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Autore: Soul Mancini    31/07/2017    5 recensioni
[STORIA GEMELLA DI "Sono come Beatrice di «Bianca come il latte, rossa come il sangue», ma non ho nessun Leo che mi tenga compagnia"! LE DUE ONE SHOTS NARRANO LA STESSA VICENDA DA DUE PUNTI DI VISTA DIFFERENTI!]
Dopo aver immaginato come sarebbe la mia situazione se avessi gravi problemi di salute, chi mi starebbe accanto e come si comporterebbe, sono tornata con una nuova domanda.
Mi sono chiesta: avrei il coraggio di restare accanto a una persona gravemente malata?
Per rispondere non ho narrato dal mio punto di vista, ma mi sono immedesimata nel famoso amico citato nella OS "Sono come Beatrice di «Bianca come il latte, rossa come il sangue», ma non ho nessun Leo che mi tenga compagnia", cercando di immaginare i suoi pensieri e i suoi comportamenti.
Così questa è una nuova versione della mia one shot, un viaggio "dall'altra parte".
Buona lettura!
- Questa storia è racchiusa in una serie che comprende due one shots, strettamente collegate tra loro. La serie si è classificata QUINTA al contest "Dall'altra parte" indetto da milla4 sul forum di EFP.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Dall'altra parte'
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ReggaeFamily

Sono come Leo di «Bianca come il latte, rossa come il sangue», e ho trovato un'anima più luminosa di Beatrice




Scendo dall'auto, afferrando la tracolla del mio bagaglio. Oggi ho una bella sorpresa per Soul, sono sicuro che le farà piacere!

In questo periodo gli impegni sono tanti: le prove con la band mi stanno assorbendo completamente e dalla prossima settimana entreremo in studio per registrare un nuovo disco. Corro da una parte all'altra, la mia Punto rossa sta chiedendo pietà e le persone che mi circondano sono preoccupate per la mia salute.

Ma, nonostante tutto, in mezzo a quel caos riesco sempre a trovare il tempo per Soul, la mia piccola amica, la più grande guerriera. Non riesco certo a farle visita tutti i giorni, ma almeno una volta a settimana devo passare; per me non è un dovere, lo faccio semplicemente perché mi va, perché fa bene sia a me che a lei.

Io la ammiro tantissimo: è una ragazza incredibilmente forte che, nonostante il male che la affligge, non ha mai smesso di lottare e di sorridere. Mi ha parlato tante volte dei suoi futuri progetti ed è determinata a realizzarli a tutti i costi.

Lei vuole stare qui, vuole vivere. E io non riesco neanche a immaginare che un corpo in cui sia contenuta una tale energia possa morire, uccidere le sue speranze. La vita scorre nelle sue vene, a prescindere dal colore del suo sangue.


Ho conosciuto Soul e Kim, due fantastiche sorelle, qualche anno fa; il nostro incontro è avvenuto quasi per caso, tramite la musica del mio gruppo, ma già dalla prima chiacchierata ci eravamo resi conto della bellissima sintonia tra noi tre. Abbiamo quindi fatto in modo di non perderci di vista e nel tempo il nostro rapporto è mutato, si è ampliato, finché non siamo diventati amici.

Non è stato semplice: le occasioni per vederci erano ben poche per via dei miei impegni, ma quando ci ritrovavamo insieme era come se non fosse passata neanche un'ora dall'ultima volta.

Mentre ci conoscevamo, abbiamo scoperto di avere la stessa passione per la musica: io sono un cantante a tempo pieno, mentre il sogno di Soul è quello di suonare la batteria – sogno che in parte ha realizzato, anche se non ha avuto la possibilità di esercitarsi come desiderava.

Poi, qualche mese fa, è arrivata la notizia.

Leucemia. Una parola che lascia una brutta sensazione a primo impatto, appena la si legge o pronuncia.

Questo era il demone che era cresciuto dentro Soul, una giovane che non ha ancora concluso le scuole superiori.

Quando mi è stato detto sono rimasto sconvolto e, con un nodo in gola, ho cercato delle informazioni su internet per capire meglio di cosa si trattasse. Certo, non ero totalmente ignorante in materia, ma volevo comunque saperne di più. Ho letto delle cose che non avrei voluto leggere.

Qualche giorno dopo mi ero precipitato da lei per supportarla e dare coraggio a Kim e a tutta la loro famiglia. Sua madre, dopo avermi preso da parte, mi aveva spiegato senza troppi giri di parole che la situazione non era delle migliori, ma che non bisognava perdere le speranze perché tutto si sarebbe potuto ancora risolvere. E io mi ero subito aggrappato a quelle parole.

Kim mi aveva poi supplicato, con la disperazione nello sguardo, di stare vicino a lei e a sua sorella; entrambe nutrivano un grande affetto nei miei confronti, e Soul in quel momento aveva bisogno della mia presenza.

E poi avevo incrociato lo sguardo di Soul, in cui non era cambiato quasi niente. È sempre stata fermamente convinta di essere più forte della malattia, quindi non si era rattristata più di tanto e continuava a ridere e scherzare come se nulla fosse.

Solo nei mesi a venire si era resa conto dell'entità del problema, quando non era più riuscita a trovare la forza per fare ciò che le piaceva.

E io ci sono sempre stato, ho sempre ascoltato i suoi sfoghi, l'ho distratta e mi sono mostrato sempre positivo. Lei, così come nessun altro, non è a conoscenza delle lacrime che a volte scivolano giù senza controllo quando penso a tutto ciò. Non sono solito piangere, ma dentro me provo emozioni di un'intensità devastante, talmente tanto che a volte non basta nemmeno la musica per portarle fuori.

Soul non se ne andrà, ne sono certo. Ma intanto non merita di soffrire in questo modo.


Conosco ormai bene questo reparto, nello specifico questo corridoio, potrei raggiungerlo anche a occhi chiusi. La stanza di Soul è la numero 7 – numero che, mi ha raccontato una volta, non sopporta. Davanti alla soglia c'è un gran viavai di parenti e amici che si accalcano per poterla salutare; io individuo subito sua madre, una donna alta e robusta, che conversa con una giovane infermiera.

Aspetto che le due finiscano il loro discorso per avvicinarmi e salutare. La donna mi sorride con riconoscenza: è un sorriso dolce, ma allo stesso tempo stanco e intriso di dolore.

Ammiro tantissimo la madre delle sorelle, dal primo momento che l'ho conosciuta mi ha dato la sensazione di essere una donna forte; solo una volta le ho visto le lacrime agli occhi, per sua figlia, e questo ai miei occhi l'ha resa ancora migliore, umana, degna di stima.

Mi dice che Soul sta abbastanza bene, le condizioni sono stabili e la cura sta facendo effetto. Tiro un sospiro di sollievo e mi lascio sfuggire un sorriso; è come se il mio cuore fosse più leggero ora.

Poco dopo facciamo il nostro ingresso nella stanza e io corro a salutare le ragazze.

Noto che la più piccola si guarda attorno e sorride dolcemente, commossa di vedere tanta gente riunita lì per lei. Il suo sorriso è luminoso e bellissimo anche se il suo viso è pallido e smunto e il suo aspetto è sfatto. Mi uccide vederla in quelle condizioni.

Faccio un breve giro di saluti tra amici, zii, cugini e nonni, che ormai si sono abituati alla mia presenza e mi accettano come fossi uno di famiglia; poi mi posiziono sulla sedia a destra del letto, il mio solito posto, dove Soul sa di potermi trovare sempre.

Grazie per esserci anche oggi” mormora Kim, che è seduta sul materasso a pochi centimetri da me, stringendomi la mano con forza.

Forse non riuscirò mai a capire cosa sta provando, nessuno comprenderà mai l'amore che queste due sorelle provano l'una nei confronti dell'altra.

Non mi devi ringraziare, lo sai! Per voi questo e altro!” ribatto senza esitazione, ricambiando la stretta e poggiandole la mano libera sulla spalla.

Intanto nessuno si è accorto della mia sorpresa, quando sono entrato nella stanza l'ho subito nascosta in un angolo. Meglio così: è una cosa esclusivamente per Kim e Soul.

Sono talmente preso dai miei pensieri che impiego qualche secondo a capire cosa sta accadendo nella stanza: la ragazzina al nostro fianco è scoppiata a piangere e tutti si sono subito preoccupati.

Io le appoggio una mano su una spalla con fare protettivo mentre sua sorella maggiore le prende una mano.

È che io non voglio abbandonarvi, non me ne voglio andare e lasciare tutto! Io amo la vita, voglio rendere felici le persone che mi amano e portare a tutti voi gioia e sorrisi! Come faccio se questa schifosa malattia mi sta uccidendo? Come faccio? Nessuno deve soffrire per causa mia, invece sta succedendo esattamente il contrario: si spezza il cuore a tutti quelli che mi vedono in queste condizioni!”

Queste sono le sue parole pronunciate tra i singhiozzi.

E per me trattenere le lacrime è quasi un'impresa impossibile: non posso accettare che lei si senta in colpa per la nostra sofferenza, non ha certo scelto lei di ammalarsi!

Devo cercare di dominare la rabbia che mi sta crescendo dentro. Ce l'ho con la vita e con le sue regole insensate.

Quasi non riesco più a stare a contatto con Soul: tutti si sono stretti attorno al letto, desiderosi di consolarla. Così circumnavigo velocemente la brandina e mi posiziono sul lato sinistro, in cui posso stare un po' più tranquillo e stringere la mano della ragazza.

In mezzo a tutte quelle voci e quei volti preoccupati, lei solleva lo sguardo nella mia direzione in cerca di sicurezza. Mi sento morire; non credo di essere bravo in queste cose, vorrei tanto trasmetterle tutta la forza di cui ha bisogno!

Sento la necessità di dire qualcosa, quello che da sempre penso.

Ricordati che, qualunque sia l'epilogo di questa storia, tu nel mondo hai compiuto la tua missione e hai raggiunto il tuo obiettivo. Hai lasciato un segno indelebile nel cuore di chi ti ha conosciuto, sei stata forza e positività pura. Ti ricorderemo sempre come un angelo luminoso.” E la stringo in un abbraccio, profondamente commosso.

Penso davvero ogni singola parola. Soul non è una ragazza qualunque, è un angelo. Raramente ho conosciuto persone forti e coraggiose come lei; ha insegnato a tutti noi a sorridere e il suo ricordo non andrà mai perso, in ogni caso.

E io spero che continui a illuminare il mondo.

Kim intanto le fa notare che non tutto è perduto, che ci sono dei miglioramenti e noi tutti confidiamo in essi.

Già, ogni tanto bisogna farlo presente alla piccola Soul. Non è la prima volta che la vedo perdersi d'animo.

Dopo qualche minuto sembra star meglio; ma come potrebbe essere altrimenti, in mezzo al calore e alle coccole di tutte quelle persone?


Ho una sorpresa per voi, ragazze!” annuncio con entusiasmo.

Lo so, ormai è tardi, l'orario delle visite si è concluso e se ne stanno andando tutti, ma non mi importa: oggi mi intratterrò un po' più del solito, finché gli infermieri non mi butteranno fuori.

Nella stanza ci siamo solo io, Soul e Kim; tutti gli altri sono fuori che si accingono a lasciare l'ospedale o a intrattenersi ancora un po' insieme, con medici e infermieri.

Sorpresa?” domanda subito la più piccola, curiosa.

Mi stupisce la sua vitalità e il suo entusiasmo anche dopo l'ora trascorsa tra mille discorsi, risate e lacrime.

Porto fuori la mia chitarra acustica e la mostro alle ragazze con fierezza.

Vuoi suonare?!” esclama Kim con gli occhi che brillano.

Esatto! Perché se Soul non può andare al concerto, il concerto viene da Soul!” confermo con un sorriso, prendendo posto sul bordo del materasso e imbracciando lo strumento.

Uh, io ti adoro!” esclama lei felice, allungando una mano per poggiarla sul mio braccio.

Soul era abituata ad assistere a un sacco di concerti, tra cui quelli della mia band; da quando è costretta a letto questo le manca, i concerti sono sempre stati una sua grande passione.

Quindi mi sembra giusto che continui a coltivarla.

Che canzone vi canto?” domando, controllando che la chitarra sia correttamente accordata.

Quello che vuoi tu! Anzi, la mia canzone preferita, quella che dal vivo non fai mai!”

Capisco subito di cosa sta parlando: è un brano che ho registrato da solo, con il solo supporto della chitarra. È vero, durante i concerti non la suono mai, ma le sorelle mi hanno ripetuto più volte che sentirla dal vivo è un loro sogno.

E va bene, ma non vi assicuro niente, potrei avere vuoti di memoria per il testo...”

Non ti preoccupare, te lo suggeriamo noi!” scherza Kim con un occhiolino.

Prendo fiato e ripasso mentalmente le parole che devo cantare e gli accordi che devo suonare. È da un po' che non la provo, ma voglio ugualmente dare il meglio per il mio pubblico speciale.

Così mi lascio trasportare dalle note di quel brano che ho scritto anni fa, senza però farmi sfuggire le reazioni di Kim e Soul: entrambe sorridono e il loro sguardo trasmette allegria.

La più piccola è così luminosa! È come se la musica la stesse alleggerendo dal suo peso, stesse alleviando la sua stanchezza e curando tutte le sue ferite. Forse basta questo per combattere la leucemia, per salvare la sua anima.

Nel ritornello altre due voci si uniscono alla mia; due voci tremanti e a volte insicure, ma di una dolcezza unica. E così ha inizio un concerto tutto nostro, fatto di parole mancate, note sbagliate ed emozioni incredibilmente giuste.

L'occhio mi cade su un oggetto abbandonato a terra: è un libro, e io so benissimo che storia narra e cosa rappresenta per Soul.

Si tratta di Bianca come il latte, rossa come il sangue: è la storia di Leo, un ragazzo come tanti, che si innamora di Beatrice, una dolce giovane amata da tutti. Lei però si ammala dello stesso male di Soul, e solo allora i due riusciranno a stringere amicizia; Leo le terrà compagnia per tutto il periodo della malattia, finché la leucemia non prende il sopravvento.

Soul deve averlo scaraventato a terra in preda al nervosismo. Come qualche volta mi ha confidato nei momenti di sconforto, si sente presa in giro da quel libro: non sopporta che Beatrice fosse considerata da tutti una stella, che avesse affrontato con coraggio quel brutto periodo e che abbia avuto Leo al suo fianco che l'amava e le teneva compagnia ogni giorno. Invidia Beatrice perché era così bella, sostiene che lei riesce solo a fare schifo.

Magari non sono un suo coetaneo come lo era Leo per Beatrice, forse sono solo un amico, forse ho una vita incasinata e non riesco a esserci sempre, ma io per lei voglio essere quella figura di riferimento su cui può sempre contare. La amo, anche se non in quel senso, e glielo voglio dimostrare.

Sollevo lo sguardo su di lei e la osservo mentre canticchia, tenendo il tempo con la mano sul comodino accanto al letto, come ogni bravo batterista che si rispetti. E non è vero che riesce solo a fare schifo, è bellissima.

Sono come Leo di Bianca come il latte, rossa come il sangue, e ho trovato un'anima più luminosa di Beatrice.



° ° ° ° °


Ciao a tutti! ^^

Chi se lo sarebbe mai aspettato che avrei disseppellito la mia vecchia one shot introspettiva per scrivere nuovamente di questa situazione, di questi personaggi? Sapete, quello era stato un colpo di ispirazione momentaneo e non ero neanche soddisfatta del risultato; tuttavia non l'ho cancellata da EFP e quando ho trovato il contest della fantastica milla, ho deciso di farla rivivere un po', se così si può dire, dandole una versione alternativa.

Lo scopo del contest, come già detto, è quello di stravolgere la storia e passare dall'altra patte, mantenendo quell'idea ma raccontandola sotto un altro punto di vista. Ecco, io quindi mi sono posta la domanda opposta a quella precedente: starei accanto a qualcuno che ha dei problemi davvero seri?

Per rispondere mi sono servita di un personaggio dell'altra one shot, il mio amico (grazie amico, anche se non lo sai sei sempre fonte di ispirazione :D), e ho cercato di immaginare cosa farebbe, cosa penserebbe e come si comporterebbe!

Questa è stata una bellissima esperienza e devo ringraziare in particolare due persone: milla4, che ha indetto questo contest, e Never_Something, che in una recensione all'altra storia mi ha dato lo spunto per passare “dall'altra parte”, pormi la domanda contraria. Grazie *-*

E grazie anche a chi ha avuto il coraggio di arrivare fino a qui, mi rendo conto che non dev'essere stata una lettura facile... ma spero vi sia comunque piaciuta :3

Soul ♥



   
 
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