrabbiò ancora di più e riprese a sferrargli colpi con la spada. Uno di quelli ha sfiorato l’orecchio sinistro di Zeus, anche se lui riuscì a proteggersi ogni volta e ad attaccarlo.
“Ade, ti rendi conto di quello che stai facendo e di quello che dici? Tutto è basato su cose infondate. Dei semplici malintesi di avvenimenti passati.” Disse Zeus.
“Abbiamo fatto cinque guerre in passato. Con questa fanno sei e ogni volta tu dici sempre le stesse cose. Continui a definirti un esterno a questi avvenimenti eppure tu eri sempre là. A guardare tutto. ti ricordi?”
“ma che stai dicendo? E cosa c’entra questo?”
“Visto che sembra tu non lo sappia te lo faccio ricordare io.” disse Ade.
Lui cercò di pugnalarlo al petto ma non ci riuscì perché venne fermato dalla spada di Zeus. Gli lanciò altri due o tre colpi ai fianchi ma vennero tutti evitati. Poi alcuni colpi mirati al petto. Uno tra questi costrinse Zeus ad arretrare di qualche passo, ma lui non si arrese e si mise ad attaccarlo con tantissimi colpi in ogni parte del corpo. Nessuno di questi però riuscì a toccare la pelle e il mantello di Ade.
“Una barriera protettiva? Come mi aspettavo.” Disse Zeus.
“Ci fu un giorno di tempi addietro in cui tutti e tre eravamo stati richiamati nella casa in cui vivevamo da piccoli. Era qualche secolo dopo la morte di nostro padre. Siamo stati tutti riuniti nella studio dove lavorava nostro padre. Quando arrivammo c’erano già il maggiordomo e un signore seduto sulla sedia di papà.” Disse Ade.
“Ricordo bene quel giorno.” Disse Zeus continuando a ricevere attacchi da Ade.
Ci fu un breve momento in cui le facce di entrambi si avvicinarono e proprio lì Ade disse: “Allora dovresti ricordare bene che cosa successe dopo e che cosa disse l’uomo seduto che leggeva il testamento.”
“Quello non lo ricordo.” Disse Zeus poi si allontanarono.
“Al signor Saito ha lasciato la fine della costruzione del castello, a te ha lasciato il controllo del PARADISO e il castello stesso. A Efesto il controllo di tutto ciò che fa parte del fuoco e del suo utilizzo. A me invece che cosa ha lasciato? Eh?” disse Ade.
“Non ne ho idea. Non me lo ricordo più.”
“ALLORA CERCA DI RICORDARE! E FALLO ADESSO! Perché mi stai dando sui nervi!” urlò Ade più arrabbiato di prima.
Improvvisamente si sentì un forte rumore simile al ruggito del Cerbero.
“ohi ohi, pare che il Cerbero si stia divertendo parecchio contro Eracle. Beh, credo che di andrò leggero ancora un po’ con te prima di darti il colpo di grazia.” disse Ade. poi gli lanciò alcuni colpi di spada che fecero soltanto un graffio a un braccio di Zeus.
“Stai scherzando vero? Come puoi uccidere tuo fratello?” disse Zeus.
“Io non scherzo su queste cose. Come non scherzavi tu quando hai ucciso papà con un coltello.” Disse Ade.
“Ma quello l’avevo fatto per salvare la vita a te e a Efesto. Perché io vi voglio bene e volevo che voi continuaste a vivere, esattamente come me. Adesso, per favore, pensa a ciò che stai facendo e ritira ciò che hai appena detto.” disse Zeus in modo tranquillo e cercando di calmarlo.
“NO! IO NON FARÒ MAI UNA COSA DEL GENERE FINCHÉ NON AVRÒ OTTENUTO CIÒ CHE VOGLIO!” disse Ade con tono arrabbiato.
“E che cos’è che vuoi? La casa che papà mi ha lasciato, i giochi che usavamo da piccoli, oppure il piccolo coltello che io avevo usato per uccidere papà e farvi uscire vivi?” chiese Zeus.
A quelle ultime parole Ade si arrabbiò e iniziò a colpirlo varie volte in modo consecutivo. Zeus era costretto ad arretrare perché rischiava di essere ferito, ma ci furono due volte in cui lui rimase ferito. Una ad un fianco e l’altra in faccia, sotto l’occhio sinistro. Entrambe sanguinanti.
“Quello che io voglio non è solo il coltello che hai usato, non è la casa e nemmeno i giochi del passato. CIO’ CHE VOGLIO È TUTTO CIO’ CHE POSSIEDI TU. Il Tridente, il castello, il posto sull’Olimpo, ma soprattutto la tua vita e il tuo potere.” Disse Ade.
“Questo però non porta alla felicità. Non ti soddisferà una volta che mi avrai ucciso.” Disse Zeus.
“Fa’ silenzio e dammi tutto ciò che hai!” disse Ade.
“Ade, io non posso farlo perché così morirei e perché questo andrebbe contro le scelte di papà. E io no voglio morire. Mi dispiace, ma sii ragionevole. Cerchiamo un alternativa insieme. Torniamo a comunicare come una volta.” Disse Zeus.
“IO NON VOGLIO TORNARE A COME ERA UNA VOLTA! Ti devo ricordare il trattamento che io ho avuto rispetto a te e a Efesto, alla considerazione che aveva papà di me e al fatto che dopo il testamento ci siamo separati e non siamo più andati d’accordo?” disse Ade continuando a colpirlo.
Ci furono un gran numero di colpi da parte di Ade e questo dopo un po’ esaurì le energie di Zeus costringendolo ad andare in indietro.
D’un tratto Zeus sparì dalla posizione in cui era e apparve esattamente dietro ad Ade. A quel punto Zeus lo attaccò cinque o sei volte ma all’improvviso uno di quei colpi incastrò la spada in mezzo al mantello nero e sembrava non uscire più.
“Eh? Ma cosa…” disse Zeus con la mano sulla spada e cercandola di muovere.
Ade si fermò e Zeus riuscì a tirarla via ma insieme alla spada venne via un pezzo del mantello.
“Maledetto traditore,  come hai osato fare questo!” disse Ade.
Girandosi verso di lui e andandogli incontro muovendo continuamente e velocemente la spada da una parte all’altra. Poi si sentii un ruggito lontano molto potente, probabilmente veniva da dove erano Eracle e il Cerbero.
Ade non si risparmiò e colpì ancora di più Zeus. Lo ferì in tutto il corpo fino a cadere a terra.
“Direi che è ora per te di arrenderti e di darmi ciò che hai. Intanto te e la tua famiglia non avete altra scelta se non quella di lasciarvi uccidere per mano mia e del mio esercito.”
“No, Ade. Questo io non lo farò. E non lo faranno nemmeno loro.” Disse Zeus rialzandosi.
“Ah si? Allora guarda le condizioni dei tuoi figli. Guarda come sono ridotti e come vengono colpiti dalle creature del mio esercito.” Disse Ade.
Infatti tutti loro erano feriti, esausti e alcuni stavano combattendo un pochino più lento rispetto a prima. Ma nonostante tutto si misero a combattere con forza. In più quasi tutto l’esercito di Zeus e una parte di quella di Ade erano distesi al suolo, non si muovevano più.
“No… il mio esercito… la mia famiglia…” disse Zeus scioccato nel guardarsi intorno.
Zeus si arrabbiò e andandogli incontro con la spada puntata verso Ade disse: “Ade, come ti sei azzardato a fare questo.”
“Beh, io posso fare di tutto, no? E poi e l’ho già detto che voglio massacrare te e la tua famiglia.” Disse Ade.
“Non ti rendi conto che quello per cui ti stai lamentando è insensato?” disse Zeus.
“NON E’ INSENSATO! NON E’ PER NIENTE INSENSATO! PER COLPA TUA E DI PAPA’ IO HO DOVUTO SUBIRE UN INFANZIA ORRENDA E SONO STATO PRIVATO DI OGNI COSA!” disse Ade arrabbiato e andandogli contro.
“Ed io ti ripeto che io non c’entro nulla. Non sono stato io a decidere tutto questo. Quindi non prendertela con me.” disse Zeus.
“Come se io potessi credere alle tue parole!” disse Ade. poi continuarono A combattere l’uno contro l’altro. …]
Intanto io rimanevo rinchiusa nella gabbia a guardare loro combattere. Mi sentivo incapace di agire e di aiutarli.
‘Tch. Se solo potessi fare qualcosa…’ pensai io. Poi, di scatto, mi venne un’idea.
“Pan, ti chiedo solo un favore. Appena ti do il segnale puoi liberarmi da qui?” chiesi io.
“Eh?”
“Ho chiesto se puoi liberarmi da qui quando te lo dico.”
“Sì, posso farlo. Ma perché me lo chiedi? Che cosa hai intenzione di fare?”
“Non lo so ancora. Ma voglio vendicarmi di Ade.”
“Eh?” mi chiese Pan.
“Ohi, cerca di stare zitta.” Disse Macaria. Io rimasi a guardare Zeus e gli altri cercando di non considerarla.
“Però chissà che cosa sta facendo e come se la sta cavando Eracle.” Mi chiesi io a voce bassa.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: satakyoya