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Autore: Sunako_7    01/08/2017    4 recensioni
Questa ff partecipa alla "Calippo Challenge" indetta dal gruppo Facebook SASUNARU FanFiction Italia
Tutti amiamo l'estate, no? Ebbene no, Gaara la detesta, ma si trova coinvolto in una vacanza al mare assieme a Naruto e Sasuke e al suo fidanzato Itachi. Riuscirà a cavarsela tra creme, bagni e scottature? Ma soprattutto, scoprirà se gli Uchiha si scottano davvero al sole?
[ItachixGaara][SasukexNaruto]
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Itachi, Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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challenge

Ma gli Uchiha si scottano al sole?

Estate.
Esiste forse una parola più evocativa di questa? Sei lettere, tre sillabe e subito la mente viaggia tra mari cristallini, spiagge bianche, crema solare, profumo di cocco e fiori, l’anguria, i gelati, le serate infinite che si concludono all’alba, stanchi, magari con le scarpe in mano e la musica che ancora rimbomba nelle orecchie.
Estate.
Intervistando gente per strada, almeno 
l’80% affermerà che è la loro stagione preferita, che non vedono l’ora che arrivi, che senza sole sono morti dentro, che il mare è la loro salvezza, e via discorrendo in similitudini sempre più iperboliche.
Estate.
C’è un restante 20% che però la pensa in maniera decisamente diversa. Ad essere pignoli, in questa percentuale rientrano persone che semplicemente preferiscono l’autunno o la primavera, ma comunque non disprezzano la stagione infuocata, c’è anche chi rimane abbastanza neutro riguardo la faccenda, infilato in qualsiasi stagione in uffici e locali climatizzati o riscaldati;
infine c’è un 3% di persone che invece la odiano con tutte le loro forze.
Gaara rientrava precisamente in quest’ultima cerchia: mal tollerava il caldo e l’afa, gli faceva schifo l’anguria e sicuramente non andava a ballare fino a tarda notte; gli piaceva il gelato ma lo mangiava anche d’inverno quindi non faceva una gran differenza, ma soprattutto detestava la calca e la gente che sembrava volersi divertire a tutti i costi solo perché, per un incrocio particolare di orbite, la loro stella irraggiava la Terra più del dovuto.
Per quello, scrutando il mare e la spiaggia con gli occhi chiari riparati da lenti scure, ancora non riusciva a capacitarsi di come fosse finito in una nota località vacanziera, col suo costume a pantaloncino largo e una maglietta a maniche corte.
“Dai Gaara, muoviti! Andiamo a fare il bagno!”
La voce allegra che gli trapanò le orecchie gli ricordò che era tutta colpa del suo amico Naruto e della sua perfidia mascherata da innocente idiozia. Con la scusa che a settembre si sarebbe trasferito all’estero per lavoro e che si sarebbero visti di rado a differenza del periodo universitario, aveva proposto quella vacanza al mare tutti insieme.
Gaara sulle prime aveva rifiutato, ma l’altro a furia di insistenze che sarebbero potute passare per stalking, e le espressioni più derelitte nemmeno fosse stato un cane digiuno da un mese, alla fine lo avevano fatto cedere, anche se Gaara lo aveva fatto più per la propria pace mentale che altro.
Col passare delle settimane aveva cercato di convincersi che qualche giorno assieme a Naruto e al suo fidanzato Sasuke non sarebbe stato così male, in fondo avrebbe potuto trascorrere più tempo anche assieme al proprio. Inoltre, fatto assolutamente non trascurabile, a settembre Naruto si sarebbe portato dietro anche quell’irritante Uchiha che avrebbe finalmente smesso di guardarlo male ogni volta che lo vedeva a fianco del fratello. Infatti, dopo un anno, ancora non si era messo l’anima in pace sul fatto che il suo prezioso Itachi potesse avere nell’ordine:

1-      una relazione;

2-      una relazione con un uomo;

3-      una relazione con un uomo che altri non era che Gaara, il migliore amico di Naruto;

4-      una relazione con un uomo che altri non era che Gaara, il migliore amico di Naruto e in cui lui non aveva alcun diritto a mettere becco.

Lo sguardo glaciale che Sasuke gli rivolse, mentre scendeva le scalette e raggiungeva il fidanzato esagitato sulla spiaggia, indicava chiaramente che ancora non gli era passata per quell’affronto e nemmeno gli sarebbe passata molto presto. Forse tra un milione d’anni o giù di lì, ma non era sicuro.
L’animo di Gaara all’idea di toglierselo dai piedi si era fatto sempre più predisposto verso quella vacanza, peccato che quella testa vuota di Naruto – in quel momento concordava con l’appellativo preferito di Sasuke, il che indicava quanto fosse grava la situazione – si fosse dimenticato di avvertirlo che quando aveva proposto di partire tutti insieme, aveva inteso proprio tutti, non solo loro quattro.
Osservò Sakura e Ino scendere assieme e lamentarsi con voce acuta della sabbia bollente, Hinata le incitava a camminare svelte perché stare ferme a lamentarsi di sicuro non avrebbe risolto niente. Suo cugino Neji, la sua inquietante ombra – perché chi poteva mai portare quei capelli tanto lunghi senza nemmeno versare una goccia di sudore? – le dava ragione; seguivano Choji con la sua scazzatissima fidanzata Karui che si lamentava con la sua migliore amica, che altri non era che sua sorella Temari. Sì, in quella vacanza si sarebbe dovuto sorbire anche quella manesca, ma il compito sarebbe stato equamente diviso con il fidanzato Shikamaru che al momento gli stava di fianco sul marciapiede.
“Che seccatura” borbottò quello, sicuramente tra lui e Gaara potevano fare una sfida tra chi era il più pentito di essere lì.
“Già” assentì il ragazzo dai capelli rossi, pensando che perlomeno non era venuto quell’altro fracassone di Kiba, né Shino, anche se quest’ultimo non faceva una grande differenza in termini di presenza.
“Dai, ci divertiremo, vedrete.”
Itachi gli poggiò delicatamente una mano sulla spalla mentre diceva quelle parole e Gaara alzò la testa, per guardarlo da sotto le lenti scure. Itachi era affascinante, anche coi capelli lunghi scompigliati dalla brezza marina, un velo di sudore sulla fronte e una canotta colorata. Ancora non si capacitava bene di come fossero finiti insieme, ma non se ne crucciava; anzi, con tutte le sfortune che gli erano capitate, pensava che il suo fidanzato fosse il modo in cui la vita aveva deciso di chiedergli scusa.
E lui le accettava senza problemi le scuse.
Itachi era gentile e pacato, non parlava molto ma sapeva dire sempre la cosa giusta al momento giusto, anche se a volte poteva essere un po’ enigmatica, era disponibile e pronto ad aiutare tutti sebbene a volte ci rimettesse lui stesso, tanto che a volte Gaara nella propria mente lo appellava come il martire di Konoha. E poi era bello, maledettamente bello, con quegli occhi magnetici e il sorriso obliquo, in fondo perché si sorprendeva se Sasuke aveva un complesso nei suoi confronti e ne era geloso?
Certo, non era perfetto, Gaara lo aveva scoperto col tempo. Per esempio la sua testardaggine era leggendaria: se pensava di essere nel giusto, niente lo avrebbe convinto del contrario; sicuramente era un tratto di famiglia visto che anche Sasuke era così. Come quella volta in cui sempre Naruto li aveva invitati ad una festa, Itachi si era vestito elegante con tanto di giacca e cravatta anche se Gaara aveva cercato ripetutamente di metterlo in guardia, tanto che alla fine si era ritrovato abbigliato come un damerino in mezzo a quello che sembrava un raduno di punk e nostalgici grunge. La sua faccia tosta non si era minimamente scomposta, anzi il suo stile completamente diverso aveva fatto tendenza e, a fine serata, Gaara aveva desiderato mozzicargli a sangue le labbra su cui aleggiava un sorriso di superiorità e strafottenza.
A parte qualche difetto che lo rendeva solamente più umano, Gaara non poteva recriminargli nulla, a parte…
“Itachi! Che stai aspettando? Vieni qui!” lo chiamò Ino da sotto l’ombrellone.
“Dai, stiamo aspettando te per giocare a beach-volley” rincarò Sakura.
Ecco, non poteva recriminargli nulla, tranne il fatto che nessuno sapeva della loro relazione, a parte ovviamente Sasuke e Naruto e sua sorella Temari, oltre a Shikamaru che però non aveva avuto bisogno che nessuno gli raccontasse alcunché, ci era arrivato da solo.
Itachi non se la sentiva di fare coming out, gli aveva chiesto tempo e lui non poteva di certo costringerlo, peccato che tutte le attenzioni dell’intero universo femminile, prima divise tra lui e Sasuke, ora fossero rivolte esclusivamente a lui, dato che il fratello non faceva mistero della sua storia con Naruto. Ci sarebbe voluto un esercito di Uchiha per soddisfare almeno una minima parte di donne che morivano per il loro fascino.
“Ci divertiremo moltissimo, sicuro” disse acido Gaara, iniziando a scendere dalle scalette, occhieggiando le ragazze che ridacchiavano nei loro costumi striminziti, e ignorando invece il velo di dispiacere negli occhi di Itachi.

 
Gli ombrelloni erano stati piantati, sdraio e asciugamani dispiegati e anche ogni vestito all’infuori del costume era sparito, tutti pronti per il pomeriggio di spiaggia.
“Itachi, hai proprio una pelle chiarissima, anche più della mia! – trillò Ino – Hai assolutamente bisogno della crema, mica vogliamo scoprire se gli Uchiha si scottano al sole, vero? Te la metto io sulla schiena.”
Senza attendere risposta, gli sfilò il tubetto dalle mani e iniziò a spalmarla, beccandosi un’occhiata fulminante da Gaara per ovvie ragioni, e un’altra da Sakura perché l’aveva preceduta e le aveva soffiato un’occasione d’oro. La competizione tra le due era accesissima e non si risparmiavano alcun colpo basso, in fondo il premio in palio valeva bene il gioco duro.
“Karui certo che tu non hai problemi di scottature, sei fortunata e poi hai una pelle bellissima, piacerebbe anche a me averla così” osservò Hinata ben felice di rimanere al di fuori della lotta delle amiche, mentre Neji scuoteva la testa, disapprovando evidentemente l’idea di una cugina color cioccolato.
“Beh, grazie. Ma sono sicura che ti abbronzerai in fretta e diventerai di un bel colore dorato senza arrossarti” le rispose la ragazza.
“Anche Sasuke ha la pelle chiara come quella di Itachi, quindi oggi risolveremo una volta per tutte questo mistero: scopriremo se anche gli Uchiha si scottano” ridacchiò Naruto che invece tra tutti era quello più abbronzato, a parte la fidanzata di Choji ovviamente.
“Per fortuna ha te che ti prendi cura di lui, sono certa che non si scotterà” disse dolcemente Hinata.
“Lui che si prende cura di me? – sbottò Sasuke – Se fosse per lui mangeremmo solo roba fritta o panini, mi troverei obeso e con la cirrosi epatica, per non parlare delle pulizie di casa. E dammi qua, me la metto da solo la crema!”
Strappò la confezione di mano al fidanzato biondo e iniziò a distribuirsela generosamente, facendo anche movimenti degni di un contorsionista per arrivare a ogni punto della schiena.
“Sei sempre il solito rompipalle puntiglioso e insopportabile, mi sembrava di essere in perfetta salute anche da prima che convivessimo” sbuffò Naruto lasciandolo fare. Avrebbe atteso che l’altro ammettesse, sconfitto, di non poter fare proprio tutto da solo.
“Dovevo essere ubriaco quando ho accettato… o drogato, non so come faremo quando ci trasferiremo all'estero” sbuffò Sasuke che era testardo quasi quanto Itachi e si sarebbe mozzato un braccio e lo avrebbe attaccato a un bastone per usarlo come prolunga, piuttosto che chiedergli aiuto.
“Puoi sempre non venire, eh!” borbottò Naruto.
“No, non può!” esclamò di getto Gaara, almeno Sasuke voleva levarselo dai piedi. Tutti si voltarono a guardarlo, persino Ino aveva smesso di massaggiare la crema anche se oramai doveva essere più che assorbita, tipo pioggia nel deserto. “Cioè… avete trovato un lavoro troppo buono per rifiutarlo per… insomma per una stupidaggine” si spiegò Gaara in qualche modo, riuscendo anche a risuonare abbastanza convincente, tanto che Naruto si slanciò ad abbracciarlo, dimenticando in un nanosecondo il battibecco con Sasuke.
“Gaara!!! Tu sì che mi vuoi bene e ci tieni a me… non so come farò senza di te”
“Sì, sì… ma adesso staccati, eh? Naruto, fa caldo… Naruto mi stai strozzando!”
A salvarlo fu Sasuke che tirò il fidanzato per il costume, cogliendo al volo l’occasione per scoccare un’occhiataccia a Gaara. Tra loro non era mai corsa molta simpatia, prima per le fisime dell’Uchiha sull’amicizia a suo dire troppo stretta tra lui e Naruto, e poi perché ovviamente gli aveva portato via Itachi, sempre secondo la sua visuale distorta del mondo.
Intanto quest’ultimo si era avvicinato al fratello e gli stava spalmando la crema nei punti in cui l’altro non era arrivato, troncando le speranze di Naruto di vedere Sasuke domandare aiuto con la sua faccia imbronciata che non voleva ammettere la sconfitta.
“Tu e Naruto ve la caverete benissimo, anche se mancherete a tutti quanti” disse Itachi con la sua solita aria pacata e conciliante con cui stemperò quel piccolo momento di tensione. Come al solito diceva le cose giuste al momento giusto, guadagnandosi occhiate ammirate dalle ragazze.
“Appunto per questo siamo qui, ci divertiremo come matti! – esclamò infatti l’organizzatore di quella vacanza – Questo pomeriggio andiamo a giocare, a fare il bagno e tutto quello che vogliamo e stasera vi voglio carichi per andare a ballare!”
“Sì, cazzo!” gli andò dietro Karui, anche se Choji non pareva altrettanto convinto.
“Vi straccio tutti a beach-volley – aggiunse Sakura con aria determinata – Itachi io e te siamo in squadra insieme, andiamo!”  Iniziò a correre verso il campo assieme agli altri, litigando sulle squadre e sul premio in palio per i vincitori.
“Vieni?” domandò invece Itachi a Gaara. Ancora non si era mosso e lo osservava con attenzione, con una domanda inespressa negli occhi scuri.
L’altro, infastidito da quell’analisi, fece un gesto con la mano, rispondendo:
“No, tu vai pure.”
Certo che era irritato, c’era persino bisogno di chiederlo? Va bene la pazienza, ma qui si stava sfiorando la santità!
“Posso rimanere…” iniziò, ma Gaara lo interruppe.
“No, vai a giocare, a te piace, a me no. Io farò altro, non ho bisogno della balia.”
“Mi sarebbe piaciuto stare con te, non mi sono mai visto in veste di balia – replicò Itachi lievemente piccato – ricordati di mettere la crema” aggiunse però prima di andarsene.
Se gli occhi avessero potuto uccidere, Itachi sarebbe stramazzato a terra come Cesare alle idi di marzo o come un meno poetico e più materiale spiedino. Per sua fortuna, lo sguardo di Gaara si limitò a fissarlo finché non fu abbastanza lontano. Il ragazzo rimase ad osservarlo giocare e divertirsi e si dispiacque per essere stato tanto scorbutico, ma pareva che Itachi non si rendesse conto di quanto abusasse della sua pazienza. Solo perché non urlava ed era esagitato come Naruto, non significava che dietro alla sua faccia impassibile non ci rimanesse male.
Si spalmò la crema alla bell’e meglio, senza poter chiedere una mano a nessuno dato che erano tutti a giocare a beach-volley o racchettoni, come Shikamaru che era stato praticamente ricattato da Temari. Sorrise, pensando che la sorella era proprio l’unica in grado di smuovere quel blocco di inerzia e pigrizia del fidanzato.
Gaara invece si guardò attorno e, raccolto secchio e paletta, andò verso il bagnasciuga. Non aveva accettato di andare in vacanza solo perché Naruto lo aveva asfissiato tanto da fargli carezzare l’idea dell’omicidio, ma anche perché l’idea di giocare con la sabbia lo aveva allettato tremendamente, ma non l’avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura.
Adorava vedere la distesa dorata, immaginandola tanto sconfinata da potercisi perdere, la sensazione della sabbia tra le dita; non la trovava affatto fastidiosa come tanti altri e poi, miscelandola con la giusta dose d’acqua, poteva costruire tutto quello che voleva. Forse era colpa del padre che non l’aveva mai fatto giocare da piccolo nella piscinetta di sabbia al parco assieme agli altri bambini.
Traumi infantili o meno, non gli interessava la ragione per cui amava la sabbia tanto quanto odiava l’estate e tutto ciò che la riguardava, anguria compresa.

 
“Wow Gaara! Se ci fossero le olimpiadi delle sculture di sabbia o cose del genere dovresti partecipare!”
Il ragazzo, finalmente rilassato, alzò gli occhi dal suo lavoro. Per tutto il tempo che era stato lì, la sua mente era stata sgombra da pensieri e ricordi delle ragazze che ronzavano attorno a quello che, a conti fatti, era il suo fidanzato. Ma loro non lo sapevano e, giustamente, cercavano ogni pretesto per stargli vicino nel tentativo di conquistarlo, Gaara in effetti non poteva dar loro torto se avessero preferito dare un braccio pur di uscirci insieme. Guardò Naruto osservare affascinato, con i suoi occhi azzurri spalancati, il castello a due piani, con tanto di guglie, finestre a sesto acuto e fossato.
“Ma no, che olimpiadi – minimizzò Gaara continuando a modellare una torretta di guardia, ma sorridendo – piuttosto avete finito di giocare?”
“Sì, non si vede? – rise l’altro che era completamente sudato e impanato come una cotoletta – Andiamo a fare il bagno, vieni?”
“No, voglio finire qui” replicò. Non fece in tempo a domandarsi se fosse Ino o Sakura a stare appiccata a Itachi in quel momento, che si sentì poggiare qualcosa sulla testa e, alzando lo sguardo, vide proprio lui che, con un sorriso, lo proteggeva dal sole con un cappello e gli porgeva persino una bibita.
“Ero certo che saresti stato qui con la sabbia, perdendo la cognizione del tempo.”
Gaara arrossì, ringraziando che ci fosse la tesa del cappello a nascondergli il viso e accettò la bottiglietta, bevendo per dissimulare l’imbarazzo. A volte si dimenticava che Itachi lo conosceva più di quanto credesse, a lui non era sfuggita la sua passione per la sabbia.
“Già… com’è andata la partita?”
“La mia squadra ha vinto, ovviamente.”
“Quindi Sasuke sarà incazzato nero” osservò dato che, quando giocavano, i due fratelli erano sempre in squadre opposte e il risultato non cambiava mai. Lo vide in effetti poco lontano che si spintonava con Naruto; proprio una coppia atipica quei due.
Itachi, vedendoli, rise:
“Già, ma per fortuna c’è chi lo sopporta anche così – fece un cenno con la mano alle ragazze che lo chiamavano per poi rivolgersi di nuovo a lui – dai, vieni a fare il bagno.”
“Ma... veramente io non so nuotare” ammise Gaara un po’ in difficoltà.
Itachi chinò il viso verso il suo per sussurrargli all’orecchio:
“Un ottimo motivo per starmi vicino, no?”
Colpito e affondato.

 
Anche l’acqua era calda ma comunque piacevole sulla pelle surriscaldata e poi, anche se fosse stata gelida, nessuno avrebbe rinunciato alla possibilità di fare tuffi, nuotare o fare scherzi agli amici; Gaara stava giusto osservando un tentativo di Temari di affogare Shikamaru che sarebbe pure riuscito, se non fosse stato per Choji.
Lui invece era nell’acqua più bassa assieme a Itachi, in realtà a malapena toccava ma l’altro continuava a camminare verso l’interno così che Gaara fu costretto ad afferrarlo per le spalle. Trovò elettrizzante la frizione dei loro corpi, aiutati dall’acqua che li circondava; senza nemmeno accorgersene si trovò a stringergli le braccia attorno al collo e a guardarlo negli occhi. La pelle di Itachi era sempre chiara e perfetta, come se ci fosse uno scudo più forte della crema protettiva a respingere i raggi solari; a macchiarla c’era solo un lieve rossore su naso e guance e non era certo che dipendesse unicamente dal sole.
Si guardavano negli occhi, dimentichi di ciò che li circondava e a Gaara pareva che l’altro stesse per inclinare il viso per baciarlo. Emozionato, abbassò le palpebre con il cuore che gli stava per scoppiare di felicità: il fidanzato sembrava aver trovato il momento giusto per farlo, deciso a non nascondersi più, e lui già pregustava il bacio salato che si sarebbero scambiati, sarebbe stato perfetto.
Qualcosa andò però storto. Lo sceneggiatore che scriveva le pagine della sua vita doveva essere un fottuto sadico, non c’erano altre spiegazioni perché all’improvviso sentì la voce di Ino che urlava e una botta che scosse il corpo di Itachi.
Istintivamente aprì gli occhi e lasciò la presa dal suo collo, vedendo la ragazza praticamente spalmata contro la schiena del suo fidanzato, quello che stava per baciarlo prima che Ino decidesse che aveva respirato fin troppa aria senza di lei. Gaara, sprovvisto del suo punto di appoggio, non riuscì a rimanere a galla e iniziò a bere pur sbattendo freneticamente i piedi, almeno finché Itachi non lo afferrò per un braccio.
“Gaara… ma per caso non sai nuotare?”
Chiese Ino con la voce e l’espressione più innocenti del mondo a cui il ragazzo non credette nemmeno per un attimo.
“Già” borbottò tra un colpo di tosse e l’altro, mentre Itachi, che si era scrollato di dosso quell’inopportuno ospite non invitato, lo conduceva dove toccava.
“Io esco” aggiunse il ragazzo dai capelli rossi dato che il bagno aveva perso ogni attrattiva per lui.
“Ti accompagno” aggiunse immediatamente Itachi, ma
da lontano si sentivano le voci di Sasuke e Naruto che lo chiamavano.
“No, va’ da loro, io torno a finire il castello.”
“Gaara…” sospirò Itachi, ma lo lasciò andare osservando i suoi capelli incollati al cranio e le spalle candide con un accenno di rossore lievemente ingobbite, se avesse avuto una coda gliel’avrebbe vista nascosta tra le gambe, ne era certo. Gli dispiaceva vederlo così, soprattutto perché la colpa era sua e della sua codardia, perché ancora non aveva trovato il coraggio di dire al mondo che lo amava. “Mettiti sotto l’ombrellone, sei stato troppo al sole” gli urlò dietro, ma l’altro non fece cenno di averlo udito.

 
Era sera e Gaara era steso a faccia in giù sul letto, con l’espressione corrucciata e sofferente. Gli amici a quell’ora lo stavano sicuramente aspettando nella hall dell’albergo per andare a cena, ma lui all’idea di mettersi una maglia avrebbe preferito ingoiare un riccio di mare vivo o passare una giornata intera con Sasuke – giusto per rendere l’idea.
Odiava l’estate, odiava l’afa, gli schiamazzi della gente sotto la finestra, la musica di qualche locale che risuonava persino nella stanza, il mare, l’anguria e qualsiasi altra cosa.
Sentì la porta della stanza aprirsi e vide Itachi entrare con qualcosa in mano.
“Ho preso una crema che dovrebbe aiutarti con quella scottatura – disse sedendosi al suo fianco e armeggiando col tubetto, evidentemente contrariato – ti avevo detto che eri stato troppo al sole. Guarda qua che ti sei combinato, hai tutte le spalle bruciate.”
“E che dovevo fare? Annoiarmi sotto l’ombrellone?” ribatté piccato, stringendo i denti perché, nonostante il tocco delicato, il fidanzato gli stava facendo un po’ male.
“No, magari rimetterti la crema o venire assieme a noi. Sei stato per i fatti tuoi tutto il pomeriggio.”
“Me la sono messa, ma sai com’è… nessuna faceva la fila per spalmarmela sulla schiena” replicò, più acido di quanto avesse inteso. Non aggiunse nulla sulla solitudine auto-imposta, perché l’aveva preferita ad una sicura gastrite.
Non erano solo Ino e Sakura il problema, loro non sapevano che l'Uchiha era fidanzato nonché gay e, giustamente, cercavano di colpirlo ad ogni modo, proprio come tutte le altre ragazze della spiaggia che se lo mangiavano con gli occhi. Durante la giornata più di una lo aveva fermato per lasciargli il suo numero o tentare di attaccare bottone.
Sentì Itachi sospirare e continuare a lenire con cura e delicatezza la sua pelle scottata.
“Mi spiace, è colpa mia.”
Gaara si morse la lingua perché sapeva che sarebbero arrivati di nuovo a quel punto, ultimamente sembrava che ogni loro discussione alla fine convergesse a quella conclusione. Non pretendeva che Itachi sbandierasse pubblicamente il suo amore, ma gli sarebbe bastato che fosse stato un po’ meno amichevole con le ragazze, giusto appena appena di meno. Ma forse così non sarebbe stato l’Itachi che conosceva e non voleva nemmeno quello; in sostanza era una situazione difficile.
“Lascia stare, non è vero” gli disse soltanto. Stava già male per la scottatura, non voleva anche litigare o fargli pesare di essere ciò che era, in fondo si era innamorato anche del suo lato gentile nascosto sotto un’apparente freddezza. Ormai era chiaro: Gaara era ben più che in odore di santità, si poteva sentire chiaramente aleggiare nell’aria assieme al profumo della crema doposole.
Itachi non replicò, ma appoggiò la fronte contro la sua nuca, inspirando l’odore di shampoo e di mare che si era impresso su quei capelli rossi che tanto gli piacevano. Vi passò le dita in mezzo mentre gli baciava la pelle tenera dietro un orecchio, scendendo poi verso il collo e lo sentì trattenere il respiro un istante.
“Oggi in acqua ti avrei baciato e non me ne sarei pentito affatto.”
“Itachi…” mormorò Gaara con la voce improvvisamente più affannata. Era sempre la solita storia: l’altro sapeva bene cosa dirgli per farlo sciogliere e lui non si sottrasse alle sue carezze. Non protestò quando i suoi pantaloni scivolarono e volarono a terra. Non disse niente quando anche i boxer fecero la stessa fine, non ebbe nemmeno nulla da ridire quando si sentì afferrare l’erezione da delle esperte dita fresche.
Fu però con la stessa violenza di un colpo d’artiglieria che sentirono bussare alla porta, interrompendo il momento che i due amanti avevano reclamato per loro.
“Ignoralo” disse Itachi, intento a leccargli un capezzolo.
“Ma…” cercò di protestare Gaara.
I colpi però non cessarono, bensì si sentirono anche le voci di Ino e Sakura chiamarlo e a quel punto l’Uchiha si sollevò coi capelli sciolti che coprivano le spalle, lo sguardo affilato e solo i boxer a coprirlo. Fissò un attimo la porta e poi Gaara, nudo, sotto di sé, con le gambe già divaricate, pronto ad accoglierlo.
“Non ti muovere, torno subito” gli disse scendendo dal letto così com’era.
“Itachi, ma cosa vuoi fare? Itachi!”
Gaara lo chiamò, ma l’altro si allontanò uscendo dal suo campo visivo. Sentì la porta aprirsi e le voci squillanti delle ragazze spegnersi improvvisamente, nemmeno gli avessero tolto le batterie.
In fondo un Itachi palesemente irritato e con un’erezione in bella vista era uno spettacolo in grado di far asciugare anche le bocche più ciarliere.
“Itachi, noi…”
“Sai, la cena…” balbettarono le due.
“Non me ne frega un cazzo della cena, vorrei solo riuscire a fare sesso col mio fidanzato.”
Gaara sentì la sua voce falsamente cordiale e ne ebbe paura, sperò che le ragazze filassero via senza insistere. Un altro dei grossi difetti del suo fidanzato era che quando si arrabbiava non capiva più niente e tanti saluti ai modi educati e cordiali. Lo aveva visto così solo una volta, quando dei cretini avevano rivolto insulti omofobi a Sasuke e Naruto. Itachi, furente, non ci aveva pensato due volte e, solo parlando, li aveva fatti andare via vergognosi e con la coda tra le gambe, Sasuke aveva borbottato che non ce ne era stato bisogno, ma in realtà lo guardava come un dio. E poi ci si doveva stupire del suo complesso e della gelosia smodata verso il fratello maggiore?
Le preghiere di Gaara quella sera non vennero ascoltate dal pessimo sceneggiatore che scriveva le pagine della sua vita, perché sentì Ino dire:
“F-fidanzato? Questa… è la camera di Gaara.”
“Esatto, il mio fidanzato, stiamo insieme da un anno e se non ho detto niente è perché ci tengo alla mia privacy, ma ormai è andata e quindi, se permettete, adesso torno a succhiargli il cazzo.”
La porta sbatté e Itachi tornò sul letto, mettendosi a cavalcioni su Gaara che sospirò:
“Sei terribile quando ti arrabbi… sicuro che non te ne pentirai?”
L’Uchiha gli sorrise, dimentico della furia di poco prima, e poggiò le mani ai lati della sua testa, chinandosi su di lui:
“Sì, mi pento di non averlo fatto prima. Ho fatto uno sbaglio.”
Gaara sgranò gli occhi, sorpreso, ma non ebbe tempo di formulare una risposta perché l’altro aggiunse “Non temere, è la prima e unica volta che accade, io non sbaglio mai.”
“Quasi mai” sottolineò Gaara.
Itachi tentennò un attimo, ma poi rispose:
“Quasi mai – concesse – e ora voglio mantenere quanto ho detto, non sono un bugiardo.”
Gli baciò le labbra prima di portare la sua bocca più in basso, ben deciso a mantenere fede alla sua parola.
Gaara sollevò appena il busto per osservare le ciocche di capelli scuri spargersi sulla schiena, su quelle spalle chiare affatto intaccate dalla giornata in spiaggia. Confusamente, preso dal piacere e dalla felicità, si ritrovò a pensare che era felice di essere andato in vacanza al mare anche se odiava l’estate, l’afa, la gente che ballava e schiamazzava per strada, l’anguria e un milione di altre cose. Era felice perché aveva davvero risolto un mistero: gli Uchiha non si scottavano al sole, ma tutto quel sole gli dava alla testa facendogli fare cose inaspettate, come ammettere davanti al mondo di amare il proprio fidanzato.

 

 

L'angolino oscuro: Salve, ogni tanto ritorno, un po' come l'herpes. Stavolta grazie a una divertente challenge estiva, a cui non sono proprio riuscita a dire di no: appena ho letto il titolo ho subito immaginato un Itachi non scottato e Gaara invece sì e questo è il risultato. E' una robina semplice, senza molte pretese, ammetto che però mi ha dato un po' di filo da torcere perché il fluff e l'ironia fanno un po' a cazzotti col mio animo votato all'angst e al dramma XD  
Spero comunque che vi sia piaciuto e che anche voi possiate amare Itachi e Gaara come coppia almeno quanto me, io li adoro follemente *.* Non l'ho specificato nella storia, ma i protagonisti sono ventenni e non ragazzini, ma spero si sia intuito, se così non è shame on me! 
Odio gli stereotipi yaoi in generale e soprattutto quello in cui le donne vengono dipinte come grandi amiche della coppia o come nemici, senza alcuna via di mezzo. Tuttavia in questa storia ho dipinto Sakura e Ino con un po' di leggerezza, ma trovo che siano giustificate: in fondo cercavano solo di conquistare Itachi, ignorando che fosse fidanzato e soprattutto gay, inoltre il contesto della storia è abbastanza ironico, vacanziero e leggero che trovo che i loro atteggiamenti non stonino, né risultino sgradevoli. I personaggi mi sembrano abbastanza IC nonostante l'AU e io mi sento abbastanza soddisfatta di questa storia che mi ha fatto sorridere e anche un po' dannare mentre scrivevo. Oltre al gruppo fb per aver indetto la challenge, ringrazio anche la mia onnipresente zucchetta felice che mi dà sempre un sacco di carica e mi sprona e Latte e i suoi derivati che mi hanno fatto da colonna sonora mentre scrivevo... e poi vi stupite del risultato, eh? XD
Se vi va lasciatemi un commento per farmi sapere che ne pensate, anche se non vi piace, sono apertissima alle critiche e alle discussioni *nasconde il coltello* no, sul serio, un commento di qualsiasi genere fa sempre piacere! 
Detto ciò mi dileguo, ma ci rivedremo prestissimo, anche prima di quanto possiate immaginare, ho una long in cantiere muahahah 

   
 
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