KI NI NARU YOKAN-
"Come
devo fare per essere baciato dalla Dea Bendata?" con
quest'insolita domanda Noland aveva rotto il ghiaccio con la sua
interlocutrice, nientemeno che Lucy, la Regina della Serpe Lotta.
Entrambi erano seduti, uno di fronte all'altra, ad un tavolino in un
anonimo locale del Parco Lotta di Hoenn, un locale poco conosciuto e
tanto meno frequentato, aperto per tutta la notte, adatto anche a
chi, come lui, cercava semplicemente un luogo tranquillo ed appartato
in cui passare una serata in intimità con un'altra persona,
lontano
da sfidanti e fans; non era certo rilassante la vita di un Asso del
Parco come lui, ancora giovane, bello e single poiché, oltre
che da
allenatori, era soprattutto circondato dalle pretendenti, ma nessuna
di loro lo aveva mai allettato sul serio.
"Beh,
innanzitutto togliti quel berretto, siamo in un locale"
sibilò
lei, a bassa voce, facendosi intendere più con un cenno
delle
pupille dal basso verso l'alto che con le parole, per non destare
l'attenzione di altri. Era sempre il solito sciatto, non cambiava
quasi mai il proprio look, costituito in quell'occasione dal tipico
basco bordeaux, dal lungo cappotto beige senza maniche, da un paio di
jeans strappati ed infine dalle scarpe che facevano pendant col
copricapo. Non aveva neppure la maglietta attillata, quella sera. Non
era certo raffinato ed elegante, anzi… eppure piaceva, aveva
il suo
fascino, per chi sapeva apprezzarlo.
"Come
vuoi" -rispose lui un po' stizzito, odiava prendere ordini, ma
obbedì a quel comando, scoprendosi il capo- "adesso
però
rispondi alla mia domanda".
"Hmm,
sai come si dice, alla Fortuna piacciono gli audaci…"
replicò
la donna con naturalezza, mescolando il proprio drink alcolico con la
cannuccia.
"Tutto
qui? Basta essere audaci? E i sapienti non le piacciono?"
chiese, un po' allarmato.
Era
un ometto impaziente, non gli piaceva la vaghezza, voleva risposte
precise e concise.
La
sua irrequietezza entrava in netto contrasto con la musica leggera
che colmava il sottofondo di quel posticino delizioso, in cui tutti
parevano trovare pace e relax; vi erano poeti in cerca di
ispirazione, cuori infranti che volevano dimenticare, giovani
promesse musicali e qualche povero artista squattrinato in cerca di
attenzioni, e poi loro due che di certo si distinguevano da quella
massa.
"Oh
i sapienti, se sono anche belli e giovani certamente"
esclamò
con sicurezza, dopo aver vagheggiato per almeno due minuti.
"Allora
ho qualche chance di essere baciato anche io da lei, giusto?"
proruppe, con una certa impulsività. Quella situazione per
lui era
una vera tortura, non era abituato né a quell'ambiente, dal
momento
che preferiva di gran lunga prendersi un bel boccale di birra nei pub
più caotici, né a disquisire su argomenti che non
fossero strategie
di lotta e aeroplani, né tanto meno a stare così
in intimità con
una donna come Lucy. Eppure Noland era sempre stato circondato dalle
ragazze senza sentirsi a disagio, tutte fans sfegatate ovviamente,
che avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di avere le sue attenzioni,
mai concesse ad alcuna. Con la Regina tutto era così
diverso, lei
era dannatamente misteriosa e imprevedibile, impossibile da domare
per un semplice uomo, proprio come la Fortuna. Ed era questo, forse,
a farlo impazzire; sì proprio lui, quel ragazzone rozzo
dalle
meningi d'acciaio che non perdeva mai il controllo su ciò
che
faceva, si era lasciato catturare da quel fascino capriccioso e
inafferrabile.
"Ma
tu non ne hai bisogno!" ridacchiò lei, poi si mise a
sorseggiare la fresca bevanda.
"Come
fai a dire una cosa simile? Certo che ne ho bisogno!"
-sbuffò e
si sistemò a braccia conserte, battendo ripetutamente il
piede per
terra quasi a seguire il ritmo della musica, per scaricare la
tensione- "Infatti è per questo che ti ho
invitata… più o
meno".
"Noland
caro, conosco un detto che fa proprio al caso tuo"-
bisbigliò
lei, posando le proprie mani sulle sue, e lui si accostò
curioso di
sentirlo- "meglio essere senza fortuna ma saggi che fortunati e
stolti".
Quel
contatto lo fece avvampare, tanto che non appena lei ebbe ritirato le
mani lui afferrò il berretto ed iniziò ad usarlo
come fosse un
ventaglio, per farsi aria e provare a placare quel rossore sulle
gote, mentre lei ordinava un secondo cocktail. Noland
cominciò a
meditare una risposta sensata, ma in mente aveva la confusione
più
totale, mai gli era successo di dover perdere così tanto
tempo per
formulare una frase; non osava neppure incrociare il suo sguardo,
quegli occhi scarlatti sembravano fatti apposta per penetrare
nell'anima di chi osava fissarli, esattamente come lo Sguardo Feroce
del suo adorato Seviper.
Finalmente
si decise a dire qualcosa: "stai… stai forse dicendo che
devo
accontentarmi della mia saggezza e non aspirare alla Fortuna? Non
sono abbastanza bello e giovane per poter aspirare al suo bacio?"
"Certo
che lo sei, soprattutto questa notte" Lucy pronunciò tali
parole con malizia e, leccandosi le labbra, spostò la
propria
visuale sui suoi pettorali esposti, appena illuminati dalla bassa
luce blu del locale.
"Perché,
le altre notti no?" -domandò ingenuamente, inclinando appena
la
testa a sinistra, non capiva cosa lei stesse fissando- "allora
non me lo merito?"
"Anche
le altre, ma questa di più" mormorò piano, mentre
ammirava con
bramosia le parti scoperte del suo corpo, le braccia, il petto, gli
addominali, squadrava ogni angolo che in altre occasioni era sempre
stato celato dalla maglia, si rese conto che quel Noland non era
niente male: per quanto la sua statura fosse piuttosto bassa per un
uomo (qualità che lei, ahimè, disprezzava),
presentava una
muscolatura asciutta e possente che avrebbe fatto invidia persino a
Ivan, il capo del Team Idro. S'immaginava già a giacere con
lui in
un confortevole letto, con le sue mani nodose avviluppate attorno
alle proprie membra, cinta in un rassicurante abbraccio, al sicuro
tra quei bei bicipiti scolpiti…
"Allora?
Lucy sto parlando con te! Me lo merito o no?" la sua voce
graffiante aveva interrotto quello scorrere di pensieri.
"Ah
già, il bacio…"- tornò coi piedi per
terra, sorridendogli
distrattamente- "te ne meriteresti tanti, ma non so quanto ti
converrebbe, poiché un soffio di Fortuna spesso scatena una
tempesta
di disgrazie. Saresti disposto a rischiare, per così poco?"
"Così
poco? Scherzi?!"- stava bevendo anche lui il suo drink, ancora
il primo, lentamente, a momenti rischiava di farselo andare di
traverso o di sputarglielo in faccia- "sarei felicissimo se la
Dea Bendata mi baciasse, non chiederei di meglio!"
"Bravo,
bravo, mi piacciono i tipi temerari" e così dicendo, anche
il
secondo cocktail era stato bevuto. La donna si apprestava ad ordinare
un terzo, sempre dello stesso tipo.
Noland
la guardò sconcertato, contati gli altri due bicchieri
vuoti: "Lucy
non credi di… stare esagerando? Lo sai che sono alcolici,
vero?"
"Certo
che lo so, Noland; e so anche quello che faccio"- ringraziò
il
cameriere che aveva appena poggiato sul tavolino la nuova
ordinazione- "tu, piuttosto, hai esagerato questa sera".
"Io?
Guarda che questo è solo il mio primo drink, so come
regolarmi!"
affermò, tutto impettito.
"Non
mi riferivo a quello, sciocchino…"- ridacchiò,
deliziata e
divertita dalla sua ingenuità, non immaginava che Noland
avesse
anche un lato così innocente e puerile, in contrasto con il
suo
aspetto grezzo e l'atteggiamento un po' zotico- "intendevo
dire…
mi sembra un po' esagerato presentarsi così ad un primo
appuntamento
con una donna, non trovi?"
"Così…
come? Questo è il mio stile, sono sempre vestito
così, fa parte di
me stesso! Sono una persona schietta, io. Ti aspettavi di vedermi in
smoking e papillon? Non sono quel tipo di signore…"
replicò
tutto d'un fiato, si stava preoccupando. Era davvero così
importante
l'abbigliamento per far colpo su una persona? Non le aveva fatto una
buona impressione?
"No,
lo smoking no, ma almeno una maglietta sì, sai…
non siamo in
spiaggia" intervenne Lucy, con finto sussiego, faceva la snob
solo per provocarlo, dal momento che in realtà quella
visione era
ben gradita.
"In
che sens…" si accorse solo allora di essersela dimenticata
nella fretta di arrivare puntuale, e che anche altri occhi erano
puntati sul suo torso quasi spoglio, e non solo da parte di ragazze.
Tutto il suo volto improvvisamente divenne rosso come una Baccamodoro
e, piano piano, iniziò a farsi piccolo piccolo, quasi
scivolando
sotto il tavolo per non farsi vedere.
"N-Non
è come pensi, è che questa sera è
così afosa!"- provava a
giustificarsi, ricominciando anche a farsi aria col berretto- "Non
volevo presentarmi tutto sudato, non sarebbe stato carino e
p-poi…
ah, che sete!" agguantò il drink e lo bevve in un solo
sorso,
senza usare la cannuccia, in un modo così cafone che
finì per
sbrodolarsi anche i pantaloni. Si pulì il grugno con
l'avambraccio e
poi gridò: "cameriere, un altro per favore! E ci metta tanto
ghiaccio!"
Lucy
rideva sguaiatamente, aveva le lacrime agli occhi per quella scenetta
e la mano davanti alla bocca per trattenersi. Dove l'avrebbe mai
potuto trovare un tipo così? Era unico, senza dubbio, pieno
di
difetti, ma unico e decisamente adorabile.
Una
volta calmatasi, Lucy provò a calmare lui: "dai, non fa
niente,
ti perdono: almeno hai avuto la decenza di farti la barba, a quanto
vedo. L'ultima volta pungeva assai…"
"Certo
che me la sono fatta, ammira…"- alzò fieramente
la testa,
accarezzandosi la mandibola liscia e sbarbata- "mi preferisci
così allora?"
"Personalmente
sì ma, se per rasarti così bene ti procuri quei
tagli, forse è
meglio che tu te la tenga" osservò Lucy, contando una ad una
le
piccole ferite che doveva essersi procurato col rasoio, nella fretta
di sistemarsi per lei, quasi si sentiva in colpa, ma al tempo stesso
lusingata.
"Già,
hai ragione, sono un po' maldestro…"- rispose imbarazzato,
sforzando un sorriso e grattandosi la nuca- "ma non voglio
correre il rischio di non… p-piacerti più".
"Alla
Dea Bendata piacerai ugualmente. Non mi avevi chiesto proprio di lei,
a inizio serata?" -la donna fingeva di non intendere le sue
allusioni sin da principio, voleva dargli del filo da torcere con
dolce sadismo- "è una Dea molto esigente e viziata, si
ingelosirà se proverai ad entrare nelle grazie di un'altra
donna al
di fuori di lei". Quell'ultimo intervento aveva ammutolito il
suo interlocutore, che ora fissava tristemente un punto in basso,
perso tra le bizzarre cromature variopinte del pavimento in ceramica;
sapeva che non sarebbe mai riuscito ad essere diretto nel dichiarare
il proprio innamoramento, motivo per cui aveva preferito esprimersi
usando riferimenti velati (e neanche troppo), ma ciò a
quanto pare
gli si era ritorto contro lasciandolo in una situazione spinosa. Era
decisamente più abile coi fatti, che con le parole.
L'arrivo
della cameriera con il suo cocktail ghiacciato parve destarlo da
quell'ingombrante silenzio che si era posato tra i due, ma dopo che
ebbe poggiato il bicchiere sul tavolo e si fu allontanata, Noland
afferrò pigramente la cannuccia tra i denti molari e,
iniziando a
suggere l'alcolico col lato della bocca, tornò con
l'insofferente
espressione di prima, adagiato sui gomiti. Lucy non poteva saperlo,
ma lui in quella posizione si stava spremendo le meningi come mai
aveva fatto in vita sua, per cercare di cavarsi da quell'impaccio che
aveva creato con le sue stesse parole, ma il suo cervello non lo
aiutava affatto, poiché continuava a proporgli e riproporgli
l'immagine del crop top indossato dalla donna, attillato e viola
scintillante, che metteva in risalto le sue irresistibili forme
femminili; a momenti gli sarebbe uscito fumo dalle orecchie.
"Noland,
va tutto bene?" domandò ad un certo punto la ragazza, stufa
e
un po' preoccupata da quel mutismo improvviso. Allungò la
mano ad
accarezzargli una guancia e il mento, la sua pelle era ancora un po'
ruvida ma comunque piacevole al tatto, le ricordava molto quella del
suo caro Seviper. Il ragazzone alzò leggermente gli occhi a
quel
tocco, gradiva la coccola, così sorrise timidamente
smettendo di
bere e provò a spiccicare parola: "sai, Lucy… non
sono mai
stato un grande oratore…"
"E
nemmeno un romantico" aggiunse lei.
"…e
nemmeno un romantico"- confermò, con gli occhi al cielo,
conscio del suo difetto- "però almeno…"
"Però
almeno sei un grande stratega" ci pensò lei a finire la
frase,
lasciandolo ancora più spiazzato di prima. Non si era mai
trovato
così interdetto in vita sua Noland, e più quella
donna lo
sbalestrava, più lui si arrovellava per lei.
"Fai
così anche con i tuoi sfidanti? Per questo la tua
specialità si
chiama Dilemma Lotta?" il tono brusco con cui sentenziò la
domanda lasciava ben intendere il suo trovarsi in difficoltà.
"No,
non ne ho ancora avuta occasione"
"In
che senso? Nessuno ha mai superato tutte e ventisette le sale?"
"Nel
senso che ancora nessuno è riuscito a farmi impazzire come
te".
Noland
sussultò appena, lo sguardo di Lucy era indecifrabile, non
riusciva
neppure a capire se fosse carico d'astio o di passione, a stento ce
la faceva a reggerlo. Si prese coraggio e balbettò qualcosa:
"b-beh
in senso positivo o… negativo?"
"Prova
ad indovinare, dai! Hai il cinquanta per cento di
probabilità di
farcela" suggerì infine lei. Lui allora, col volto ancora
accoccolato sulla sua mano, cominciò a calcolare: quella
serata non
era iniziata nel migliore dei modi e aveva pure fatto qualche
figuraccia ma, d'altro canto, era stato riempito di apprezzamenti e
gesti carini. Or dunque?
"Non
lo so, davvero… m-mi limito a sperare in positivo, ecco"
-pronunciò titubante- "ci ho p-preso?"
"Hm,
ma bravo, hai indovinato!"- applaudì piano, gioiosa-
"peccato
però… che tu abbia già un'altra per la
testa" incupì
gradualmente la voce, rendendola dispiaciuta e sistemò le
proprie
cose per fingere di andarsene via.
"Lucy
aspetta!"- Noland si alzò di scatto, facendo strisciare
rumorosamente la sedia sul pavimento e batté i palmi delle
mani sul
tavolo, attirando l'attenzione di tutti gli altri rimanenti- "L'unica
dea da cui voglio essere baciato… sei tu! Non ho
nessun'altra per
la testa che non sia tu, Lucy!"
Ansimava,
travolto da mille emozioni; Lucy gli dava ancora le spalle e a
sentire il suo sfogo sorrise deliziata, senza che lui potesse
vederlo. Si girò quindi, e andò verso di lui
nuovamente con
quell'aria maliziosa; erano uno di fronte all'altra e il divario di
altezze non era indifferente, esasperato ancor di più dai
suoi
tacchi elevati, cosa che lo mise un po' in soggezione, non ricordava
fosse così alta.
"Pensavi
che non lo avessi capito?" sibilò la Regina chinandosi al
suo
orecchio, poi gli posò le mani sulle robuste clavicole; lui
fece lo
stesso sui suoi esili fianchi, anche se le dita gli tremavano:
"p-perché non me l'hai detto subito?"
"Potrei
farti la stessa domanda"- sogghignò e gli impresse un bacio
sulla fronte che gli lasciò l'impronta del rossetto color
cinabro-
"e poi mi andava di torturarti un po', che gusto ci sarebbe
stato altrimenti?"
"Mi
sono proprio innamorato di una ragazza perfida, a quanto
pare…"-
commentò lui ironicamente, compiaciuto dal bacetto-
"perché
non vieni a straziare anche le mie labbra?"
"Volentieri
mio caro Noland, avrei voluto farlo molto prima… chiudi gli
occhi".
Il
ragazzo serrò le palpebre e strinse a sé il corpo
dell'altra, ebbro
di desiderio, aveva bramato per varie notti insonni quel momento e
lei finalmente aveva posato le proprie labbra sulle sue, mentre con
le mani celeri accarezzava i contorni dei suoi muscoli contratti e
rigidi; l'Asso ardeva di passione non meno di lei e quando le due
lingue si intrecciarono lasciò insinuare le proprie dita
sotto
l'aderente top, libere di tracciare la sua sinuosa silhouette.
Per
fortuna di gente ne era rimasta poca, per cui quasi nessuno
assistette al culmine della loro foga, quando la furtiva mano di Lucy
scivolò sotto i jeans strappati del compagno, facendolo
sussultare:
"L-Lucy, non qui!"- mugolò flebilmente, bloccandogliela-
"Qualcuno potrebbe vederci…" e la donna in silenzio
allentò ogni presa su di lui, resasi conto che si stava
spingendo un
po' troppo oltre per quell'occasione, tornando però ad
assaporare la
sua bocca. Noland aveva ancora gli occhi chiusi quando lei si
staccò
anche da quella, voleva continuare a fantasticare sull'esperienza
appena avuta senza diradarla con le luci della realtà.