Note:
Buongiorno, flashfiction dell’estate, ve la posto dal mare.
Si ringrazia Leinki per il prompt veloce veloce e ScoSt1124 per l'aiuto
che mi ha dato per trovare il titolo. È un'AU in cui sono
tutti umani, nel mio immaginario Stiles si è appena
trasferito, ma voi potete immaginare l'accaduto un po' come
più vi piace.
Pace, amore e
fantasia.
Buone vacanze,
Cinzia. ^^
La
prima di tante
È
un attimo, Derek non se l’aspettava, non a
quell’ora: sono le undici di sera, il campo da basket della
scuola è vuoto di solito. È il posto sicuro di
Derek, quello; il posto in cui di norma fa ciò che ama, in
cui non pensa, in cui rilascia rabbia e frustrazioni, si gode il rumore
sordo della palla che rimbalza e i muscoli che si muovono fino a
bruciare, la stanchezza che diventa segno tangibile di uno sfogo che lo
sta completando.
Ma
quella sera c'è un ragazzo, nel suo posto sicuro.
Ha la gola
secca, le labbra leggermente socchiuse, fissa quel ragazzo con
espressione stupita e – non capisce perché
– non riesce a staccargli gli occhi di dosso.
Palleggia,
corre, salta e fa canestro.
La sequenza
dei suoi movimenti è sempre quella, a Derek sembra
addirittura ipnotica, lo fa con il sorriso sulle labbra e con un amore
che potrebbe definire straripante. Lo
nota dal modo in cui accarezza la palla quando la fa palleggiare, dai
movimenti scattanti e spontanei, dal modo in cui luccicano i suoi occhi
ogni qual volta la palla entra nel cesto del canestro. Ha i capelli
umidi di sudore, la canotta bagnata e l’affanno soddisfatto
di chi è felice di ciò che sta facendo.
È
uno spettacolo bellissimo, pensa per una frazione di secondo, prima che
la palla cada più lontano del previsto e il ragazzo si volti
a prenderla, incrociando i suoi occhi.
Derek
boccheggia appena.
Lo vede per
la prima volta in viso e ha gli occhi di un’indecifrabile
color ambra: caldo, furbo, intenso, astuto.
È
un pensiero irrazionale, lo sa, ma potrebbe annegarci in quegli occhi.
«Ciao.»
Ha la voce
squillante, afferra la palla e Derek riesce a notare le dita lunghe,
nodose. È esile, ma non mingherlino, lo guarda con le labbra
distese in un ghigno e senza attendere risposta da parte di Derek gli
lancia la palla.
Per Derek
è una reazione spontanea e non calcolata quella di
distendere il braccio sinistro e afferrare la palla che il ragazzo gli
ha lanciato.
«Anche
tu fai allenamenti notturni?» gli domanda correndo
all’indietro e invogliandolo a giocare con lui. Derek
annuisce un po’ spaesato, guarda distratto prima la palla,
poi la faccia del ragazzo che lo attende sorridente.
«Sì…»
mormora lasciando cadere ai propri piedi la
palla che aveva portato con sé . Non sa come
reagire al fatto che quel ragazzo abbia invaso quello che lui crede
siano i suoi spazi e ancor di più non sa dire se la cosa lo
infastidisce o meno.
«Allora
alleniamoci…» si interrompe ponendogli una domanda
muta, vuole sapere il suo nome.
«Derek…»
gli risponde sentendosi raschiare la gola, si sente un idiota.
«Bene,
Derek, io sono Stiles» gli dice con un sorriso smagliante,
«lancia quella palla.»
Derek
deglutisce e annuisce insieme, lancia la palla rimettendola in gioco e
così iniziano una partita uno contro uno. La prima di tante,
solo che Derek ancora non lo sa.