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Autore: Tati Saetre    02/08/2017    4 recensioni
Edward ha 30 anni, capo della Cullen Media Group, è un uomo presuntuoso, egoista e viziato.
Isabella ha 28 anni, direttrice di una delle Gallerie d'arte più famose di New York, è in cerca dell'uomo della sua vita.
Che cosa li accomunerà per il resto delle loro vite?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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“Voglio sapere se questa storia andrà avanti per molto

Diciannovesimo capitolo – Tanya

30 Marzo 2002

 

“Voglio sapere se questa storia andrà avanti per molto!”

“Edward.”

“Mai… mai! Mai in tutta la mia vita sono stato trattato in questo modo!

“Tieni.” Jake gli allungò il terzo bicchiere pieno di whiskey, e con l’altra mano continuò a pulire l’altra parte del bancone.

“Tu sai qualcosa.”

“Come?” Stavolta smise di pulire, alzando gli occhi verso il suo amico.

“Non è possibile, Jake.” Sibilò appena, stropicciandosi gli occhi.

Quello seduto davanti a Jacob Black, - dall’altra parte del bancone -, non era di certo Edward Cullen.

Indossava una felpa nera e una tuta grigia. Non si radeva, andava avanti a caffè e whiskey e non mangiava un pasto sano da una settimana.

Da quando Bella se ne era andata.

“Si tratta di lavoro, Edward.”

“Lavoro? Siamo a New York, Jake.” Sbuffò. “Cazzo!” Sbatté il bicchiere di vetro sul bancone, e per poco non si ruppe. “Non decidi nel giro di una nottata di andartene a Forks, per lavoro!”

“L’hai chiamata?”

“Non risponde. Risponde ai messaggi, ma soltanto quando riguardano le bambine.

“A proposito… le bambine?”

Dopo i primi due giorni di smarrimento – nei quali Edward si era chiesto più volte cosa avesse potuto portare la sua donna a partire per Forks di corsa -, aveva deciso di parlare con Carlisle ed Esme, che erano stati più che contenti di prendere le bambine. Inizialmente, si erano trasferiti tutti e tre a casa Cullen. Le bambine erano felicissime, e i loro nonni ancora di più.

Ma Edward sapeva che qualcosa non andava. L’aveva intuito nel modo in cui Leah lo guardava, dall’alto al basso e con gli occhi che potevano incenerirlo da un momento all’altro.

Dalle chiamate che faceva a Bella, senza risposta.

Aveva provato a chiamare Charlie, ma anche lì era partita la segreteria telefonica.

Maledizione!

“Sono dai miei genitori.”

“Cosa gli hai detto?”

“Che Charlie aveva bisogno di Bella. Chiama Esme ogni sera, per parlare con loro.

A me no.

Leah sa qualcosa.”

Leah sa qualcosa.” Jacob ripeté le stesse identiche parole di Edward.

“Cosa?”

“Edward, non ne ho idea. Leah non mi ha raccontato niente. Ma sì, è successo qualcosa.”

Si mise entrambe le mani sulla faccia, cercando di spremersi le meningi.

Cosa ho fatto. Cosa. Diamine. Ho. Fatto.

“Pensa. E’ successo qualcosa?”

“Cazzo, Jake! No! E’ andato tutto bene, benissimo! Aspettiamo un bambino, Dio! E sono l’uomo più felice del mondo. E poi, via. Da un giorno all’altro, se ne va. Non da spiegazioni, non risponde al telefono. Ha bisogno di tempo. Deve pensare e deve lavorare. E Forks è il posto più adatto.” Sputò fuori, grattandosi la testa. “Tutte cazzate!”

“Tutte cazzate.” Ripeté una voce dietro di lui. “Proprio come quelle che ha detto Tanya Denali.”

James.

 

 

La Volvo sfrecciava lentamente sulle strade di New York, e questo era un buon motivo per far perdere la pazienza a Edward.

Ma non il primo buon motivo.

Il primo, era di tutt’altro stampo.

Stupida Bella. Stupida, stupida, stupida donna.

Con una mano tamburellava le dita sul volante, con l’altra fumava l’ennesima sigaretta di quella giornata.

Il MoMa non era lontano, doveva solo trovare un parcheggio e poi ci sarebbe arrivato a piedi. Di corsa.

Lasciò la Volvo in doppia fila, fregandosene dei clacson che suonavano e iniziò a correre verso l’ampia porta. Spinse quasi fino a romperla, sotto gli occhi accigliati di Rosalie Hale.

“Edward Cullen?”

Faticava a riconoscerlo? Anche lui, faticava a riconoscersi in quei giorni.

Tanya è qui?”

Rosalie nemmeno parlò, ma con l’indice indicò la porta del suo ufficio.

“Grazie.” A passo spedito partì, e senza nemmeno bussare aprì la porta.

Tanya Denali era lì, seduta su quell’enorme poltrona di pelle nera, davanti ad una scrivania piena di scartoffie. I capelli biondi e lucenti le incorniciavano il viso. Il trucco era pesante, e accentuava il colore dei suoi occhi chiari.

Una volta ero innamorato di lei.

“Edward?” La stessa identica domanda di Rosalie.

“Dobbiamo parlare.” Il sorriso che sfoderò Tanya gli fece accapponare la pelle.

Come potevo essere innamorato di questa donna?

“Sono tutta orecchie.”

“Non mi interessa con chi hai scopato al Ritz a Londra. Mi interessa soltanto che tu faccia sapere al mondo che non ero io.” Lei scoppiò in una fragorosa risata, ma i suoi occhi la tradirono. Sarebbero stati capaci di incenerirli, proprio come quelli di Leah.

“Come?”

“Alla mia ragazza sono arrivate voci. Voci infelicemente false, purtroppo per te. Vorrei mettere le cose in chiaro, una volta per tutte. Sono stato innamorato di te, e avrei fatto carte false per te. Ma tu non l’hai voluto. Hai preferito giocare all’infermierina durante tutti gli anni del College, ed allora ho deciso di lasciarti.” Prese un respiro, continuando a guardarla. “Ti ho amata, Tanya. Realmente. Ma tu no. Faceva comodo essere la ragazza di Edward Cullen al College, e ti ha fatto ancora più comodo esserlo quando sono diventato il Capo della Cullen Media Group. Ma è proprio qui, che hai toppato. Ho trent’anni, e le mie ambizioni sono cambiate da allora. Non mi interessano i giochetti facili, e soprattutto le stronzate che vai a dire in giro.”

Il sorriso di Tanya non si era dissolto.

“Tutto questo per… Bella Swan?” Il suo tono dispregiativo fece sì che Edward si sfregasse le mani fortemente, per non fare qualcos’altro.

Io e Isabella aspettiamo un bambino.”

E lì, il sorriso morì.

E’ la mia donna, Tanya. E’ la donna della mia vita. E che possa succedermi qualcosa in questo istante, andrò contro al mondo per la sua felicità. Perché è quello che merita, ed è quello che io voglio per lei. Alice e Jasper sono morti. I nostri amici sono morti. Abbiamo perso entrambi il nostro lavoro.” Si alzò e si diresse alla porta. Mise la mano sulla maniglia, ma non aprì.

“Non sarà di certo Tanya Denali a fermarci.” Disse con voce calma e tagliente, uscendo dall’Ufficio.

 

 

         Cinque ore lo separavano da Bella.

Quattro in volo e una in macchina. Ed erano interminabili.

James aveva provveduto al Jet, mentre Laurent si era raccomandato che Bella fosse a casa, a Forks. Jake aveva l’arduo compito di parlare con sua moglie, e spiegarle quello che era realmente successo. Esme e Carlisle avevano le bambine, e le avrebbero tenuto sino al loro ritorno.

Sì, perché sarebbero tornati insieme.

 

   
 
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