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Autore: Nasty_Gal    01/08/2017    2 recensioni
Aurora, una ragazza sola e apatica conoscerà Livia, che stravolgerà totalmente la sua vita....anche se...In bene o in male?
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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2. Quindi dimmelo.

 

Mi convinse semplicemente dicendomi che dalla spiaggia il tramonto sarebbe stato diverso.

Mi disse che avrebbe accettato che non provassi emozioni, ma che avrebbe ugualmente provato a farmele provare. Me lo aveva promesso, e quella fu l'unica volta che qualcuno mi promise qualcosa.

 

Il modo con il quale me lo propose, mi fece immediatamente capire che non era stupida, perché mi disse che non avevo alcun motivo per rifiutare. Effettivamente aveva ragione, ma non perché credeva che trovassi allettante quella proposta, piuttosto per il semplice motivo che, non provando niente, non avrei potuto rifiutare la proposta, o avrei mostrato il rifiuto.

 

Il giorno dopo, quando avvisai Sara che sarei uscita, lei mi fece molte domande quali: dove andassi, con chi e come questa persona fosse riuscita a convincermi. Risposi qualcosa tipo:- Non lo so, vado e basta. Non è niente.-

In quel momento era la verità. Non era ancora niente. Allora non capivo l'importanza che quel tramonto in spiaggia avrebbe avuto per me.

 

Il giorno dopo, quindi la data prevista per l'incontro, andai circa un'ora prima che il sole tramontasse.

Lei arrivò quasi contemporaneamente a me e mi salutò, poi iniziò una conversazione, che da subito sbloccò qualcosa in me, come il primo lucchetto di mille della prima porta di cento che mi avrebbero portata ad essere umana.

 

-Ciao Aurora-

-Livia.-

-Non pensavo che saresti venuta- e me lo disse come se fosse una battuta. Forse lo era, ma neanche adesso la riesco a capire.

-Perché non avrei dovuto farlo?-

-No, niente, pensavo a voce alta- E non aveva comunque risposto alla mia domanda. Questo me lo ricordai, forse meglio di qualunque altra cosa successa quel giorno.

-Ok. Il tramonto è alle 19.25-

-Lo so, mi sono informata prima di venire qui- e queste parole furono qualcosa di inaspettato. Cioè, sì, è probabile che chiunque si sarebbe informato, per sapere a che ora arrivare per non perdersi il momento esatto, però il modo in cui lo disse, fu come se l'avesse fatto molto prima di quel giorno, come se si fosse preparata tutto.

Poi rimasi in silenzio. Mi sedetti sulla sabbia e così anche lei, al mio fianco.

Io non la guardavo e lei non guardava me.

Dopo qualche minuto di silenzio, mi chiese: -Come stai?-

Non c'è neanche bisogno di dire che non potevo rispondere a quella domanda, così non dissi niente.

-Sto per ripetere la stessa domanda, Come stai?-

Silenzio. Avrei potuto benissimo spiegare la mia situazione e avremmo risparmiato quel tempo, ma non lo feci.

Non lo feci, perché per la prima volta, qualcuno mi ha chiesto come io stessi. Credo che se non fosse stata lei a farlo, non le avrei dato quella importanza.

Poi, per la prima volta, si insinuò in me il dubbio. Qualcosa che feci fatica a riconoscere, ma che capii più o meno subito.

In quel momento, quella ragazza sconosciuta, mi fece provare il dubbio.

Perché?

Perché aveva qualcosa di diverso, qualcosa che scoprii troppo tardi.

 

-Senti, non ti sto chiedendo di disinnescare una bomba, anche se capisco che per te quello sarebbe stato più facile, ma ti sto chiedendo come ti senti. Più continui a stare zitta, più io continuerò a chiedertelo, quindi parla-

-Non so rispondere alla domanda- E non lo dissi con il mio solito tono impassibile, ma lo dissi con una voce molto flebile,una voce che non pensavo mi appartenesse.

-Perché proprio il tramonto?- Il giorno prima le accennai che la sera rimanevo a guardarlo, ma non mi aveva chiesto il motivo per cui lo facessi.

-Non lo so- Forse lo sapevo ma non volevo dirglielo o forse non avrei davvero saputo dare una risposta, o ancora, pensavo che non mi avrebbe capita. Non ricordo esattamente cosa mi spinse a rispondere così, ma quello che mi disse dopo lo ricordai bene.

-Sai, credo che tu lo sappia, nel profondo, ma non vuoi dirlo, non a me però, perché io per te non sono nessuno, quanto piuttosto a te stessa. Anche io non riuscirei ad accettare il motivo che ti spinge a guardare il tramonto tutti i giorni, se questo è molto triste-

-Non è un motivo triste- E si, lo dissi con un tono diverso, abbassai il volto nel farlo e lo dissi ad un volume leggermente più alto.

-Credo, invece, che sia un motivo triste e tu non lo vuoi accettare- Cerava di provocarmi, ma me ne accorsi in tempo. Forse però, se fossi stata più stupida, adesso non lo starei raccontando. Se non avessi capito subito le sue intenzioni, probabilmente sarei stata alle provocazioni e sarebbe stato tutto più facile.

Quindi risposi solo: - Non può essere un motivo triste. Per quanto abbia cercato di comprendere tale emozione, che nei libri viene descritta come una delle più forti fra tutte, non l'ho mai provata-

Rimase zitta. Aveva capito che avevo capito a mia volta quello che stava cercando di fare, però, come ho detto prima, in me si era insinuato, per la prima volta, il dubbio.

-Hai capito che non provo emozioni. Hai capito che ci potrebbe essere un modo per farmele provare e mi hai promesso che avresti provato a farlo. Ebbene, hai mantenuto la promessa. Se i miei studi al riguardo non sono sbagliati, quello che sento ora, per quanto minimo e quasi trasparente, è dubbio.

Infatti mi chiedo: Cosa ti ha spinta a volermi far provare delle emozioni?-

 




 

Okay. Ecco il secondo capitolo. Stranamente, è arrivato molto presto, e sono felice di questo.

Come avrete capito, Aurora sta raccontando la storia in un futuro abbastanza remoto. Non dico altro perché rischio di fare spoiler e so per certo che non è una bella cosa.

Spero che questa storia vi piaccia e sarebbe bello trovare una vostra recensione.

Non ho altro da aggiungere quindi vi saluto.

 

-Neste!

   
 
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