Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: sgtsniper1    31/07/2017    2 recensioni
sto cercando di rimediare al problema che il primo post presentava: il testo ad un certo punto diventa blu e i dialoghi mancano, speriamo che questa volta vada meglio, copio/incollo l'introduzione fatta nel primo post.
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In realtà questa parte scritta da me si basa sull'ultimo capitolo di Tyrion scritto nella serie di romanzi de "Il Trono di Spade", che si discosta dalla serie.
E' una scena che mi sono immaginato parecchie volte, Tyrion si trova a Mereen, più o meno dove il romanzo lo aveva lasciato, ma sta sognando, un fantasma è venuto a trovarlo nei suoi sogni, assumendo però una forma diversa, a voi lascio il resto della lettura.
Non ho mai scritto bene, anzi faccio piuttosto schifo a scrivere, ma ho voluto improvvisarmi scrittore di questo piccolo racconto giusto per il gusto di farlo, non mi aspetto quindi delle opinioni positive, l'ho scritto solo perché ne avevo voglia.
Spero comunque che almeno l'idea vi interessi.
Ciao a tutti!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tyrion Lannister, Tywin Lannister
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Tyrion si svegliò con un sussulto.
-Dove mi trovo?- Disse sussurrando. Quel posto gli era familiare; anche se era troppo buio capì che non assomigliava neanche lontanamente a Mereen. Mancava il caldo e mancava la sabbia, ma soprattutto mancavano la sete e le labbra screpolate.
-Penny? Ser Mormont?- Nessuno rispose, in compenso lo fece soltanto un gran mal di testa, insieme ad un senso di dolore che non sentiva da tempo, la ferita sul naso gli bruciava come la prima volta che si era svegliato dopo la battaglia delle acque nere, ed era da molto tempo che non lo faceva. Era sdraiato su un letto troppo comodo, adatto più ad un Primo Cavaliere che ad uno schiavo di Mereen.
-Svegliati- Disse una voce severa, dura, irritante alle orecchie di Tyrion poiché era stato costretto fin dalla tenera età a sopportarla: -Hai dormito anche troppo-. La voce si avvicinò: -Sei ad Approdo del Re, nella Torre del Primo Cavaliere.- Tyrion si aspettava di vedere suo padre, ma ciò che vide fu tutt'altro. La figura che vide indossava un' armatura rossa, tipica dei lannister, ma al posto del classico mantello, ne portava uno verde scuro, su cui era ricamato il cervo rampante dei Baratheon. -Chi sei?- L'armatura si girò, e rivelò un ragazzo dai capelli neri, lunghi abbastanza da arrivare alle spalle, ma legati a coda di cavallo, con occhi azzurro scuro tendente al blu. Aveva sulla faccia una barba nera mal colta e delle labbra sottili come delle lame, che sembrava non sorridessero da tanto tempo. Sembrava piuttosto basso, e l'armatura gli andava larga, chiaramente mal proporzionata alla sua altezza; ma ciò che non aveva in altezza aveva in larghezza; Aveva infatti muscoli scolpiti e delle spalle decisamente larghe. Il ragazzo non poteva avere più di sedici anni, ma nonostante ciò sembrava leggermente più vecchio per via dei lineamenti duri sul viso. Il giovane non si scompose, semplicemente posò il bicchiere di vino sul tavolino vicino alla finestra e disse: -Non ha importanza, penso che tu l'abbia già capito comunque.-
Si rigirò a guardare la finestra.
Tyrion adesso non era sorpreso, era irritato: aveva capito la situazione in cui si trovava, stava sognando. Pensava di essersi liberato di quel mostro che era costretto a chiamare "Padre" sino a poco prima di fuggire da Approdo del Re, invece quel mostro sembrava non volesse cedere, sembrava che si divertisse a tormentarlo pure da morto. L'irritazione prese voce: -Che cosa vuoi?- disse Tyrion.
-Volevo vedere quanto ci avreste messo tu ed i tuoi fratelli a rovinare la nostra casata.-
-E..?-
-Non mi avete deluso, anzi, ci avete messo meno di quanto pensassi.-
In quel momento Tyrion ripensò con un sogghigno alla notte in cui assassinò suo padre, alla soddisfazione provata per avergli infilato due dardi di balestra mentre era seduto sul cesso, e all'aver pensato che alla fine nemmeno Lord Tywin era riuscito a sfuggire all'umiliazione della morte.
 Il ragazzo prese il bicchiere in mano e si rigirò con lo sguardo fisso su Tyrion, sembrava aver letto nei suoi pensieri: si avvicinò lentamente, mostrando la fierezza e la calma che ha un leone mentre si avvicina alla preda ormai spacciata; Il ghigno di Tyrion scomparve sempre di più ad ogni maledetto passo di quella chiassosa armatura. Ogni volta che la suola di ferro si poggiava sul pavimento quell' armatura troppo largha faceva un rumore assordante simile a cento spade che si incrociano durante una battaglia. Tyrion aveva visto e subìto quella scena troppe volte, ed ogni volta si scioglieva nella vergnogna e nella paura come un bambino: quando qualcuno mancava di rispetto a Lord Tywin, il leone si avvicinava con uno sguardo che non aveva bisogno di essere descritto, non diceva nemmeno una parola, semplicemente si avvicinava senza scomporsi: sarebbe stato inutile cercare di dirne una, il suo sguardo era più che sufficiente. Il giovane si ritrovo sulle sponde del letto di Tyrion. Si fece coraggio, e cerco di ripetere la domanda:
-Perché sei qui?-
Il leone sorseggiò un pò di vino e disse:
-La nostra casata è morta. Voi tre figli miei; nonostante abbiate avuto il pregio di condividere il mio sangue ed il sangue di Lann l'Astuto, non siete stati in grado di mandare avanti l'onore della nostra famiglia, anzi, l'avete fatta a pezzi, avete utilizzato il nostro nome per i vostri egoismi: avete frantumato i lannister; e senza di me, ora tutto è perduto, o quasi.-
-Cosa intendi dire?-
Questa volta il ragazzo si concesse l'ombra di un sorriso; si diresse verso la finestra e puntò lo sguardo all'esterno.
-C'è ancora una possibilità: un figlio di contadini che nasconde un segreto; è riuscito a procurarsi un piccolo esercito utilizzando la sua fama, il suo carisma e la sua innata abilità con la spada. Quel figlio di nessuno è l'ultima occasione che abbiamo per riportare in auge parte della nostra nobiltà e del nostro onore.- Tyrion era stranito; perché suo padre avrebbe dovurto dire una cosa del genere al figlio peggio riuscito della casata? quel pensiero prese voce:
-Perché lo stai dicendo a me?-
Fu a quel punto che il ragazzo sembrò perdere la pazienza:
-A chi avrei dovuto dirlo secondo te? a quella stolta di tua sorella, che ha tentato di ammazzarlo in tutti i modi? O forse a tuo fratello, la cui unica preoccupazione è imparare ad utilizzare la spada con la mano che ancora gli rimane?-
Tyrion sussultò: il giovane era diventato paonazzo, rosso come il vino che stava tenendo in mano. In un attimo il ragazzo capì lo sguardo di Tyrion, bevve perciò un altro sorso di vino ed il tono della sua voce questa volta mutò, diventando sempre più rassegnata:
-Ti ho sempre disprezzato, ho sempre fatto in modo di utilizzarti il meno possibile perché sei sempre stato un peso per me, sei sempre stato una maledizione che ho dovuto sopportare e che alla fine mi ha ucciso. Mi hai ucciso due volte Tyrion, la prima volta è stata quando sei nato, la seconda è stata quando hai deciso di umiliarmi sparandomi nel bagno. Speravo che questa maledizione si spezzasse una volta morto, invece mi trovo costretto a chiederti un ultimo favore.-
-Quale sarebbe?- Disse Tyrion con rabbia ed umiliazione.
-Salva il ragazzo. Daenerys non riesce a controllare tre citta e pretende di regnare su una terra che nemmeno ricorda di aver mai visto. Questo ragazzo invece conosce questa gente, conosce il significato di nobiltà ed è l'ultima speranza concessa alla nostra casata di rimanere in piedi.-
A quel punto ci un momento di pausa.
Tyrion si tolse la coperta, scese goffamente dal letto e si avvicinò barcollando al tavolo su cui era appoggiata la caraffa di vino; prese un bicchiere e se ne versò un pò, ma la voglia di bere quella notte non c'era, soprattutto a causa del dolore lancinante alla testa, pensò quindi di essersi versato il vino solo perché in quel momento non sapeva come comportarsi. Alla fine rispose con un secco cenno del capo. Sicuro che il padre avesse notato il gesto anche senza voltarsi.
-Molto bene.- Disse il Leone: -Vedi di non deludermi anche stavolta.-
Ci fu quindi un secondo ed interminabile momento di pausa. Alla fine Tyrion mostrò un secondo sorriso e fece la fatidica domanda:
-Che fine ha fatto Joffrey?-
Tywin rimase impassibile mentre rispondeva:
-Non l'ho più rivisto dal giorno del suo matrimonio. Forse è stato meglio così, non gli è mai importato nulla della sua famiglia, esattamente come sua madre.-
Ora sparisci, non abbiamo più nulla da dirci, ti ho già detto tutto. Vattene.-
A Tyrion la voglia di bere a questo punto tornò di colpo. Bevve tutto il bicchiere in due sorsate e si diresse verso la porta.
-Un'ultima cosa.- disse il giovane: -Ricordati che un leone non si lascia intimidire dalle pecore, anzi, è proprio davanti ad esse che ha l'occasione di mostrare la sua forza. Di far sentire il proprio ruggito.  Addio.- Il nano si voltò e si avvicinò alla porta e con la piccola mano pelosa raggiunse il pomello della porta e la aprì.
Fu a quel punto che Tyrion si svegliò.
   
 
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