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Autore: Carme93    02/08/2017    0 recensioni
Anno 2021.
I Dodici della Profezia si preparano ad adempiere al loro destino, mentre la comunità magica piomba nel caos; ma è il tempo anche di affrontare i problemi e le discriminazioni sociali ignorate per secoli. E ancora una volta toccherà ai ragazzi far aprire gli occhi agli adulti. Ragazzi che a loro volta sono alle prese con i problemi tipici dell'adolescenza e della crescita.
Inoltre si ritroveranno a interagire anche con studenti stranieri e quindi con civiltà e realtà completamente diverse dalla loro. Questo li aiuterà a crescere, ma anche a trovare una soluzione per i loro problemi.
Questa fan fiction è la continuazione de "La maledizione del Torneo Tremaghi" e de "L'ombra del passato", la loro lettura non è obbligatoria ma consigliata.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Nuova generazione di streghe e maghi | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo settimo

Un attimo di tregua
 
«Dovresti evocare uno scudo» disse Jack con sufficienza.
Frank si sollevò da terra e lo fissò truce. Non rispose e si rimise in posizione.
«Vuoi provare tu ad attaccarmi?» domandò Jack con condiscendenza. Si stava proprio annoiando con quel ragazzino. Se avessero dovuto combattere contro i Neomangiamorte, sarebbe stata una disfatta totale.
«Stupeficium!» pronunciò Frank, ma senza molta convinzione. Odiava Difesa contro le Arti Oscure quasi quanto Pozioni e avrebbe fatto volentieri a meno di quelle lezioni extra.
Jack, con una smorfia annoiata, respinse l’incantesimo e rapidamente colpì di nuovo. Frank finì nuovamente sull’erba umida. Ormai aveva perso il conto di quante volte era accaduto nelle ultime due ore. Due ore che sembravano un’eternità! Quando li avrebbe fatti smettere, Williams? Osservò, per un attimo gli altri, soffermandosi più a lungo su James e Brian. Ecco, la sfiga: perché il professore l’aveva messo in coppia con Jack e non con James? O meglio ancora con Brian? James aveva trascorso gli ultimi incontri ad aiutare il piccolo Corvonero con tutti gli incantesimi, e se il ragazzino non avrebbe mai potuto schiantare James, sicuramente eseguiva perfettamente gli incanti base. Invece Jack non aveva fatto altro che umiliarlo!
«Ti sei fatto male?» chiese con un sopracciglio inarcato il Tassorosso.
«No» rispose scontroso Frank. Quegli allenamenti erano insopportabili! Era costantemente nervoso.
«Ti sei stancato?».
«Sì» ammise a malincuore.
«Tutto ok?» chiese loro Albus. Era in coppia con Dorcas anche questa volta.
«Noi sì. Voi? Non vi siete impegnati per nulla» disse Jack.
Albus gli gettò un’occhiataccia. «Non sono affari tuoi, Fletcher!».
Frank si stupì perché di solito l’amico non era così aggressivo, ma poi il suo sguardo cadde su Dorcas. Era molto pallida e sembrava sciupata.
«Che cos’ha Dorcas?» domandò istintivamente.
«È un brutto periodo» borbottò Albus palesemente preoccupato.
«Va bene, basta così per oggi!» annunciò Williams.
«Meno male» sospirò Frank.
Albus gli diede una pacca sulla spalla per confortarlo.
«Stai diventando bravissimo!» strillò James facendo arrossire Brian.
«Noi non siamo stanchi!» si lamentò Rose, guadagnandosi parecchie occhiatacce. Specialmente Jonathan non sembrava del suo stesso parere.
«Non possiamo cambiare le coppie?» chiese Jack al professore. «Mi sto annoiando con Paciock».
«Neanche a me piace stare con lui» ne approfittò Frank.
«Dovete imparare a collaborare» replicò Williams.
Frank non era il tipo di ragazzo che polemizzava con gli insegnanti, così si limitò a fissare l’uomo imbronciato.
«Aspetta, un attimo» lo trattenne quest’ultimo, mentre gli altri entravano nella villa per darsi una sistemata e fare merenda tutti insieme. Infatti la signora Shafiq si premurava sempre di fargli stare a loro agio. «Ho deciso di metterti in coppia con Jack che, insieme a James, è uno dei più bravi del vostro gruppo nella mia materia perché ho pensato che avrebbe potuto aiutarti, proprio come James sta facendo con Brian».
Frank non si meravigliò del fatto che lui e Brian, un ragazzino del secondo anno, fossero i peggiori del gruppo, ma cercò le parole più adatte per spiegare al professore che il suo piano non stava funzionando. «Ho capito, ma Jack ha un carattere diverso da quello di James» mormorò.
Williams lo soppesò per qualche secondo, poi disse: «La prossima volta troveremo un’altra soluzione. Raggiungi i tuoi compagni adesso».
«Grazie, signore» replicò Frank sollevato.
Sedettero tutti insieme nel salotto della villa e iniziarono a chiacchierare degli argomenti più svariati. Il preferito della maggior parte era senz’altro il Quidditch, erano tutti in trepidante attesa dell’inizio del Campionato. In quei momenti sembravano degli adolescenti normali.

*

Le cene alla Tana erano sempre molto caotiche. Quel giorno in più era arrivato anche Charlie con la sua famiglia.
Nel cortile era stato apparecchiato un lungo tavolo, dove tutta la numerosa famiglia avrebbe potuto trovare posto.
«Praticamente la nonna ci ha schiavizzato!» si lamentò Rose.
Albus sorrise bonariamente e si lasciò cadere sul dondolo accanto alla cugina.
«Osi anche lamentarti?» sbuffò Hugo, il fratello tredicenne di Rose. «Hai semplicemente apparecchiato la tavola! E sei stata fuori quasi tutta la giornata. Noi siamo stati schiavizzati!».
«Benedetta verrà alla festa di mamma con la sua famiglia» annunciò eccitato James sventolando una lettera davanti ai loro occhi.
«Oh, Merlino. Questa casa imploderà prima o poi» si lagnò.
«Tu non hai invitato Cassy, scusa?».
«Cassy è una sola» replicò la ragazza.
«Scorpius come sta?» chiese Lily, sedendo sull’erba di fronte a loro.
«Dice bene» borbottò Rose.
«Ma odia mostrarsi debole» commentò Albus. «Suo nonno è finito di nuovo dentro e stavolta vi rimarrà per tutto il tempo che gli rimane. Sua nonna è ancora agli arresti domiciliari. Draco Malfoy è riuscita a salvarla per ora».
«Qualcuno ci dovrebbe delle scuse, però» mormorò accigliata Rose accennando a loro cugino Fred, che quel pomeriggio aveva sostenuto l’esame per la Materializzazione. Purtroppo l’aveva superato: erano ore che non faceva altro che materializzarsi e smaterializzarsi da una stanza all’altra. Alla fine la nonna era scoppiata in lacrime, anche se loro erano rimasti scioccati da una simile reazione. Tutti gli zii presenti si erano arrabbiati parecchio.
Arthur gli raggiunse sorridente.
«Ehilà, di che parlate?» chiese il ragazzino.
Lily gli raccontò l’ultima bravata di Fred e anche lui si sorprese per la reazione della nonna.
«Ragazzi, è pronto. Venite a tavola» li chiamo Ron Weasley avvicinandosi.
«Papà, perché nonna ha reagito in quel modo pomeriggio?» chiese Rose a bruciapelo.
Né Ron né Harry erano presenti quando era accaduto, ma i ragazzi sapevano che la zia Ginny aveva raccontato loro ogni cosa.
Ron assunse un’aria stranamente seria. «Quando zio George e zio Fred hanno superato l’esame di Materializzazione per giorni si sono comportati allo stesso modo di vostro cugino… Andiamo a cenare su».
Nessuno di loro commentò, ma James si appuntò di affatturare Fred appena fossero giunti a Hogwarts. Si poteva essere così deficienti? Sapeva benissimo che la nonna era molto emotiva. Ed ecco perché tutti gli adulti si erano arrabbiati così tanto.
«Alastor, sei arrivato!» strillò Lily abbracciandolo di slancio.
Il ragazzo ricambiò il saluto e sedette vicino a Rose e Albus.
«Come mai avete fatto tardi? E tuo padre?» gli domandò Albus.
«Le sue sorelle sono arrivate all’improvviso con tanto di famiglie al seguito e hanno invasato la villa» sospirò Alastor. «Lui è dovuto rimanere lì, ma ha detto che potevo benissimo venire da voi da solo».
«Perché non sei rimasto con loro? Non le vedi mai» commentò Rose prima di riempirsi la bocca di stufato.
«Appunto per questo. Non so come sopravvivrò finché non ripartiranno. La zia Adelaide è la più odiosa di tutti. Appena è arrivata ha iniziato a criticare ogni cosa. A partire dalla mamma» aggiunse a malincuore.
Rose deglutì un grosso boccone e Albus rimase con la forchetta a mezz’aria. Entrambi lo fissarono. Alastor non aveva mai voluto parlare della situazione che aveva trovato a casa appena rientrato da Scuola.
«Non so come faccia a sopportarla suo marito. E i suoi figli! Mia cugina Noelle è uscita con la scusa di fare un giro a Londra e non è ancora rientrata. In più la zia Alma, la terzogenita, è fuori di sé perché a quanto pare suo marito si era unito ai Neomangiamorte ed è stato ucciso in uno scontro con gli Auror francesi».
«Oh, mi dispiace» commentò Albus.
Alastor si strinse nelle spalle. «Non lo conoscevo veramente e poi se si è messo contro gli Auror, se l’è cercata» disse duramente. «Più che altro mi dispiace per i miei cugini. Cristopher è strano. Da quando è arrivato non ha proferito parola. Sembra terrorizzato da tutto ciò che lo circonda. E suo fratello è stato trattenuto dagli Auror tedeschi perché pensano abbia anche lui legami con i Neomangiamorte. Mia zia si aspetta che mio padre faccia qualcosa».
«Quante sorelle ha tuo padre?» chiese James, che aveva ascoltato distrattamente la conversazione.
«Tre. Una più grande e due più piccole».
«La più piccola com’è?» domandò Albus.
«Sicuramente è meglio delle altre due, ma ha più problemi. Ha lasciato il marito, già di per sè scandaloso nel mondo purosangue, e quattro figli a carico. In definitiva l’unica che non è venuta per chiedere qualcosa a mio padre è la zia Adelaide, la quale in compenso pensa di poter spadroneggiare».
«Patate al forno?» chiese loro Lily interrompendoli.
Tutti e quattro si servirono, ponendo attenzione anche alle altre conversazioni che erano iniziate.
«Dominique, ti sei persuasa che per essere ammessi al corso di Magisprudenza è necessario avere il M.A.G.O. in Storia della Magia?».
Se gli sguardi avessero potuto uccidere, sicuramente zio Percy sarebbe già morto. Dominique aveva fatto fuoco e fiamme per giorni quando aveva scoperto che lo zio aveva ragione e che i suoi progetti per il futuro erano andati a farsi strabenedire per una sua stupida distrazione. E l’ultima cosa che voleva era qualcuno che glielo ricordasse. Infatti fece finta di non aver sentito lo zio parlare.
«Perché non entri al Ministero? Dopotutto hai un ottimo curriculum» propose magnanimo lo zio.
Dominique lo fissò malissimo. «Scusa che significa dopotutto? Credo che il mio curriculum sia senz’altro migliore di quello di Molly!».
«Percy, per favore, puoi evitare?» chiese Bill Weasley stancamente.
«Sì, Perce, evita. Vogliamo rilassarci. Credo che tutti noi abbiamo fin troppi problemi» aggiunse Charlie Weasley.
«Io non ho nessun problema» sentenziò palesemente felice Percy. «Anzi, è un periodo perfetto! Molly è tornata a casa e ha deciso di entrare al Ministero» annunciò indicando la figlia maggiore, che sedeva vicino alla madre. In realtà solo lui poteva credere che andasse tutto bene: Molly era sempre pallida e i ragazzi l’avevano sentita vomitare più volte negli ultimi giorni. «Lucy ha deciso di mettere la testa al posto finalmente». La ragazzina, che da lì a un paio di settimane avrebbe compiuto quattordici anni, fece per replicare ma poi colse un impercettibile segno di diniego da parte del nonno. Anche questa volta Percy vedeva solo ciò che voleva e i ragazzi lo sapevano con certezza: Lucy aveva cambiato atteggiamento, era vero, ma non era merito dei suoi genitori. All’inizio dell’estate Lucy aveva per caso aiutato la nonna a cucinare e con il trascorrere del tempo le era piaciuto sempre di più. Infine aveva fatto un accordo con i nonni: lei avrebbe fatto i compiti delle vacanze e recuperato le sue lacune, in cambio la nonna le avrebbe insegnato a cucinare. Inoltre i nonni la supportavano sempre durante lo studio.
«Infine la nostra Ministra», e qui fece una specie di buffo inchino verso Hermione, «ha approvato il mio nuovo progetto!».
I ragazzi si scambiarono sguardi preoccupati: finalmente avrebbero scoperto perché lo zio era tanto felice da giorni.
«Sono stato nominato Capo dell’ufficio che si occupa delle relazioni con Hogwarts».
Rose si affogò e Albus dovette intervenire prima che soffocasse. Mettere Scuola, Percy Weasley e Hermione Granger in Weasley nella stessa frase non era mai un buon segno.
«Ho riflettuto molto su quello che è accaduto a Molly l’anno scorso. Purtroppo uno sbandamento può accadere a tutti. L’attuale sistema di Hogwarts non favorisce una perfetta corrispondenza tra le famiglie e la Scuola. È qui che il mio ufficio ha deciso di intervenire!» annunciò altisonante. «Abbiamo chiesto esplicitamente alla Preside di fare in modo che i genitori siano informati mensilmente del profitto e della condotta dei figli; inoltre un nostro ispettore valuterà la preparazione e le capacità di tutto il personale della Scuola. Hogwarts raggiungerà standard elevatissimi e supererà di gran lunga tutte le altre scuole di magia del mondo».
Un silenzio attonito accolse le sue parole. I ragazzi lo fissavano stravolti.
«Non siete contenti? Avrete la migliore istruzione possibile!».
«Io lo am-» iniziò Rose, mentre Albus e Alastor intervenivano per trattenerla, ma si zittì vedendo Molly scappare via tenendosi una mano premuta sulla bocca.
«Ma che ha?» chiese sorpreso Percy.
«Non lo so. Le ho prenotato una visita al San Mungo per vedere se è intollerante a qualcosa» rispose Audrey preoccupata.
Albus vide sua mamma scambiare uno sguardo scettico con la zia Angelina e la zia Hermione. Fortunatamente prima che Percy chiedesse di nuovo ai ragazzi un parere sulla sua nuova attività, nonno Arthur provò a sviare il discorso. «Allora Charlie, i ragazzi rimarranno a Hogwarts, vero?».
Altro tasto delicato. «Sì» rispose laconico Charlie. La zia Jane fece una smorfia contrariata.
«Cara, sono sicura che i ragazzi non corrono nessun pericolo. Vero, Harry?».
Harry Potter si affogò e solo quando riprese a respirare fissò la suocera: realmente voleva che glielo assicurasse lui? Va bene che era il Capo degli Auror, ma non c’era stato un anno a Hogwarts in cui non aveva rischiato l’osso del collo! E fino a qualche mese prima si erano infiltrati degli uomini della Selwyn.
«Naturalmente la Scuola sarà dotata di ogni protezione possibile. Gli Auror e gli uomini della Squadra Speciale Magica pattuglieranno i confini. Inoltre se sarà necessario saranno sospese anche le gite a Hogsmeade».
«No!» strillò Lily. «Proprio quando tocca a me e Hugo!».
«Non è detto» provò a tranquillizzarla Harry.
«Visto che ci siamo Harry, volevo chiederti: tu approvi l’assunzione di un centauro a docente di Divinazione?» chiese Percy.
«Sì. Fiorenzo è sempre stato dalla nostra parte».
«Ma abbiamo controllato il curriculum del professor Solovyov. Devo dire che era davvero impeccabile. Non comprendo perché mai la McGranitt gli abbia esplicitamente chiesto di lasciare la Scuola».
«Non lo so, Percy. Non ho idea di chi sia quest’uomo. Anche se di una cosa sono sicuro: non ha minimamente aiutato Cassandra Cooman a controllare il suo potere».
«Stiamo considerando un’allieva indisciplinata, per cui non è minimante sufficiente a valutare le capacità di un docente».
«Era un’idiota!» sbottò Rose pronta a difendere a spada tratta la sua migliore amica.
«Lo chiamavano tutti Io-So-L’Ovvio» aggiunse ridacchiando Albus.
«Non si danno i soprannomi ai docenti!» lo rimproverò Percy. «Non dite nulla?» chiese a Ginny e Harry.
«Finché non glielo dicono in faccia» borbottò Ginny, facendo ridacchiare un po’ tutti i presenti.
«Mamma?!» chiamò Percy indignato.
«Suvvia, Percy, Albus scherzava» replicò pacatamente nonna Molly.
«È comunque non sai perché la McGranitt l’ha cacciato?» chiese Dominique.
«No. Non ho ancora affrontato l’aspetto docenti con lei, ma lo farò a breve. Ho già un appuntamento».
«Ha creato un Club dei Duellanti e faceva usare tutte le maledizioni agli studenti!» disse Fred eccitato. «Io c’ero la prima e unica sera».
«Oh, sì è stato magnifico! Uno spettacolo irripetibile! Peccato che quel cretino di Fergusson si sia messo in mezzo!» aggiunse Rose.
«Matthew non è un cretino!» ribatté Dominique punta sul vivo. «Ha fatto il suo dovere di Caposcuola!».
«Non è stato divertente. Solovyov mi ha messo in coppia con uno del settimo anno. Mi voleva fare male sul serio» borbottò Arthur.
«Cosa?!» sbottò zia Jane. «Perché non ce l’hai detto?».
«Perché sapevo che vi sareste arrabbiati» spiegò Arthur come se fosse ovvio, facendosi poi piccolo piccolo di fronte alle occhiatacce dei genitori.
«Comunque Williams gli ha dato una lezione stupenda! Era meraviglioso vederli duellare. Mi hanno detto che alla fine sono intervenuti Mcmillan e zio Neville per fermarli!» raccontò eccitata Rose.
«Già, ma tutti pensavano che la McGranitt avrebbe cacciato Williams non Solovyov» aggiunse Albus.
«Non sapevo che avessero duellato» borbottò Harry meditabondo.
«Ma è vero che hai sospeso Williams?» domandò Rose.
«Chi ve l’ha detto?» replicò sorpreso Harry.
«Le gemelle Danielson» rispose Albus.
«Danielson mi sentirà domani mattina!» sbottò Harry lanciando un’occhiata eloquente a Ron, che si strinse nelle spalle.
«Lo sai che gli piace mettere i suoi colleghi in cattiva luce» disse.
«Quindi è vero?» insisté James.
«Non ho avuto scelta» rispose Harry. «Ma si sistemerà tutto».
«Perché?» domandò James.
«Non sono affari che ti riguardano» replicò Harry.
«Allora, chi mi aiuta a sparecchiare?» chiese nonna Molly. L’unica che si alzò di sua spontanea volontà fu Lucy, poi seguita da Arthur e Louis cui piaceva rendersi utili.
«La torta alla melassa l’ho fatta io» annunciò felice Lucy.
Percy scoppiò a ridere. «Non dire fesserie».
La figlia lo fissò offesa.
«Percy! Tua figlia è molto brava» lo redarguì la madre con un’espressione di avvertimento che tutti i Weasley conoscevano perfettamente.
«Allora non vediamo l’ora di assaggiarla» disse come sempre diplomatico Bill.

*

«Ragazzi, sono arrivate le lettere da Hogwarts» disse nonno Arthur.
Nonna Molly aveva buttato giù dal letto tutto i nipoti perché aiutassero a preparare la festa a sorpresa della figlia Ginny, che quel giorno compiva quarant’anni.
Erano tutti mezzi addormentati e a tentoni recuperarono ciascuno la propria busta.
«Il manuale secondo di Incantesimi l’ho già letto» borbottò Louis scorrendo la sua lista dei libri. Fred fece finta di vomitare, beccandosi un’occhiata di rimprovero dalla nonna. Lily e Hugo iniziarono a parlare di Hogsmeade, non vedendo l’ora di andarci.
«La prima gita di solito è a fine ottobre, giusto?» chiese la prima.
«Sì» le rispose James, divertito e pronto a farsi subissare da una lunga serie di domande sul villaggio. Quel pomeriggio sarebbe arrivata Benedetta: ere troppo felice!
«Che hai Al?» chiese Hugo.
«Io… ehm… niente…» borbottò palesemente a disagio.
«Va tutto bene, tesoro?» chiese premurosa nonna Molly.
«Sì» rispose Albus tirando fuori dalla busta una spilla argentata. «Sono il nuovo Prefetto di Grifondoro».
«Ma è magnifico, tesoro» strillò la nonna abbracciandolo di slancio. «Un altro Prefetto in famiglia! Arthur non è meraviglioso?!».
«Sì, cara, ma lo stai strozzando. Complimenti Albus» commentò nonno Arthur facendogli l’occhiolino.
Fred si mise una mano sul cuore e fece finta di sentirsi male, facendo ridacchiare molti cugini.
«Rosie, perché non apri la busta?» chiese Lily. La ragazza infatti era rimasta bloccata dopo aver preso la sua lettera.
«Pesa troppo» sospirò, visibilmente terrorrizzata.
«Ma dai, la McGranitt non ti nominerebbe mai Prefetto» intervenne Dominique.
«Ha nominato lui» replicò Rose puntando un dito su James.
«In effetti…» borbottò Dominique.
«Non è la stessa cosa» disse Lucy sicura. «Tu sei peggio di Jamie. Se la McGranitt ha nominato te come Prefetto femminile di Grifondoro… beh, allora è pronta per la pensione…».
«…oppure vuole distruggere la Scuola» terminò Roxi.
«Non siate stupidi» li richiamò la nonna.
«Aprila tu» ordinò Rose porgendo la lettera ad Albus. Il ragazzo obbedì e tutti gli puntarono gli occhi addosso. «Allora?!» strillò la cugina istericamente, visto che non si decideva a dire nulla.
«La McGranitt sta bene, tranquilli» disse Albus quasi ridendo. Poi si rivolse a Fred e Jamie. «Inchinatevi di fronte al vostro nuovo Capitano!». Poi lanciò la spilla alla cugina, incredula. Dopo aver superato la sorpresa Rose gridò e cominciò a saltellare per la cucina.
«Preparatevi perché daremo filo da torcere ad Albert Abbott. Grifondoro tornerà a vincere» urlò a pieni polmoni.
La tavolata scoppiò in un applauso, cui si unirono anche Fabi e Louis nonostante fossero dei Corvonero. Arthur si sgolò a urlare sopra il frastuono: «Non ci contare!», mentre Lucy gridava qualcosa di molto simile.
L’unico che non si unì all’euforia generale fu Fred. Solo un cieco non avrebbe potuto capire che aveva preso molto male la sua definitiva destituzione.

*

«Buongiorno» borbottò Frank, trattenendo a stento uno sbadiglio.
«È arrivata la mia lettera» annunciò sua sorella Augusta palesemente felice.
Frank le sorrise. Almeno la lettera di ammissione a Hogwarts le aveva fatto sparire quell’espressione imbronciata che si portava dietro da un bel po’. Diede un bacio alla madre, che stava dando il latte ad Aurora, e poi si sedette. Nonna Augusta stava bevendo il suo solito thè nero, mentre il padre era assediato da Alice. «Firmalo ti prego».
«Che cos’è?» domandò perplesso.
«Il permesso per andare a Hogsmeade» sospirò sua madre. «Io e papà le stavamo spiegando che forse dovrebbe migliorare il suo comportamento prima. Insomma come facciamo a mandarla da sola al villaggio se ci fa già preoccupare quando è a Scuola».
«Frankie, dì qualcosa» lo supplicò sua sorella.
Il ragazzino rimase un po’ perplesso, chiedendosi se davvero i genitori non volessero firmarle il permesso o la stessero solo lasciando crogiolare nel suo brodo per un po’. Di solito non erano così severi.
«Sul serio non volete firmarlo?» chiese al padre. «Dai, papà. Alice, è fatta così. Sarebbe troppo non darle il consenso. Tutti i suoi compagni ci andranno» disse provando a perorare la sua causa.
«Tua sorella ha voti bassissimi e viola sempre le regole. Non conosce limiti!» disse severa la madre. «Ti sei già dimenticato che l’ultima gita a Hogwarts l’hai saltata l’anno scorso? Dubito che ti sia dimenticato il perché».
Frank chinò il capo sulla sua tazza di latte e scosse la testa: no, non l’aveva dimenticato. «Ma era uno solo» mormorò. «Non mi avete tolto il permesso per sempre».
«No, è vero» ammise sua madre. «Ma tua sorella ci fa disperare da due anni».
Frank guardò la sorella dispiaciuto. Che altro avrebbe dovuto dire?
«Ci sono due lettere per te, comunque» disse sua madre. «Una è quella di Hogwarts». Gliela porse, ma tenne l’altra in mano. «Questa è del Ministero» continuò preoccupata. «Tuo padre non ha voluto aprirla senza di te. C’è qualcosa che dovremmo sapere, Frank?».
Il ragazzino guardò prima i genitori e poi la lettera. «Non ho fatto nulla» disse turbato. Mise da parte la lettera di Hogwarts, dopo tre anni conosceva il contenuto a memoria, e aprì quella del Ministero.
Caro signor Paciock,
siamo lieti di comunicarLe che il progetto da lei presentato per il concorso, indetto dal Dipartimento di Cooperazione Magica Internazionale, rivolto a tutte le Scuole di Magia del mondo, è risultato vincente.
Naturalmente, sarà applicata qualche modifica per renderlo realizzabile entro l’inizio del nuovo anno scolastico. Tutti i dettagli le saranno forniti dalla Preside Minerva McGranitt e dalla docente referente Emily Dawson a tempo debito.
Nel frattempo le rinnoviamo i nostri più sentiti complimenti e la invitiamo a ritirare il premio di 500 galeoni, presso il nostro Ufficio.
 
Cordiali saluti,
Draco Lucius Malfoy,
Capo del Dipartimento per la Cooperazione Magica Internazionale.
 
 
«Allora?» chiese sua madre preoccupata.
«Avevo partecipato a un concorso, che ci aveva proposto la professoressa di Storia della Magia… Me n’ero anche dimenticato» rispose.
«Quello sulla cooperazione internazionale?» chiese Neville.
«Sì, quello… A quanto pare ho vinto…» mormorò.
Sua madre gli strappò la pergamena dalle mani e ne lesse il contenuto, prima di passarla al marito.
«Complimenti, tesoro!» disse scoccandogli un bacio sulla guancia.
«Grazie» borbottò imbarazzato.
«Accidenti, 500 galeoni?» commentò Augusta.
La lettera aveva fatto inevitabilmente il giro del tavolo.
«Me ne dai una parte?» chiese Alice.
«Ma neanche per sogno» rispose sua madre al posto suo. «Tuo fratello se li è guadagnati quei soldi… se ti mettessi a studiare…».
 «Sai, che sei noiosa? Dici sempre le stesse cose» sbuffò Alice.
«Non le direi, se tu non mi costringessi!» sbottò la madre palesemente irritata. «Te lo puoi scordare che ti firmiamo quel permesso! La nostra pazienza è finita!».
«Aspetta, Alice». Neville trattenne la ragazzina che stava per scappare al piano di sopra. «Io e la mamma dobbiamo comunicarvi una cosa, vero Hannah?».
«Sì» annuì la donna. «Ho lasciato la gestione del Paiolo Magico».
I ragazzi la fissarono sorpresi. «Quindi alla fine hai fatto come ti ha detto papà! Questo non è giusto, le donne dovrebbero fare di testa propria!» sbottò Augusta.
«Ma che dici!» la richiamò Hannah. «Io ho deciso da sola. Ho scelto di fare la mamma».
«Che idiozia!» commentò la ragazzina.
«Augusta!» la richiamò Neville. «Ma che hai in testa?».
«Sono affari miei» replicò la ragazzina a tono.
«C’è un’altra cosa» disse Hannah, prevenendo la replica del marito. «Dobbiamo lasciare questa casa, perché è concessa automaticamente a chi gestisce il pub».
«Dobbiamo cambiare casa? E dove andiamo?» domandò Frank sorpreso dall’improvviso cambiamento.
«Andiamo a vivere a Godric Hollow, vicino a Lily?» chiese, invece, Alice.
«Andremo a vivere nella casa dei vostri avi. Nella casa in cui è cresciuto vostro padre. Appartiene alla nostra famiglia da generazioni» intervenne per la prima volta nonna Augusta.
«E dov’è?» chiese Frank.
«A Wiswell» rispose Neville.
«Cominciate a raccogliere le vostre cose, ci trasferiremo entro la prossima settimana» ordinò Hannah.
«Il tempo di arieggiare la casa e rimetterla in ordine. Non ci abita nessuno da almeno quindici anni» spiegò nonna Augusta, sicuramente la più felice del trasferimento.
«Un attimo! E il nostro parere non conta nulla?» chiese Augusta.
«Dove vorresti andare ad abitare? Nel centro di Londra come zio Charles?» chiese retoricamente Hannah.
«Sarebbe magnifico!» replicò Augusta.
«Non se ne parla» replicò Hannah. «Vedi, abbiamo ascoltato il tuo parere. Alice, Frank voi che ne pensate?».
«Neanche io sono d’accordo» disse Alice. «Andremo a vivere lontanissimo da Lily! Dove si trova questo posto?».
«Come fai a dire che si trova lontanissimo, se non sai dove si trova?» la redarguì Hannah. «Comunque nel Lancashire».
«Nel nord-ovest! È lontanissimo!» sbottò Augusta.
«Bene, prendiamo atto della vostra posizione. Siamo quattro contro due, quindi la maggioranza vince» si alterò a sua volta Hannah.
«Non puoi contare Aurora. È troppo piccola!» si ribellò Augusta.
«Come vuoi, siamo comunque in maggioranza».
«Se Frank vota contro, saremo pari. E dovremmo discuterne. Questa è democrazia!» disse Augusta.
«Devi smettere di trascorrere tutto questo tempo con nonno Albert! Solo lui può fare certi discorsi a una bambina di undici anni!».
«Nonno Albert ci apre la mente!» ribatté Augusta.
Hannah sbuffò. «Allora Frank?» chiese fissando truce il suo primogenito.
Frank decise che quel giorno la colazione gli sarebbe andata storta e posò il biscotto che aveva appena preso. «Com’è questa casa?» chiese per prendere tempo. Neanche a lui piaceva l’idea di cambiare casa così all’improvviso, ma vedeva che i genitori erano al limite dell’esasperazione.
«Vi assicuro che è molto grande» rispose pazientemente Neville. «Avrete una stanza ciascuno e Alice, potrai volare in giardino, a patto che non ti alzi troppo in alto».
«Sul serio?» chiese la ragazzina sorpresa.
«Ti sta corrompendo! Non cedere!» intervenne Augusta.
«Non mi dispiace essere corrotta» replicò Alice. «Posso avere due letti nella stanza e invitare Lily a dormire con me?».
«Non vedo perché no» concesse Neville.
«Ok, allora io voto a favore».
«Traditrice!» strillò Augusta.
«Tu che cosa vuoi?» le chiese Neville.
«Io non mi vendo! Frank dì qualcosa» disse Augusta.
«Il mio voto non è più importante» borbottò il ragazzino.
«Vigliacco!» urlò Augusta correndo al piano di sopra.
«Io comunque ce l’ho con voi» avvisò Alice, raggiungendo la sorella.
«Sono belli i pasti in famiglia» commentò Hannah ironica, mentre si alzava per sparecchiare.
«Frank? Hai richieste per la tua stanza?» chiese gentilmente Neville, visto che alla fine era l’unico che non si era lamentato.
«No, grazie. Vado di sopra a sistemare qualcosa, visto che pomeriggio dovrò andare di nuovo a villa Shafiq».
«Non so come abbiate fatto» mormorò nonna Augusta nel silenzio che si era creato nella piccola cucina. «Ma avete messo al mondo un maschio tranquillo e due ragazzine che sembrano dei diavoli».
Neville e Hannah si fissarono impotenti.
 
*

«Jonathan, che hai?».
Il Corvonero distolse lo sguardo dal cielo nuvoloso e si voltò verso sua sorella. Non l’aveva neanche sentita entrare in camera.
«Nulla» borbottò tornando a guardare fuori, nella speranza che se ne andasse.
Melissa Goldstain, però, era molto testarda e quando si metteva qualcosa in testa era difficile dissuaderla. Si buttò sul letto accanto a lui e lo fissò, finché Jonathan non fu costretto a voltarsi di nuovo verso di lei.
«Non sei stato nominato Prefetto, vero?» chiese Melissa a bruciapelo.
«Come fai… io… sì…».
«Sì? Non ti conviene mentire su una cosa del genere. Saresti scoperto all’istante…».
«E come? Mica i nostri genitori vengono a Hogwarts con noi» replicò il ragazzo. In realtà anche a lui sembrava una stupidaggine enorme.
«Ma dai… Smettila, di dire stronzate… non ti si addicono…».
«Ma scusa non posso essere io lo scapestrato per una volta? Perché tu sola puoi fare quello che vuoi?».
«Fino a prova contraria, sei stato tu quello convocato in Presidenza, non io» ribatté con un ghigno Melissa.
«Non me lo ricordare» borbottò Jonathan.
«Lo scherzo alla Shafiq comunque è stato epico» commentò ammirata Melissa. «Chi l’avrebbe mai detto che è terrorrizzata dalle rane? Ho riso con le lacrime quando mi hanno raccontato quello che era accaduto».
«Secondo te, mamma e papà come prenderanno il fatto che non sono stato nominato Prefetto?».
«Come una chiara e prevedibile conseguenza di quello che è accaduto l’anno scorso… La Preside avrà avuto senz’altro l’imbarazzo della scelta per scegliere un Prefetto maschile di Corvonero. I tuoi compagni sono tutti bravi, se non lo fossero stati probabilmente ti avrebbe dato una seconda possibilità…».
«Jonathan, scendi!» urlò suo padre dal piano di sotto.
«Come fa a saperlo già?» chiese turbato alla sorella.
Melissa si strinse nelle spalle. «Scendo con te, ti faccio da magiavvocato».
«Ora sì, che sono tranquillo» borbottò Jonathan.
«Ingrato».
Quando arrivarono al piano di sotto, però, i loro genitori non erano da soli. Seduta su un divano completamente zuppa, c’era una ragazza di circa quindici anni.
«Alex!» gridò Jonathan. L’abbracciò, incurante che si stesse bagnando. «Che ti è successo?».
«Sono scappata di casa» mormorò.

*

Scorpius era euforico. Non trovava un aggettivo più appropriato. Scese a rotta di collo le scale della sua villetta di Londra e irruppe nel salone.
«Scorpius!» lo richiamò suo padre. Moana, la loro domestica magonò, per lo spavento gli aveva versato il caffè addosso.
«Scusi, signor Malfoy» mormorò la donna dispiaciuta.
«Lasci stare, me ne occupo» io replicò Astoria puntando la bacchetta sul marito e facendo scomparire la macchia dalla sua veste.
«Ho una grande notizia da darvi!» continuò imperterrito Scorpius ad alta voce.
«Hai deciso di fare il cronista delle partite di Quidditch?» chiese irritato suo padre. «Sai, hanno inventato i magimegafoni».
«No» replicò Scorpius. «Ho altre aspirazioni nella vita».
«E meno male» borbottò Draco Malfoy.
Scorpius non approfondì l’argomento, perché suo padre probabilmente non avrebbe considerato positivamente i suoi propositi per il futuro. Scrutò i presenti: in quel periodo ospitavano sia i Nott, sia suo cugino Orion. Suo zio era stato arrestato dagli Auror, mentre la zia Daphne era latitante.
«Cosa vuoi dirci, tesoro?» lo esortò Astoria.
Scorpius si riscosse dai suoi pensieri e sorrise. Con esasperante lentezza, almeno dal punto di vista di suo padre, tirò fuori dalla tasca due spille e con tutta la calma del mondo se le appuntò alla camicia di seta. «Signori, avete davanti non solo il nuovo Prefetto maschile di Serpeverde, ma anche il nuovo Capitano della squadra di Quidditch».
«Porco Godric! Scorpius sei un mito!» strillò Orion, saltando dalla sedia per vedere le spille da vicino. Anche gli altri si complimentarono con lui.
Scorpius, però, aveva occhi solo per suo padre. «Complimenti, sono molto fiero di te» affermò Draco, sugellando la sua felicità.

*

«Dorcas, è stata nominata Prefetto» strillò Benjamin attirando l’attenzione del padre.
Di solito le cene a casa loro erano molto caotiche, ma da quando era arrivato lo zio Marcus il padre rimaneva in un silenzio ostinato in sua presenza.
Gabriel alzò gli occhi dal piatto sorpreso. «È magnifico, Dor. Brava!».
«Le ho detto che le faremo un bel regalo per premio» s’inserì la moglie.
«Non ho fame, posso salire in camera?» chiese, invece, Dorcas.
Gabriel e la moglie si guardarono. «Non hai toccato quasi nulla» mormorò preoccupato il primo.
«Non ho fame» ripeté la ragazza.
«Allora va’ pure di sopra» concesse sua madre.

*

Virginia odiava dover dividere le sue cose con gli altri, infatti avrebbe voluto che a Hogwarts esistessero le camere singole. Purtroppo era solo un sogno. Nonostante ciò non aveva nulla da lamentarsi per la presenza di Martha nella sua camera. La sua compagna, proprio come a Scuola, non faceva minimamente pesare la sua presenza.
«Complimenti per la spilla!» le disse Martha.
Le sembrò sincera, così le sorrise. Una volta tornata a Scuola avrebbe dovuto affrontare le altre compagne del quinto anno, che probabilmente sarebbero state invidiose e avrebbero tentato di metterla in cattiva luce, specialmente con il professor Williams, il Direttore di Corvonero.
«Grazie» disse, mentre entrambe si sdraiavano.
«Chissà chi dei ragazzi è stato scelto» mormorò Martha. Era la prima volta che si scambiavano più di un saluto, almeno da quando lei si era trasferita lì.
«Non ne ho idea» replicò Virginia. «Spero, però, che per Grifondoro sia stato scelto Albus. Mi sentirei a disagio con Doge».
«In effetti è molto imbarazzante quando è con la sua fidanzata. Sono sempre appiccicati. Magari è lei il Prefetto femminile».
«Su questo non ho dubbi. Chi altri se no? Cassandra Cooman o Rose Weasley? A proposito mi hanno invitato a una festa in piscina. Mi hanno detto di portare chi voglio» disse Virginia.
Martha la fissò sorpresa. «Le ragazze più popolari della Scuola ti invitano a una festa e tu lo dici a me?».
«Non penso di andarci. I genitori della Cooman non ci saranno e prevedo alcool a perdere. Mio padre non ci darebbe mai il permesso… ehm, scusa ho parlato al plurale, ma è normale che a te basta il consenso di tua madre» replicò Virginia.
«Non me lo darebbe e poi immagino che mi sentirei a disagio».
«Infatti… beh, allora buonanotte» mormorò Virginia chiudendo la sua lampadina.
«Buonanotte» replicò Martha, mettendosi a leggere.
 
*
 
«Sono distrutto» borbottò Albus. «Zio Neville, vi saluta. Non è entrato, perché tanto torna fra poco con il resto della famiglia».
Rose, Albus, James e Albus si bloccarono sulla soglia del salotto. I nonni era seduti insieme a Vernon Dursley, cugino tredicenne dei fratelli Potter.
«Che succede?» chiese Albus.
«Io devo tornare in cucina. Lucy non può ancora stare da sola» disse nonna Molly, lanciando al marito un’occhiata eloquente.
«Io a casa non ci torno più» annunciò il ragazzino. «Ho sentito mio nonno parlare con la nonna e i miei genitori. Vuole che molliamo Hogwarts, perché non sopporta più che frequentiamo i maghi. Petunia è pronta ad assecondarlo, ma io non voglio mollare tutto così! Solo perché lo dice mio nonno!».
«Allora vieni a darci una mano a finire di sistemare. Quando torna papà ne parlerai con lui» disse James saggiamente. «No, nonno?».
«Sì, mi sembra un’ottima idea. Cercate di essere veloci, comunque. Gli ospiti arriveranno a breve e vostro padre non può trattenere a lungo Ginny o si insospettirà».
Come aveva previsto il nonno gli invitati arrivarono poco dopo, ma fortunatamente i ragazzi riuscirono a sistemare tutto in tempo grazie all’aiuto dello zio Charlie. Piccole lanterne galleggiavano nell’aria, su di esse era inciso il numero 40.
«È così di cattivo gusto» borbottò zia Fleur. «Non si ricorda l’età di una donna!».
«Non credo che a mamma interessi» replicò Lily. «A me sembrano carine».
«E comunque compie davvero quarant’anni! Che senso ha nasconderli?» disse, invece, Albus perplesso da quella mania delle donne. Ricordava che quando erano piccoli la zia si metteva a strillare perché Fred la importunava chiedendole l’età o urlando a squarciagola che era ultracentenaria.
«E mamma se li porta benissimo» aggiunse James, andando ad abbracciare la zia Luna che era appena arrivata con Rolf e i gemelli.
Zio Neville era già arrivato con tutta la famiglia.
L’attenzione di tutti era fissata, però, sul piccolo Remus e i due neogenitori.
I fratelli Potter accolsero anche alcuni colleghi della madre, che avevano deciso di invitare.
«Ci siamo tutti?» domandò zio Ron avvicinandosi.
«Sì, chiama papà» rispose James.
«Preparatevi» gridò Lily. «Stanno arrivando».
«Zio Charlie, le luci per favore» disse Albus.
Il giardino della Tana piombò al buio e lentamente tutti si zittirono, tanto che sentirono il rumore di una smaterializzazione.
Harry e Ginny Potter entrarono nel giardino ridendo.
«BUON COMPLEANNO!» urlarono tutti in coro e Charlie riaccese le luci.
«Oh, Godric» disse Ginny facendo un passo all’indietro; cadde dritta nelle braccia di Harry che la voltò verso di sé e prima di baciarla sussurrò: «Auguri, amore mio».
 
   
 
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