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Autore: Lupe M Reyes    31/07/2017    4 recensioni
A Blair piace fare i turni di notte alla biblioteca dell'Arca. Fino alla sera in cui il Cancelliere Jaha non si presenta alla sua porta... Per impedirgli di inviare sulla Terra John Murphy, Blair cede al ricatto e contribuisce al progetto sui Cento. Ma l'incontro con Bellamy Blake cambierà ogni equilibrio. Fino al giorno in cui non diventerà lei stessa la persona numero 101 a raggiungere la Terra.
[Arco temporale: prima stagione]
Personaggi principali: Blair (personaggio nuovo), Murphy, Bellamy, Raven, Clarke, Jaha
Personaggi secondari: Finn, Octavia, Kane, Abby, Sinclair, Jasper, Monty
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, John Murphy, Raven Reyes
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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IL MECCANICO
 
Non ho mai incontrato una ragazza tanto bella.
È vestita come una fuggiasca scampata da un incendio; è lurida, stropicciata, struccata, con la coda di cavallo legata alla bell'e meglio, ed è comunque meravigliosa. Ha occhi giganteschi, castani, sopracciglia folte, definitissime. Pelle di porcellana ambrata, nere ciglia infinite… Spalle larghe, fianchi sottili, braccia asciutte e muscolose, come le gambe. Io nemmeno se passassi ventiquattr’ore filate al Centro Estetico e mi rifacessero da capo a piedi con una mano di stucco potrei essere degna di pulirle le scarpe. Sto sperando che sia almeno stupida.
“È il più giovane cadetto meccanico della storia dell’Arca.”
Grazie Bellamy, sei di supporto.
Mentre parliamo, la bambola non smette per un attimo di lavorare. Lavorare a cosa, non mi è chiaro. Distinguo bulloni,  frese e una montagna di metallo; una saldatrice, una cassetta degli attrezzi e il più grande computer io abbia mai visto, che continua imperterrito ad inviare messaggi ed eseguire calcoli a venti cifre. Lo schermo viene proiettato sulla parete al nostro fianco, due metri per tre.
Lei si è presentata senza porgermi la mano, ha ritenuto sufficiente un cenno del capo e la descrizione che Bellamy ha fatto per lei.
Afferra uno strumento che non so identificare e inizia a farci cose che non so descrivere; sta facendo un rumore assordante, che regala a me e a Bellamy un minuto di privacy anche senza allontanarci di un passo.
“Raven è la migliore. Se c’è qualcuno che può aiutarci, quella è lei.”
“Le hai raccontato tutto?”,
chiedo, rigida come i pezzi di lamiera che ci circondano.
“Lei ha il ragazzo, tra i Cento.”
Il rumore si interrompe e noi con lui.
“Finn non è il mio ragazzo, Finn è la mia famiglia.”,
lo corregge lei, avvicinandosi.
Non ripone l’aggeggio, continua a tenerlo in mano mentre ci guarda, soppesandoci. Non avevamo davvero della privacy.
Mi fissa, più a lungo di quanto riesca a sopportare senza iniziare a sentire caldo alle guance.
“Di me ti puoi fidare.”,
dice, il che dovrebbe suonare rassicurante, non fosse che me l’ha detto abbaiando. Continua:
“Tu chi sei?”
“Mi chiamo Blair.”
“Sì, me lo hai detto. Ma chi sei?”
Esito.
“La bibliotecaria.”,
mormoro, e Bellamy si schiarisce la voce al posto mio.
“Ma sono la più giovane cadetto bibiliotecaria della storia dell’Arca!”,
cinguetto, nella speranza di alleggerire la tensione. Bellamy dissimula un sorriso guardando verso il soffitto. Raven non fa una piega.
Le persone di bell’aspetto mi hanno sempre messo in soggezione. Infatti con Jaha mi sono comportata da imbecille e a Bellamy invece riesco a tenere testa. Fintanto che resta dall’altro lato della stanza, porta le maniche lunghe e un cappello e non muove le mani, non parla, non mi guarda negli occhi e…
“Quindi tu sei una bibliotecaria.”,
ripete Raven, aspettando un mio cenno di assenso, che non tarda ad arrivare. Si volta in direzione di Bellamy e giuro che riesco a leggerle nel pensiero quando formula la domanda Cosa ce ne facciamo di una bibliotecaria?, che è un po’ quello che inizio a chiedermi anche io da qualche giorno a questa parte.
La ragazza giocherella con quella specie di arma a combustione che tiene tra le mani. Poi prende dal tavolo una visiera integrale e la indossa, allontandosi.
Io resto accanto a Bellamy, ad osservarla da lontano. Mentre lo faccio, non posso fare a meno di pensare che è il tipo di ragazza di cui John si innamorerebbe in trenta secondi. Mi accorgo che sto digrignando i denti solo quando inizia a farmi male la mascella.
Mi rivolgo a Bellamy più bruscamente di quanto vorrei:
“Dimmi che è l’unica persona con cui hai parlato.”,
sillabo, trattenendo la voce per non tradire il fastidio che provo.
Lui mi guarda.
“Certo.”,
dice, semplicemente. Lo dice come io direi “John”, se mi chiedesse cosa mi spinge ad essere qui, a scavalcare qualsiasi limite io abbia mai tracciato crescendo. Come un’ovvietà disarmante.
Ma io insisto, devo insistere:
“Ne va della mia vita. Ne sei consapevole?”
Lui non si innervosisce, e ripete:
“Certo.”, più dolcemente.
Restiamo qualche secondo occhi negli occhi, fissandoci dalle nostre altezze sfalsate. Prima di tornare a parlare, lui accosta le labbra al mio orecchio. Inclino la testa e non so bene se sto allontanando la mia bocca dalla sua o porgendo il collo per i suoi denti.
“Se ne ho parlato con lei è perché ci serve. E mi fido ciecamente di Raven. Vedrai, all’inizio fa la dura, ma si rivelerà la migliore delle risorse e ti verrà voglia di averla come amica.”
Lancio un’occhiata al nostro argomento di conversazione, di nuovo immersa nel lavoro, nascosta dalla visiera. Faccio fatica a credere alle parole di Bellamy ma decido di non replicare. Non credo di essere il genere di persona che Raven possa decidere di frequentare. Mi chiedo invece se tra loro due non sia mai successo qualcosa. Ricomincio a masticarmi l’unghia del pollice.
Lui prosegue:
“E ricorda che ne va della vita di tutti noi.”,
precisa, e so che pensa ad Octavia. Lo so perché il suo viso si contrae e qualcosa nelle sue pupille inizia a bruciare. Mi perdo nel carbone dei suoi occhi, come mi perdo tra le righe di una storia. Lo sfondo si sfoca e gradualmente restano a fuoco soltanto le sue iridi d’ombra. 
Mi sto affidando a due perfetti estranei, sto mettendo la mia esistenza – e quella di John – nelle mani di questo tizio alto e militaresco e di una specie di dea della meccanica senza opporre la resistenza che dovrei. Razionalmente, so che dovrei rallentare. Ma Bellamy Blake mi guarda e mi porta altrove, in un posto dove ha senso qualsiasi cosa io possa fare per salvare John, anche la più pericolosa, anche la più assurda. Bellamy mi guarda e mi dice che ce la facciamo. Mi guarda e mi dice che non abbiamo davvero una scelta: amarli ci ha resi responsabili.
“Ok, da dove cominciamo?”,
urla Raven dall’altro fondo della sala. Si è tolta le guarnizioni, la maschera e gli scarponi anti infortunio. Ha mollato il lavoro e freme per avere qualcos’altro per le mani.
"Ma sei un ingegniere o un meccanico?"
"Devo scegliere uno dei due?"
Stiamo tutti sudando, la temperatura nel laboratorio è micidiale. Mi stacco la maglietta dalla pancia pizzicandola con due dita. Mi si incolla di nuovo all’epidermide appena torna ad abbassarsi. Ammiro l’effetto dell’afa sulla pelle di Bellamy, che riluce sotto il neon, umida, calda.
“Allora, ragazzi? Solo dodici giorni!”,
ci ricorda Raven, sollevando le braccia.
Sposto lo sguardo dal viso elettrico di lei agli occhi di Bellamy, che mi aspettavano. Smetto di mangiarmi le unghie.
Pronta?
No.
Sì che sei pronta. Un passo alla volta.
Tu sei pronto?
No. Ma ce la facciamo.
Lui si dirige deciso verso Raven, dando per scontato che io lo segua. Quando si rende conto che non mi sono mossa di un millimetro, sospira.
Lo esaspero. Ogni volta che tentenno o faccio obiezioni o mi comporto da persona razionale lui si sente rallentare e sbuffa. Allora sbuffo anche io, tanto per ricordargli che non siamo tutti soldati in borghese che vanno matti per la lotta armata e che muoversi a ritmi diversi non vuol dire per forza che la tartaruga sia la bestia da biasimare. Dice un passo alla volta, ma poi pretende che io corra al suo fianco. Mi manca la cedevolezza rilassata di John. Con lui potevo essere me stessa, sempre. Bellamy pretende che io sia migliore di ciò che sono, ogni minuto di ogni giorno. 
Ci scambiamo un’ultima occhiata tesa. Poi senza dire altro raggiungiamo Raven e ci mettiamo al lavoro, stando attenti a mantenere sempre almeno un metro e mezzo di distanza tra di noi. 


****
31/07/17
Prossimo aggiornamento molto più veloce, promesso!
A presto, presto, presto
LRM
   
 
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