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Autore: Altair13Sirio    04/08/2017    1 recensioni
Non è mai stato facile vivere la vita dell'eroe per Robin, così come per Cyborg, Stella, Corvina e BB. Nonostante tutto, i Teen Titans sono riusciti a superare quel senso di "strano" che li circondava ovunque andassero e hanno deciso di andare avanti; sono diventati una famiglia, le loro amicizie e i loro amori si sono intrecciati e dopo tanto tempo finalmente i cinque eroi hanno capito cosa dovevano fare.
Tutto questo può sembrare normale agli occhi di un adulto, capace di comprendere quali siano i doveri di un supereroe e le difficoltà che porta questo tipo di vita, ma agli occhi di una bambina? Una piccola bambina eccentrica e piena di vitalità, incapace di vedere il male nella gente, come può vivere una situazione simile e in che modo potrà mai crescere se non riesce a distinguere il bene dal male?
Luna è una bambina cresciuta sotto una campana di vetro e che è sempre stata a contatto con questo mondo, vivendolo in prima persona; il suo amore per la sua famiglia è eguagliato solo dal suo desiderio di vivere la vita liberamente, incontrando tante persone e amici nuovi. Ma sarà difficile attuare questo sogno, essendo lei la figlia di un supereroe.
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Titans Legacy'
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Robin stava bene. Nonostante fosse sembrato un colpo tremendo, il suo scontro con lo scudo di Soldato Hive era stato un problema di infimo valore; aveva solo dovuto riordinare le idee nei minuti seguenti all'accaduto, mentre Cyborg estingueva finalmente l'incendio con l'aiuto della pioggia, e poi era tornato a stare in piedi con le proprie forze…
Nel viaggio di ritorno a casa, attraverso il tunnel sottomarino di Cyborg, Robin si era sentito talmente in pace dopo quella battaglia che si era appisolato brevemente sul sedile della T-Mobile; a quel punto, però, tutti i dubbi che erano rimasti intrappolati dentro la sua testa si erano liberati e il supereroe era stato destato da spaventosi incubi. Johnny il Rancido, il mancato intervento delle forze dell'ordine, Luna… Tutto quello che stava accadendo sembrava voler avvertire Robin e gli altri di un'imminente pericolo… Ma a parte un pessimo presentimento che aveva da parecchio tempo ormai, Robin non riusciva a capire di cosa si trattasse.
Cyborg aveva continuato a parlargli per tutto il tempo delle sue ricerche nei database della polizia, delle sue teorie e idee di come tutto potesse combaciare in qualche modo, e di come fosse assolutamente scettico riguardo alla notizia della morte di Johnny il Rancido: era vero che fosse stato drogato pesantemente con una sostanza pericolosa che avrebbe potuto anche portarlo alla morte, ma credeva che l'effetto fosse svanito non appena il Rancido avesse smesso di pensare a quei fatti che non poteva ricordare. Un'altra idea del grosso cyborg era che quella droga non avrebbe potuto durare in eterno, prima o poi Johnny si sarebbe ripreso e avrebbe potuto parlare; se così non fosse stato, allora avrebbe significato che qualcuno lo stava continuando a drogare anche in carcere… E se qualcuno era riuscito a infiltrarsi per continuare a vegliare su Johnny, allora significava che la sua teoria della falla nella sicurezza della città non era poi tanto surreale e che forse c'era anche qualcuno – ai piani alti del sistema – corrotto che lasciava passare tutto quanto facendo finta di niente.
Robin normalmente avrebbe partecipato attivamente a quella discussione, durante il suo ritorno a casa; avrebbe fatto ipotesi, cercato risposte e possibili colpevoli… Ma quella sera non aveva ascoltato quasi niente di quello che gli aveva detto Cyborg, dopo il loro scontro con i due H.I.V.E. Five; nella sua mente era rimasto fisso un solo pensiero; le parole di Soldato Hive erano state molto criptiche, ma gli avevano lasciato i dubbi necessari affinché dimenticasse tutto il resto e si concentrasse solo su una cosa: Luna.
Che cosa significava la frase del soldato? Si stava sicuramente riferendo a Luna Bianca, ma che cosa voleva dire con "qualche problemino"? Fino a dove si estendeva quella rete di informatori a cui aveva accennato prima il criminale, e che cosa sapevano realmente su di loro e su sua figlia?
Appena tornati alla torre, Robin aveva lasciato solo Cyborg, che si era occupato di parcheggiare l’auto nel garage, ed era subito andato ai piani superiori per raggiungere Stella Rubia; si sentiva stanco, aveva bisogno del conforto che solo lei sapeva regalargli. Immaginò che fosse già a letto, essendo la sala comune completamente immersa nell’oscurità, come anche i corridoi di ogni piano che collegavano le numerose stanze della torre dei Titans, e quindi si diresse rapidamente verso la sua stanza da letto.
Lungo la strada per raggiungere i piani di sopra, Robin incontrò Beast Boy, che sembrava star facendo un giro di ronda nella torre. Si era vestito con la sua solita tuta viola, aveva lo sguardo duro e un aspetto marziale; mettendosi sull'attenti come un soldatino, l'omino verde lo salutò:<< Stella e Luna stanno dormendo nelle loro stanze. Ho detto a Corvina di andare a letto, se fosse successo qualcosa l'avrei chiamata… >>
Robin sembrò quasi non notarlo.
<< E' andato tutto bene? >> Chiese quando l'amico stava per incrociare la sua traiettoria. A quel punto Robin si fermò e si accorse di lui quando fu al suo fianco.
<< Sì. >> Rispose pensieroso facendogli un leggero cenno. << Grazie, BB. Non c'era bisogno che restassi in piedi fino a quest'ora… >>
BB strinse le spalle e sorrise spensierato. << Non è un problema… E poi è da un po' di tempo che non dormo per niente. >> Rispose guardando da un'altra parte, senza fissare niente in particolare.
Robin sorrise annuendo piano. << Corvina ti tiene sveglio la notte? >>
Non appena sentì quelle parole, BB pensò di aver preso una martellata sulla testa. << Come lo sai…?! >> Stava per esclamare perdendo completamente il controllo, ma poi si ricompose nascondendo il proprio stupore con un paio di colpi di tosse e chiese stringendo le palpebre con aria di sospetto:<< Che cosa vuoi dire? >>
Robin gli passò accanto e si voltò per un attimo a guardarlo:<< Voglio dire… Quando una donna è costantemente nei pensieri di un uomo, questo difficilmente riuscirà a fare dei sogni tranquilli… >> Si voltò a fissare la finestra scura nel corridoio in cui aveva incontrato BB e alzò una mano come per prendere quelle gocce di pioggia che cadevano e picchiavano sul vetro. << Per un lungo periodo, mi sono sentito così per Stella… >>
L'omino verde rimase in silenzio per qualche istante, fissando con occhi sgranati la sagoma scura e slanciata del suo amico mascherato. Si chiese se ciò che sentiva lui fosse lo stesso che aveva sentito Robin a suo tempo, e si domandò su come sarebbe andata a finire per lui… << Bé… Credo che tu abbia ragione… >> Mormorò confuso e imbarazzato, facendo viaggiare la mente chissà dove e continuando a pensare alla perspicacia di Robin che gli aveva fatto capire il motivo della sua insonnia. << Comunque… Adesso penso che andrò a dormire. >> Fece una pausa e si guardò intorno. << Cyborg è ancora di sotto? >>
Robin lasciò scivolare via la mano dal vetro e annuì in silenzio. Dopo la sua risposta, BB ci mise un po' a reagire e cominciò ad allontanarsi lentamente da lui dopo avergli augurato la buonanotte. A sua volta, Robin si voltò e riprese a camminare per raggiungere la sua stanza da letto.
Prima di arrivare a destinazione, Robin si fermò un momento davanti alla porta della cameretta di Luna e rimase a fissare la sua superficie opaca con sguardo vuoto. Allungando una mano verso di essa, la fece aprire; la porta scorse rapidamente e in silenzio fino a scoprire gli ambienti spaziosi e bui della camera da letto di sua figlia, che un tempo era stata di sua moglie. C’era un piccolo bagliore verde alla sua sinistra, accanto alla porta: quella piccola fiammella lasciata da Stella tutte le sere per vegliare sulla loro bambina rimaneva sospesa a mezz’aria nell’oscurità fino all’alba, quando Luna apriva gli occhi.
In mezzo all’oscurità e grazie al debole bagliore della luna che entrava dalle grandi finestre della stanza, Robin riuscì a intravedere il corpicino di sua figlia girato dall’altro lato, rivolgendogli la schiena; le sue spalle si alzavano lentamente e si abbassavano di colpo con un ritmo regolare e ripetitivo, e dal letto si potevano udire i piccoli sospiri beati della bambina, che doveva star facendo un bel sogno. Robin sapeva che la figlia non riuscisse mai a ricordare i suoi sogni, una volta sveglia, ma immaginava che potesse comunque reagire a questi in qualche modo nonostante non ne fosse cosciente…
Sapendo che stesse dormendo tranquillamente, un grosso peso nel suo petto si alleviò e Robin indietreggiò lasciando richiudere la porta scorrevole. Si diresse di nuovo verso la sua stanza ripensando alle paure che lo avevano assalito e alla rabbia che aveva completamente preso il controllo su di lui quando Soldato Hive gli aveva parlato di Luna; adesso che l’aveva vista nel suo letto, protetta da quelle coperte in cui era delicatamente avvolta e addormentata così profondamente, gli sembrava quasi impossibile che Luna potesse essere spiata da qualcuno.
Di fronte alla porta della propria camera da letto, Robin si fermò qualche istante; si sistemò i capelli per non far sembrare che avesse sudato, cercò di asciugarsi i vestiti dalla pioggia di quella notte e cercò di nascondere i lividi che gli avevano procurato i suoi due avversari nello scontro di quella serata. Sospirò per alleviare la tensione, ma Robin in realtà non sapeva di cosa avesse paura: Stella Rubia stava sicuramente dormendo, non avrebbe dovuto giustificare il proprio aspetto e non avrebbe dovuto rassicurarla di niente – perché in fondo non era successo niente – e anche se fosse stata sveglia nell’oscurità della stanza non avrebbe potuto nemmeno osservarlo bene. Robin era sicuro che non avrebbe avuto alcun problema ad “affrontare” sua moglie, quindi perché preoccuparsi?
La porta si aprì rapidamente facendolo trasalire, come se non si aspettasse quel movimento; la stanza era completamente immersa nell’oscurità, per qualche motivo Stella aveva chiuso le tende quella notte… Di solito la donna Tamaraniana preferiva lasciare aperto il varco tra le tende della camera da letto di notte, per poter mantenere un contatto più stretto con il cielo e il suo pianeta, la quale stella brillava tutte le notti sulle loro teste; era un modo per non provare nostalgia di casa, anche dopo tutti quegli anni passati sulla Terra. Durante le notti di pioggia e tempestose, quando il cielo era nascosto e quindi le stelle non erano visibili, Stella soffriva molto quelle condizioni e Robin doveva stringerla a sé per tutta la notte in modo che non stesse male. Stella era molto volubile e attaccata alle tradizioni e alla propria terra, nonostante i Tamaraniani stessi fossero un popolo poco abituato alle dimostrazioni di affetto; il fatto che quella notte Stella avesse chiuso le tende della stanza – forse per non vedere quel cielo coperto dovuto al temporale in atto – doveva essere perché si sentisse sola e per non pensarci preferisse rimanere nell’oscurità più totale. Non aveva la sua terra a vegliare su di lei dalla finestra, non aveva Robin a tranquillizzarla accanto a sé… Doveva sentirsi davvero sola e impaurita, e con tutto quello che era successo nelle ultime ventiquattro ore, era decisamente normale sentirsi così.
Il supereroe si avvicinò a passi strascicati mentre con un sospiro si toglieva dal viso la maschera e cominciava a spogliarsi; una volta rimasto a petto nudo, si sedette sul bordo del letto e cominciò a levarsi anche la parte inferiore della tuta.
All’improvviso, quando ancora non aveva finito di togliersi i pantaloni, avvertì qualcosa sfiorargli il gomito e Robin trasalì per un attimo; le dita sottili di Stella si erano avvicinate a lui in modo tanto silenzioso che non si era accorto di niente finché la moglie non lo aveva toccato. Si rilassò e riprese a respirare con regolarità quando capì che era stata Stella Rubia ad avvicinare il braccio a lui; dei movimenti concitati alle sue spalle gli fecero capire che la moglie stesse strisciando goffamente per avvicinarsi a lui, senza però abbandonare la coperta che la avvolgeva.
<< Sei tornato… >> Mormorò con voce flebile, insicura se aggiungere un punto di domanda o lasciare la frase in sospeso a quel modo. Le sembrava quasi che fosse un sogno.
Robin annuì pensieroso abbozzando un sorriso e mosse la mano sinistra per cercare quella della moglie che lo aveva sfiorato prima. << Sì. >> Disse rassicurandola. << Va tutto bene. >>
<< Che cosa è successo in città? >> Chiese Stella alzando di più lo sguardo questa volta, lasciando intendere di essere ancora perfettamente vigile nonostante l’ora tarda; lo stesso non si poteva dire di Robin, che era esausto…
In quel momento Robin si arrestò per un attimo a pensare a cosa avrebbe dovuto rispondere: sarebbe stato saggio raccontare come erano andate le cose in città, tutte le rivelazioni che aveva avuto lui da Soldato Hive e i pericoli che aveva corso durante lo scontro, oppure nascondere tutto quanto alla povera e debole Stella, che aveva già sofferto abbastanza in quella giornata traumatica? Non voleva recarle altro dolore, non voleva peggiorare una situazione che solo adesso cominciava a stabilizzarsi finalmente, voleva solo che lei non si impensierisse e sapesse che suo marito era tornato a casa sano e salvo; i dettagli importavano poco, quando alla fine tutto si era svolto per il meglio…
Si voltò dall'altro lato e rispose con freddezza:<< Niente di che… L'incendio era vero, ma ce la siamo sbrigata in una ventina di minuti; in più la pioggia ci ha aiutato un po' e per fortuna nessuno si è fatto male… >>
Stella alzò la testa allarmata. << C'erano persone? >> Chiese cercando di intravedere il volto di suo marito nell'oscurità, nonostante fosse girato di spalle.
Robin scosse la testa confuso. << Cosa? No, non c'erano persone… Era tutto vuoto… >> Rispose vagamente senza riuscire a rispondere chiaramente. Era talmente esausto che non riusciva nemmeno più a pensare. << Scusa, ma sono davvero stanco… >> Si sdraiò sul materasso e sollevò le coperte con una mano per infilarcisi sotto; quando fu assieme a Stella nel letto, si voltò verso di lei e le sorrise dolcemente.
Gli occhi verdi di lei brillavano intensamente al buio, come se dentro alla donna tamaraniana ardesse realmente una fiamma viva e inarrestabile. Quello sguardo così vispo nonostante la stanchezza, la paura e i dubbi lo rasserenava; gli erano bastate quelle poche parole per far rilassare Stella Rubia… E quello sguardo era lo stesso della loro bambina.
<< Luna che cosa ha fatto? >> Chiese avvicinandosi un po' a Stella nel letto.
La moglie ci pensò su un attimo. << Era molto agitata, più del solito… Per qualche motivo l'allarme l'aveva resa instancabile. >> Rispose ripensando ai momenti seguenti alla partenza di Robin e Cyborg dalla torre. << Ci è voluto molto per farla riaddormentare. >>
Robin sorrise lasciandosi sfuggire qualche piccolo colpo di tosse. << E' un tornado… >> Commentò pensieroso, ricordando tutte le volte che la bambina li aveva fatti esasperare con la sua indole irrefrenabile, tutte le sere in cui i Titans erano esausti per le battaglie del giorno e lei che continuava a correre in giro per casa come se avesse una riserva infinita di energie in quel corpo così piccolo. Era contento che sua figlia fosse così, in fondo: in un certo senso, era felice che Luna non avesse preso da lui sotto quell'aspetto; il carattere di Stella era molto più adatto a un bambino e poteva sempre maturare con il passare degli anni, ma un carattere chiuso come il suo era deleterio a un'età importante come quella di Luna.
Stella lo guardò inarcando un sopracciglio, dubbiosa:<< Un… Tornado…? >> Robin non capì cosa significasse quella sua perplessità, poi ricordò improvvisamente dei limiti linguistici di sua moglie e di come non conoscesse tutte le parole di uso poco comune della loro lingua – così come delle altre, per le quali non aveva mai avuto tempo.
Aveva quasi dimenticato come fosse dover spiegare a Stella Rubia il significato delle parole che non conosceva, ormai era da tanto tempo che lei non faceva domande del genere e in più quel ruolo col tempo lo aveva preso Luna; era strano rivolgersi a Stella come se fosse una bambina. << Sì, bé… Si dice così. >> Spiegò con voce titubante Robin. << Quando una persona è sempre piena di energie come la nostra Luna… Può essere chiamata "tornado", che poi è l'equivalente di una tromba d'aria. >>
Stella lo fissò spalancando gli occhi con ammirazione, piegando leggermente gli angoli delle labbra per impersonare un sorriso. << Oh, capisco! >> Commentò con quel tono interessato che assumeva ogni volta che imparava qualcosa di nuovo, lo stesso di Luna Bianca quando le capitava la stessa cosa. << Come il soprannome che le ha dato Cyborg, "gorka"! >>
Robin piegò la testa di lato ghignando con incertezza. << Non esattamente… >> Rispose pensando a quelle nozioni basilari di Tamaraniano che gli aveva impartito la moglie, passando in rassegna tutti i termini a lui noti e non trovando nessuno che potesse essere compatibile con quello che aveva detto lui. << Ma hai capito il senso… >> Sorrise e si spostò nel letto, facendo passare un braccio attorno alla testa di Stella aspettando che lei la sollevasse per lasciarsi stringere.
La donna rise, sorprendentemente. Robin le rivolse un'occhiata confusa; non si aspettava quella risata, fuori tono e completamente staccata da qualunque altra cosa…
Vedendo che il marito fosse un po' sconcertato, Stella Rubia si affrettò a spiegare, ancora eccitata da quel pensiero che aveva attraversato la sua mente:<< Mi piace quando siamo come una famiglia normale! >> E con questo sorrise a Robin prima di baciarlo delicatamente sulle labbra.
Quel bacio lo lasciò disorientato, ma Robin riuscì comunque a distogliere lo sguardo e rispondere pensieroso mentre sulle sue labbra affiorava un sorriso dolce e la moglie si accoccolava al suo fianco passandogli un braccio attorno al petto:<< Chi ha detto che non siamo una famiglia "normale"? >>
   
 
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