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Autore: ComeWhatKlaine__    01/08/2017    1 recensioni
"Più di 400 anni erano passati dall'alba della sua vita, un'alba che non avrebbe visto tramonto, un'alba eterna.
Eterna come avrebbe voluto potesse essere quell'istante, con le mani di Alec aggrappate alla sua giacca ed il tocco morbido delle sue labbra sulle proprie.
Eterna, come eterna sarebbe l'impronta lasciata da quel ragazzo nel suo cuore."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ Ad Elena, una delle amiche ed ancore,  più speciali della mia vita.
This is for you babe, I love u.



'È una cosa tra me e tuo figlio.'
'Basta!"

Il tempo e l'eternità sono concetti relativi ed enigmatici: legati da fili segreti al 'per sempre' e al 'mai', forse due facce della stessa medaglia di infinito.
Magnus questo lo sapeva bene, meglio di chiunque altro in quella sala.
L'immortalità è altrettanto complessa: si naviga sospesi, in balia di troppe correnti, su una linea retta, insieme di punti senza orizzonte.
Più di 400 anni erano passati dall'alba della sua vita, un'alba che non avrebbe visto tramonto, un'alba eterna.
Eterna come avrebbe voluto potesse essere quell'istante, con le mani di Alec aggrappate alla sua giacca ed il tocco morbido delle sue labbra sulle proprie.
Eterna, come eterna sarebbe l'impronta lasciata da quel ragazzo nel suo cuore.
Indelebile.

Quella era stata la prima volta dopo tanto, tanto tempo in cui era riuscito realmente a 'percepire' il tempo come qualcosa di concreto, a 'concepire' il  tempo,
e non solo a galleggiare nell'infinità degli attimi: i secondi avevano assunto volume e peso, scorrendo lenti ed inesorabili ad ogni passo di Alec lungo la navata, verso di lui.
E poi quel tempo si era fermato, inaspettatamente, e ciò che sentiva era quasi di star avendo il primo, vero assaggio di eternità solo ora, su quelle labbra.
Perché Alec era lì, avvolto dalla sua giacca dorata e dalla sua stessa luce, e lo stava baciando e con quel bacio gli stava trasmettendo un calore quasi dimenticato e tutta la sua forza.
'Ho bisogno della tua forza, Alexander.'
'Prendi tutto ciò che ti serve.'
Stringendosi le mani erano riusciti a curare ferite profonde ed ora, che si stavano stringendo l'uno all'altro ancora una volta,
Magnus sentiva a poco a poco altre ferite, sepolte nel suo animo, rimarginarsi. 
E fu come essere di nuovo all'alba, pur senza essere passati per un tramonto.


'Hai sbloccato qualcosa, dentro di me.'
I meccanismi del cuore erano forse la sola cosa ad essere più complicata dell'eternità, Magnus sapeva bene anche questo.
E ancor meglio sapeva quanto vulnerabili si possa essere di fronte ad un cuore spezzato, anche quando sei il Sommo Stregone di Brooklyn.
Si era fatto scivolare addosso un secolo sentendosi come bloccato all'interno di una clessidra, senza energie per poter spaccare il vetro e vivere davvero.
Poi era arrivato Alec e quel calore nuovo nel petto e all'improvviso tutto aveva il colore dei suoi occhi.
 
'Rimani senza fiato ogni volta che entrano nella stanza.'
'Non respiro.'
E ora era lui che gli stava togliendo il respiro e sentì letteralmente di poter annegare quando Alec per un attimo si allontanò da lui.
Forse solo per riprendere fiato.
Poi sentì di nuovo il suo sapore e fu in quell'istante che ebbe la certezza che non avrebbe più potuto farne a meno.
E seppe che Alec Lightwood sarebbe stato il centro della sua eternità, anche se non esiste centro nell'infinito.
Ma Alec, che era il suo primo in così tante cose, poteva esserlo anche in questo: nello sfidare l'illimitato con il solo ausilio di sè stesso e di quella forza che gli aveva concesso, per potersi tenere su.
Avrebbe avuto sempre bisogno di quella forza. 
Avrebbe sempre avuto bisogno di Alec.

'Non smetti mai di sorprendermi, Alec.'
Non era riuscito a dire altro, quando qualche minuto dopo si erano dovuti separare per davvero.
C'erano decine di occhi a fissarli in quell'istante, ma Magnus era impegnato a perdersi in quelli profondi che si trovavano a pochi centimetri da lui e sorrise.
Sorrise, sorrise, sorrise ancora, anche mentre la sala si svuotava e quando più di uno sguardo torno incrociò la loro direzione.
Sorrise, perché l'eternità non faceva più così paura, con quell'attimo ora conservato gelosamente tra i suoi ricordi.

Magnus si era creato milioni di ricordi in quei 400 anni.
Aveva visto migliaia di volti e luoghi diversi.
Aveva osservato così tante volte le stelle da poterle quasi contare.
Era stato sopraffatto nelle guerre di cuori che si era trovato a dover combattere.
Era stato spezzato, in molti modi.
Ed ora Alec lo stava rimettendo insieme.
E quando poco più tardi furono lontani per qualche lunghissimo attimo da tutti, fu Alec a sorridere e un altro pezzo di sè tornò al suo posto.
Sorrise anche lui.
'Ti va di uscire a bere un drink, qualche volta?'
'Volentieri.'

Si dice che l'amore vero non muoia mai, un po' come la poesia, per il segno che lascia dietro di sè.
Comunque vada, continua a vivere, ad esistere,  nella memoria, negli occhi, nelle stelle.
Magnus si era spesso interrogato su quale potesse essere l'origine dell'amore e su chi potesse essere stato il primo a provare tanto calore nel petto, dando vita a qualcosa di così grande.
Si era domandato se quel calore lui potesse davvero provarlo, o se avrebbe semplicemente dovuto star lontano dalle ancore dell'amore e continuare a vagare verso un orizzonte che non esisteva.
Ma che senso avrebbe vivere l'eternità senza aggrapparsi allo scoglio dell'unico eterno tra i sentimenti?

Sì girò a guardare Alec,  che strofinava le mani nervosamente, senza più la giacca dorata, ma con ancora più luce ad avvolgerlo.
Tre parole si delinearono nella sua mente in quell'istante.
-Aku Cinta Kamu-
-Ti amo-
Guardò Alec ancora una volta.
E ancora una volta sorrise.
L'eternità, decisamente, non faceva più così paura.
  
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