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Autore: Summer11    04/08/2017    1 recensioni
ATTENZIONE QUESTA STORIA E' IL SEQUEL DI "QUANDO IL CUORE COMANDA". Per chi non la conoscesse, troverete a inizio episodio il link della storia.
Sono passati otto anni dalla nascita della piccola Faith. I bambini sono cresciuti diventando dei complicati adolescenti in cerca di autonomia. C'è aria di scontri in questa grande famiglia che ha lottato tanto per riunirsi e diventare così bella e particolare...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10
-Finalmente pace.-


-Quella mattina alle 7:30, Dylan bussò alla porta del suo ex appartamento e sentì la voce di Emily urlare.-

Emily: “CHI E’?”
Dylan: SONO IO!

-Urlò Dylan mentre Emily andava ad aprire.-

Dylan: FAMMI ENTRARE. QUESTA VOLTA NON MI FARO’ SBATTERE FUORI, MI ASCOLTERAI. NON PUOI DECID…

-In quel momento Emy aprì la porta in canottiera e mutandine. Si era appena alzata.-

Emily: Smettila di urlare. Infastidisci tutto il palazzo!

-Lo fece entrare e richiuse la porta.-

Dylan: Come hai fatto tu quando mi hai sbattuto fuori da questo appartamento?!

-Emily decise di ignorarlo.-

Emily: Ti avrei chiamato stamattina…
Dylan: Sì, certo, come no!
Emily: E’ vero. Ci ho pensato su
Dylan: Anche io. Non sai quanto
Emily: Vuoi una tazza di caffè?
Dylan: No, Emy, io voglio te. Voglio tornare con te, voglio abitare con te, ridere con te, ascoltare te, voglio fare l’amore con te…
Emily: Perché lo hai fatto Dyl? Perché mi hai fatto questo? Hai deciso tutto tu. Vuoi partire e lasciarmi sola qua per un anno. Un anno, dannazione! E hai accettato senza consultarmi. Senza che io potessi…
Dylan: Tu vieni con me!
Emily: Cosa?
Dylan: Come hai potuto anche solo pensare che la parte migliore di me, potesse restare qui?

-Si avvicinò a lei, le prese le mani e continuò.-

Dylan: Io ho bisogno di te

-Emy avrebbe proprio voluto baciarlo, lo amava da morire ma poi ci pensò un momento e si arrabbiò mollando la presa.-

Emily: Tu sei sempre il solito. Non impari proprio mai, eh Dylan?
Dylan: Ma perché adesso ti arrabbi? Ti ho detto che verrai con me!
Emily: Fai sempre come ti gira al momento. TU NON PENSI, DYLAN! Eppure sei così intelligente. Mi fai incavolare perché tu fai i tuoi piani e poi mi metti davanti al fatto compiuto. Non si fa così, non è giusto! Io non ci voglio venire in Giappone. Cosa ci sto a fare là un anno intero da sola mentre tu lavori?
Dylan: Lavorerai anche tu!
Emily: Ma chi lo sa parlare il giapponese? Mi spieghi come diavolo faccio? Un anno Dylan. Parliamo di un intero anno! Ma chi se ne frega, tanto tu hai il tuo bel lavoretto sicuro, no?
Dylan: HO TROVATO UN LAVORO ANCHE A TE! DIO SANTO, MI FAI FINIRE DI PARLARE?

-Lei lo guardò abbassando lo sguardo.-

Emily: Io non so parlare il giapponese…
Dylan: Non dovrai imparare il giapponese, te lo prometto

-Le diede un bacio sulla fronte e l’abbracciò.-

Dylan: Mi manchi stellina! Mi dispiace di non avertene parlato. Volevo farti una sorpresa. Mi sono impegnato per far quadrare tutto: Il mio lavoro, il tuo lavoro e la nostra vita lì. Mi dispiace, ho sbagliato. Hai ragione, siamo una coppia e le decisioni dobbiamo prenderle insieme

-In quel momento, sentendo quelle scuse, Emily cedette e lo baciò. Lui iniziò a baciarle il collo e accarezzarle i capelli. Tocchi teneri e passionali accesero l’eccitazione e Dylan la prese in braccio portandola in camera da letto.-

Dylan: Sai bene quanto io adori vederti solo in canottiera e mutandine, soprattutto appena sveglia!

-Si svestirono velocemente buttandosi a letto. Ormai conoscevano bene l’uno il corpo dell’altra. Dopo nove anni di relazione sapevano tutti i punti deboli dell’altro e, durante quei momenti pieni di passione, venivano sfruttati al massimo. Tocchi, carezze, baci, furono il lasciapassare per la loro unione, diventando un unico corpo ondeggiante.-

Emily: Dio, quanto mi sei mancato Dylan!
Dylan: Hai detto il mio nome per caso?

-Disse Dylan ansimando e sempre più senza fiato.-

Emily: Sì, Dylan. Mi fai impazzire
Dylan: S-sei tutta mia
Emily: Solo t-tua? Oh, amore mio! Ti prego

-Entrambi stavano arrivando al culmine del piacere. Emily adorava pregare Dylan e lui adorava sentirlo uscire dalla bocca della sua fidanzata.-

Dylan: S-se mi preghi così, non mi aiuti!

-Lui riprese a baciarle il collo, le loro energie erano al massimo.-

Emily: No Dyl, il collo… Il coLLO NOOOOOOOOOOOO!
Dylan: OH EMY!

-Fu in quel momento che entrambi raggiunsero il piacere e crollarono, stanchi, con il fiatone e senza più un briciolo di energia rimasta. Dylan si lasciò cadere dall’altra parte del letto riprendendo fiato. Anche Emy non aveva più forze se non quella di avvicinarsi al suo ragazzo e appoggiare la testa sul suo petto mentre lui l’abbracciava. A interrompere il silenzio dopo qualche minuto fu Emily.-

Emily: Mi puoi spiegare tutta questa situazione? Con calma e dall’inizio?

-Dylan annuì e parlò appoggiandosi alla testata del letto.-

Dylan: E’ arrivato un gruppo in casa discografica, è un gruppo che ci farà fare un sacco di soldi. Sono di origini giapponesi e vogliono tornare in Giappone per ricollegarsi alla loro terra e alle loro origini per poter scrivere il nuovo album che verrà composto interamente là. Ci hanno chiesto di partire con loro perché si fidano di noi, gli piacciamo e vogliono che sia io ad andare con loro. Sono davvero un sacco di soldi Emy, e in più sarebbe stata una bellissima esperienza per noi, me e te. Il Giappone è fantastico. Comunque in quel momento gli ho detto che ci dovevo pensare, ovviamente io andavo a colpo sicuro, ma volevo che anche tu fossi impegnata in qualcosa che ami fare, una arrivati lì. Ho detto al gruppo che gli avrei dato la mia risposta qualche giorno dopo. Così ho iniziato a fare delle ricerche online per la tua occupazione. Ho aperto un sacco di siti, ho letto tantissimi forum, finché non ho trovato quello giusto

-Si alzò dal letto, si rivestì e prese il portatile per poi tornare in camera e far vedere tutto a Emy. Continuò.-

Dylan: Stavano cercando un insegnante madrelingua di inglese per bambini dai sei ai dieci anni. Formeranno questo nuovo corso nella cittadina in cui andremo e ogni classe avrà il suo insegnante. Certo, non è come stare nel tuo centro qui, ma credo si avvicini molto al tuo lavoro. In fondo tu e i tuoi colleghi, qui, vi occupate dei bambini stranieri che vengono adottati e della loro integrazione nella società, quindi li aiutate con la nostra lingua, usanze, li aiutate a trovare degli amici e tanto altro. Qui dovrai solo limitarti a insegnargli la nostra lingua

-Subito le fece vedere il sito dell’associazione e mentre Emily lo spulciava curiosa, continuò.-

Dylan: Vedi? Non devi nemmeno sapere il giapponese. Certo, magari le frasi principali, ma niente di più

-Emy intanto continuava a guardare il sito molto interessata, poi guardò il suo ragazzo.-

Emily: Poi cosa hai fatto?
Dylan: Beh, ho subito parlato di te e ho mandato il tuo curriculum. Mi hanno chiesto un incontro su skype, così l’ho fatto e gli ho spiegato tutta la nostra situazione e sono molto felici di averti in questo nuovo progetto. L’unica cosa è che devi fare anche tu un colloquio skype, vogliono vederti. Per il resto è tutto a posto. Che te ne pare?
Emily: Hai ragione, è una proposta che anche io non dovrei rifiutare. Un’esperienza così sarebbe il tocco perfetto sul mio curriculum e mi farebbe crescere un sacco a livello lavorativo per quando tornerò qui a fare il mio lavoro. Vedere come vivono i bambini giapponesi, le loro abitudini, imparare un po’ di giapponese… Aiuterebbe tanto al nostro centro una persona che abbia visto queste cose!

-Dylan guardava Emy super soddisfatto.-

Dylan: Sono stato bravo, vero?! Questo progetto ti piace, eh?
Emily: Direi che è perfetto. Eh sì, sei stato bravo. Ma sei stato anche un’idiota perché hai fatto tutto alle mie spalle!
Dylan: Ti ho chiesto scusa per quello
Emily: Sì, lo hai fatto. E adesso come facciamo con il matrimonio? Non ci sposiamo più?
Dylan: Io ti voglio sposare e lo farò. Prima di andare in Giappone!
Emily: Ma abbiamo pochissimo tempo! Un mese!
Dylan: So che tu vuoi un bel matrimonio, stellina, e lo avrai. Te lo prometto, avrai un matrimonio fantastico, anche se organizzeremo tutto di fretta. Tu lo adorerai. In fin dei conti bastiamo noi e le nostre famiglie, no?
Emily: Già mi gira la testa! Tu mi porterai all’esaurimento Dylan Hunt!
Dylan: Io ti porterò all’altare!

-Lui la baciò e lei concluse sorridendo.-

Emily: Dopotutto ti amo anche per questi tuoi momenti di follia pura
Dylan: Allora, lo facciamo?
Emily: Ma sì, facciamolo!

-Dylan sorrise. Non poteva essere più felice di così.

Intanto, Jasmine, quella mattina, decise di saltare la prima ora per potersi incontrare con il suo amico Jason, nessuno doveva sapere del loro progetto. Lei entrò e vide il ragazzo già seduto con una chitarra in mano.-

Jasmine: Ciao Jason!
Jason: Ehi Jas. Tutto okay?
Jasmine: Diciamo di sì. Sono abbastanza carica
Jason: Bene! Iniziamo?
Jasmine: Sì, grazie! Devo assolutamente trovare una valvola di sfogo
Jason: Punizione?
Jasmine: Tre mesi. Niente wifii!
Jason: I tuoi sono davvero furbi
Jasmine: Gli piace migliorarsi sempre di più nel rovinarmi la vita. E ci riescono, dannazione se ci riescono!

-Jason rise.-

Jason: Coraggio, prendi la chitarra. Non ricordi proprio niente?
Jasmine: Qualcosa la ricordo, ma ho bisogno degli spartiti. Insomma, non suono la chitarra da quattro anni
Jason: Chi ti ha insegnato la prima volta?
Jasmine: Mio nonno. Il padre di mia madre. Ci divertivamo un mondo. Ero piccolissima quando mi mise una chitarra tra le mani per la prima volta!
Jason: Ti ha insegnato anche a suonare altri strumenti?
Jasmine: Suonavo anche il piano. Me lo ha insegnato mia madre
Jason: La professoressa Lee? E’ super in gamba!
Jasmine: Ogni essere vivente di questa terra adora mia madre. Sappiate che non è un angelo!
Jason: Dai, non ti arrabbiare. Forse è meglio iniziare
Jasmine: Direi proprio di sì!

-Quella giornata scolastica, stranamente passò velocemente, e tutti i ragazzi Lee, compresa Lily tornarono a casa. Jasmine, corse a chiudersi in camera sua mentre Drew e Faith facevano merenda guardando la tv in salotto. Lily, intanto, continuò a leggere i temi dei suoi alunni, quando prese in mano quello di Jasmine. Lo lesse.
“Mi chiamo Jasmine Lee, ho sedici anni e non vedo l’ora di andarmene di casa. Ho una famiglia grande, molto invadente e insopportabile con cui non riesco a convivere. La mia migliore amica è April, quella ragazza dai capelli rossi seduta in prima fila. La invidio, sua madre è una forza della natura, non come la mia. Oh a proposito, ciao madre. Hai visto che bel tema ti tiro fuori? Davvero immaginavi che avrei scritto qualcosa di sensato? Abitiamo nella stessa casa e non mi conosci per niente, come puoi anche solo pensare di imparare qualcosa di me da un tema? Hai avuto proprio un’idea stupida. Volevi delle considerazioni sulla nuova insegnante di musica, giusto?
Credo proprio che avrebbero potuto trovare di meglio, molto meglio.
Con il solito non-affetto,
Jasmine”
Lily alzò lo sguardo, mentre una lacrima che si era formata negli occhi veniva giù rigandole il viso. Non riusciva davvero a credere che Jasmine la odiasse tanto, e non sapeva nemmeno come rimediare alla cosa. In quel momento la manina di Faith la riportò alla realtà.-

Faith: Mami, perché piangi?

-Subito Lily si asciugò quella lacrima sfuggita al suo controllo.-

Lily: Oh, niente, tesoro. Ho solo letto un bellissimo tema
Faith: Parlava di una persona felice?

-Lily accarezzò il visino della sua bambina più piccola e sorrise mentendo.-

Lily: Sì, Faith, molto felice

-La bambina ricambiò il sorriso e cambiò discorso.-

Faith: Posso chiedere a Jasmine se mi aiuta a fare i compiti?
Lily: Matematica?!

-Faith annuì ma Lily ci pensò su.-

Lily: Ti aiuto io, amore. Non credo che Jasmine sia dell’umore giusto. Drew è andato a fare i compiti?

-Faith annuì.-

Lily: Bene! Allora, vogliamo iniziare?

-Sua figlia sorrise e andò a prendere il quaderno.
Quella sera, Jasmine non uscì dalla sua camera. Dopo essere tornato da lavoro, Daniel salutò Faith e Lily che preparavano la cena. Lily lo baciò.-

Lily: Come mai così tardi oggi?
Daniel: Oh, non me ne parlare! Mi hanno scaricato delle pratiche all’ultimo minuto. Ho preferito farle oggi che durante il weekend
Lily: Saggia decisione!

-Daniel guardò la sua bambina.-

Daniel: Pulcino, com’è andata a scuola?
Faith: Bene! Vuoi vedere il disegno che ho fatto?
Daniel: Assolutamente!

-Lui sorrise e Faith tirò fuori dallo zaino il disegno, nel farlo, fece cadere anche una lettera. Suo padre lo notò.-

Daniel: Cos’è quella lettera?
Faith: Mmh... E’ l’invito alla festa di Timothy

-Lily la guardò.-

Lily: Perché non me lo hai detto? Lo appendiamo al frigo, altrimenti ci dimentichiamo!
Faith: Ma io non ci voglio andare!

-Sia Daniel che Lily la guardarono.-

Daniel: Perché pulcino?
Faith: Non sono miei amici…
Lily: Ma sono i tuoi compagni di classe!
Faith: Lo so!
Lily: Amore, pensavo che ti trovassi bene a scuola
Faith: Ma a me piace la scuola! Posso andare a giocare adesso?

-Lily era preoccupata e Daniel accarezzò la bambina.-

Daniel: Certo, vai pure!

-Faith, sorridente, corse a giocare con il suo castello delle principesse mentre Lily sospirava. Daniel l’abbracciò e lei parlò.-

Lily: Ho paura che Faith passi troppo tempo da sola!

-Daniel strinse sua moglie a sé per tranquillizzarla. Le diede un bacio sulla testa.-

Daniel: Penso che tu sia preoccupata anche per altro. E’ successo qualcosa?
Lily: Ho letto il tema di Jasmine, quello che ho assegnato a tutti!

-Prima che Daniel potesse rispondere, sentirono il palleggiare di un pallone. Subito aggrottarono la fronte e capirono speranzosi. Lily guardò suo marito.-

Lily: Vai, tesoro. Di Jasmine ne riparliamo dopo!

-Daniel annuì e uscì nel cortile posteriore. Con sua grande sorpresa e piacere vide Drew palleggiare e tirare a canestro più volte. Si sedette a guardarlo quando poi anche Drew se ne accorse fermando il gioco.-

Drew: Ciao papà! Scusa, non ti ho sentito uscire
Daniel: Sono stato silenzioso. Volevo godermi questo momento. La cena non è ancora pronta, ti andrebbe una partita contro di me?

-Drew sorrise.-

Drew: Sì!

-Iniziarono la partita che fu un vero testa a testa. Il tempo volò e Drew si accorse di quanto si divertisse a giocare a quello sport. Suo zio aveva ragione dopotutto. Però aveva ancora quel blocco che gli impediva di concentrarsi al cento per cento. Mentre era in possesso di palla e andava a tirare a canestro, mise male il piede e cadde a terra.-

Drew: AAAHH!
Daniel: Drew! Tutto bene?

-Si inchinò e vide suo figlio ridere a terra. Anche Daniel rise sedendosi a fianco a Drew che parlò.-

Drew: Adoro questo sport, il tempo vola!
Daniel: Allora perché non vuoi più giocare?
Drew: Papà! Lo sai anche tu. Io sono troppo basso, troppo magro, troppo poco per il basket!
Daniel: Oh Drew, è questo che pensi?

-Drew annuì.-

Drew: Non riuscirò mai ad essere come Benjamin Marshall
Daniel: Meglio che tu non lo sia. Drew, hai un fisico che ti permette di essere una saetta, te ne rendi conto? Uno come Benjamin Marshall non potrà mai starti dietro! Sei basso? Hai solo quattordici anni, crescerai. Tempo al tempo. Anche io non spiccavo d’altezza al liceo. Ognuno ha tempi di crescita diversi, questo non vuol dire che tu non crescerai mai. Fa bene la competizione, ma non come la stai vivendo tu. Non puoi fare i paragoni con quel Benjamin. E’ tre anni più grande di te. Okay, non sarai altissimo o molto piazzato, ma hai l’agilità dalla tua parte. E’ un elemento molto importante per un playmaker
Drew: Perché allora sono un raccattapalle, pulisci-palestra, pota-acqua?
Daniel: Perché sei al primo anno. Tu non potresti nemmeno essere nella squadra il primo anno. Ho parlato con il tuo coach, non vede l’ora di vederti in azione
Drew: E quando potrò mai giocare quest’anno, allora?
Daniel: Potresti giocare solo se qualcuno si infortuna. Puoi giocare come riserva Drew. E’ il primo anno, è normale
Drew: Perché non mi alleno con gli altri allora?
Daniel: Potrai farlo dal secondo semestre, Drew. Devi avere pazienza

-Suo figlio si guardò le scarpe.-

Drew: E se non volessi aspettare?
Daniel: Beh potresti allenarti per conto tuo dopo l’allenamento degli altri e poi possiamo allenarci anche qui se ti va…
Drew: Può essere una buona idea!
Daniel: Direi!

-Entrambi si rialzarono, Drew con il coraggio di un leone. Non si sarebbe più arreso a Benjamin Marshall. Lui amava il basket, non ci avrebbe rinunciato per colpa di quell’imbecille.-

Daniel: Credo che la cena sia pronta. Andiamo a lavarci le mani

-Drew annuì e seguì suo padre.-

Drew: Papà?!
Daniel: Sì?
Drew: Grazie! Ne avevo bisogno
Daniel: Lo so. Ricorda che noi siamo qua!

-Drew annuì e proprio quando stavano per entrare dentro rifermò suo padre.-

Drew: Papà?
Daniel: Sì, Drew?
Drew: Lo zio Dylan dice che la mamma e la nonna non capiscono niente di sport e che non devo ascoltare i loro consigli

-Daniel rise.-

Daniel: Dylan ha ragione, tutti in famiglia lo pensiamo. La mamma e la nonna non capiscono niente di sport, è un dato di fatto. Non dire alla mamma che l’ho detto o saranno guai!

-Entrambi risero andando poi a cena.-


Ehii bellezzee <3
Eccomi con il nuovo episodio 
Lascio a voi i commenti, so che vi piacerà tanto.
Ho deciso per il nome Demily (Dylan-Emily), ma sono aperta a suggerimenti!
Vi lascio con le loro foticine

Io li amo!
Aspetto i vostri pareri, come sempre!
Al prossimo capitolo!
Sum <3

 

  
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