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Autore: MattySan    31/07/2017    4 recensioni
Manchas decide di rinunciare al suo lavoro di Chauffeur per Mr. Big.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Manchas, Mr. Big
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non poteva immaginare che lo stava veramente facendo.
Ma era deciso ad andare fino in fondo.
Dopotutto anche Mr. Big non era stato molto leale nella sua “promessa” e Manchas poteva fare altrettanto.
Lo aveva affidato a Leo ma poi continuava in segreto a chiamarlo non più per le solite guide quotidiane, lo chiamava per sfruttare la sua abilità nello svolgere gli inseguimenti più intriganti e sfuggire a bande rivali e polizia.
Il giaguaro non intendeva sopportare oltre e non gli importava quale sarebbe stata la risposta finale, era ormai deciso ad andare fino in fondo.
Guidò quella stramaledetta limousine fino alla villa di Big, saltò due semafori rossi e passò per una strettoia contromano.
D’altronde non era quello che faceva sempre durante gli inseguimenti?
Arrivò in poco tempo di fronte a quell’enorme cancello dal quale era sempre uscito per recarsi in città a sbrigare i comodi del Don.
Scese e suonò il citofono.
Uno schermo si accese e gli fu subito chiara l’immagine di Koslov che lo fissava con quella sua solita espressione ebete.
“Manchas! Cosa ci fa qui a quest’ora della notte? Il capo sta riposando e non vuole ricevere visite non programmate” disse seccamente l’orso polare.
Balle! Solo balle!
“Voglio parlare con Mr. Big! Fammi entrare!” gridò con un leggero nervosismo.
L’orso non se n’era ancora accorto ma il giaguaro non era così stupido.
“Ti ripeto di no! Non insistere e torna a casa!” ripeté Koslov a voce più alta.
Manchas strinse i pugni e tirò un pugno con forza al cancello che tremò tutto.
“Apri questo cazzo di cancello! Chi pensi di prendere per il culo?”.
Koslov fece un passo indietro dalla telecamera del citofono, era incredulo ma allo stesso tempo furioso per la grave mancanza di rispetto che Manchas gli aveva appena fatto, nessuno aveva mai osato sfidare quell’orso ed era temuto da tutti essendo il braccio destro e guardia del corpo fidata di Big.
Eppure non aveva mai visto il giaguaro così feroce, non era assolutamente un comportamento che si addiceva a Manchas ma Koslov intuì subito che c’era sotto qualcosa di grosso.
“Fallo entrare”.
Big era arrivato nella stanza sulla spalla di un’altra sua guardia, Koslov si voltò di scatto e fece un cenno molto nervosamente per il suo orgoglio ferito, tuttavia premette il pulsante e fece spalancare il cancello.
Manchas deglutì ma ormai aveva strada libera.
Entrò nel giardino e parcheggiò la limousine velocemente per poi incamminarsi verso l’ingresso principale, Koslov venne verso di lui e gli parò la strada con la sua enorme corporatura ma anche Manchas era muscoloso e non si fece intimorire dall’orso.
“Si può sapere cosa ti è preso? Non ti perdonerò mai questa grave mancanza di rispetto nei confronti di un tuo superiore!”.
“Non più da oggi!”.
Quelle parole scossero Koslov.
Ma questo è pazzo! Nessuno mi ha mai trattato così!
Koslov stava per caricare un pugno ma venne fermato da un’altra guardia che aprì le porte a Manchas per permettergli di raggiungere l’ufficio di Big, sembrava ora di entrare in un ambiente sconosciuto per Manchas, un ambiente che ora ripudiava.
Adesso l’aria si era fatta tetra.
Un sacco di sguardi erano tutti puntati su di lui, ex colleghi con i quali aveva lavorato per molto tempo al servizio di Big e ora stava camminando lungo quel corridoio come fosse un condannato che si avvia verso il patibolo.
Ogni passo era sempre più pesante fino a quando raggiunse la porta dell’ufficio e una voce all’interno diede il permesso di entrare.
Lui entrò senza esitare.
Ora era tutto nelle sue mani.
Big era di fronte a lui.
“Come intuivo hai capito che non ero ancora andato a dormire, posso sapere a cosa devo questa visita improvvisa e a quanto pare urgente?” chiese Big con un tono acido, quasi come avesse compreso in anticipo la situazione di Manchas.
Proprio come pensava.
Manchas fece un passo avanti e posò con decisione le chiavi della limousine sulla scrivania.
Lo sguardo di Big si fece cupo.
“Cosa significa?”.
“Penso che tu lo abbia già capito”.
Big non era per niente contento.
La sua voce si fece quasi velenosa e il suo sguardo non era da meno.
“Sei consapevole delle conseguenze? Le spiegai anche a Leo ma pare che anche tu come lui non hai prestato abbastanza attenzione” ma Manchas lo interruppe.
“Non mi importa! Mi sono stancato e ti avviso che da oggi sarò solo lo Chauffeur di Leodore Lionheart, con questa dichiarazione io abbandono la malavita e la sua famiglia Don Mancini!” disse Manchas con un tono che non si piegò affatto allo sguardo velenoso di Big.
Era inoltre la prima volta che lo chiamava col suo vero cognome.
Big rimase spiazzato e non poté proferire parola.
“Non mi dire che ti sei affezionato a Leo”.
“Lo considero un vero amico e mi tratta sempre con rispetto, cosa che in questa famiglia non ho mai ottenuto!” ringhiò Manchas attirando subito l’attenzione di Koslov che si precipitò nella stanza.
“Mostra rispetto CAROGNA INGRATA!” gridò l’orso sferrando un pugno nello stomaco del giaguaro che si accasciò dolorante, non soddisfatto gli sferrò anche un calcio facendolo volare letteralmente a terra.
Big non poté che fare un piccolo sorriso di fronte alla scena ma quando Koslov si accanì nuovamente su Manchas, quest’ultimo con un balzò sferrò un pugno veloce all’orso facendolo indietreggiare contro la parete.
Il sorriso di Big svanì.
Manchas era pronto a battersi.
“Basta così!” disse il Don.
Koslov si fermò anche se lo avrebbe voluto uccidere se solo avesse potuto.
“Sei un maledetto idiota! Ricorda! Se tu e Leo avrete bisogno di aiuto potete scordarvi che io corra in vostro soccorso!” gridò Big inferocito.
Sono libero! Via di qui!
Manchas uscì da quell’ufficio con un velo nero e invisibile che lo avvolgeva.
Era libero da quella vessazione e da quel lavoro malavitoso, era felice ma in cuor suo sapeva bene di aver firmato la propria condanna a morte e che avrebbe potuto contare su se stesso e Leo.
In quella tempesta di pensieri maligni riuscì a trovare un po’ di calore pensando a quel leone che lo stava aspettando, sapeva di poter contare su di lui.
“Perché lo ha lasciato andare via così? Conosce troppe cose su di noi! Meglio farlo fuori immediatamente!” gridò Koslov.
“Abbi pazienza! Manchas non parlerà mai lo so bene, non è ancora giunto il suo momento e qualora lo fosse avrai il mio permesso di occupartene personalmente”.
L’orso ghignò e strinse i pugni, si immaginava già il sangue del giaguaro sui suoi artigli affilati.
“Una volta entrati nel girò è sempre difficile uscirne, i fantasmi del passato ritorneranno sempre e nessuno sarà mai completamente libero”.
Big si fissò nello specchio con uno sguardo enigmatico come se fosse consapevole di qualcosa.

"Qualcuno sta già prenotando un posto anche per me".
 
  
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