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Autore: Zappa    31/07/2017    13 recensioni
Storia vincitrice del terzo posto al contest Music Volume is OVER 8000! indetto da nuvolenere_dna sul forum di Efp
Storia vincitrice del primo posto al contest "Perché le tue canzoni vivranno sempre in noi" indetto in onore di Chester Benningtion da EleCorti sul forum di Efp
Non ci sono scelte nel gioco.
O vivi, con la speranza di una ricompensa; o muori; e un altro prenda il tuo posto, calpesti il tuo nome e lo getti pure nella vergogna, perché nessuno si cura della polvere.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Freezer, Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Nickname su Efp: Zappa;

Nickname su Forum: Whatzapp;

Titolo: Il Gioco dell’Arena;

Personaggi principali: Vegeta, Freezer;

Traccia scelta: 7, Linkin Park, Points of Authority.


Angolo dell’autrice:

Sono tornata e finalmente aggiorno anche io con la mia storia, per la gioia di Ssjd che, ormai, mi odia profondamente.

Spero che la lettura sia di vostro gradimento e, se vi piacerà, che mi lasciate un commento.

Colgo l’occasione per fare gli auguri a tutti i partecipanti e per ringraziare la giudice che ha indetto questo bellissimo contest!

Grazie a tutti!




You love the way I look at you (Tu adori il modo in cui ti guardo)
While taking pleasure in the awful things you put me through (
Mentre provi piacere per le cose orribili che mi fai passare)
You take away if I give in (
Tu guadagni se io mi arrendo)
My life, my pride, is broken (
La mia vita, il mio orgoglio, sono spezzati)
You like to think you're never wrong (
Ti piace pensare di non sbagliare mai)
You have to act like you're someone (
Ti comporti come se fossi qualcuno di importante)
You want someone to hurt like you (
Vuoi qualcuno da ferire come te)
You want to share what you've been through (
Vuoi condividere ciò che hai passato)



Il pianeta di ghiaccio è come l'anima di un mostro.

Freddo, nero e triste, rappresenta la roccaforte più serrata dell'Impero e la culla del potere, da cui si estende la rete di controllo che circonda la grande Galassia Settentrionale.

Costruito su ghiaccio e sangue, l'immenso palazzo imperiale si estende per chilometri e chilometri sulla superficie scabra e sterile del suo mondo, colorato di freddo, come l’inverno più intenso.

Un labirinto di corridoi, stanze e piani si innalza sotto un cielo plumbeo quanto fumo e, come una prosperosa danzatrice del ventre, la reggia schiude le sue alte mura ai sudditi dell’Impero e ai guerrieri che, da ogni parte dell’universo, vi giungono.

Da secoli, non scorre segreto sulle labbra di ogni uomo, donna e bambino, che non sia più raccapricciante del mistero della fortezza: al crepuscolo di ogni giorno, nel palazzo, si narra che si manifestino le anime di guerrieri passati che, arrivati un tempo, hanno trovato prigione al suo interno, quando la morte li ha raccolti.


In seno alla reggia, nel freddo cuore creato dal suo re, infatti, sorge il campo di battaglia dell'Imperatore.

L'arena dei guerrieri, il luogo più sacro ai soldati, costruito sul sudore e sulle lacrime di chi è stato immolato: il luogo padre dei combattenti che, alla loro vittoria, vengono consacrati all'impero.

L’arena è il gioco dell’Imperatore.

La sfida più importante nella vita di un soldato, la sfida che conduce alla morte o alla vittoria.

Il sangue o la vita.

La rena ocra è segnata da milioni di passi, accalcati, veloci, strisciati e fermi, di milioni di guerrieri che si sono inginocchiati per combattere per il loro signore.

Ora, è il tuo turno.


Ti sembra di avvertirlo, il cuore pulsante di Freezer, che rimbomba e cadenza il soffio di vita di ogni essere.

Nell’anticamera, senti già il tuo corpo vibrare, in attesa dell’incontro, in un moto di magnifica forza. Il muro si crepa sotto i tuoi pugni e, come animale ingabbiato, ansimi. Le bende si fanno più strette attorno ai polsi e l’armatura pare graffiare la pelle.

L’arena ti aspetta, aspetta il tuo sangue, aspetta il tuo cadavere; l’Imperatore ti aspetta.

Freezer vuole testare il tuo potenziale e ti attenderà, seduto al suo trono.

Stiri gli ultimi muscoli e scaldi ancora le gambe, con flessioni scattanti, quando, la folla ti invoca.

I tuoi passi si fanno più lievi davanti al clamore del pubblico e socchiudi gli occhi, in attesa della concentrazione.

Non ci sono scelte nel gioco.

O vivi, con la speranza di una ricompensa; o muori; e un altro prenda il tuo posto, calpesti il tuo nome e lo getti pure nella vergogna, perché nessuno si cura della polvere.


È il tumulto della calca che ti prende dritto al cuore: urla di incitamento, grida di battaglia colorano l'aria.

Stringi ancora di più le bende attorno al polso e ti muovi nelle ultime torsioni, mentre la folla continua a chiamare, sempre più concitata.

Sei fiamma pronta a bruciare: tutto quello che i tuoi occhi hanno visto e imparato sul campo di battaglia sarà consacrato sul ring e davanti all'Impero.

Un respiro.

<< Sei pronto, Vegeta? >>

Sei pronto a morire?


Il fiato che, d’improvviso, si fa più affannoso, una mano invisibile entra dalle costole e stritola il respiro.

La folla ti accoglie, immensa, indistinta, una gola profonda in cui sono racchiuse tutte le bestialità umane, uomini che hanno perso la speranza, uomini in cerca della morte, mercenari senza scrupoli, cani di guerra. Ti abbracciano, urlano infinitamente, sono vermi che si agitano con forza sul fondale fatto di sabbia, macinandolo talmente forte che le barriere che racchiudono il campo di battaglia reggono a fatica.

Sei un puntino davanti all’enormità dell’arena: una spirale circolare separa i piani bassi, le classi sociali più umili da quelle più alte e, più in alto, sulla sommità, i nobili, secondo il grado di importanza.

I blasonati sostano sulla torre, nella loro rosa privilegiata, lontani dalla contaminazione dei più, e specchiano la loro maestà dall’alto, osservando, dal di sopra, tutto il mondo dell’arena.

Il tuono degli spettatori si fa ancora più immenso quando Freezer si accomoda al centro della rosa. Accompagnato dalle cortigiane e numerosi servitori, il re si siede, maestoso, sul suo trono di folgore e si accomoda, col suo mantello di distruzione ai suoi piedi.


L’imperatore è una sagoma tra le altre, ma tu lo vedi fin troppo bene. Una corona di ossa e spade gli cinge il capo e il rosso porpora del mantello si fonde col profondo rubino dei suoi occhi. Sguazza nel sangue, si lava le mani in un bacino colmo di petali di rose, le sue mani non afferrano però i delicati petali, solo bagnate e molli ossa. Afferrano e stritolano. Presto, ti aggiungerai anche tu alla sua catena di ossa.

Ad un suo cenno l'intero teatro si zittisce, le voci si spengono, strette nel suo pugno, e i cancelli frontali si aprono.

Un ruggito ti costringe a metterti in posizione.

<< Non ci sono scelte nel gioco >> sussurrano le tue labbra,

<< O vivi, con la speranza di una ricompensa o muori. >>

Il ruggito si fa più intenso, spacca le urla dell'arena, s'insinua tra la paura che questa sarà la tua tomba.

<< E un altro prenda il tuo posto, calpesti il tuo nome e lo getti pure nella vergogna, perché nessuno si cura della polvere. >>


Freezer, finalmente, per la prima volta da quando è entrato, posa gli occhi su di te e il suo sguardo ti attira, come in un gioco di prestigio.

Vi fissate istanti che paiono secoli, i tuoi occhi fulgidi di rabbia trovano specchio nei suoi, freddi come morte.

Assottigli lo sguardo, le sue pupille sono in famelica attesa.

Con labbra rosse di delizia, si avvicina per un sorso di vino e si gusta il tuo sangue dal calice.

Le cortigiane e i nobili accanto a lui sussurrano con scortese malizia, osservando le tue gracili fattezze. Scommettono e la tua morte viene pagata a peso d'oro.


<< Non sarà troppo, per il piccolo principe, mio signore? >> si avvicina al suo orecchio l'androgino servitore, dai capelli di donna, accovacciato al suo fianco.
Freezer gli lambisce una guancia con la mano morbida, sfiorando le labbra perlacee del suo eunuco.

<< Voglio vedere quanto ci sa fare >>

Le sue parole si perdono tra la folla traboccante e, ad un lieve cenno, finalmente viene liberata la bestia.

Lo riconosci il suo latrato, solo i mostri delle foreste di Tartaro urlano così tanto.

Un mostro enorme si presenta ai tuoi occhi e la sua possanza ti travolge in un attimo.

Nero fumo negli occhi, il mostro è ricoperto di squame come cento scudi e le lunghe braccia ricurve s'infossano in possenti artigli acuminati; come fili di acciaio le sue lame paiono invisibili, ma sono più letali di un veleno. La sua bocca si apre in file di denti, capaci di maciullare e sbriciolare pietre.

Storci la bocca: Freezer ti riserva solo il meglio.


La belva si volta, pare vederti per la prima volta. Cauto, rimani immobile al tuo posto, stringendo convulsamente il pugno in un freddo tremore. I muscoli iniziano a scaldarsi o, quella, è solo paura?

La folla esulta appena il mostro ruggisce e si precipita verso di te.

Le fondamenta dell'arena scricchiolano sotto il suo passo pesante che scandisce, d'improvviso, anche il ritmo pressante del tuo cuore. Le lunghe lame non ti sfiorano per un istante, spezzandosi nel manto dell'arena.

In piedi, dietro al mostro, sfuggi con velocità ad un suo secondo attacco, più forte del primo.

Le unghie divorano la terra e scompigliano la perfezione dei granelli di sabbia; un altro affondo ed un altro; pari il potente impatto con il dorso del guanto, che si lacera, sporcandosi di sangue.

Le sottili lamine di metallo del mostro feriscono la pelle, la strappano, immonde.


Lui non avrà la tua anima, pensi, e tu non la consegnerai neanche a Freezer.

Gli occhi del re, in cima al suo trono, si riflettono nuovamente nei tuoi, così ribelli e giovani che l’Imperatore ha un piacevole sussulto nell'osservare l'ossidiana pura che nascondi.

Centellina lentamente la sua dolce bevanda e ripunta gli occhi bagnati di piacere nei tuoi.

<< Il piccolo principe mi piace >> ride, godendo della lotta.


Gli affondi del demone si susseguono, il mostro non retrocede davanti alla carne.

Ringhia, mentre un filo di bava gli scivola dalla mascella; le fauci spalancate, il puzzo di putridume che aleggia dalle sue viscere.

Ti attacca con irruenza, con percosse decise, che spaccano lentamente l’armatura; frantumano a terra tutta la tua forza, rompono pian piano tutto quello che, con fatica, hai creato.

È questo quello che vuole fare Freezer, distruggerti dall’interno.

Scansi con agilità l’enorme drago, la sua zanna si infrange ancora una volta nell’aria mentre scivola, lento, il tuo palmo ad un centimetro dalle sue costole.

Il bisonte si rivolta nella terra, le nocche, secche, s’incastrano nel terreno. Il tuo ginocchio a sfracellargli la mascella.

Le mani, madide di potere, accecano gli occhi del mostro in un raggio di luce e, per un attimo, s'illuminano i suoi occhi di fantasma.

Un colpo violento dietro l'altro, il filo della sua anima ferina che vibra contro la tua.

Per quanto ti concentri sul gioco, sfiorando e attaccando con ferocia il mostro, non riesci a staccare gli occhi dalla rosa dei nobili, in cima all'arena.


Quel bastardo di Freezer vuole il meglio, vuole il sangue blu, quello più prelibato da bere.

Ripeti urlando la sequenza di colpi, la bocca dilaniata si apre per mangiare; i denti lacerano la carne come coltelli, spaccano l’armatura all’altezza della spalla e ti sbattono a terra.

Il drago scava, incurante, nella spalla, e gli occhi si ti annebbiano.

Con fatica riesci a staccare la sua bocca dalla carne e gli afferri la mascella, nel tentativo di allontanarlo.

I lunghi denti, tinti di sangue, s’imbrattano ancora di caldo cremisi, mentre scivola via la morbida custodia dei guanti; le tue dita si tagliano, si spezzano i tendini, l’armonia delle vene viene infranta in un lago di dolore.

Il mostro si muove, agitato, cercando di liberarsi dalla tua morsa e le lunghe zampe ti afferrano per le braccia, nel tentativo di strapparti via.

Un lamento ti risale dalla gola, mentre senti il veleno che attacca i muscoli, mangiandoli lentamente.

Stringi gli occhi, il male inizia a toglierti il fiato.

È come se stessi per morire, ma le tue mani non abbandonano le zanne: pur avendo le ossa maciullate e il corpo che si lacera, imprimi, con forza, pressione sui denti finché non se ne stacca uno e un altro ancora; in un attimo ti liberi dalla sua morsa e strisci via, raschiando la sabbia.

Il mostro si allontana, barcollante, stordito, e si ripara, indietro, tra le urla e gli sghignazzi dei soldati della platea.

Un filo di sangue ti fiorisce dal costato, la mano va a stringere la ferita, che inizia ad infettarsi.

Il veleno presto ti paralizzerà, presto soffrirai come una bestia e morirai come una bestia ma, almeno, sai di non essere l’unico mostro nell’arena.

Lassù, in alto, sotto il tuo sguardo dolorante, Freezer si atteggia da re: nel nero della sua coscienza, però, mille demoni gli formano il cuore. È una bestia nata per essere incoronata, ma che rimarrà, sempre, la bestia che ti ha ucciso.


Grida disumane del pubblico continuano a rimbombare, sempre più forti; il tumulto della terra rimbalza e si muove con la folla, in un urlo, sempre più cupo.

Ululi di rabbia e gli spettatori fanno altrettanto; non abbandoni ancora il volto dell’Imperatore e lui ti accoglie con curiosità, sorridendo, perfido.

Lo sfidi, strepiti per averlo davanti e, anche se sei in ginocchio, ti spolmoni per urlargli che, alla fine, esisti anche tu e che non cederai alla sua morte.

Lui sospira, assaggiando dalla coppa e, dopo un’ampia sorsata, ride di nuovo, sguaiato, ammaliato dal suo profumo intenso. L’imperatore ride, ancora, ti porge il calice, colmo della vittoria e brinda, brinda per te.

Dagli quello che ti chiede.

Uccidi il mostro e dimostra che sei un suo soldato, che sei il suo erede, che sei il suo mostro.


Sputi a terra del sangue, lasciando che si mescoli con quello versato da te e dal demone.

Gli astanti urlano, incitandoti, perché presto si concluda il gioco; milioni di ombre paiono pronte a sfamarsi di oscurità.

Non ci sono scelte nel gioco.

O vivi, con la speranza di una ricompensa; o muori; e un altro prenda il tuo posto, calpesti il tuo nome e lo getti pure nella vergogna, perché nessuno si cura della polvere.


Appena il mostro ricompare a fauci spiegate, agguanti la zanna che è rimasta a terra e la brandisci come un lungo pugnale; fili di rosso iniziano nuovamente a scorrere dalle mani, ma non te ne curi.

Prendi la rincorsa: il drago ruggisce e carica.

È un balzo di in secondo, di un battito di ciglia e il mostro cade a terra, trascinandoti con sé.

Si agita, stramazza in preda alle convulsioni, gridando; la zanna conficcata nell’occhio gli ha perforato la carne e l’anima.

In un ultimo ululato l’animale si abbandona alla resa.

La folla può incoronarti della vittoria: alzi le braccia al cielo, vincente, ma la tua coscienza viene assorbita da qualche secondo di nero e tutto si perde tra la sabbia dell’arena.


A fine incontro, ti senti trascinato fuori dalla calca da Nappa, la sua mastodontica mole ti copre dall’onda dei tuoi acclamatori.

Il veleno sta iniziando a fare effetto e il respiro affannoso ti impedisce di delineare la realtà attorno a te.

E, mentre tutto sta scivolando nell’oscurità, una voce tra le tante che ti richiama all’ordine.

<< Principe Vegeta, Freezer ti vuole domattina al suo cospetto. >>

Annuisci e cedi, infine, al nero del silenzio.

Non ci sono scelte nel gioco.

O vivi, con la speranza di una ricompensa; o muori; e un altro prenda il tuo posto, calpesti il tuo nome e lo getti pure nella vergogna, perché nessuno si cura della polvere.



FINE




   
 
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