Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: myonlyloveKlaine    31/07/2017    2 recensioni
"Era la prima volta che un poliziotto smuoveva qualcosa in lui, quella razza di uomini a lui sempre ostile e per questo detestata, ma Jimin sentiva ancora in bocca il sapore della libertà ormai così vicina e la persona che si presentava davanti a lui non poteva che essere la sua prossima vittima."
Jimin è un abile ladro e Yoongi il povero poliziotto che cade nelle sue mani.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Namjoon/ RapMonster, Kim Seokjin/ Jin, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A Hard Day's Night

lei lo sa.

 

La macchina della polizia era sempre più vicina, se prima Jimin riusciva a scorgere semplicemente una macchia blu in lontananza e un suono assordante che conosceva come le sue tasche, ora la vettura era praticamente inchiodata al posteriore dell'enorme suv che lui e il suo amico avevano rubato. L'alcool che scorreva nelle vene del maggiore rendeva tutta la situazione ancora più eccitante e divertente così come lo era stata l'idea di volersi buttare sulla strada che affacciava sulla caserma della polizia, con una macchina rubata e altrettanta refurtiva nel bagagliaio. Se nove ore prima qualcuno avesse detto a Jimin che la sua serata si sarebbe conclusa in questo modo, il ragazzo avrebbe riso di gusto e poi sarebbe tornato al suo lavoro in carrozzeria, ma Jungkook sapeva essere molto persuasivo e quella giornata era riuscito a superarsi.

Jeon Jungkook era forse una delle persone più scaltre e iperattive che Jimin avesse avuto la sfortuna di incontrare nella sua vita; a diciannove anni era riuscito a svaligiare mezza Corea senza che nessuno se ne accorgesse. Si erano conosciuti in carcere, numerosi mesi a causa di un furto che entrambi avevano deciso di fare nello stesso magazzino, dando così inizio ad una delle amicizie più assurde che Jimin potesse mai desiderare. Nonostante il suo lavoro in carrozzeria Jimin aveva intrapreso la via della piccola criminalità fin da quando era solo un ragazzino, quando con il suo viso da angioletto riusciva a rubare farmaci e cibo da portare alla madre senza che nessuno se ne accorgesse. Aveva abbandonato molti sogni, prospettive di vita migliori e aveva deciso che quella sarebbe stata la sua strada. A tredici anni Jimin era già nel giro del quartiere, a diciassette era così bravo da essere pagato per rubare. Pensava di avere un dono e di poterlo usare a suo piacimento senza alcuna conseguenza, si vantava delle sue capacità con spavalderia e non si accorgeva dei rischi che stava correndo. Nessuno l'aveva mai colto in fragrante, fino a quando non era arrivato quel Jungkook con il viso ancora da bambino e il corpo di un uomo, pronto a soffiargli sotto al naso un colpo che preparava da mesi come premio dei propri successi precedenti. Quel ragazzino impertinente l'aveva semplicemente guardato, dal bancone che si trovava nella parte opposta della stanza, e aveva urlato il suo nome chiedendo quello di Jimin; con l'aria di chi è ad una festa e vuole socializzare a tutti i costi con chiunque in quella stanza piena di gente. Ma lì c'erano solo loro, nel bel mezzo di una rapina ed entrambi pronti a portar via qualsiasi cosa si trovasse in quel posto nel minor tempo possibile. Jimin squadrò velocemente il ragazzo in lontananza, era troppo buio per poterne assimilare l'intera fisionomia ma era certo che fosse più piccolo di lui ma sfacciato allo stesso modo, visto il sorriso meschino che stava sfoggiando in quel momento. Jimin distolse lo sguardo per non attivare i propri muscoli inutilmente e andare a prendere a sberle quel poppante che si credeva più intelligente di lui e con occhio vigile tentò di trovare una via di fuga dalla quale poter chiamare la polizia e far arrestare colui che aveva deciso di mandare in aria il suo piano. La sua mente si attivò e in breve tempo il ragazzo colse una finestra semi aperta in lontananza che poteva facilmente farlo uscire di lì e dare inizio al suo piano di vendetta, si affacciò dal punto in cui si era rannicchiato per pensare e cercando di fare il minor rumore possibile sfrecciò tra gli scatoloni arrivando alla finestra. Poco prima di uscire, Jimin si girò alla ricerca del ragazzo ma di lui non c'era neanche l'ombra, anzi tutto il luogo era caduto in un silenzio assordante che fece sperare a Jimin di poter scappare al più presto per potersi rinchiudere in un bar pieno di gente. Allungò le braccia, sempre troppo corte per il mestiere che faceva, e fortunatamente riuscì ad aggrapparsi al muretto che dava accesso alla finestra. Con una agilità innata Jimin riuscì poi a scivolare fuori senza fare alcun rumore e atterrare sull'asfalto della strada che costeggiava il luogo del furto mancato. Fece un grande respiro, soddisfatto delle proprie abilità che come sempre si erano rivelate ottime e senza ancora aprire gli occhi mise la mano in tasca alla ricerca del cellulare per poter finalmente chiamare la polizia.

"Tranquillo, ci ho già pensato io a chiamarli. Gran bel cellulare, che modello è?"Jimin riaprì all'improvviso gli occhi e accanto a lui vide il ragazzo del magazzino intento a girarsi tra le dita il cellulare che faticosamente Jimin era riuscito a rubare qualche mese prima, sullo schermo ancora illuminato Jimin riusciva a scorgere nel registro delle chiamate quella rivolta dieci minuti prima alla polizia; chiamata che Jimin non aveva effettuato perchè ancora accovacciato all'interno del magazzino.

"Che cazzo ti salta in testa! Ora siamo entrambi fottuti per la tua idea geniale di chiamare la polizia, con il mio cellulare tra l'altro. Chi ti credi di essere faccia da schiaffi?" Jimin sentiva il sangue ribollire nelle vene e una voglia incontrollabile di finire quel ragazzo proprio mentre le polizia sarebbe arrivata nell'arco di pochi minuti. Sarebbe dovuto scappare il più lontano possibile, Jimin lo sapeva bene, ma in quel momento la sua mente era completamente offuscata dall'ira per quel moccioso che ancora giocava con il suo telefono e lo guardava come se nulla fosse successo. Con una spinta più forte del normale Jimin allontanò da sè il ragazzo e nello stesso momento riprese possesso del suo cellulare, mentre l'altro ancora lo fissava quasi ridendo e non sembrava affatto scosso dal colpo che gli aveva inflitto.

"Non avresti forse chiamato la polizia in ogni caso? Una volta uscito dal magazzino con la tua aria da spavaldo e i capelli ancora in ordine. Sei un perfezionista e io no, ma nell'arco di pochi minuti sono riuscito ad arrivare a te mentre eri ancora accovacciato ad elaborare un modo per uscire da questo posto e a rubarti il telefono. Sono stato buono, il resto te l'ho risparmiato, ma fattelo dire amico sei scarso e manchi di attenzione. Non ti sei accorto che sono passato per primo attraverso quella finestra e te l'ho lasciata semiaperta solo per darti modo di fare lo stesso. Tutto questo solo per poter vedere la tua faccia una volta che ci arresteranno insieme, cosa che accadrà nel giro di pochi istanti viste le luci in lontananza e il suono delle sirene che sento nelle orecchie" Jungkook si spostò dalla posizione in cui si era trovato fino a quel momento e lentamente si avvicinò a Jimin, spingendo l'altro che era rimasto immobile per le parole del più giovane e si era arreso all'evidenza dei fatti: sarebbero finiti in carcere insieme.

L'interrogatorio fu più breve del previsto, nessuno dei due aveva rubato nulla dal magazzino ma Jimin non aveva certo la fedina penale pulita e questo gli costò una seduta con un Namjoon abbastanza nervoso che continuava ad aprire e chiudere la sua cartella elencando i piccoli furti che in precedenza erano stati registrati. Jimin ormai conosceva bene quel poliziotto veterano, era stato il primo ad averlo trovato con la refurtiva in mano quando ancora era un bambino e chissà per quale motivo era stato sempre compassionevole con lui, a volte chiudendo anche un occhio quando la pattuglia decideva di passare per il suo quartiere. Anche in questo caso Namjoon si dimostrò cordiale ma la sua simpatia per il ragazzo non bastò e Jimin fu spedito in carcere per un bel po' di mesi. Durante la permanenza il ragazzo ebbe la fortuna di dividere la cella con l'unica persona al mondo che non avrebbe mai più voluto vedere e che invece si presentò il primo giorno con la tenuta da carcerato, le lenzuola con il cuscino sulle mani e un sorriso che più avanti Jimin avrebbe catalogato "da coniglio stronzo".

"Guarda chi si rivedere. Mi sono già presentato , ma forse la tua testolina grigia in quel momento era troppo impegnata a scorgere la mia faccia meravigliosa per poter recepire le mie parole. Sono Jeon Jungkook, e tu saresti?" Jimin seppe in quell'esatto momento che quel ragazzo sarebbe stata la sua rovina, ma non poté fare a meno di ridere e presentarsi a sua volta a quello squilibrato che sarebbe divenuto il suo migliore amico.

Quando Kookie era venuto da lui quella mattina in carrozzeria, Jimin sapeva che nulla di buono sarebbe uscito fuori dalla bocca del suo amico; mentre si spostava da un lato all'altro della macchina cercando di capire quale fosse il problema e cosa dover riparare l'amico saltellava incontrollatamente da tutte le parti accennando al fatto che dovessero necessariamente andare a pranzo insieme per parlare di questioni importanti. Jimin non prestava troppa attenzione, la ruota sinistra era molto sgonfia e sembrava che il motore avesse gravi problemi, ma le parole "suv rubato" e "piccolo furto" arrivarono come treni alle orecchie del maggiore. Con una velocità che stupì Kookie stesso Jimin tappò con la mano la bocca dell'amico e lo trascinò in un angolo della rimessa dove nessuno avrebbe potuto sentirli. Si avvicinò pericolosamente al ragazzo e con sguardo serio gli puntò il cacciavite che teneva in mano contro il petto.

"Quante volte ti ho detto che non dobbiamo parlare di queste cose qui? Ti sei forse rincretinito tutto insieme? Non voglio perdere il lavoro, mi serve per mantenermi visto quello che mi è costato il tuo giochetto di qualche tempo fa. Oggi a pranzo ho da fare, al massimo ci possiamo vedere prima di cena." Jimin cercava con tutto se stesso di uscire da quel circolo vizioso ma ogni volta che si presentava un' occasione era come rivivere tutto per la prima volta, l'adrenalina nel sangue e la paura di essere scoperti erano come una droga dalla quale era impossibile liberarsi. Jungkook lo guardava ancora divertito e per nulla piegato dalle parole dure dell'amico; prese la mano di jimin in modo da poter togliere da sè quel cacciavite e sussurrò un "okay, al solito posto" che Jimin quasi non sentì. Pochi minuti dopo tutto era tornato alla normalità, ma aggiustare quella macchina sarebbe stata un' impresa impossibile e la mente di Jimin era già proiettata a quella serata, la curiosità che lo stava divorando dentro.

Jimin decise di finire il turno prima del solito, fingendo di avvertire un forte dolore alla testa che gli impediva di lavorare bene. Il capo della carrozzeria non sospettò di nulla e vista la perfetta condotta del ragazzo decise che quel giorno sarebbe potuto andare via prima del suo orario, dando a Jimin una medicina che era solito prendere nei casi di mal di testa incontrollabile. Il ragazzo finse di essere profondamente riconoscente ma appena girato l'angolo buttò la bustina e prese in mano il cellulare per avvertire Jungkook che l'appuntamento era anticipato. Il bar dove erano soliti ritrovarsi era situato nella periferia della città, in una zona industriale poco frequentata se non da camionisti che mangiavano qualcosa prima di ripartire e qualche ricercato che doveva passare la frontiera. I due amici erano soliti sedersi alla fine del lungo corridoio del bar in modo da poter parlare del tutto indisturbati e senza dover dare nell'occhio, inoltre il proprietario era un giovane che avevano incontrato in prigione e con il quale avevano stretto una sorta di accordo segreto. Lui non faceva domande, loro non avrebbero indagato sul traffico illegale che quel posto nascondeva.

"Preparaci il solito menù Jin!" Jungkook aveva questa abitudine di dover urlare l'ordinazione mentre apriva la porta del bar come in uno di quei vecchi film western che tanto adorava, andandosi poi a sedere al tavolo con il volto soddisfatto e rilassato. Jimin lo seguì salutando anche lui ad alta voce il proprietario del locale che in quel momento era vuoto, alzando all'aria il braccio in modo che Jin lo potesse scorgere al di là del bancone. Jin fece finta di ignorarli e girandosi entrò in cucina pronto a preparare loro il menù classico del bar che arrivò fumante al tavolo dopo neanche mezz' ora.

"Jin, hai mai pensato di lasciar perdere il traffico illegale e magari dedicarti a qualcosa di più normale, tipo la cucina?" Jungkook aveva ancora il boccone in bocca mentre parlava con Jin, la salsa BBQ che rischiava di cadere disastrosamente dal panino per finire sulla sua maglietta bianca.

"E tu hai mai pensato di chiudere quella fogna che ancora puzza di latte materno?" Quando si trattava di rispondere per le rime, Jin era il re indiscusso e Jimin lo sapeva bene. Era impossibile provare a batterlo ma nonostante ciò Jungkook lo stuzzicava sempre quando ne aveva l'occasione. Senza successo.

"Uno a zero per Jin. Ti conviene stare zitto e finire il panino amico" Jimin si rivolse a Jungkook ridendo e poi lentamente incrociò lo sguardo di Jin che stranamente era ancora lì davanti al tavolo ridendo sotto i baffi. "Non sarà il caso che ritorni al bancone? Mi pare di vedere dei clienti" facendo capire a Jin che era il momento di andarsene. Il proprietario si allontanò fulminando Jimin e lasciando ai due la possibilità di poter finalmente parlare.

Quando ormai il sole era calato il piano finalmente sembrava pronto. Come al solito Kookie era stato fin troppo convincente, facendo cadere Jimin nella trappola del "sarà una cosa semplicissima", "non ci vorrà che una notte, anzi sarai a casa per poter riposare qualche ora" e il ragazzo aveva accettato senza troppe pretese, dopo la quarta birra gelata. Jungkook conosceva i suoi punti deboli e uno di quelli era l'alcool, diventava facilmente influenzabile ed estremamente ironico e sarcastico, molto più del solito. Così con l'adrenalina che già circolava per il corpo infuocata dall'alcool Jimin si alzò dal tavolo e guardò Jungkook pronto a fare il grande colpo.

Qualche ora più tardi Jimin si era ritrovato al volante di un suv nero ultimo modello, con Jungkook alla sinistra che guardava la refurtiva che erano riusciti a rubare dalla villa desolata con occhi sognanti e il sorriso che rivolgeva solo alle serate proficue come quella. Jimin si sentiva euforico, il finestrino abbassato gli scompigliava i capelli argentati e la notte era così fresca che l'aria riusciva a trapassare ogni poro di pelle libera del ragazzo facendogli girare la testa. Jimin cambiò strada e invece di passare davanti al bar prese la via parallela, più larga e meno isolata di quella che erano soliti fare, ma perfetta per andare direttamente verso l'autostrada che li avrebbe fatti allontanare per un po' dal luogo del furto. Mentre guidava Jimin non pensava a nulla, la mente completamente svuotata e le mani ancora tremanti per l'euforia, così potente da non rendere evidente cosa Jimin avesse appena superato a tutta velocità. La stazione della polizia, con tanto di macchine attive parcheggiate fuori dall'entrata.

Jimin si accorse che qualcuno li stava inseguendo solo quando Jungkook cominciò a ridere e ricacciando dentro la macchina il volto si girò verso l'amico. "Cazzo Jimin! Questa volta l'hai fatta grossa, abbiamo la polizia dietro al culo" e detto questo si buttò verso i sedili posteriori come se fosse fatto di gomma, mettendo in un sacco tutto quello che riusciva a sostenere e poi chiudendo il tutto con un nodo. Nel frattempo Jimin aveva spinto ancora di più il pedale dell'acceleratore e i due andavano quasi a velocità massima da dieci minuti buoni; nonostante ciò la polizia si faceva sempre più vicina e ora l'euforia di Jimin si faceva sempre più pericolosa. Erano quasi arrivati ad un parco dove poter fuggire senza la macchina quando Jungkook decise di prendere in mano la situazione e girando il volante fece andare il suv tra i cespugli che si trovavano fuori carreggiata, poi aprì la portiera e senza aspettare l'altro prese la refurtiva che aveva messo nel sacco.

"Ti concedo giusto tre ore in centrale, vedi di spicciarti per poter uscire nel minor tempo possibile. Io ti aspetto a qualche metro di strada più avanti con un'altra macchina. In bocca al lupo e non fare troppo lo sfacciato" Jungkook fece l'occhiolino all'amico e dopo qualche secondo era già svanito nel buio. Con tutta la refurtiva e una possibilità di poter uscire libero dalla situazione.

"Che gran pezzo di merda" Jimin lo detestava quando faceva così, ma non era la prima volta che il ragazzo aveva dovuto sbrigarsela da solo e se quando era piccolo gli bastava sfoggiare un dolce faccino da angelo ora Jimin aveva ben altro da mostrare. Aspettò che la polizia lo raggiungesse e non appena gli agenti illuminarono il posto del guidatore Jimin era già entrato nella parte, deciso ad uscire da quella situazione battendo il proprio record personale. "Salve, vi serve qualcosa agenti?"

La centrale della polizia si era rinnovata dall'ultima volta che Jimin vi si era recato, ora le pareti erano state ripitturate e un numero esorbitante di nuovi agenti era stato inserito nel programma. Jimin non faceva che guardare a destra e sinistra sopraffatto dal numero di persone che si aggiravano in quel luogo e che gli avrebbero impedito di fuggire così facilmente. Fu portato alla solita postazione iniziale, davanti ad un banchetto bianco munito di computer e tanti fogli stropicciati che Namjoon non si decideva mai di mettere in ordine. Il poliziotto arrivò poco dopo, con una tazzina di caffè in mano e l'aria di chi non ne poteva più di vedere il volto del giovane ragazzo. Non appena si sedette Jimin gli rivolse un gran sorriso che dovette risultare piuttosto inquietante, visto che l'agente quasi si strozzò con il caffè che aveva portato alla bocca.

"Ancora qui in centrale, l'ultima volta in carcere non ti è bastata Jimin?" Namjoon si era schiarito la gola e inutilmente tentava di assumere un atteggiamento da poliziotto serio e minaccioso, provocando la reazione totalmente contraria nel giovane.

"Lo sai com'è Nam, i letti del carcere non li batte nessuno, per non parlare della colazione. Mai provata?" Jimin si sporse dalla sedia e con le mani legate dalle manette dietro la schiena squadrò da vicino il volto di Namjoon "no, tu sei più tipo da caffè bollente servito a letto dal tuo ragazzo"

Namjoon quasi rischiò di morire per quell'affermazione, eliminando dalla testa la possibilità di poter continuare a bere quel caffè schifoso. "Non ho nessun ragazzo" quasi sussurrò fingendo di controllare qualcosa al computer e tentando così di coprire l'evidente rossore sul viso.

"Wo, hai forse fatto coming out con me? Potevamo almeno andarci a prendere qualcosa al bar, un luogo più riservato" Jimin era sicuro di averlo in pugno ormai, Namjoon era talmente rosso e preso dal panico da aver dimenticato anche il motivo per cui il ragazzo si trovasse lì. Jimin decise che era il momento adatto per fuggire, perciò si alzò davanti ad un Namjoon totalmente privo di parole e lentamente si allontanò verso la porta pregustando già gli applausi che Jungkook gli avrebbe rivolto per il tempo da record con il quale era riuscito a fuggire. La centrale era già più calma, molti poliziotti erano ripartiti con le vetture e i restanti avevano il volto incollato agli schermi del computer; Jimin si guardò ancora una volta intorno e poi fece un ultimo passo che lo separava dalla libertà.

"Dove pensi di andare?"

Jimin si bloccò sul posto, quella voce gli era totalmente sconosciuta. Era calda ma allo stesso tempo autorevole, modulata per far venire i brividi dietro la schiena ai criminali più dilettanti. Ma non a lui che conosceva il campo da tempo, quella voce era l'unica cosa che gli impediva di poter andare via da quel luogo. Bastava semplicemente raggirarla come aveva fatto con Namjoon.

"Prego?" Jimin si girò lentamente verso colui che aveva parlato, sul volto il sorriso innocente di un bambino e alzò lo sguardo verso il suo misterioso interlocutore. Le parole gli morirono in bocca, così come si bloccò tutto il corpo di fronte a quella vista. Quella che Jimin aveva semplicemente catalogato come una "voce" ora prendeva forma nel corpo di un poliziotto giovane quasi quanto Jimin, l'uniforme che calzava perfettamente il suo corpo magro risaltava ancora di più la carnagione chiara che spuntava prepotente dal colletto della giacca e finiva sul volto, pallido e serio, reso perfetto dai capelli nero corvino. Era il ritratto della serietà e dell'ordine, Jimin non poté far a meno di rimanerne affascinato almeno per qualche secondo. Era la prima volta che un poliziotto smuoveva qualcosa in lui, quella razza di uomini a lui sempre ostile e per questo detestata, ma Jimin sentiva ancora in bocca il sapore della libertà ormai così vicina e la persona che si presentava davanti a lui non poteva che essere la sua prossima vittima.

"Ti ho chiesto dove pensi di andare. Oltre ad essere un delinquente sei anche sordo?" Il poliziotto ormai si era avvicinato a Jimin e con forza lo aveva preso per un braccio trascinandolo verso una delle postazioni quando Namjoon improvvisamente rinsavito corse verso di loro urlando il nome dello sbirro.

"Yoongi! Yoongi aspetta l'avevo in custodia io quel ragazzo, non c'è bisogno che te ne occupi" Namjoon ora si trovava di fronte al secondo poliziotto e gesticolava animatamente spiegando la situazione del ragazzo a quello che Jimin sembrò una nuova entrata nella centrale. Il poliziotto rimase impassibile per tutto il tempo e alla fine del racconto zittì Namjoon con poche parole.

"Se era nelle tue mani perché l'ho trovato che fuggiva senza alcun controllo? Prenditi una pausa, qui ci penso io" Lasciando Namjoon senza alcuna possibilità di ribattere e piuttosto prendendo ancora una volta per il braccio il ragazzo in modo da poterlo trascinare verso un'altra sala. Jimin non poté fare a meno di provare un pizzico di eccitazione per come quel poliziotto sembrasse duro in confronto al conosciuto Namjoon, così prima di girare l'angolo si rivolse un' ultima volta a quest' ultimo.

"Mi sa che siamo sulla stessa barca amico" Jimin urlò la frase davanti a tutta la centrale mentre facendo l'occhiolino a Namjoon indicava il bel poliziotto che indifferente lo stava portando via. Namjoon avvampò di nuovo, poi si girò e tornò a guardare il vuoto davanti al computer. Il tragitto per arrivare al luogo deciso da Yoongi sembrava abbastanza lungo e Jimin era troppo si di giri per poter rimanere in silenzio, non davanti ad una prelibatezza del genere.

"Dove mi stai portando bel poliziotto? Non ho bisogno di una stanza appartata, anche in bagno sono bravissimo" Jimin continuava a sporgersi verso il poliziotto per potersi strusciare in modo da rubare le chiavi che possedeva, ma questi continuava a camminare in silenzio togliendosi di dosso il ragazzo ogni volta che questi provava ad approcciarlo. Alla fine i due arrivarono davanti ad una stanza blindata che Jimin aveva avuto la sfortuna di conoscere bene.

"Prima di fare queste affermazioni divertenti, vediamo quanto resisti con me in sala interrogatori" Yoongi si era rivolto a Jimin con aria provocatoria dopo essere rimasto in silenzio per tutto il tragitto e aveva aperto la porta per dare modo al ragazzo di entrare. Yoongi sembrava stare al gioco, Jimin non se lo fece ripetere due volte.

"Tesoro, posso sbatterti su quella parete a specchio per tutta la notte se solo usi le parole giuste" Jimin passò vicino al poliziotto per entrare e sporgendosi verso la sua spalla sussurrò quelle parole all'orecchio dell'altro. Yoongi raccolse tutta la forza che aveva in corpo per rimanere immobile e non darla vinta a quello stronzetto che cercava di prendersi gioco di lui. Ancora non sapeva con chi aveva a che fare.

Dopo essere entrati nella stanza Yoongi chiuse la porta a chiave e si posizionò sul tavolino che si trovava al centro. Jimin era già seduto, le gambe aperte e la posizione rilassata davanti allo sguardo torvo di Yoongi che ora davanti al computer era pronto per cominciare l'interrogatorio.

"Nome?"

"Park Jimin, ma tu puoi chiamarmi Christian Chimchim"

"Un po' troppo lungo non trovi?"

"Provare per credere" Yoongi alzò lo sguardo dal monitor per un attimo, sperando di aver capito male, ma Jimin lo stava guardando esattamente nel modo in cui pronunciava le sue frasi provocatorie. Yoongi capì che era meglio tornare a guardare lo schermo.

"Vedo che sei già schedato, hai una lunga carriera alle tue spalle" Yoongi lo disse in modo sprezzante, sperando di ferire il ragazzo, ma questo lo alimentò ancora di più.

"Porti sempre qui i tuoi delinquenti preferiti?"

"Come scusa?"

"Queste domande potevi benissimo farle nella sala centrale, invece siamo qui da soli" Jimin si avvicinò al tavolino, le gambe ancora aperte e la lingua che lentamente inumidiva le labbra socchiuse facendo il giro della bocca. Jimin sapeva come far eccitare un uomo, non aveva mai nascosto la sua omosessualità a nessuno e quando aveva voglia sfoggiava tutta la sua malizia, giusto per passare una notte di divertimento. Come tutti gli altri, anche Yoongi sarebbe crollato, era solo questione di tempo.

"Ognuno ha i suoi metodi, questo è il mio. Riesco a dare il meglio di me quando non c'è nessuno intorno" Yoongi si schiarì la gola tentando di riprendere il suo tono da cattivo poliziotto ma le parole gli morirono in bocca appena la risposta di Jimin non tardò ad arrivare.

"E' forse un invito questo? Puoi farmi quello che vuoi qui dentro, tra queste quattro mura non sentiranno neanche quanto forte potrei urlare il tuo nome" Jimin sapeva di essersi superato nel momento stesso in cui il volto perlaceo di Yoongi accennò ad un leggero rossore che il più piccolo trovò fin troppo eccitante.

"Basta con queste stronzate. Questa notte sei stato ritrovato a pochi chilometri fuori dalla città, la macchina che guidavi era stata rubata due ore prima in una villa che si trova nella periferia nord con tanto di refurtiva all'interno. Non solo sei accusato di furto aggravato, ma anche di guida in stato di ebbr-" Yoongi ebbe un sussulto e il discorso che tanto si era sforzato di elaborare era caduto come un castello di carte. Jimin aveva cominciato a strusciare lascivamente il piede sulla gamba del poliziotto mentre questi parlava e lentamente era risalito fino a toccare l'interno coscia dell'altro, massaggiandolo con lentezza mentre guardando il poliziotto continuava a bagnarsi le labbra rosee. Era stato in quel momento che Yoongi aveva smesso di parlare e quasi con un salto aveva tirato indietro la sedia cercando di allontanarsi il più possibile da quel ladro che non faceva altro che creargli problemi, ora anche nei pantaloni. Yoongi aveva ovviamente notato la bellezza del ragazzo di fronte a lui ma si trattava di lavoro e per di più di un criminale; non poteva lasciarsi andare in nessun modo. Si fossero trovati in un' altra situazione Yoongi non avrebbe pensato tanto e avrebbe buttato all'aria il tavolo per raggiungere il ragazzo di fronte a lui. Ma stava lavorando, continuava a ripetersi.

"-di guida in stato di ebbrezza. Che cosa intendi dire a tua discolpa?" In qualche modo Yoongi era riuscito a riprendere in mano il discorso precedente e ora lavorava sul computer ad una distanza che lo proteggesse dalle molestie di Jimin.

"Nulla, se questo mi da la possibilità di avere il tuo bel culo" Jimin ormai era senza ritegno e quasi si meravigliava della rapidità con cui riusciva a rispondere alle domande del poliziotto. L'alcool e la vicinanza a Jungkook avevano dato i loro frutti.

"Perfetto, in questo modo mi faciliti sicuramente l'indagine. Ora, visto che sei così collaborativo, dimmi cosa hai rubato in quella villa" Yoongi aveva deciso che il metodo migliore sarebbe stato assecondarlo, ignorando le sue risposte e il tremendo fastidio che avvertiva in quel momento nelle parti basse.

"Vorrei poter dire la tua verginità, ma ho paura che qualcun altro abbia già provato questa ebbrezza. Peccato, avrebbe reso il tutto ancora più erotico" Jimin ormai fissava sfacciatamente il poliziotto che si muoveva nervoso sulla sedia cercando di non far trasparire alcuna emozione; era davvero bello pensò il ragazzo, in un modo diverso dal normale. Ma era anche abbastanza eccitato in quel momento da poter perdere il controllo molto più facilmente. Jimin decise che era arrivato il momento di sfoderare la sua arma finale e stava già aprendo la bocca pronto con una nuova battuta sprezzante quando improvvisamente la stanza divenne buia. In lontananza si udivano delle voci e Jimin intuì che dovesse essere saltata la corrente dell'intera stazione, provocando un blackout totale. Jimin era un maestro a lavorare al buio e ben presto Yoongi se ne sarebbe accorto.

"Non ti azzardare a muovere Park Jimin o le cose di metteranno peggio di come già sono" Yoongi urlò per la stanza nella vana speranza di poter bloccare la furia di Jimin, ma non appena finì di pronunciare quelle parole sentì un corpo caldo pressarsi dietro la sua schiena e una bocca avvicinarsi ancora una volta al suo orecchio.

"Non abbiamo fatto ancora nulla e già urli il mio nome. Mi lusinghi" Jimin allungò le mani ormai libere dalle manette verso il petto di Yoongi e con mosse esperte tolse in poco tempo la giacca al più grande. Yoongi si ritrovò inerme, con le spalle al muro e il volto di Jimin a due millimetri dalla faccia pronto a distruggerlo con le sue frasi ad effetto. Ma il ragazzo fece molto di più: lentamente cominciò ad allungare una mano verso il ventre di Yoongi e arrivato al rigonfiamento ormai evidente del maggiore non potè fare a meno di stuzzicarlo ancora di più a parole.

"Vedo che l'interrogatorio è piaciuto quasi più a lui che a te Yoongi" Mentre parlava Jimin continuava a muovere la mano sul pacco dell'altro, provocando una serie di sospiri mozzati e imprecazioni che fecero sentire Jimin in dovere di continuare più approfonditamente. Il ragazzo sapeva che di lì a breve tempo la luce sarebbe tornata e avrebbe avuto finalmente la possibilità di fuggire da quel posto, ma i vaffanculo di Yoongi sussurrati al suo orecchio erano fin troppo appaganti per poter pensare ad altro.

"Park Jimin, io ti ammazzo" Yoongi aveva ormai perso il controllo, quel ladro e le sue mani erano riusciti a far esplodere ogni singolo neurone del poliziotto portandolo ad un' estasi che Yoongi non riusciva più a controllare. Il buio amplificava ogni sensazione e il respiro caldo di Jimin ancora di più lo rendeva burro tra le sue mani.

"Pensavo ti interessasse particolarmente ciò che stavo facendo" Jimin accelerò i movimenti ed era ormai chiaro che Yoongi avrebbe retto solo per pochi minuti ancora. Fu in quel momento che la luce improvvisamente fu riaccesa, un lampo bianco accecò entrambi e quando Yoongi riuscì finalmente a riaprire gli occhi Jimin si era ormai allontanato da lui. Portava la sua giacca da ufficio che fino ad una manciata di minuti prima ancora indossava e nella mano che prima era impegnata a toccarlo ora giacevano le chiavi di tutte le porte della centrale. Jimin lo squadrò da lontano, ormai così vicino alla porta da poter scappare all'istante e gli rivolse un ampio sorriso.

"E' stato bello fare la tua conoscenza Yoongi. Se mai dovessi mollare la polizia fammi un fischio, potresti addirittura essere il mio tipo" Jimin lo salutò con la mano e dopo pochi secondi era sparito nel nulla. Lasciando Yoongi solo nella stanza, con le manette alle mani e un grave problema da risolvere.

Jimin si era ormai allontanato dalla centrale, era certo che nessuno l'avrebbe inseguito quella notte e aveva dalla sua la possibilità di fingersi poliziotto grazie alla giacca e poi il cappello rubati a Yoongi poco prima. La strada da percorrere non era troppa e dopo dieci minuti Jimin si trovò di fronte una vecchia macchina scassata e un ragazzo appoggiato al cofano intento a gustarsi del ramen in scatola.

"Due ore e mezzo, avresti potuto superare il tuo record e farti chiamare Jimin Manolesta" Jungkook aveva alzato lo sguardo per intercettare quello dell'amico, rimanendo sorpreso dall'abbigliamento con cui aveva deciso di presentarsi.

"Kookie, quel nome me lo sono aggiudicato di sicuro" Jimin non poté fare a meno di ridere davanti ad un Jungkook totalmente interdetto.

 

 

SPAZIO AUTRICEEE

Salve a tutti!  Prima di parlare vorrei fare alcune premesse:  So bene che Jimin tra i ragazzi regge abbastanza l'alcool, ma per la storia era necessario che si ubriacasse dopo poche birre. Inoltre il suo carattere è leggermente differente da quello che potrebbe risultare la sua "comfort zone", perciò spero che non sia risultato strano o altro.

E' la prima storia di questo genere che scrivo, quindi non assicuro che ne sia uscito qualcosa di decente ;)
Detto questo buone vacanze e alla prossima storia!

-Katae

 
  
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