Fratello
L'agente del psb si trovava un anonimo cimitero alla periferia di Tokyo munito di occhiali da sole e cappellino per rendere difficile la sua identificazione.
Aveva le mani dentro le tasche dei jeans, il capo chino e guardava una lapide con l'espressione irritata.
Non avevano ancora sistemato la targhetta. Incompetenti.
Si umettò le labbra e deglutì sentendo un nodo alla gola.
<< Eh Scotch... alla fine l'ho trovata >> iniziò a dire incerto, cercando di scegliere le parole adatte.
<< Avrei tanto voluto presentartela, fartela conoscere per quello che è. E non come profilo di una traditrice da ricercare >>
Fece una pausa sospirando con amarezza.
<< Ma questo non sarà possibile... >>
Rei si chinò poggiando un girasole sulla lapide, con un nome falso inciso.
Mise una mano davanti la bocca continuando a parlare a bassa voce guardando il terreno poiché non c'era nemmeno una foto a rendere omaggio alla sua memoria.
Proprio come un fantasma.
Scosse la testa scacciando dei brutti ricordi, non era quello il momento di riportarli a galla.
Bensì preferì immaginarsi il suo sguardo di disapprovazione se avesse potuto udire le sue parole.
<< Non avevo intenzione di provare certi sentimenti per lei. Non era previsto.
Volevo solo saperla in salvo, al sicuro. Volevo che stesse bene.
Ma poi ho iniziato a passare del tempo con lei... Se la sentissi parlare, fa uscire fuori di testa! >>
Ridacchiò ripensando alle frecciatine che gli tirava quando erano a lavoro.
<< È caparbia, scontrosa e ha sempre ragione... Ti sarebbe piaciuta >>
Gli scappò un sorriso.
<< Avevi ragione... >>
Quattro
anni prima, in un anonimo bar di periferia...
<< A te piacciono le stronze >>
Bourbon prese il boccale di birra in mano.
<< Ma che dici? L'ultima cosa che mi serve è la compagnia di qualche donna insopportabile. O meglio un'altra donna insopportabile >>
Scotch si accese una sigaretta.
<< Non ho detto insopportabile io >>
<< E che intendevi con “stronza”? >>
<< Una tipa tosta. Una con un carattere deciso, che sappia tenerti testa insomma >>
Bourbon scosse la testa ridacchiando in modo scettico.
<< Ma fammi il favore... >>
L'uomo rise in modo pacato.
<< Tu prima o poi perderai la testa per una stronza. Te lo dico io >>
<< A te piacciono le stronze >>
Bourbon prese il boccale di birra in mano.
<< Ma che dici? L'ultima cosa che mi serve è la compagnia di qualche donna insopportabile. O meglio un'altra donna insopportabile >>
Scotch si accese una sigaretta.
<< Non ho detto insopportabile io >>
<< E che intendevi con “stronza”? >>
<< Una tipa tosta. Una con un carattere deciso, che sappia tenerti testa insomma >>
Bourbon scosse la testa ridacchiando in modo scettico.
<< Ma fammi il favore... >>
L'uomo rise in modo pacato.
<< Tu prima o poi perderai la testa per una stronza. Te lo dico io >>
Gli venne da ridere ripensando a quella bevuta al bar.
<< Me lo ripetevi sempre.
Mi conoscevi bene.
Io invece non avevo capito fino in fondo il tuo modo di ragionare >>
La sua espressione si rabbuiò.
<< Ti sei sacrificato per proteggere tutti. Per proteggere me.
E io ho passato anni a dare la colpa a chi in realtà ti voleva salvare >>
Si sedette per terra incrociando le gambe, proprio come si farebbe se si parlasse al parco con un vecchio amico.
<< Provo ancora del rancore nei suoi confronti. Un sentimento un po' irrazionale dato che adesso conosco la verità... ma non posso farne a meno.
Forse è l'unico modo che ho per affrontare la verità.
Odiare lui significa … >>
Si morse l'interno guancia cercando di scacciare quel pensiero.
Perché se ci pensava troppo, se si soffermava a pensare che era stata tutta colpa sua, gli venivano alla mente pensieri troppo brutti.
Come detective sapeva che non era un atteggiamento giusto, ma era l'unico modo per continuare ad affrontare quella situazione.
Forse col tempo avrebbe smesso di odiarlo senza conseguenze.
Ma al momento la ferita sanguinava ancora.
Portò una mano davanti agli occhi vergognandosi come un bambino per non essere in grado di gestirla meglio di così.
<< Sono stanco di tutto questo odio.
Sono stanco delle menzogne, sono stanco di tutto questo marcio che continuo a cercare di eliminare >>
Si passò una mano dietro la nuca.
<< Avrei tanto bisogno di una tua parola di conforto... >> Si grattò dietro la nuca sorridendo imbarazzato << Goumen. Non sono granché di compagnia oggi. Ne? >>
Si mise in piedi e poggiò una mano sulla fredda lapide.
<<
Ti porto nel cuore amico mio. Fratello.
Adesso
devo andare. Ma ti verrò a trovare ancora >>
Deglutì e chiuse gli occhi.
<< E comunque buon compleanno >>
*
Stava aprendo la porta di casa sua quando vide il bordo di una busta sbucare da sotto la porta.
La aprì ed aggrottò le sopracciglia.
Dopo
aver appreso che non sei a lavoro ti ho cercato ovunque...
Assottigliò lo sguardo domandandosi chi potesse essere il mittente. Girò il biglietto e notò che non era firmato.
Possibile fosse...? Naaa non era da lei mettersi a cercarlo.
Non solo per via del suo carattere ma soprattutto perché sapeva che spesso lui doveva sparire senza lasciare alcun preavviso.
Incuriosito continuò a leggere.
Sei
di cattivo umore da qualche giorno e... non so … ho come
l'impressione che non dipenda dal lavoro.
Alzò un sopracciglio deducendo che doveva essere proprio lei. Incredibile.
Non pensava che il suo cattivo umore fosse così evidente. Era sempre stato molto bravo a mascherare ciò che gli passava per la testa.
Inoltre non pensava che la ragazza fosse tipo da scrivergli un biglietto.
Non
pretendo che tu mi dica quello che ti passa per la testa …
Chinò il capo e spalancò gli occhi non sapendo cosa aspettarsi nella frase successiva.
… sappi
solo che
quell'espressione non ti dona affatto. Femminuccia.
quell'espressione non ti dona affatto. Femminuccia.
Dopo la delusione iniziale Rei non poté fare a meno di sorridere.
Che... stronza.
Entrò in casa e andò nel balcone mettendosi a fissare il panorama serale.
Come parole di conforto non erano certo il massimo ma conoscendo la mittente erano più che sufficienti.
Scotch... ho adorato immediatamente quel barbettino. (Ovviamente mi affeziono a personaggi che hanno fatto una brutta fine... un classico)
Ho immaginato che l'identità dell'agente fosse ancora celata, nonostante le richieste dell'ufficiale PSB.
Avrei tanto voluto usare il suo vero nome e non quello in codice, ma purtroppo Gosho non mi ha ancora fatto la grazia.
Spero vi sia piaciuto questo capitoletto. Grazie a tutti.
Baci.
Violetta_