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Autore: Tati Saetre    05/08/2017    3 recensioni
Bella ha diciassette anni, vive a Forks e conserva un segreto di cui nessuno dovrà venire a conoscenza.
Edward ha - apparentemente - diciassette anni, una bellezza eterea e si è appena trasferito nella città più piovosa di Washington.
Cosa li accomunerà?
I segreti di Bella verranno a galla, prima o poi?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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“Che ci fai qui

Sesto capitolo - Bella

 

 

“Che ci fai qui?”

“Me ne devo andare?” Sorrido, ma cerco di non darlo a vedere. Anche se so benissimo che lui lo percepisce.

“No.” Sussurro appena, e so che ha sentito anche questo.

Sono di nuovo seduta sul mio letto, e lui è rimasto in piedi vicino all’armadio, proprio dove l’ho trovato.

“Non sei partito.”

“Sono qui.” Gioco con la coperta, rigirandomi l’angolo sfatto tra le mani.

“Sei qui.”

Brava, Bella. Sei una perfetta intrattenitrice.

“Charlie è partito…”

“Con la mia famiglia. Sì.” Finisce lui per me.

“Mi ha detto che sarebbero andati tutti.” Enfatizzo il tutti.

Questa volta, il sorriso che compare sulle labbra di Edward potrebbe accecarmi.

“Eri dispiaciuta?” E l’occhiata maliziosa che mi lancia, non ha nulla da aggiungere.

“Oh, no.” Mi affretto a dire. “Stavo chiamando i miei amici. Sai, è venerdì sera.” Stavolta però, il sorriso muore.

“Hai impegni?” Sembra a disagio, mentre si sposta dall’armadio alla finestra.

E’ un vampiro. A disagio.

“Sì.”

“Allora me ne vado.”

“In questo momento” dico, schiarendomi la voce. “Ho un impegno in questo momento. Nella mia stanza.” Aggiungo poi. Il bagliore che passa nei suoi occhi è un misto tra la felicità e l’incredulo.

1 a 0 per Bella.

“Perché non sei a Denali?”

“E lasciarti qui tutta sola?”

“Non mi ha mai mangiata nessuno.” Non potevo usare frase più sbagliata.

“Appunto.”

E’ un cacciatore. Lo capisco da come digrigna i denti e i suoi occhi diventano neri.

“Perché sei qui?” Ripeto, per la milionesima volta.

Dimmelo.

Voglio saperlo.

“E’…” si gratta la testa, e sbuffa sonoramente. “E’ più difficile di quanto pensassi.”

“Spiegamelo.” Dico appena, picchiettando con la mano sul letto.

Siediti qui con me.

Si avvicina, ma non si siede.

Devo sapere cosa fai. Con chi sei. Cosa pensi.” Le sue parole dovrebbero farmi scappare, ma non succede. “Devo sapere perché ti svegli presto la mattina, e la sera ti sale una certa malinconia. Perché non fai tutto quello che fanno i normali diciassettenni? Perché mantieni un segreto così grande? Perché non hai paura di me?” Si abbassa, ed ora è alla mia altezza. I suoi occhi sono neri, e non più dorati.

Mi vuole mangiare.

“Tu non mi fai paura.” Dico, avvicinando lentamente la mia mano verso il suo viso. Lo faccio con calma, cercando di trattenermi. Non voglio che si spaventi o che scappi via. Me lo lascia fare, finché la poso sulla sua guancia fredda.

“Tu non mi fai paura.” Ripeto di nuovo, stavolta muovendo le dita. Mi sposto delicatamente verso il mento, e poi torno su. Lui chiude gli occhi, e sospira lentamente.

“Continua” dice, quando mi fermo. Dentro di me esulto.

Vado avanti ad accarezzargli il viso, passando dalle palpebre alla fronte. Vorrei stringere con entrambe le mani, e avvicinarlo a me il più possibile.

Vorrei baciarlo.

Voglio baciarlo.

“Edward.” La mia voce è roca, e quasi non la riconosco. Quando apre gli occhi, li trovo glaciali a fissarmi.

“Voglio provare a fare una cosa.” Annuisco appena. “Ma tu non ti devi muovere.” Toglie la mia mano da suo viso, e comincia ad avvicinarsi. Lentamente. Sempre più lentamente. “Non muoverti, Bella.” Sussurra, e stavolta il suo respiro lo sento dritto sulle mie labbra.

Non muoverti.

Non muoverti.

Non muoverti.

Ma mi riesce impossibile, quando la sua bocca tocca la mia.

Non è il mio primo bacio, ma è come se lo fosse. Sento il cuore galoppare all’impazzata nel petto, e ne voglio di più.

Il suo non muoverti è andato a farsi fottere.

I miei movimenti non sono più delicati, e la mano destra va a finire nei suoi capelli. Li stringo, e potrei anche strapparglieli. La sua mano invece tocca quel lembo di pelle scoperta sulla pancia, e mi manda scariche di adrenalina fino al cervello.

Mi stacco appena per respirare, ma poi stringo la sua maglietta e lo trascino sul letto insieme a me. Il suo profumo mi manda in estati, e quando le nostre lingue si incontrano un ringhio esce dalla sua bocca.

“Isabella!” Si stacca prepotentemente, tornando in piedi davanti all’armadio.

So di avere i capelli scompigliati, le guance rosse e sento che il petto potrebbe esplodermi da un momento all’altro.

Ma non me ne frega niente.

Ne voglio ancora. E ancora. E ancora.

“Me ne devo andare.” Si incammina di nuovo verso la finestra.

Ti prego.” Mentre lo dico, mi rendo conto di non aver mai pregato nessuno in vita mia. “Non te ne andare. Resta con me.”

 

 

Mi sveglio intorpidita e con il braccio addormentato.

Ma felice.

Non ho dormito male, ma… scomoda. Come se avessi dormito sul pavimento.

“Buongiorno raggio di sole!”

O su un vampiro.

Mi tiro su a sedere e stropiccio gli occhi.

E’ Edward. Qui. Vicino a me. Sul mio letto.

“’Giorno.” Sbiascico, impastando le parole.

“Dormito bene?”

“Benissimo.” La mia faccia non lo convince, e allora decido di osare. Mi avvicino con cautela, e sempre con la stessa calma poso un leggero e veloce bacio sulle sue labbra.

Niente di più.

E se un vampiro potesse morire per shock, lui a quest’ora sarebbe sotto terra.

“Non prevedere le tue mosse è qualcosa che mi manda fuori di testa.”

“E’ qualcosa di fantastico.” Dico, accompagnando il suo sorriso.

“Forza, raggio di sole! Devi alzarti, lavarti e fare colazione!”

“Cosa? E’ sabato e sono le otto e mezza!”

“Guarda” si avvicina alla finestra, aprendo le tende. Devo coprirmi gli occhi, perché il sole che filtra dalle finestre mi acceca.

C’è il sole.

A Forks.

“Cos-?”

Abbiamo in programma un pic-nic.” Dice, battendo entrambe le mani per farmi dare una mossa. “E non abbiamo tutta la giornata.”

“Perché?”

“Perché voglio andare a fare un pic-nic?”

“No. Perché non abbiamo tutta la giornata?” Charlie e i Cullen torneranno domani sera da Denali.

Cosa deve fare?

Prima o poi anche io dovrò fare il mio pic-nic. Sai, quello vegetariano.”

Giustamente.

Quindi?”

“Ti concedo qualche minuto da umana.”

“Mi concedi?” Sorrido divertita, mentre mi alzo dal letto e cerco le ciabatte.

“C’è il sole, Bella. Non posso uscire come farei normalmente. Quindi, seguiremo il mio metodo.”

“E sarebbe?”

“Salti in groppa!”

 

 

Edward non corre.

Edward vola.

Credevo di essere abituata a questo tipo di mezzo, ma mi sbagliavo.

Come sempre, ultimamente.

Corre talmente veloce che devo chiudere gli occhi fino a sentire dolore, e stringo braccia e gambe attorno a lui così forte che potrei spezzarmi qualche osso.

Eppure non succede.

Con una naturalezza immane atterra su un prato verde e fiorito, e mi fa scendere.

Non vomitare. Non vomitare. Non vomitare.

“Bella?”

“Tutto bene.” Deglutisco, ed ho bisogno d’acqua. Come per magia, Edward mi passa la bottiglietta.

Sicuro che non sai leggermi nel pensiero?

“Bevi.”

“Charlie è un pessimo corridore.” Esclamo, una volta mandata giù l’acqua. Lui ride di gusto, e si incammina verso il centro della radura.

Non sono mai stata qui, anche perché è impossibile arrivarci normalmente. E di certo non sono il tipo da scalate e trekking.

Emmett non se la cava male, ma la sua abilità è la forza.” Spiega, continuando a tenere il passo. “Alice prevede il futuro, ed è quasi impossibile vincere contro di lei. Jasper è un Tenente, e nessuno meglio di lui conosce le strategie di guerra.

Carlisle ed Esme?”

“Loro sono troppo… buoni.” Sorrido annuendo. E’ vero. “Non farebbero male ad una mosca, se non fosse strettamente necessario. Io e i miei fratelli per ammazzare il tempo ci battiamo, creiamo delle vere e proprie arene. Ma Carlisle ed Esme restano a guardare, talvolta fanno il tifo. Ma nulla di più.”

“Rosalie?” Edward ride stavolta.

“Lei è spietata. Una volta, voleva uccidere Jasper. E non scherzo.” Spiega, ed anche i suoi occhi ridono mentre riporta a galla il ricordo. “Era riuscita a batterlo, quando per un pelo lui si è rialzato. Si è arrabbiata così tanto, che ha pensato ad un vero e proprio falò. E l’ho visto. Mentre si battevano, nella testa di Rosalie c’era il corpo inerme di Jazz che prendeva fuoco, brandello dopo brandello. Se non ci fossimo stati noi lì, sono sicuro che l’avrebbe fatto.” Rabbrividisco. Se l’ha soltanto pensato con Jasper, non oso immaginare cosa farebbe con un vero nemico.

“E tu?” Edward allarga la coperta sul prato, posandoci sopra lo zaino. “Oltre a leggere nel pensiero, ovviamente.” Aggiungo.

“A detta degli altri, sono un fantastico corridore.” Ostenta, ma sempre con quell’aria divertita. “Quando giochiamo a Baseball, fanno a gara per avermi in squadra.”

“I vampiri giocano a baseball?”

“Che bello, qualcosa che non sai!” Sembra davvero felice di aver trovato qualcosa che non so.

“Allora?” Voglio sapere. Voglio sentirlo parlare ancora.

“Sì. Un giorno ti faremo vedere. Questo” indica il cielo limpido “non è il tempo adatto. Servono temporali, fortissimi temporali.”

“E Forks è la città più adatta.”

“Esatto. Anche se ancora non abbiamo mai giocato, qui. Apre lo zaino, tirando fuori una mela rossa.

“Mangia.” E non lo sta chiedendo.

Do un morso succoso, ma sono imbarazzata. Mi sta fissando.

“Che c’è?” Non parla. “Mi avresti morso così?” Non so se ho esagerato o no.

“Oh, mia Bella.” Si avvicina, posando delicatamente una mano sul mio collo. Proprio dove pulsa la vena. “Ti avrei morso così.” Ora avvicina il suo viso, e sento la bocca posarsi sul mio collo.

Non può farlo.

Siete in alta quota, nessuno vi troverà mai.

Charlie lo ucciderà.

Apre la bocca, e sento i canini affilati appoggiarsi sulla vena.

Non può farlo. 

No.

No.

No.

Ma in quel secondo, proprio prima che si stacchi, mi rendo conto che non farei nulla per fermarlo.

Mi farei mordere da Edward Cullen.

Per l’eternità.

   
 
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