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Autore: LatersBaby_Mery    04/08/2017    14 recensioni
Dopo aver letto numerose volte gli ultimi capitoli di “Cinquanta sfumature di Rosso” ho provato ad immaginare: se dopo la notizia della gravidanza fosse Christian e non Ana a finire in ospedale? Se in qualche modo fosse proprio il loro Puntino a “salvarlo”?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 63

POV ANASTASIA


Christian fissa con gli occhi sgranati la confezione del test che ho tra le mani. Non dice niente, il suo viso non manifesta alcuna emozione, ed è una cosa che non riesco a sopportare. Vorrei che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, vorrei captare una qualunque espressione nei suoi occhi, invece sembra quasi pietrificato.
“Non.. non so ancora niente..” dico ad un tratto.
Affermazione stupida e superflua, considerando che il test è ancora sigillato, ma dovevo dire qualcosa pur di interrompere questo silenzio che pesa come un macigno e mi serra lo stomaco.
“Solo che.. nei giorni scorsi ho avuto qualche strana avvisaglia: la fame sproporzionata, il sonno eccessivo, gli sbalzi di umore.. E poi.. la sera del compleanno dei gemellini mi sentivo particolarmente nauseata e quella notte, quando mi hai trovata in camera dei bambini, ero stata svegliata da un forte mal di stomaco e sono corsa in bagno a vomitare anche l’anima..”
Christian si appoggia con il sedere al bordo della grande scrivania, continuando a non dire nulla. So che non se lo aspettava, e forse sta ancora elaborando la cosa, ma io sento di impazzire ogni secondo di più. Così, pur di non dover affrontare ancora il suo apatico silenzio, continuo a parlare a vanvera.
“Ieri ho telefonato alla dottoressa Greene, le ho spiegato i sintomi e lei mi ha chiesto quando avessi avuto l’ultimo ciclo. Mi sono fermata a riflettere e mi sono resa conto che è stato a fine febbraio. Avrei dovuto averlo a fine marzo ma.. con tutto quello che è successo.. insomma, non ci ho badato. Ho fatto presente alla dottoressa che lo scorso mese ho avuto quella forte influenza e ho dovuto prendere gli antibiotici, e.. lei mi ha detto che il principio attivo di alcuni antibiotici può indebolire l’effetto della pillola..” gli spiego, con il cuore in gola.
Due notti fa, quando ho vomitato, ad un tratto ho messo insieme tutti i sintomi delle ultime settimane, e mi sono sentita tremare le gambe; avrei voluto parlarne subito con Christian, ma ho pensato di telefonare prima alla ginecologa, e quando lei mi ha consigliato di fare per prima cosa un test di gravidanza, è come se tutti i miei sospetti si fossero concretizzati. Sono quasi sicura di quale sarà il risultato, ma non avevo la forza né il coraggio di fare il test da sola: ho bisogno di Christian, anche se non so quali siano i suoi pensieri in questo momento.
Mio marito, che non ha smesso un secondo di fissarmi durante il mio monologo, prende un profondo sospiro, e poi finalmente si decide ad aprire bocca.
“Ana..” mormora.
Non appena quell’unica sillaba fuoriesce dalle sue labbra, sento la paura farsi strada nel mio cuore. Fin’ora il suo silenzio mi innervosiva, mi faceva venire voglia di urlare, di scuoterlo; ma adesso che finalmente si è deciso a parlare, ho solo un gran timore della sua reazione.
“Christian, lo so che non ce l’aspettavamo, so che forse non.. non sei felice.. sei sconvolto in questo momento e..” annaspo, alla ricerca disperata di qualche frase sensata. Quando sono nel pallone divento logorroica e comincio a farfugliare cose a caso.
Christian aggrotta le sopracciglia e con un gesto fulmineo mi afferra per il braccio e mi attira a sé.
“Amore, amore, ti prego frena..” mi prende il viso tra le mani e mi guarda negli occhi “Per quale motivo non dovrei essere felice?” domanda confuso.
“B-beh perché.. siamo appena usciti da un momento difficile, forse non è.. non è il nostro momento migliore.. Non lo so..” abbasso lo sguardo.
All’improvviso ho caldo e le pareti di questo ufficio, benché sia enorme, cominciano ad opprimermi.
“Hey” sussurra mio marito, posandomi due dita sotto al mento e costringendomi a guardarlo negli occhi “Non esiste un momento perfetto, esiste questo momento, il nostro momento. Ed io.. io sarei la persona più felice del mondo se quel test fosse positivo..” mi sorride, ed il mio petto improvvisamente si alleggerisce di quel peso che l’ha oppresso fino ad ora.
A quelle parole il mio cuore comincia a battere forte, e i miei occhi si riempiono di lacrime. Non so che cosa dire, perché temo che non appena aprirò bocca scoppierò a piangere.
“D-dici.. dici davvero?” sibilo, con un nodo alla gola.
Christian mi rivolge un sorriso che mi scalda il cuore, e mi guarda con un’intensità tale da farmi tremare le gambe.
“Ma certo che dico davvero. Amore, stiamo parlando di un figlio, di nostro figlio, come potrei non essere felice? Sì, hai ragione, abbiamo vissuto dei giorni difficili, abbiamo avuto delle incomprensioni, ma ne siamo usciti più forti e innamorati di prima. E.. se i tuoi sospetti fossero giusti, questo bambino sarebbe un segno, significherebbe rinnovare il nostro amore, mettere un nuovo punto di partenza nella nostra famiglia..”
Il suo entusiasmo mi infonde un’emozione inspiegabile: vorrei urlare di felicità, saltare, ballare, piangere. Sento il cuore gonfiarsi d’amore, e le farfalle che volano nello stomaco.
Sfioro con le dita le guance di mio marito. “Christian io..”
Lui mi posa due dita sulle labbra. “Ssshh” sussurra “Dimmi solo una cosa: tu ne saresti felice?”
Senza che neanche me ne renda conto, due calde lacrime scendono lungo le mie guance, al pensiero di una nuova vita che cresce dentro di me, e davanti agli occhi caldi e innamorati di mio marito.
“Niente potrebbe rendermi più felice..” mormoro.
Christian sorride, e mi passa delicatamente i pollici sugli zigomi per asciugarmi le lacrime. “E allora non dobbiamo fare altro che aprire quel test e scoprire subito cosa ha in serbo per noi la vita..”
“E la riunione?” domando ad un tratto.
“Chi se ne frega!”
Scoppio a ridere e mi allungo per sfiorare le sue labbra con le mie, dopodiché afferro la scatola del test e mi dirigo nel bagno privato di Christian.
Dopo le varie operazioni di routine, mi lavo le mani ed esco dal bagno, imposto il cronometro sul cellulare e lo appoggio sulla scrivania. Christian è davanti all’enorme vetrata dell’ufficio, con lo sguardo rivolto verso Seattle.
Non appena sente i miei passi, si volta e mi viene incontro, mi cinge i fianchi con le braccia, unendo le mani alla base della mia schiena.
“Hey” accenno un sorriso, stringendo forte le sue braccia, che mi fanno sentire protetta da tutto.
Christian mi bacia una tempia. “Quanto dobbiamo aspettare?”
“Cinque minuti” rispondo in un sospiro.
“Piccola” mormora mio marito, prendendomi teneramente le guance tra le mani “Vedrai che il risultato sarà quello che speriamo. E se così non dovesse essere, cominceremo subito a provarci, perché in questo momento non riesco ad immaginare nulla di più bello che avere un altro figlio da te..”
Quelle parole così dolci, così meravigliosamente sincere, quella voce carezzevole che mi rassicura e quegli occhi intensi che mi guardano con un amore al di là dello spiegabile, fanno crollare definitivamente le mie barriere.
Le lacrime iniziano a scendere copiose lungo le mie guance, il cuore spicca il volo nel mio petto, alleggerito dalla consapevolezza che Christian sarebbe felice esattamente quanto me alla notizia dell’arrivo di un nuovo bambino. È la prima volta che faccio un test di gravidanza insieme a mio marito: per Teddy fu tutta una scoperta improvvisa, per Phoebe, invece, sebbene la stessimo cercando e sapessi che Christian ne sarebbe stato felice, il test lo feci con Kate, che fu una presenza preziosa e fondamentale, ma nulla equivale all’emozione di vivere quest’attesa con mio marito, che mi tiene stretta a sé e mi fissa con gli occhi colmi d’amore.
Ha ragione lui: non esiste un momento perfetto, ma esiste questo momento, e un figlio è sempre la cosa più bella in assoluto che possa capitare nella vita.
“Ohii, amore” Christian mi sfiora gli zigomi con i pollici per asciugarmi le lacrime “Non fare così daii..”
Mi stringo a lui, affondando il viso nel suo petto, e lui avvolge le braccia intorno al mio busto, baciandomi più volte la testa.
“E’ che io non.. non..” farfuglio, tirando su con il naso.
Christian, ridendo, mi prende il viso tra le mani e mi guarda negli occhi. “Tu non..??”
“Io ero così tesa, non pensavo che saresti stato così felice..”
“Perché non dovrei esserlo? Ci amiamo da morire, abbiamo due bambini stupendi, perché non dovrei desiderarne un altro?”
Adesso che lo dice con così tanta semplicità, l’idea di fare un terzo figlio mi sembra la cosa più naturale del mondo.
Lo squillo del mio cellulare mi fa sussultare: è arrivato il momento.
Christian si stacca da me e mi prende per mano, stringendola forte, raggiungo la grande scrivania e con un gesto nervoso zittisco il mio telefono, dopodiché mi volto verso mio marito e lo guardo negli occhi.
“Pronta?” domanda lui, rivolgendomi un dolce sorriso.
Annuisco vigorosamente, con l’ansia che mi attanaglia le viscere.
Davanti alla porta del bagno, poso la mano sulla maniglia, e Christian posa la mano sulla mia, stringendo le mie dita. Prendiamo un sospiro e poi ci decidiamo ad abbassare la maniglia e aprire la porta: lo stick del test ci attende appoggiato sul bordo del lavandino, ho preso uno di quelli ultramoderni che indicano anche, eventualmente, le settimane di gestazione.
“Guardiamo insieme?” sibilo, sorpresa di essere riuscita ad articolare due parole.
In questo momento ho il cuore in gola, le gambe di gelatina e lo stomaco serrato per l’ansia.
Christian annuisce e si posiziona alle mie spalle, posando mollemente le mani sui miei fianchi.
“Dai” sussurra.
Chiudo gli occhi, prendo un lungo respiro e poi afferro il test, portandolo davanti al viso.
Sul minuscolo schermo a led dello stick spicca una sola parola, accompagnata da un numero: INCINTA 3+.
Nel lunghissimo istante che segue mi sembra di essere in un sogno, estromessa dal mio stesso corpo, come se non fossi io a vivere questo momento.
Il test è positivo.
Sono incinta.
I miei sospetti erano giusti: avremo un altro figlio.
La presa delle mani di Christian sui miei fianchi si rafforza, il mio cuore batte così forte che temo possa uscire dal petto da un momento all’altro, gli occhi si inumidiscono, e sento come lo scoppio di tante bolle di sapone nella pancia, sintomo della tensione che pian piano si dissolve, lasciando il posto ad una nuova, meravigliosa sensazione di felicità.
Mi volto tra le braccia di Christian e sollevo il viso per guardarlo negli occhi. L’argento liquido delle sue iridi è carico di felicità, emozione e una nuova forma d’amore, un amore rinnovato, rafforzato, immenso.
“È.. è positivo..” mormoro, sottolineando l’ovvio.
Christian annuisce impercettibilmente, e mi sfiora le guance con i polpastrelli.
“Aspettiamo un bambino” dico ancora, e solo quando sento le labbra bagnarsi mi accorgo che sto piangendo.
Mio marito sorride, mi prende il viso tra le mani e appoggia la fronte sulla mia. “E’ la notizia più bella che potessi sentire..”
A quelle parole scoppio definitivamente in lacrime e mi accoccolo al suo petto. Christian mi stringe forte a sé e mi bacia ripetutamente sulla testa. Vorrei che questo momento non finisse mai: con il suo petto sotto la mia guancia, le sue labbra tra i miei capelli, e le sue braccia che mi fanno sentire amata e protetta.
Avremo un altro figlio.
Queste quattro parole risuonano nella mia mente, investendomi di una felicità indescrivibile e totalizzante. Non riesco ancora a crederci, e so che avrò bisogno di un attimo di tempo per realizzare. Anche se, in fondo, avevo già dei sospetti ben fondati, sapere adesso che tutto vero è ugualmente incredibile.
“Amore mio” sussurra Christian, accarezzandomi i capelli.
Sollevo il viso e incontro lo sguardo di mio marito. I suoi occhi sono lucidi e limpidi, specchio della mia stessa emozione. L’amore che vi leggo è così forte e profondo da farmi sentire sospesa a tre metri da terra, libera, leggera e meravigliosamente felice.
“Ti amo” mormora Christian, incorniciando il mio volto con le sue mani “Ti amo da morire” si china su di me e le nostre labbra si incontrano in un bacio colmo di dolcezza e amore sconfinato.
Mi aggrappo alle sue spalle, come se temessi di lasciarlo andare, e approfondisco il bacio, lasciandomi trasportare dalle splendide sensazioni del momento.
Quando i nostri polmoni reclamano aria, mi stacco dalle labbra di mio marito e mi appoggio al suo petto.
“Ti prego stringimi” sussurro.
Ho un bisogno immane di stare tra le sue braccia, l’unico posto al mondo dove possa sentirmi completamente al sicuro. Christian esaudisce subito la mia richiesta, avvolgendomi nel suo caldo e forte abbraccio, trasmettendomi tutto il suo amore.
“Sono così felice!” lo sento mormorare, e giuro che ad ogni secondo che passa il mio cuore rischia sempre di più di esplodere.
Alzo il viso, poggiando il mento sul suo petto e guardandolo negli occhi. “Anche io, non puoi immaginare quanto..”
Christian sorride e mi bacia la punta del naso. “Ti va di andare a casa?”
Casa.
Sorrido e annuisco, ma pochi istanti dopo la mia espressione torna seria. “E la riunione?” domando, ricordando che quando sono arrivata lui era impegnato.
Mio marito liquida la cosa con un gesto della mano, come se volesse scacciare un insetto. “Nah, tranquilla. Ci pensa Ros..”
“Allora okei. Andiamo a casa” lo bacio velocemente sulle labbra e poi raduno le mie cose.
Fisso per diversi secondi lo stick del test, con un sorriso ebete stampato in faccia, ancora incredula per il risultato che porta, e poi lo ripongo accuratamente nella sua confezione.
“Dobbiamo inaugurare una nuova scatola..” afferma Christian, abbracciandomi da dietro e lasciandomi un tenero bacio sul collo.
Sia quando ero incinta di Teddy che di Phoebe, abbiamo avuto una scatola che ci ha accompagnati durante tutta la gravidanza, con sopra un fiocco rosa o azzurro che abbiamo applicato non appena scoperto il sesso; vi abbiamo messo il test, tutte le ecografie, la prima foto in sala parto, il primissimo completino, il moncone del cordone ombelicale, il primo ciuccio. È un po’ uno scrigno dei ricordi più importanti, ed è un’emozione stupenda sapere di doverne procurare una terza.
Mi volto tra le braccia e annuisco. “Sì, ed io non vedo l’ora..”
“Anche io” afferma lui sorridendo.
Mentre Christian ed io indossiamo le giacche, un bussare alla maestosa porta di legno dell’ufficio attira la nostra attenzione.
Mio marito mi guarda, come a cercare un mio cenno d’assenso. Io annuisco convinta, e lui esclama un “Avanti!”.
La porta si apre per lasciar entrare Ros, sempre elegantissima nel suo completo di alta sartoria con gonna a tubino e giacca color blu notte.
“Buongiorno Anastasia. Va tutto bene??”
“Sì grazie, benissimo” rispondo, sorridendole. 
Ros ricambia il mio sorriso, dopodiché rivolge un’occhiata truce al mio uomo. “Si può sapere che diavolo di fine hai fatto? Hai dimenticato che abbiamo una riunione in corso?”
Cavolo, sono piacevolmente colpita. È così divertente vedere qualcuno che rimprovera mio marito, solitamente ci riusciamo solo io, sua madre e i suoi figli.
“No, non l’ho dimenticato. Ma confido nelle tue brillanti capacità..” Christian sorride e sbatte le palpebre.
“Non provare a rabbonirmi con due paroline messe in croce.. In questo momento ho un diavolo per capello..”
“Sarà rimasto incastrato, poveretto” ironizza Christian, alludendo alla chioma tutta riccia che Ros sfoggia in questo periodo.
Non posso fare a meno di lasciarmi sfuggire una risatina, sia per la battuta, sia perché è incredibile notare quanto mio marito diventi spiritoso e ironico quando è particolarmente felice.
“Christian!!” urla Ros, esasperata “Invece di fare lo spiritoso, che diresti di venire in mio soccorso?”
“Ma non sei mica sola, hai un intero team a disposizione..”
L’espressione di Ros diventa sempre più incavolata, ma lei prende un lungo respiro e si sforza di restare calma. “Christian, cosa stai cercando di dirmi esattamente?”
“Sto cercando di dirti che mi fido ciecamente di te e so che puoi portare brillantemente a termine la riunione anche senza di me..” risponde mio marito, con tutta la calma del mondo.
Ros chiude gli occhi, e ho la sensazione che si sia trattenendo per non strozzarlo. “Perché tu dove vai?”
“A casa, con mia moglie..”
Sentendomi nominare, mi sento in dovere di intervenire. “No Christian, io posso aspettare, davvero..”.
Sono già piombata qui all’improvviso e per colpa mia ha dovuto lasciare la riunione, non voglio che trascuri il suo lavoro a causa mia.
“Sono io che non posso aspettare..” replica lui, rivolgendomi uno sguardo dolce.
Prima che Ros possa ribattere, la porta si apre di nuovo e si materializzano anche Barney e un uomo e una donna che lavorano al reparto informatico ma di cui non ricordo i nomi.
“Ragazzi, prima che diciate qualsiasi cosa, vi avviso che io sto andando via, quindi l’incontro è nelle vostre mani. Mi fido di voi..” rivolge loro un occhiolino e poi mi prende per mano.
Passiamo davanti ai suoi collaboratori, che lo fissano con gli occhi sgranati, temendo forse che il loro boss sia stato clonato, e quando giungiamo davanti alla porta del suo ufficio, Christian posa un braccio dietro la mia schiena ed uno dietro l’incavo delle ginocchia e mi prende in braccio.
“No no, Christian!!” mi ribello, arrossendo per la vergogna al pensiero che tutti ci stanno guardando.
“Ssshh” mi zittisce, posando le labbra sulle mie. “Buona giornata!” esclama poi.
In questo momento sono io a temere che abbiano clonato mio marito. Lui che è così professionale, così attento al suo lavoro, ha disertato una riunione e si sta esprimendo in plateali gesti romantici davanti ai suoi collaboratori. Sotto l’espressione scioccata ma sorridente di Andrea e altre due receptionist, giungiamo all’ascensore, e sono sicura che a questo punto il mio viso sarà tutt’uno con la camicetta bordeaux che indosso.
Una volta in ascensore, mio marito si decide finalmente a mettermi giù.
La prima cosa che faccio non appena acquisisco di nuovo l’equilibrio è mollargli un pugno sul braccio.
“Ahia” si lamenta Christian, sfregandosi il punto colpito.
“Sei impazzito? Lasci in sospeso una riunione importante, poi mi prendi in braccio in ufficio davanti a tutti e mi porti via, mettendomi in imbarazzo, e mettendo in imbarazzo anche te stesso..” lo accuso.
Christian sospira, non nascondendo un sorrisetto impertinente sul volto.
“Allora, punto primo, non ho lasciato in sospeso la riunione, ma l’ho semplicemente affidata a dei collaboratori fidati, e non l’avrei fatto se non sapessi con certezza che sono perfettamente in grado di fare a meno di me. Punto secondo, io non sono affatto in imbarazzo, qui dentro comando io, e se voglio fare il cavaliere e trattare mia moglie come una principessa, lo faccio. Punto e basta..”
Non posso negare che il suo ragionamento non fa una piega, ma resta il fatto che questo comportamento non è da lui.
“Scusa, quando ci siamo conosciuti dicevi che ero troppo rigido, troppo serio, troppo autoritario. Adesso che decido di fare qualche piccola follia neanche sei contenta?”
Come faccio a continuare ad accusarlo quando mi guarda con quegli occhi e diventa così romantico?
Sorrido e allaccio le braccia intorno al suo collo. “Ma certo che sono contenta. Solo che.. non mi va che trascuri il lavoro per me..”
Christian si china per baciarmi teneramente le labbra. “Stai tranquilla. Come ho già detto, se non fossi sicuro al cento per cento delle capacità dei miei dipendenti non li avrei mai lasciati soli. Ma anche se fossi rimasto, la mia presenza sarebbe stata assolutamente inutile. Sono così felice ed emozionato che non riuscirei mai a concentrarmi..”
Le sue parole e la sua espressione felice mi fanno battere forte il cuore.
Sorrido e mi stringo a lui, lasciandomi inebriare dal suo profumo e coccolare dalle sue braccia forti.
Quando l’ascensore si apre al piano terra, mio marito mi prende per mano e percorriamo l’enorme atrio della GEH, per poi uscire e raggiungere il Suv, accanto al quale ci attende Taylor, che ci apre la portiera posteriore per farci salire.
Durante il tragitto dalla GEH fino a casa, Christian ed io restiamo in silenzio, ma le nostre mani sono intrecciate, e costantemente le sue labbra sfiorano la mia tempia e un suo braccio mi cinge le spalle. Non riesco, però, a rilassarmi e a godermi le sue attenzioni quanto vorrei; la mia mente in questo momento è affollata da una miriade di pensieri.
All’idea di un altro bambino mi sento assalire da una felicità che non si può descrivere, ma al contempo non mi sento pronta a sbandierarlo subito al mondo intero, soprattutto ai nostri figli. Non so se possano essere pronti ad una notizia del genere, e credo che dovremmo prima prepararli un attimo; ma non posso preparare Teddy e Phoebe alla notizia se prima io non riesco a rendermi conto di quello che sta accadendo.
Ad un tratto vedo Taylor frenare davanti ad un cancello, e solo allora mi accorgo che siamo arrivati a casa. Quando finalmente scendiamo dal Suv, mi sento più libera dall’ambiente opprimente della macchina.
Prendo un lungo respiro e poi afferro la mano che mio marito mi porge. Entriamo in casa e ci fermiamo nell’atrio per sfilarci le giacche e posarle sull’attaccapanni.
“Ana, Mr Grey!” esclama Gail vedendoci arrivare in cucina “Come mai qui a quest’ora? È successo qualcosa?”
Christian ed io ci guardiamo negli occhi.
“No, Gail, va tutto bene” rispondo con un sorrisetto.
“Beh, non è propriamente così. Qualcosa è successo..” aggiunge Christian.
“In che senso?” domanda la nostra governante, fissandoci dubbiosa.
Mio marito ed io ci guardiamo negli occhi, sorridendo. Anche se non sono pronta a svelare la notizia della gravidanza a destra e a manca, almeno Gail deve saperlo: vive con noi, si occupa della casa, della cucina, ed è giusto che sappia.
“Gail.. quello che noi vogliamo dire è che..”
“Deve prepararsi perché tra qualche mese ci sarà un nuovo arrivo in questa casa..”
Alla rivelazione di Christian, Gail sgrana gli occhi, e lentamente le sue labbra si allargano in un grande sorriso. “Oddio.. come.. io non..” farfuglia, dopodiché fa il giro del bancone della cucina e viene verso di me per abbracciarmi “Oh mio Dio, è una cosa meravigliosa” dice, con la voce leggermente incrinata “Tanti auguri!”
“Grazie!” rispondo, e mi metto d’impegno per non ricominciare a piangere.
Gail si stacca da me e in preda all’entusiasmo abbraccia anche Christian, seppur leggermente imbarazzata. “Gail, mi raccomando, non lo sa ancora nessuno. L’abbiamo scoperto questa mattina..”
“Non si preoccupi, Mr Grey. Sapete di poter contare sulla mia discrezione..”
“Non abbiamo alcun dubbio!” affermo convinta.
Posso mettere non una, ma entrambe le mani sul fuoco sulla professionalità di Gail, perché ormai custodisce i segreti di questa famiglia non come una governante, ma come un membro di essa.
“Amore” dico poi rivolta a mio marito “Ti va se.. se facciamo due passi in giardino?”
Lui mi guarda serio. “Okei” risponde poi.
Raggiungiamo la grande vetrata della cucina e usciamo in giardino. Christian intreccia le dita con le mie, ma non dice nulla, come se volesse lasciarmi il tempo e il modo di prendere la parola.
Così, prendo un lungo respiro e mi fermo, voltandomi verso di lui e guardandolo negli occhi.
“Amore” mormoro, leggermente tesa.
Che poi per quale motivo esattamente sono tesa?
Christian posa due dita sotto al mio mento e mi guarda negli occhi. “Cosa c’è piccola??”
“Ecco io.. io vorrei che non.. non dicessimo subito della gravidanza..”
Lui aggrotta le sopracciglia, osservandomi perplesso.
“Perché tesoro? Non.. non sei felice??”
Lo zittisco, posandogli due dita sulle labbra. Come può pensare una cosa del genere?
“Cosa ti salta in mente? Sono la donna più felice del mondo!” a quelle parole l’espressione di Christian si addolcisce, per cui mi affretto a spiegarmi “E proprio perché mi sento così felice che.. non riesco a realizzare cosa ci sta succedendo. Per cui penso che.. abbiamo prima bisogno un attimo di rendercene conto a pieno noi per primi, e poi possiamo divulgare la notizia. Inoltre..” mi blocco, perché non so se sia il caso di andare oltre e dare voce ai pensieri.
Ma mio marito non si lascia sfuggire alcun dettaglio. “Inoltre??”
Sospiro e gli prendo le mani. “Amore, abbiamo vissuto un periodo difficile, ne siamo appena usciti, e non ci aspettavamo assolutamente la sorpresa di un altro figlio..”
“Ana, cosa stai cercando di dirmi esattamente?”
“Sto cercando di dire che.. secondo me dovremmo prenderci qualche giorno per noi, per riprenderci da tutte queste emozioni forti e realizzare pienamente ciò che sta accadendo e cosa accadrà tra qualche mese..”
Christian riflette per diversi secondi, accennando un sorriso. “Per ‘prenderci qualche giorno per noi’ intendi allontanarci da qui?”
“Potremmo andare da qualche parte per il week-end, solo un paio di giorni, che però saranno importanti per dedicarci un po’ a noi, dopo tutto quello che è successo, per rilassarci e pensare al futuro..”
Christian ride, e poi prende a fissarmi in maniera strana.
“Cosa c’è?” domando dubbiosa.
“Che ne è stato di mia moglie?”
“In che senso?”
“Da quando sono nati i nostri figli è in assoluto la prima volta che sei tu a proporre di allontanarci per qualche giorno..”
Ridacchio. In effetti non ha tutti i torti, e il fatto che sia io a proporlo non vuol dire che sia felice di allontanarmi dai miei figli, solo che ritengo che per il benessere della nostra famiglia sia essenziale che prima di tutto Christian ed io ritroviamo il nostro equilibrio. 
“Non credere che mi faccia piacere lasciare i bambini qui e andarmene per due giorni. Però credo che abbiamo un grande bisogno di staccare un attimo la spina e stare un po’ da soli per poterci rilassare e ritrovare il nostro equilibrio. E se noi siamo felici e rilassati, tutto questo inevitabilmente non potrà che fare bene anche, anzi soprattutto, ai nostri figli..”
Christian annuisce e mi stringe a sé. “L’ho sempre detto che sei una donna estremamente saggia”
“La ringrazio, Mr Grey” rido e mi allungo leggermente per baciarlo sulle labbra.
“Allora sabato mattina ti rapisco e ti porto in un bel posto, che ne dici?”
Mi sento divisa a metà: da un lato il pensiero di stare due giorni senza i miei figli mi logora, ma dall’altro quello di stare due giorni da sola di mio marito, staccando la spina da tutto, mi fa sentire elettrizzata come un’adolescente.
“Dico che non vedo l’ora!”
“Quando torneremo però cominceremo a svelare la notizia. Io non so se riuscirò ad aspettare tutti questi giorni..”
Rido, questa sua impazienza è così tenera.
“Mi conosci, neanche per me sarà semplice. Ma sarà ancora più bello.. I primi a saperlo dovranno essere Teddy e Phoebe..”
“Sì, e vedrai che saranno felicissimi!” mi rassicura Christian “Però, potremo trascorrere il week-end fuori solo ad un patto..”
“Cioè?”
“Prima di partire dobbiamo fissare un appuntamento con la dottoressa Greene. Ho bisogno di sapere se va tutto bene..”
Sorrido. Il mio meraviglioso Maniaco del Controllo. 
“Hai perfettamente ragione. Più tardi le telefono e le chiedo di segnarci un appuntamento entro venerdì pomeriggio..”
“Ecco. Brava!” strofina la punta del naso sulla mia e mi bacia.
Mi stringo a lui, appoggiando la guancia sul suo petto, e mi godo i raggi di sole che ci scaldano.
 

Due giorni dopo...

La prima cosa che vedo quando esco dalla GIP è mio marito appoggiato al Suv con le braccia conserte, che mi aspetta, e non appena mi vede mi rivolge un sorriso di quelli che mi fanno perdere la cognizione del tempo: è bellissimo. Ed è mio.
Avanziamo contemporaneamente l’uno verso l’altro, e giunto a pochi centimetri da me, Christian mi prende per mano e mi bacia.
“Come ti senti?” mi domanda poi.
“Agitata. Molto agitata.”
Lui scuote la testa e sorride. “Lo immaginavo, dai andiamo” mi fa salire in auto e si siede accanto a me, senza mai staccare la mano dalla mia.
Oggi abbiamo la prima visita dalla dottoressa Greene, e come al solito sono tesissima. Il fatto che sia la terza gravidanza non diminuisce affatto la mia ansia, e tantomeno l’emozione, sono impaziente di fare l’ecografia, e spero che si riesca a sentire anche il battito, al solo pensiero mi vengono già le lacrime agli occhi.
“La nausea come va oggi?” chiede Christian, distogliendomi dai miei pensieri.
“Questa mattina mi ha dato abbastanza fastidio, dopo pranzo invece sono stata molto meglio” rispondo con un sorriso.
Christian mi attira a sé e mi bacia dolcemente la tempia.
“Tu come ti senti?” ricambio la sua domanda.
“Come te, teso ma molto emozionato. Non vedo l’ora di scoprire il nostro piccolo come sta..”
“O piccola..” lo correggo.
“Hai ragione..” mi bacia la punta del naso e poi prende a giocare con i miei capelli, facendomi rilassare moltissimo.
Quando giungiamo davanti al palazzo che ospita lo studio della dottoressa Greene, tutto il mio precedente relax è lentamente scomparso, lasciando il posto ad un’ansia che mi serra lo stomaco. Christian mi stringe forte la mano mentre saliamo con l’ascensore fino al nono piano; una volta entrati, ci accoglie la segretaria che ci fa accomodare in sala d’attesa.
Per fortuna passa ‘solo’ un quarto d’ora prima che la dottoressa possa riceverci nel suo studio.
“Allora, Mrs Grey, ho qui le analisi che ha fatto ieri mattina, dal laboratorio dell’ospedale le hanno recapitate direttamente a me” spiega aprendo una busta bianca e leggendo i fogli all’interno “Dunque.. tutti i valori sono perfettamente nella norma. Dobbiamo solo tenere d’occhio il ferro perché in gravidanza è probabile che i valori possano scendere al di sotto della media, e a lei è capitato sia per il primo che per il secondo figlio..”
Annuisco. “Va bene”
“Se vuole può accomodarsi nella stanzetta accanto, così procediamo con la visita e poi con l’ecografia..”
Mi alzo e, dopo aver ricevuto un sorriso di incoraggiamento da parte di mio marito, faccio come la dottoressa ha detto e mi sposto nella stanzetta adiacente per spogliarmi; dopodiché mi siedo sulla poltrona e assumo la classica posizione ginecologica, allargando le gambe e appoggiando i polpacci sugli appositi sostegni. La dottoressa Greene indossa i guanti, stende un telo sterile che copre cosce, ginocchia e gambe e poi inizia la visita. Prima di procedere con l’ecografia fa entrare anche Christian, che subito si posiziona al mio fianco, prendendomi la mano.
“Se lei è d’accordo, Mrs Grey, poiché siamo appena all’inizio della gravidanza, io propongo un’ecografia interna, che ci consentirà di visualizzare meglio l’embrione..”
L’idea di quello strumento freddo e rigido che viola la mia intimità non mi fa impazzire, ma so che è il metodo migliore per effettuare un controllo più approfondito, per cui accetto.
Come immaginavo, la sensazione fisica non è delle migliori, ma a prevalere in questo momento è l’emozione e l’attesa di riuscire a vedere nostro figlio. Lo schermo, inizialmente, mostra solo una caotica pozza nera, ma pian piano l’immagine diventa più nitida: lo sfondo è grigio scuro/bluastro, e in primo piano fa bella mostra di sè un meraviglioso puntino nero.
Il nostro Puntino.
“Eccolo qua, o eccola qua!” esclama la dottoressa, indicando quel punto.
Stringo più forte la mano di mio marito, mentre fisso quel minuscolo puntino che amo già con tutta me stessa.
“Puntino tre” sussurro, e Christian mi bacia teneramente la fronte.
“Allora, siamo sui sei millimetri di lunghezza, e se siamo fortunati riusciamo anche a sentire il cuoricino..” afferma la dottoressa Greene, armeggiando con i pulsanti del macchinario.
Ed eccolo, pochi secondi dopo: il suono della vita.
È leggermente ovattato, ma ugualmente in grado di far fermare il mio cuore per un istante, e farlo ripartire impazzito. E’ il battito del cuore del nostro bambino, e ascoltarlo è un’emozione che non si può descrivere. È un’emozione alla quale non ci si abitua mai, un’emozione che annulla tutto quello che c’è intorno, facendo convogliare tutto il mio mondo su quell’esserino di sei millimetri. Sei millimetri, ma è già vita.
Mi accorgo che dai miei occhi sgorgano calde lacrime solo quando sento le dita di mio marito asciugare con delicatezza le mie guance.
“È.. è meraviglioso..” mormoro, sentendo un nodo in gola.
“Sì amore mio, è meraviglioso” mi fa eco Christian, carezzandomi i capelli e baciandomi una guancia.
“Va tutto benissimo, può rivestirsi, Mrs Grey” interviene la Greene, spegnendo lo schermo e allontanando quell’oggetto di tortura dal mio corpo.    
Mi porge un paio di fogli di carta assorbente e poi si alza. “Fate pure con calma. Vi aspetto di là..” dice con un sorriso, sfilandosi i guanti. Dopodiché ci lascia soli.
Con la mano di Christian che accompagna la mia, passo con delicatezza la carta assorbente sul ventre e poi abbasso la camicetta. Ancora con le lacrime agli occhi, mi metto a sedere con le gambe penzoloni dal lettino. Mio marito mi prende il viso tra le mani e mi guarda negli occhi; nel suo sguardo scorgo una luce nuova, un connubio di amore, dolcezza ed emozione che mi fanno tremare il cuore.
“Ti amo” mormora, posando la fronte sulla mia.
Sorrido. “Ti amo anch’io” dico tirando su con il naso.
Giuro che sto provando a smettere di piangere, ma non è affatto semplice; l’emozione e la felicità che sento dentro sono troppo grandi e troppo forti per restare intrappolate. E l’unico modo che hanno di venire fuori è attraverso le mie lacrime.
“Hey piccola, basta” sussurra Christian, sfiorandomi le guance con i pollici, per asciugarle.
Anche lui, sebbene cerchi di mascherarlo, ha gli occhi lucidi. Mi attira a sé, facendomi posare la guancia sul suo petto, e da qui riesco a sentire il suo cuore che batte, proprio a pochi centimetri dal mio orecchio. È bellissimo.
Mio marito mi accarezza teneramente i capelli e, accertatosi che finalmente ho smesso di piangere, mi bacia e poi mi prende per mano.
“Dai, andiamo” dice con un sorriso.
Scendo dal lettino e insieme ci spostiamo nella stanza accanto, dove la dottoressa Greene, seduta alla scrivania, armeggia con fogli e cartelline. Ci invita ad accomodarci e poi scrive qualcosa su un foglio.
“Dunque, signori Grey, la gravidanza procede bene. Tutti i valori delle analisi e anche i parametri ecografici sono perfetti. Dai valori del beta HCG e dalle dimensioni dell’embrione posso dirvi con certezza che siamo nella sesta settimana di gestazione, quindi..” afferra il piccolo calendario da tavolo che ha sulla scrivania e gira i vari fogli, facendo dei conteggi “..quindi il parto è previsto per metà dicembre, intorno al sedici/diciassette”.
“Speriamo sia puntuale e non ci faccia festeggiare il Natale in ospedale..” ironizza Christian, facendo ridere me e la dottoressa.
“Se seguirà l’esempio dei fratelli, lo sarà senz’altro” osserva con un sorriso la donna di fronte a noi. Poi mi consegna un foglio su cui ha scritto qualcosa nella classica grafia incomprensibile dei medici. “Le ho prescritto come da routine le compresse di acido folico, dovrà prenderne una al mattino dopo la colazione. Con le nausee come sta andando?”
“Beh, fino a pochi giorni fa non le sentivo neanche. Adesso inizio ad avere fastidi allo stomaco soprattutto al mattino, e mi ritrovo anche a rigettare tutta la colazione..”
“Come lei ben sa è assolutamente normale. Vediamo nei prossimi giorni come va, se dovesse rendersi conto che la situazione diventa insopportabile, mi telefona e le prescrivo degli integratori..”
“Perfetto”
“Per quanto riguarda il resto, lei è alla terza gravidanza, quindi non dovrei neanche dirglielo: non deve affaticarsi e non deve sottoporsi ad eccessivi stress, sia fisici che emotivi, soprattutto in questi primi mesi che sono i più delicati..”
La dottoressa Greene prosegue con le raccomandazioni sull’alimentazione, sull’aumento di peso e argomenti affini, dopodiché ci consegna le foto dell’ecografia e, dopo averci fissato un appuntamento per il mese prossimo, ci congeda.
Christian ed io usciamo dallo studio tenendoci per mano, felici e innamorati.
“Ti va se prima di tornare a casa ti offro un gelato?” propone Christian, posandomi un braccio sulle spalle e attirandomi a sé.
“Mi andrebbe tantissimo. Però mi mancano tanto i nostri bambini, noi avremo tutto il week-end per stare insieme..”
Mio marito riflette per qualche secondo. “Hai ragione, andiamo a casa allora..”
“Ah, no, prima dovremmo passare al negozio di DVD, Teddy e Phoebe volevano vedere il film dei Puffi..” gli ricordo.
“Agli ordini!” mi stampa un bacio sulle labbra, facendomi ridere come una ragazzina, e poi raggiungiamo l’auto per tornare a casa, dai nostri figli.
Qualche ora più tardi, dopo aver fatto le docce ai bambini e aver messo loro il pigiama, e dopo aver cenato e aiutato Gail a sparecchiare, sono in cucina a preparare i pop-corn. È il nostro piccolo rituale: quando compriamo un film nuovo, lo guardiamo ben spaparanzati sul divano-letto nella stanza della televisione, aprendolo tutto così che possiamo stare più comodi possibile, con le coperte addosso, le luci soffuse, e una maxi ciotola di pop-corn.
“A che punto siamo qui?” sopraggiunge ad un tratto Christian “Teddy e Phoebe sono impazienti.. Io ho già aperto il divano letto e preparato la coperta, stasera toccava a quella di Topolino..”
Rido, e mio marito mi abbraccia da dietro, cingendomi la vita con le sue mani grandi e forti.
“Lo sai che sei ancora più meravigliosa quando ridi?”
Mi volto tra le sue braccia, allacciando le mani dietro al suo collo, e mi allungo leggermente per baciarlo sulle labbra.
“Con lo stomaco come va? Non è che tutti questi pop-corn ti faranno male?”
Vorrei tanto alzare gli occhi al cielo, ma mi trattengo, perché non posso negare che adoro da morire le premure di mio marito.
“Tranquillo tesoro, sto benissimo. E poi lo sai che tanto la maggior parte la mangeranno i bambini..”
“Giusto!”
Mi stacco (a malincuore) da lui e spengo la macchinetta, estraggo il contenitore dove sono stati raccolti i pop-corn e li condisco con un po’ di sale. Apro il frigorifero per prendere una bottiglia d’acqua e poi Christian ed io ci dirigiamo verso la stanza della televisione.
“Ma quanto ci avete messo?” protesta subito mio figlio, che in quanto a pazienza ha preso totalmente da suo padre.
“Mi scusi, signorino, dovevamo aspettare che i pop-corn fossero pronti..”
“Adesso vediamo il film!” dice Phoebe, saltando subito sul divano.
Christian accende il televisore e inserisce il DVD nel lettore, dopodiché ci distendiamo tutti e quattro vicini sul divano-letto, con i cuscini dietro la testa e la coperta addosso; Christian ed io siamo agli estremi, e i bambini in mezzo a noi, Phoebe accoccolata a me, e Teddy a suo padre.
Amo così tanto queste serate che sanno di amore, famiglia e semplicità. Sono quei momenti in cui, pur ringraziando ogni giorno il Signore per la vita agiata che mi ha donato, mi rendo conto che le cose più importanti della vita non si possono acquistare, e non è una frase fatta, ma la pura verità: la nostra felicità risiede nelle piccole cose, nei momenti solo nostri, nelle giornate alle giostre, negli abbracci, nella dolcezza dei nostri figli, e tutto questo non dipende dagli zeri del conto in banca, ma unicamente dall’amore che ci unisce e che ci dà la forza per superare qualsiasi difficoltà.
Il film inizia e noi iniziamo a sgranocchiare i pop-corn, devo ammettere che ho particolarmente fame. Nonostante sia di qualche anno fa, non avevo mai visto questo film, e devo dire che è davvero carino, perché inserisce degli esserini di fantasia in un contesto reale, è infatti ambientato a New York e i protagonisti sono una coppia di giovani sposi.
“Mamma, perché la signora ha la pancia grande?” domanda Phoebe ad un tratto, notando la protagonista Grace in evidente stato interessante.
“Perché dentro c’è un bimbo..” le rispondo, carezzandole i morbidi capelli neri.
“Come la zia Mia quando aveva Elliot e Chris nella pancia?” interviene Teddy.
“Bravo..”
“Anche io stavo nella pancia?” chiede ancora la mia piccolina.
“Certo amore, tutti i bimbi prima di nascere stanno nella pancia della mamma..”
“Teddy tu ti ricordi quando Phoebe era nella pancia della mamma??” domanda Christian al nostro piccolo ometto.
“Sì, e mi ricordo che tu dicevi sempre che dovevo coccolare la sorellina, e che non dovevo fare stancare la mamma..”
Christian solleva lo sguardo verso di me e sorride, io ricambio il sorriso, augurandomi che Teddy riserverà la stessa premura anche al nuovo fratellino o sorellina, e che Phoebe possa seguire il suo esempio. Senza che neanche me ne renda conto, la mia mano destra finisce sul mio ventre piatto, come a voler riservare qualche coccola anche a quel minuscolo ammasso di cellule, che rappresenta già un quarto del mio cuore, insieme al suo papà e ai suoi fratelli. È come se in questi due giorni avessi vissuto questa notizia in una sorta di limbo, e solo oggi, con l’ecografia, mi fossi resa conto che questo bambino c’è, è reale, è tra noi, e mi regala già una felicità immensa.
Mio marito ed io abbiamo deciso che, una volta tornati dal nostro week-end, sveleremo la notizia ai bambini, e non nego di essere un pizzico in ansia: in fondo hanno solo cinque e quasi tre anni, non sappiamo quale possa essere la loro reazione, se di euforia, di gelosia, di indifferenza, di dubbio. Voglio essere positiva e pensare che si innamoreranno subito dell’idea di un nuovo arrivo in famiglia, esattamente come ce ne siamo innamorati Christian ed io non appena abbiamo visto il risultato del test.
“Noo, che bruttoo!” piagnucola Phoebe, accoccolandosi al mio petto, non appena sullo schermo appare Gargamella.
Effettivamente bisogna inchinarsi al lavoro di parrucchieri e truccatori, perché gli hanno conferito un aspetto davvero brutto e cattivo.
Teddy si avvicina di più alla sorellina e la abbraccia. “Non devi avere paura Phe, è finto..”
Il mio cuore si scioglie davanti all’infinita dolcezza del mio bambino, e all’istinto di protezione che ha verso la sorella. Allungo la mano per intrufolare le dita nei suoi riccioli castano-ramati, e incontro lo sguardo di mio marito, e nei suoi occhi leggo esattamente le stesse emozioni che provo io.
 

Tre giorni dopo...

“Il caricabatterie l’ho preso, le compresse di acido folico anche, la carta d’identità è nella borsa..”
“Ana!! Hai ricontrollato tutto già tre volte, dobbiamo partire per un week-end, non per una missione nello spazio..” sbotta mio marito, appoggiandosi allo stipite della porta della nostra camera da letto.
Alzo gli occhi al cielo. “Mi meraviglio di te, Mr Maniaco del Controllo, dovresti approvare la mia minuziosità..”
“Certo che apprezzo, ma adesso dovremmo darci una mossa..”
Inclino il viso. “Hai ragione..”
Con un sorriso Christian entra in camera e prende me con una mano e il piccolo trolley con l’altra. Scendiamo in salone, dove ci attende Sawyer, che prende la valigia dalle mani di mio marito per metterla in macchina; per questo week-end sarà lui il nostro autista, Christian ha preferito che Taylor restasse a casa con Gail e i bambini.
I nostri figli, al di là di qualsiasi nostra aspettativa, non hanno fatto capricci quando hanno saputo che saremmo mancati per due giorni. Sarà forse che hanno saputo che oggi pomeriggio Thomas e Roxy li porteranno alle giostre con Lucas e domani staranno dai nonni, ma si sono limitati a tenere il broncio per qualche minuto e a dirci di tornare presto.
“Allora mi raccomando eh, non litigate e non fate arrabbiare Gail..” dice Christian ai nostri bambini, per l’ennesima volta in due giorni.
“Farete i bravi, vero?” domando, e loro annuiscono con un grande sorriso.
“Venite qua” Christian si china e allarga le braccia e Teddy e Phoebe vi si tuffano subito. Mi chino a mia volta e mi unisco all’abbraccio, e inevitabilmente una lacrima scende sul mio viso.
Non posso negare che sono felice di trascorrere due giorni da sola con mio marito, so che i miei figli staranno benissimo, e che staccare un po’ la spina e ricaricarci farà bene a noi ma soprattutto a loro, però ciò non toglie che allontanarmi da loro mi causa sempre un vuoto al petto.
“Mamma e papà tornano presto” mormoro, baciandoli entrambi sulle guance.
Mi rialzo e mi rivolgo a Gail. “Allora..”
Lei alza una mano. “Alt! Non osare fare raccomandazioni a me. Questi bambini li allevo da quando avevano tre giorni di vita..”
Scuoto la testa e rido, non posso assolutamente darle torto. Lei ha visto i nostri figli nascere, ed è praticamente una seconda mamma per loro.  
“Allora noi andiamo” dice Christian, prendendomi per mano.
“Divertitevi e rilassatevi. Noi staremo benissimo, Teddy e Phoebe sono due angioletti..” ci rassicura Gail, accarezzando i capelli dei nostri bambini.
Christian ed io ci spostiamo nell’atrio per indossare le giacche e poi, dopo l’ennesimo saluto, ci decidiamo ad uscire di casa. Sawyer ci attende in piedi accanto all’auto e ci apre la portiera posteriore, Christian sale per primo ed io, dopo un saluto con la mano a Teddy e Phoebe che ci guardano dal portico, lo raggiungo.
“Attacco di mammite acuta in corso..” ironizza il mio maritino, notando che mi sto tamponando gli angoli degli occhi.
“Cretino” gli do uno schiaffo sul bicipite, che è così sodo e forte che suppongo non abbia sentito assolutamente nulla.
“Dai piccola” mi attira a sé e mi bacia una guancia, con quella tenerezza innata che mi fa sciogliere come neve al sole “Guarda che mancheranno anche a me, però si tratta solo di un giorno e mezzo, passerà in un attimo vedrai..”
Sorrido e gli accarezzo il mento, avvicinando il suo viso al mio e baciandolo sulle labbra.
“Comunque, adesso mi dici dove stiamo andando?” gli mostro il labbruccio, sperando di intenerirlo. Sono tre giorni che gli chiedo dove voglia portarmi, ma lui desiste.
Christian sorride e mi sfiora le labbra con il pollice. “Sei così cucciola che rischierei quasi di cedere, ma no. Non ti dirò nulla!” afferma, dispettoso.
Gli faccio la linguaccia e incrocio le braccia sotto al seno, mettendo il broncio. Christian ride e si avvicina di più a me, intrufolando la testa nell’incavo della mia spalla e sfiorandomi il collo con la punta del naso.
“Sai che sembri una bimba quando fai così? Sei tenerissima..” inspira il mio profumo, e mi lascia dei leggeri baci tra il collo e la spalla, e il mio tentativo di fingermi arrabbiata con lui sfuma in pochi secondi.
Allargo le braccia e lo attiro a me, facendogli posare la testa sul mio seno e carezzandogli i capelli.
“Almeno puoi dirmi solo quanto ci metteremo ad arrivare?”
“Credo due ore e mezza, al massimo tre. Ho scelto un posto che non fosse troppo lontano, visto che non possiamo prendere Charlie Tango, nei primi mesi di gravidanza non è consigliato volare..” spiega, sempre attento e premuroso.
Sorrido, chinandomi verso il suo viso e facendo incontrare le nostre labbra.
“Ti dispiace se ascolto un po’ di musica?” domando frugando nella borsa alla ricerca degli auricolari.
“No, anzi, ti va se la ascolto con te?”
Il mio sguardo si illumina: solitamente Christian non adora ascoltare la musica con le cuffiette quando siamo in macchina.
“Certo che mi va” gli porgo una cuffietta, e lui la mette subito nell’orecchio.
Io collego gli auricolari al cellulare e, prima di partire alla ricerca delle mie tracce preferite, mi sfilo le scarpe e appoggio le gambe su quelle di mio marito, è un’abitudine fissa ormai quando viaggiamo in auto per molto tempo.
Christian sorride e prende ad accarezzarmi con tenerezza le gambe, mentre io traffico sul cellulare per scegliere il pezzo da ascoltare. Alla fine clicco su “L’ultima notte al mondo” di Tiziano Ferro, adoro questo cantante italiano, le sue canzoni sono sempre profonde, pregne d’amore e mai banali, e ogni volta che ne ascolto una nuova, corro a leggere il testo e la traduzione, per poterla imparare prima possibile.
Con la mano di Christian intrecciata alla mia, guardo l’autostrada scorrere veloce dai finestrini, con le bellissime parole della canzone che mi accarezzano fin dentro l’anima.
Cose che spesso si dicono improvvisando.
Se mi innamorassi davvero, saresti solo tu,
l’ultima notte al mondo io la passerei con te…

Stringo più forte la mano di mio marito, che inclina il viso e mi rivolge uno sguardo così innamorato da farmi sentire la donna più fortunata del mondo.
 
Apro gli occhi e mi rendo conto che siamo ancora in strada, dal finestrino vedo solo cielo, alberi, edifici e asfalto.
“Ben svegliata!!” esclama Christian con un sorriso.
Sbadiglio e mi stiracchio. “Mi sono addormentata?” domando, con la voce ancora impastata dal sonno.
“Sì, alla terza canzone” afferma mio marito divertito, accarezzandomi i capelli. In gravidanza è una cosa che mi accade spesso: ho sempre sonno e dormo molto di più.  
“Scusa amore, mi dispiace averti lasciato da solo..”
“Tranquilla, avevo la musica a farmi compagnia, e lo sai che amo guardarti dormire..”
Sorrido, guardandomi poi intorno. “Quanto tempo ho dormito?”
“Un paio d’ore, la nota positiva è che manca poco, siamo quasi arrivati..”
“Ma dove siamo?”
“Abbiamo appena attraversato il confine con il Canada..”
“Chee??” strillo “Come il confine?”
“Stiamo andando a Vancouver..”
Sgrano gli occhi, non me lo sarei mai aspettato.
“Sei contenta?” domanda poi Christian.
Sorrido, buttandogli le braccia al collo. “Ma certo che sono contenta!!”
Un quarto d’ora più tardi Sawyer si ferma davanti a quello che suppongo sia il nostro albergo. È un imponente edificio di una quindicina di piani, con i mattoni bianchi, gli infissi e le ringhiere grigio scuro; all’ingresso vi sono due grandi vasi in pietra di piante con fiori bianchi, rosa e rossi. Sawyer ci apre la portiera e, mentre Christian scende e aiuta me a scendere, apre il bagagliaio per prendere il nostro trolley.
Entriamo in albergo e, dopo le classiche operazioni di registrazione alla reception, saliamo all’ottavo piano; ringraziamo con una generosa mancia il giovane cameriere che ha portato il nostro bagaglio e poi entriamo in camera.
C’è un piccolo atrio con un piccolo armadio per i giubbotti, un portaombrelli e, sulla sinistra la porta del bagno, dopodiché si accede alla stanza vera e propria. È davvero bellissima: ampia, con i soffitti alti, le pareti color crema e le finestre grandi che conferiscono grande luminosità all’ambiente. Sul lato destro della camera c’è il letto, con la testiera di pelle beige e due comodini, accompagnati da una cassettiera con lo specchio e un armadio a due ante, tutti i mobili sono sui toni del panna e del beige. Sul lato sinistro, invece, c’è un tavolo rotondo con quattro sedie, un divano di pelle a tre posti con il televisore e un tavolino di vetro. La parete opposta a quella della porta è occupata interamente da finestre, sono tutte corte, tranne una che arriva fino al pavimento, ed è quella che si apre sul balcone. Le altre pareti sono arricchite da quadri astratti e in tutti gli angoli della camera ci sono fiori finti che rendono l’atmosfera allegra e tipicamente primaverile.
“E’ stupenda!” dico, facendo saltare lo sguardo da un punto all’altro della stanza.
“E non hai ancora visto il meglio..” Christian mi prende per mano e mi conduce alla finestra grande, la apre e mi conduce sul balcone.
Resto per qualche attimo senza fiato davanti ad una vista semplicemente spettacolare: l’hotel affaccia direttamente sul mare, e da qui non si vede altro che un’immensa distesa azzurra, luccicante sotto i raggi del sole, spiagge di sabbia bianca e qualche fila di scogli qua e là.
“E’ bellissimo, l’hai scelto tu questo posto??” chiedo a mio marito.
Lui annuisce. “Quando ho visto le foto ho subito pensato che ti sarebbe piaciuto molto..”
“E’ meraviglioso amore, davvero” allaccio le braccia intorno al suo collo “Grazie!”
Christian sorride e mi cinge la vita con le sue braccia. “Non mi devi ringraziare mai..” mormora chinandosi e baciandomi dolcemente sulle labbra. “Ogni cosa che io faccio ha l’unico e solo scopo di renderti felice..”
E di farmi esplodere il cuore, penso, perché non saprei in che altra maniera definire il modo in cui il mio organo cardiaco batte impazzito ogni volta in cui Christian mi parla in questo modo.
Sono passati sei anni, ma il batticuore è lo stesso del primo giorno, come se fossimo ancora fidanzati, ancora con tanti aspetti da scoprire l’uno dell’altro.
“Che programmi abbiamo adesso?” domando poi.
“Non abbiamo dei programmi, possiamo fare tutto ciò che vogliamo, siamo qui per rilassarci, no?”
Rifletto per qualche secondo, e in questo momento c’è un unico modo in cui vorrei rilassarmi, e sono sicura che mio marito non avrà nulla da obiettare.
“Beeeh” porto le mani sul suo petto “Considerando che per il pranzo mancano ancora un paio d’ore, io avrei in mente un modo per rilassarci..”
Lo sguardo di Christian si accende, e ciò vuol dire che ha intuito perfettamente a cosa mi sto riferendo.
“Mmm, la sua è un’ottima idea, Mrs Grey” mormora, prendendomi per mano e conducendomi in camera.
Mi fa sedere sul bordo del letto, e si china davanti a me per sfilarmi le scarpe, poi si alza e mi porge la mano per far alzare anche me, mi sfila la maglietta, riponendola sulla poltroncina accanto al letto, e poi mi sbottona i jeans. Si inginocchia e lentamente fa scendere il denim giù per le mie gambe; quando giunge alle caviglie, mi aggrappo alle sue spalle e sollevo prima un piede e poi l’altro, così che possa sfilarmi del tutto l’indumento.
Christian si rialza e il suo sguardo accarezza lentamente il mio corpo, partendo dal basso e arrivando pian piano agli occhi. Il suo sguardo è dolce, ma allo stesso tempo infiammato, acceso.
“Sei bellissima, bellissima” sussurra, prendendomi il viso tra le mani e regalandomi un bacio che mi toglie il respiro.
Mi sento già eccitata, non so se siano gli ormoni della gravidanza, o la maestria di mio marito di farmi impazzire semplicemente con un bacio.
Christian si stacca dalle mie labbra e sfiora con i polpastrelli il bordo del reggiseno, per poi chinarsi nuovamente davanti a me; con uno sguardo colmo di amore e venerazione, avvicina le labbra al mio ventre e vi posa un dolcissimo bacio, facendomi venire le lacrime agli occhi. Gli accarezzo i capelli, incapace di proferire parola davanti a quel gesto così tenero.
Christian si rialza e mi sorride, posando le mani sui miei fianchi.
Ricambio il sorriso. “Mr Grey, credo che lei sia un po’ troppo vestito” osservo, facendo scorrere le mani sui suoi bicipiti.
Mio marito allarga le braccia. “Sono tutto tuo..”
Gli salto letteralmente al collo, e per un po’ ci dimentichiamo del mondo...
Per pranzo scendiamo al ristorante dell’albergo, e devo ammettere di essere parecchio affamata, sarà la gravidanza, o l’attività fisica di poco fa con mio marito. In ogni caso, mangio con gusto degli ottimi piatti, e li finisco tutti. Tra una portata e l’altra telefoniamo anche a casa, sentiamo già la mancanza dei nostri figli, ma non sono sicura che loro sentano la nostra, considerando che si limitano ad un saluto veloce e poi scappano a fare il riposino pomeridiano, perché poi tra qualche ora Thomas e Roxy passeranno a prenderli per portarli alle giostre.
“Soddisfatta?” domanda Christian, posandomi un braccio sulle spalle, mentre usciamo dal ristorante.
“Molto, era tutto buonissimo!”
“Cosa ti va di fare adesso? Vuoi riposare un po’ o andare da qualche parte?”
“Riposare no! Non siamo mica venuti qui per riposare! Andiamo da qualche parte..”
“Mmm, hai ragione. Che diresti di una bella passeggiata alla Vancouver Art Gallery?”
“Direi che l’idea mi piace!”
Christian ride e insieme ci dirigiamo verso la macchina.
La Vancouver Art Gallery si trova in centro, ed è un posto affascinante e suggestivo. Girovaghiamo per qualche ora per le varie sale e i vari corridoi, spaziando tra quadri antichi e moderni, mostre fotografiche e opere astratte. Scattiamo una marea di fotografie e ci scambiamo baci rubati ad ogni angolino, come fossimo degli adolescenti.
Ad essere sincera mi importa poco di ricevere qualche sguardo perplesso quando il volume della mia risata sale troppo, o quando mio marito mi cinge i fianchi a sorpresa e mi stringe a sé. Ciò che conta è che siamo felici, ci amiamo e stiamo bene.
Il tempo sembra volare, e in men che non si dica sono già passate le cinque del pomeriggio. Decidiamo di prendere un caffè al bar della galleria, dopodiché Christian propone di tornare a casa perché questa sera abbiamo un impegno.
“Che impegno?”
“Qualcosa che ti piacerà..” risponde enigmatico.
Non lo sopporto quando fa così!
“Ma almeno avremo il tempo di cenare?”
Christian dà uno sguardo all’orologio. “Non so, perché il nostro impegno ci attende per le 21, e dobbiamo ancora cambiarci. Magari potremmo fare un apericena..”
Lo fisso stranita e poi scoppio a ridere davanti alla sua ultima parola.
“Cosa c’è da ridere?” chiede, fissandomi come se fossi impazzita.
“Dai Christian..” farfuglio, senza riuscire a smettere di ridere “Apericena? Sul serio? È un termine che usano i ragazzini..” con un fazzoletto mi tampono gli angoli degli occhi, che stanno lacrimando per le troppe risate.
Mio marito aggrotta le sopracciglia e accenna un sorrisetto. Quindi vorresti dire che sono vecchio?”
“Non ho detto questo, ma certamente non sei un giovanotto.. tra due mesi sono trentaquattro!” indico con le dita un tre e un quattro.
“Beh però..” Christian si avvicina al mio orecchio “Scommetto che un giovanotto non sarebbe capace di farti godere come ho fatto io qualche ora fa..” sussurra, con quella voce che mi fa sentire improvvisamente accaldata e con le viscere sottosopra.
Mi muovo nervosamente sulla sedia e bevo un sorso d’acqua.
“Che diresti di avviarci in albergo?” squittisco poi, alzandomi.
Christian estrae il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni e paga il conto, dopodiché mi prende per mano e insieme usciamo dal bar.
“Come mai tanta fretta? Abbiamo tutto il tempo per prepararci prima di uscire questa sera..” domanda mio marito con il suo sorrisetto impertinente e la sua aria da innocentino.
Credo che sappia perfettamente quale sia stato l’effetto delle sue parole di poco fa, ma vuole sentirselo dire.
Ed io decido di accontentarlo.
“In realtà..” mi fermo e allaccio le braccia intorno al suo collo “Mi chiedevo se prima di uscire potessi darmi un assaggio di quello che un giovanotto non sarebbe in grado di fare..”
Lo sguardo di mio marito si infiamma, si accende di una luce forte, famelica, che mi fa venire improvvisamente voglia di strappargli tutti i bottoni della camicia e saltargli addosso.
“Sarà un’ardua impresa ma.. per lei farei qualsiasi sacrificio, mia signora..” sospira, come se si stesse davvero immolando per me.
Gli stringo le guance, facendo sporgere il labbruccio. “Povero cucciolo, quanta fatica sei costretto a sopportare..”
Christian ride e mi attira a sé, mi bacia con passione e riesco a sentire tutta la sua fatica premuta contro il mio basso ventre, e questo non fa altro che far surriscaldare il sangue nelle mie vene.
“Andiamo?” mormora poi, poggiando la fronte sulla mia.
Sorrido e annuisco; lo prendo per mano e inizio a camminare a passo svelto verso l’uscita, sperando che Sawyer non becchi semafori rossi.
Con la manica del morbido accappatoio di spugna asciugo la condensa sullo specchio, e poi mi soffermo a scrutare il mio viso; mi sembra che abbia già cominciato ad assumere la tipica forma più arrotondata che ho avuto nelle due precedenti gravidanze, e ad essere sincera non mi dispiace, inoltre la mia pelle è più morbida, e gli occhi più luminosi, senza dimenticare che sono diversi giorni che non faccio altro che sorridere. Ed è una sensazione meravigliosa.
Ad un tratto sento Christian parlottare in camera, non so cosa stia dicendo perché la sua voce mi giunge ovattata, ma decido comunque di aprire la porta e raggiungerlo. È al telefono, accanto alla vetrata grande, anche lui in accappatoio, dopo la doccia che abbiamo fatto insieme, bellissimo con la luce alle sue spalle che lo illumina, e i capelli umidi che lo rendono ancora più figo.
Oddio, sto cominciando a parlare anche io come una ragazzina.
“Sì, va bene, perfetto, la ringrazio. Arrivederci.” con un sorriso attacca e posa il cellulare sulla cassettiera.
Non appena si accorge della mia presenza, solleva lo sguardo verso di me e il suo sorriso si allarga.
“Con chi parlavi?” domando, avvicinandomi a lui.
“Confermavo il nostro impegno per stasera..” risponde, tirandomi per la cintura dell’accappatoio e attirandomi a sé. “Ti ho già detto che sei bellissima?”
Sorrido, posando le mani sul suo petto. “Ed io ti ho già detto che sei il marito migliore del mondo?”
Christian si china su di me e cattura le mie labbra in un bacio profondo e dolcissimo.
“Adesso forse è meglio se iniziamo a prepararci, altrimenti rischio di sfilarti quest’accappatoio di dosso e non lasciarti uscire fino a domani..”
Non avrei molto da obiettare, ma al contempo sono curiosissima di scoprire cosa ci attende questa sera.
“Hai ragione” dico baciandolo di nuovo e staccandomi da lui. Mi sposto verso il nostro trolley ed estraggo un completino intimo, un abitino a fasce bianche e nere con disegnate delle rose rosse, un paio di decolté rossi di vernice con la punta e il tacco basso e una borsetta rossa.
Indosso il mio completino intimo di pizzo bianco con i fiocchetti rossi, e poi dirigo in bagno per applicare un po’ di crema sul viso e sul corpo, e nel farlo inevitabilmente mi fermo a fissare attraverso lo specchio il mio ventre piatto. Vi poso le mani sopra, per stabilire un contatto con il mio piccolo Puntino, per proteggerlo, coccolarlo, trasmettergli il mio amore.
Avverto ad un tratto una presenza alle mie spalle, mi volto e Christian è lì, appoggiato allo stipite della porta, con addosso solo un paio di pantaloni eleganti blu, e mi fissa con uno sguardo tenero e innamorato.
“Sono scema, lo so” dico sorridendo “E’ ancora così presto..”
Christian sorride a sua volta e si avvicina a me. “No, non sei scema” mi prende il viso tra le mani “E’ la cosa più bella, più sensata e più dolce del mondo..” e dicendo questo sfiora la mia pancia con le dita, facendomi venire i brividi.
Gli sorrido e lo bacio, prima di tornare in camera e finire di prepararmi.
Prima di uscire telefoniamo ai bambini, e sono felicissima di sentire che si stanno divertendo un mondo con Thomas, Roxy e Lucas; il bimbo di Roxy ormai è come se fosse a tutti gli effetti figlio di Thomas: vivono insieme da più di un anno, Lucas lo chiama papà, e mio fratello lo ama con tutto se stesso.
Dopo aver dato la buonanotte ai bambini, Christian ed io usciamo dall’albergo, e per prima cosa scegliamo un bar in cui prendere un aperitivo e mangiare qualche stuzzichino. Nel frattempo cerco di esasperare mio marito per sapere dove andremo dopo, ma lui resta impassibile e non cede.
Sono da poco passate le 20:30 quando Sawyer si ferma davanti ad una imponente struttura che, ad un primo sguardo fugace attraverso i vetri della macchina, non riesco a riconoscere. Solo quando scendo dall’auto noto la grande scritta bianca e rossa “ROGERS ARENA”.
Alterno lo sguardo tra l’edificio e mio marito, fissandolo perplessa. “Amore che.. che ci facciamo qui? Non è lo stadio di hockey?”
Christian mi prende per mano. “Sì, di solito è lo stadio di hockey. Ma in alcune occasioni ospita anche alcuni eventi..” mi indica un punto verso l’alto alla mia destra.
Seguo la direzione del suo dito e resto di sasso quando il mio sguardo si posa sull’enorme manifesto che copre quasi un terzo della parete a sinistra del cancello d’ingresso.
22 Aprile 2017: “IL VOLO” IN CONCERTO.
Okei, la data è quella di oggi.
“Non è uno scherzo, vero?” domando, incredula.
Il Volo è un trio di giovani cantanti lirici italiani, che hanno avuto grande successo in America così come nel loro Paese natale. Rivisitano grandi classici della canzone lirica italiana, oltre ovviamente ad alcuni brani originali, scritti per loro. Insieme a Tiziano Ferro, che appartiene però a tutt’altro genere musicale, mi hanno fatto appassionare alla canzone italiana, e, nonostante il genere lirico non sia tra i miei preferiti, adoro la loro musica perché è fresca, nuova e al contempo tradizionale, le loro canzoni sono profonde e parlano d’amore.
Essere qui, ad un loro concerto, è un sogno.
Christian ridacchia. “Ma no che non è uno scherzo..”
“Ma come.. come hai fatto ad avere i biglietti con così poco preavviso? Lì c’è scritto che era tutto sold out già sei mesi fa!”
“Te l’ho sempre detto: per te smuoverei anche le montagne..”
Urlando come una bimbetta eccitata, gli salto al collo e lo bacio. “Grazie amore, è la sorpresa più bella che potessi farmi!” poi mi guardo intorno, e un dubbio mi sorge spontaneo “Ma perché non c’è quasi nessuno?”
“Questo è l’ingresso per la tribuna d’onore. Dai andiamo..” mi porge la mano, ed io, con gli occhi sgranati per lo stupore, la afferro e lo seguo all’interno. Ci accoglie uno steward in completo nero e ci accompagna fino ai nostri posti, consegnandoci due pass che dobbiamo tenere al collo e augurandoci buona serata. Le poltroncine in cui siamo seduti sono comodissime, e davanti a noi abbiamo a disposizione tutti i tipi di bibite e stuzzichini vari.
Lo stadio è pienissimo e il palco occupa quasi tutto il terreno di gioco. Poco dopo le 21 le luci cominciano a spegnersi, e si accendono i riflettori, che creano dei giochi di luci blu, azzurre e bianche sul palco. Io fisso ogni cosa estasiata e ancora in parte incredula di poter essere davvero qui.
Sento la mano di Christian cercare la mia, e subito gliela stringo, intrecciando le dita con le sue.
“I-io.. io non so cosa dire..” mormoro, emozionata.
“Non devi dire niente..” dice mio marito, puntando lo sguardo nel mio “Mi bastano i tuoi occhi..”
Mi allungo verso di lui e lo bacio, proprio nell’istante in cui parte l’applauso per l’ingresso dei tre giovani cantanti.
Le due ore successive scorrono veloci, troppo veloci. Le canzoni sono splendide, le voci dei ragazzi così profonde, armoniose e coordinate da far venire i brividi ad ogni singolo verso. Vivere la musica dal vivo, e soprattutto da una posizione così vicina che quasi riesco a sentire anche ciò che bisbigliano tra un brano e l’altro, è qualcosa di meraviglioso. Prima di questo ero stata solo ad altri due concerti nella mia vita, ma mai nessuno era riuscito ad emozionarmi così; sarà l’età, la presenza del mio uomo al mio fianco, il mio piccolino dentro di me, non lo so, ma ad ogni pezzo, ad ogni cambio luci, ad ogni applauso, i miei occhi si sono riempiti di lacrime, tanto che ogni dieci minuti estraggo lo specchietto dalla borsa per assicurarmi di non avere il mascara colato sulle guance, non sarebbe una visione piacevole.
Dopo l’ultimo brano, uno dei tre cantanti, Gianluca, afferra il microfono e guadagna il centro del palco.
“Io credo che per stasera abbiamo finito, o no?” chiede rivolgendosi ai due compagni, con un tono che lascia intendere che in realtà ci sia qualcosa sotto.
Gli altri due ragazzi, Piero e Ignazio, annuiscono, ma dagli spalti dello stadio si eleva subito un coro.
“Grande Amore!!!” gridano le migliaia di ragazze presenti, citando il titolo del meraviglioso brano con il quale il trio ha vinto e ha avuto maggiore successo in Italia; in effetti anche io sono sorpresa che non l’abbiano fatto questa sera.
I ragazzi passano in rassegna con lo sguardo tutto il perimetro dello stadio, ridendo.
“Pensavate davvero che l’avessimo escluso dalla scaletta?” scherza Gianluca, facendo elevare un coro di sospiri e risate.
“Abbiamo voluto lasciare questo brano per ultimo perché è con questo che vogliamo salutarvi, ma soprattutto è su questo brano che ci tenevo a fare una riflessione..” cammina lentamente da un lato all’altro del palcoscenico, con un portamento giovane ma elegante, e poi, diciamocela tutta: è davvero un bel fanciullo. “Da quando abbiamo cantato ‘Grande Amore’ in Italia, a Sanremo, spessissimo nelle interviste ci viene chiesto cos’è per noi il Grande Amore. E tante volte io ci rifletto, cerco di dare una risposta acuta, originale, ma alla fine non so mai esattamente cosa dire. La verità è che non esiste una definizione di grande amore, non esiste un’unica forma di grande amore. Il grande amore si può manifestare in tante vesti differenti, e sono tutte bellissime, ciascuna a modo proprio.
Sono sicuro che anche questa sera, tra di voi, ci siano tanti esempi di grande amore, ed io sono sempre emozionato e lieto di essere testimone di questo sentimento e di questa forza così grande, così bella e così potente..” si interrompe e scende dal palco, scatenando qualche brusio.
Il ragazzo viene raggiunto da un addetto ai lavori che gli porge un mazzo di quelle che da qui sembrerebbero rose rosse. L’uomo gli sussurra qualcosa all’orecchio e Gianluca sorride, per poi riprendere a parlare al microfono.
“Ed è per questo che questa sera sono felice e onorato di poter essere partecipe di un Grande Amore..” si avvicina alla scaletta che conduce agli spalti e inizia a salire “Un Amore che è nato per caso, sei anni fa, ma che subito è stato forte e totalizzante..” mi volto verso Christian, perché quel ‘sei anni fa’ mi trilla nella mente come un campanello d’allarme, ma mio marito è assolutamente impassibile e indifferente. Rivolgo nuovamente lo sguardo al giovane cantante, che sta imboccando la scaletta verso la tribuna Ovest, ossia la nostra.
“Un amore che ha attraversato tempeste, ma ne è uscito sempre più forte di prima. Un amore che non conosce ostacoli, non conosce limiti..” lo vedo sempre più vicino, non starà mica…
“Un amore che per ben due volte ha regalato al mondo il suo frutto più prezioso, la pura essenza della vita, e tra qualche mese ce ne sarà anche una terza..” e su quest’ultima frase si ferma accanto a noi, rivolgendomi un grande sorriso.
Io sgrano gli occhi e alterno lo sguardo tra lui e Christian. Sono così emozionata che non riesco a parlare, non riesco a realizzare ciò che sta accadendo.
“Anastasia, queste rose sono per te, da parte di un uomo che ti ama moltissimo” Gianluca mi porge il meraviglioso fascio di rose rosse, e per tutto lo stadio si eleva un applauso assordante.
Mi alzo e, prima ancora che riesca a ringraziarlo, scoppio in lacrime, mi volto verso Christian e gli salto al collo, nascondendo il viso nel suo collo. Mio marito mi stringe forte a sé e mi accarezza la schiena.
“Ti amo, ti amo, ti amo!!” mugugno, con le labbra contro la sua pelle, scossa dai singhiozzi.
“Anche io ti amo, da morire” mormora lui, con la bocca accanto al mio orecchio.
Mi stacco da lui e ringrazio Gianluca, che mi consegna le rose e poi mi abbraccia calorosamente.
“Va tutto bene?” domanda poi.
Mi asciugo gli occhi alla bell’è meglio e tiro su con il naso. “Benissimo” rispondo con un sorriso.
“Ho avuto.. anzi..” indica i due compagni, rimasti sul palco “Abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola con Christian e.. dalla luce del suo sguardo e dalla sua voce quando parlava di sua moglie, abbiamo capito che eravamo davanti ad un esempio di Grande Amore, quello con la A maiuscola. Per questo noi siamo felici di avervi qui questa sera, e vogliamo farvi tanti auguri per la vostra famiglia e per la vostra vita..”
Intorno a noi scroscia un altro applauso, e ancora una volta quelle lacrime che ho trattenuto per tutta la serata vengono fuori inesorabilmente.
“G-grazie..” sibilo, asciugandomi gli occhi.
“E questo brano, oggi, vogliamo dedicarlo a voi, e a tutti coloro che nella propria vita hanno un Grande Amore..”
Abbraccia un’ultima volta me e Christian e poi corre nuovamente sul palco, accompagnato dagli applausi di tutta l’arena.
La musica parte, e tutto il pubblico si alza in piedi per cantare e omaggiare quel brano splendido. Christian mi abbraccia da dietro e mi stringe forte a sé; le nostre mani si intrecciano sulla mia pancia mentre ondeggiamo al ritmo lento della musica.
Dimmi che mai,
che non mi lascerai mai.
Dimmi chi sei,
respiro dei giorni miei...

Christian sussurra al mio orecchio le parole della canzone, e di tanto in tanto mi bacia la tempia. Io mi lascio completamente andare tra le sue braccia, sentendomi così felice da temere di essere in un sogno. Perché non so se sia realmente possibile avere accanto un uomo così dolce, romantico, in grado di stupirmi dopo sei anni come se fosse sempre il primo giorno.
Quando, a mezzanotte inoltrata, usciamo dalla Rogers Arena, sono ancora frastornata ed emozionata.
“A cosa pensi?” domanda Christian, quando saliamo in auto.
“A quanto sia fortunata ad averti” dico accarezzandogli il viso “E al fatto che sei pazzo..”
“Pazzo? Io? E perché?”
“Mettermi in imbarazzo davanti a circa ventimila persone ti sembra una cosa di ordinaria amministrazione?”
“Non la vedrei esattamente così. Non ti ho messa in imbarazzo davanti a ventimila persone, ho decantato il mio amore per te davanti a ventimila persone..”
Scuoto la testa, ridendo, e mi allungo verso di lui per baciarlo.
“Ma cosa intendeva Gianluca quando ha detto che hanno scambiato due parole con te?”
“Nei giorni scorsi, non appena ho ottenuto la prenotazione dei posti per il concerto, ho contattato chi di dovere per parlargli di questa sorpresa, e incredibilmente sono riuscito ad ottenere una videochiamata tramite Skype direttamente con loro..”
Sgrano gli occhi, seriamente colpita. “Ribadisco, tu sei pazzo!”
Quando rientriamo in albergo, la prima cosa che faccio è mettere le rose in un vaso sul tavolino.
“Sono davvero bellissime..” affermo, ammirandole ancora una volta.
Christian sorride e mi raggiunge, scostandomi una ciocca di capelli dietro alle orecchie. “Tu sei bellissima..”
“Questa sera proprio non la smetti di farmi arrossire..”
“Adoro corteggiarti” mi dà un bacio sul naso.
Gli stringo le guance e lo bacio sulle labbra. “Dio mio, quanto ti amo!”
Apro il trolley per prendere la camicia da notte e l’intimo, e mi dirigo in bagno per fare una doccia e struccarmi.
Quando esco dal bagno, raggiungo Christian che è seduto sul divano, senza camicia e con i piedi nudi sul tavolino: è estremamente sexy. Vado a sedermi accanto a lui e mi accoccolo al suo braccio.
“Ohi” mormora lasciandomi un bacio tra i capelli “Come ti senti? Sei stanca?”
“Un pochino, ma sono anche immensamente felice. È stata una delle serate più belle della mia vita..” sollevo il viso per far incontrare le nostre labbra.
Ad un tratto sentiamo bussare alla porta della camera.
“Chi può essere?” chiedo perplessa.
“Tranquilla, vado io..” dice Christian alzandosi e andando ad aprire.
Lo sento parlare con qualcuno, e poi la porta si chiude. Christian torna da me con in mano un vassoio coperto da una cloche argentata.
“Cos’è?” domando curiosa.
“Una piccola sorpresina per te” risponde mio marito sollevando la cloche, sotto la quale fanno bellissima mostra di sé quattro cornetti caldi, che emanano un profumo paradisiaco.
“Oddio, cornetti!!” strillo, battendo le mani. “In effetti stavo proprio pensando che mi andava qualcosa di dolce..”
“Ti va se li mangiamo fuori?”
Annuisco e apro subito la finestra del balcone. Appoggiamo il vassoio sul tavolino di paglia e ci sediamo sul dondolo. Sollevo le gambe e le poso su quelle di Christian, mentre lui mi passa un cornetto alla nutella e prende per sé uno al cioccolato bianco.
“È fan-tastico..” borbotto con la bocca piena, assaporando il gusto morbido, dolce e semplicemente perfetto di quella perla della pasticceria.
“Anche il mio è ottimo!” dice mio marito soddisfatto, tenendo il cornetto con una mano e accarezzandomi le gambe nude con l’altra.
Mangiamo in silenzio, guardandoci e sorridendoci di tanto in tanto, e godendoci questa bellissima serata. Il cielo è sereno, pieno di stelle e dominato da una mezzaluna; l’aria è fresca, pura, e riusciamo a sentire persino il rumore del mare che si infrange contro gli scogli. 
Finito il mio cornetto, cambio posizione e mi accoccolo di nuovo al braccio di Christian, che invece sta ancora mangiando, e gli stringo la mano.
“Grazie per questa piccola sorpresina. Puntino ed io abbiamo apprezzato moltissimo..”
Mio marito sorride e mi cinge la schiena con il braccio, arrivando a posare la mano sulla mia pancia. “Non c’è niente che mi rende più felice: sapere che voi state bene, insieme ai nostri due cuccioli che stanno a casa..”
Mi stringo di più a lui, chiudo gli occhi e mi godo il suo abbraccio.
“Oh no” si lamenta ad un tratto Christian.
Sollevo il viso e noto che un rivolo di cioccolato bianco è andato a finirgli proprio sul petto. Non posso fare a meno di scoppiare a ridere.
“È così divertente?” chiede infastidito.
“Sì, perché di solito sono io quella maldestra, e tu ti diverti a prendermi in giro. Quindi ora tocca a me..” gli faccio la linguaccia. 
Christian alza gli occhi al cielo, e vedo che si sta sforzando di mantenere il broncio, ma non riesce a nascondere un sorrisetto.
Il mio sguardo scende dal suo bellissimo sorriso al suo altrettanto bellissimo fisico. Quei pettorali e quegli addominali scolpiti mi fanno venire l’acquolina in bocca e convogliare tutto il sangue nel mio basso ventre.
Christian prende un fazzolettino dal vassoio, ma io gli blocco il polso. Lui mi fissa confuso, così decido di chiarire subito le mie intenzioni: mi avvicino a lui e lo guardo negli occhi per un lungo istante, prima di togliere con la lingua la traccia di cioccolato dal suo petto. Accarezzo i suoi pettorali con le labbra, e poi salgo pian piano verso il suo collo.
Ad un tratto Christian mi posa due dita sotto al mento e mi guarda negli occhi; quello sguardo infiammato d’eccitazione mi fa sentire una sensazione di umido tra le mie pieghe più intime. Mi avvento sulle sue labbra, tenendogli il viso tra le mani, mentre lui arpiona i miei fianchi, attirandomi a sé e rispondendo al mio bacio con una passione tale da farmi gemere.
“Ti voglio” ansima, premendo contro il mio ventre tutta la sua eccitazione e facendo aumentare esponenzialmente anche la mia.
Poi mi prende tra le braccia e mi porta in camera…


Il giorno seguente, quando apro gli occhi, mi ritrovo accoccolata al petto di mio marito. Provo a muovermi e sento i muscoli piacevolmente intorpiditi. Questa notte è stata meravigliosa, una maratona di sesso colmo di affinità e passione, ma anche calma e dolcezza. Christian ed io ci siamo uniti più e più volte, non ne avevamo mai abbastanza; ogni bacio, ogni carezza, ogni affondo non faceva altro che accrescere la voglia che avevamo l’uno dell’altro. Solo poco prima delle quattro del mattino siamo riusciti ad addormentarci abbracciati, sfiniti, appagati e innamorati.
Lancio uno sguardo alla finestra e, dalla luce forte che filtra attraverso le tende, credo che sia abbastanza tardi.
“Sei sveglia?”
Alzo lo sguardo verso Christian, che si strofina gli occhi e mi sorride. “Buongiorno” dico baciandogli il petto.
Lui mi abbraccia forte e affonda la testa tra il mio collo e la spalla. “Buongiorno” mugugna.
“Che ora è?”
Christian si scosta da me e prende il cellulare dal comodino. “Le dieci..”
“Uaauu, non sono più abituata a svegliarmi così tardi..” osservo, stiracchiandomi. “Vogliamo telefonare ai bambini?”
Mio marito annuisce e compone il numero del cellulare di sua madre e imposta il vivavoce. Mia suocera risponde dopo tre squilli.
“Christian, tesoro, buongiorno!”
“Buongiorno mamma! Taylor e Gail vi hanno già portato Teddy e Phoebe?”
“Sì, sono qui. Aspettate che ve li passo..” la sentiamo che chiama i nostri figli, e poco dopo due allegre vocine vengono a deliziare le nostre orecchie.
“Mamma, papà!” esclama Teddy.
“Ciao amore!!” rispondo “Tutto bene? Cosa state facendo con i nonni?”
“Io sto giocando con il nonno Carrick, invece Phoebe sta facendo una torta con la nonna..”
“Mamii, papii!” interviene subito la diretta interessata.
“Principessa!” esclama Christian “State facendo i bravi?”
“Sìì” rispondono in coro i miei tesori.
“Voi vi state divertendo?” domanda poi Grace.
“Sì, qui è tutto bellissimo” rispondo.
“Mamma, quando tornate?”
“Cucciolo torniamo nel pomeriggio” lo rassicura Christian.
“Voi intanto divertitevi con i nonni e fate i bravi, okei?”
“Va bene mamma!” dice Phoebe, con quella voce angelica che mi fa impazzire.
Dopo i saluti ai bambini e ai miei suoceri, Christian attacca e posa il cellulare sul comodino.
“Cosa vogliamo fare questa mattina?” mi chiede poi mio marito.
“Mmm, un giro in centro?” propongo.
“Senti qua: adesso ci prepariamo, facciamo colazione, poi una bella passeggiata in centro, pranzo fuori e poi ripartiamo?”
Annuisco vigorosamente. “Perfetto!” gli lascio un bacio sul mento e mi decido ad alzarmi.
Non appena mi ritrovo in posizione eretta, però, mi porto una mano alla fronte, presa da un capogiro.
“Ana!” esclama Christian, alzandosi in un lampo e venendo a sorreggermi “Tesoro cos’hai?”
“Niente, niente, mi gira solo un po’ la testa..” lo tranquillizzo con un sorriso.
“Sicura che vada tutto bene?”
Annuisco, ma mentre lo faccio mi assale un fortissimo senso di nausea, che mi costringe a correre in bagno e a chinarmi sulla tazza.
“Piccola” mormora Christian, sopraggiungendo alle mie spalle e tenendomi su i capelli.
Quando finalmente i movimenti del mio intestino si placano, mio marito mi aiuta a tirarmi su e mi sorregge mentre mi sciacquo i denti e la faccia.
“Come ti senti?” domanda poi, scostandomi una ciocca di capelli dietro all’orecchio.
“Sono stata meglio. Ma lo sappiamo che è normale, non preoccuparti..” gli sfioro il viso.
Mi prende per mano. “Dai, andiamo a prendere una boccata d’aria..”
Lo seguo fuori al balcone, dove un bellissimo odore di mare e salsedine invade i miei polmoni. Il sole è già alto nel cielo, e si riflette nello scorcio di Oceano Pacifico al nostro cospetto, facendolo brillare come se fosse coperto da una miriade di diamantini.
“Peccato che faccia ancora freddo per fare il bagno..” osservo. In questo momento non mi dispiacerebbe fare un bel tuffo.
“Se il clima fosse giusto saresti davvero capace di fare il primo bagno dell’anno senza i nostri diavoletti?”
Sorrido e scuoto la testa. “No, non potrei mai senza di loro. Mi mancano così tanto..” mi appoggio al petto di Christian “Però allo stesso tempo sono felice di essere qui, ci voleva proprio..”
Mio marito sorride e mi dà un tenero bacio sulla fronte. “E’ vero, avevamo bisogno di questo piccolo stacco. Due giorni io e te soli soletti..”
“Oddio, proprio soli soli no..” puntualizzo.
Gli occhi di Christian si illuminano. “Hai ragione” asserisce, portando la mano sul mio ventre; lo copre quasi del tutto, donandomi un incredibile senso di protezione, e lo accarezza teneramente “Noi due e un puntino di sei millimetri che fa già disperare la sua mamma..”
Poso la mano sulla sua e rido. “A te non sembra incredibile? Io stento ancora a crederci..” mormoro.
“Anche io.. Non sai in questi giorni quante volte mi sono fermato e mi fermo a pensarci, e.. a volte non mi sembra vero, cioè.. qui dentro c’è un esserino minuscolo così..” avvicina pollice e indice a formare una distanza quasi impercettibile “Sono sei millimetri, ma è già una piccola vita, un cuore che batte..”
Allaccio le braccia intorno al collo di Christian, e lo fisso emozionata mentre parla, anche lui emozionato.
“Anche a me sembra così surreale. Un altro figlio.. è una cosa a cui non.. non avevo mai pensato in maniera concreta..”
“Dimmi la verità: avevi paura di dirmelo? Paura che la prendessi male?”
Apro la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiudo, perché non so cosa dire per non essere fraintesa e di conseguenza ferirlo.
“Io.. io non avevo paura che la prendessi male perché potessi non volere un altro figlio, ma semplicemente perché.. perché temevo che non fosse il momento giusto, con tutto quello che era successo.. Ma ancora una volta mi hai dimostrato che uomo meraviglioso sei..”
Christian sorride e sfiora le guance. “Tu sei meravigliosa, tu e il regalo che la vita ha deciso di farci..”
Mi sollevo sulle punte e lo bacio, tenendogli le guance tra le mani. “Quanto ti amo!!”
Lui fa strofinare la punta del naso contro la mia. “Io di più!”

Dopo esserci preparati scendiamo al ristorante a fare colazione, e sorprendentemente, nonostante la nausea, scopro di avere una certa fame. Una volta sazi e soddisfatti, dopo aver effettuato il check-out e dopo che Sawyer ha caricato in auto il nostro piccolo bagaglio, finalmente usciamo e ci dirigiamo nel cuore della città. Passeggiamo per il centro, mescolandoci alla folla che dà vita alle strade di Vancouver; ci teniamo per mano, come due adolescenti, e non perdiamo l’occasione di baciarci di tanto in tanto in qualche angolino deserto. Ammiriamo le vetrine dei negozi, e non riesco a resistere alla tentazione di comprare qualche regalino per i nostri cuccioli.
Girovaghiamo per più di mezz’ora nel grande megastore di giocattoli e abbigliamento per bambini, alla ricerca di qualcosa di originale che possa piacere ai nostri figli, anche se, per inciso, basta davvero poco per renderli felici. Ad un tratto, senza sapere precisamente come, ci ritroviamo nell’area neonati: giro tra gli scaffali e osservo completamente affascinata quel tripudio di rosa, azzurro e bianco, carrozzine, culle, fasciatoi, e poi ciucci, biberon, scarpette, tutine. Sono bellissimi, e trasmettono un senso di tenerezza. È stupendo sapere che tra qualche mese dovremo nuovamente immergerci in questo mondo incantato, dovremo scegliere una nuova carrozzina, nuovi vestiti, nuovi ciucci.. nuova vita.

Un paio d’ore più tardi, dopo il nostro bellissimo giro in centro e un fantastico pranzo in una terrazza sul mare, siamo quasi pronti per tornare a casa. Mentre aspettiamo che la cameriera rientri in sala a strisciare la carta di credito Platinum che Christian le ha consegnato per pagare, mi alzo dal nostro tavolo e mi affaccio alla balaustra. Davanti a me si estende il mare, azzurro, sconfinato e bellissimo, lungo la linea dell’orizzonte bacia il cielo, che oggi è limpido e sereno, dominato da un sole primaverile che ci ha accarezzati durante il pranzo in maniera delicata e mai invadente.
“Piccola” mormora Christian, sopraggiungendo alle mie spalle “Va tutto bene?”
Mi volto verso di lui. “Certo che va tutto bene. Anzi.. volevo.. volevo ringraziarti per questi due giorni bellissimi e.. per tutte le sorprese che mi hai fatto.. e poi..” non faccio in tempo a finire la frase, perché mio marito mi zittisce posando le labbra sulle mie.
“L’amore non si ringrazia..” dice, quando si stacca da me.
Sorrido, afferrando i lembi della sua giacca. “Amore.. questa sera voglio dare la notizia ai bambini..”
Lui annuisce, accarezzandomi i capelli. “Sì, sono d’accordo..”
Abbasso lo sguardo. “Ho paura di come potranno prenderla..”
“Hey, hey, niente pensieri negativi, okei? È la cosa più bella che potesse capitare alla nostra famiglia, e sono sicuro che Teddy e Phoebe ne saranno felicissimi..”
Sospiro. Spero tanto che sarà così.
“Ohi” Christian mi prende il viso tra le mani, guardandomi negli occhi “Ti fidi di me?”
Sorrido e annuisco, come faccio da sei anni ogni volta in cui pronuncia quelle quattro parole.
“Sì, mi fido di te..” lo bacio, per poi staccarmi non appena noto la cameriera che sta tornando verso di noi.
Restituisce la carta a Christian e ci augura una buona giornata.
Mio marito ed io ci prendiamo per mano e usciamo dal ristorante, pronti a tornare a Seattle.
A casa, dai nostri figli.
 
 

Angolo me.
Buonasera mie splendide lettrici!
Questa volta sono fiera di me: il nuovo capitolo arriva a sole due settimane dal precedente, è lunghissimo, e, soprattutto, è il genere di capitolo che preferisco in assoluto: pieno, pieno, pieno di zucchero.  
So che lo attendevate molto, e finalmente abbiamo avuto la notizia che attendevamo tanto: per i nostri protagonisti è in arrivo la terza cicogna!! Sapete bene quanto adori le gravidanze, i neonati e le famiglie numerose, secondo voi potevo mai farli fermare solo a due figli??
Il nostro Mr Grey, nonostante i timori di Anastasia, l’ha presa benissimo, ed è ancora più dolce e romantico; è l’uomo dei sogni, almeno per me. Per ora hanno deciso di non divulgare subito la notizia e si sono ritagliati due giorni solo per loro, per staccare la spina, rilassarsi e rendersi conto di quello che sta accadendo. Direi che se lo meritano, no?
Nel prossimo capitolo scopriremo come Teddy e Phoebe prenderanno la notizia dell’arrivo di un fratellino o di una sorellina, e come la prenderà anche il resto della famiglia.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, io ho adorato scriverlo, perché è uno dei più importanti e dolci della storia. Aspetto come sempre impaziente le vostre opinioni, perché, sebbene sia stato un capitolo bello da scrivere, è stato anche in un certo senso complicato descrivere delle emozioni sì meravigliose, ma che non ho mai provato sulla mia pelle.
Vi anticipo che i prossimi capitoli avranno tutti una bella dose di zucchero, ma credo che dopo tutti i momenti difficili che hanno attraversato, i nostri ragazzi la meritino un po’ di zuccherosa felicità, giusto?
Voglio ringraziarvi ancora una volta per la vostra presenza, il vostro affetto e le splendide parole che mi riservate ogni volta. È bellissimo per me sapere di riuscire a regalarvi delle emozioni, e non sapete quanto mi rendano felice e mi spronino le vostre parole.
A presto fanciulle.
Un forte abbraccio.
Mery.
 
 
 
 
   
 
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