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Autore: lisi_beth99    05/08/2017    1 recensioni
Lane si risveglia nella Radura, inizialmente non comprende ciò che la circonda ma, dopo i primi flash-back, tutto diventa più chiaro...
Dal primo capitolo:
"Sentii dei rumori provenire da sopra la scatola, come dei passi, poi delle voci. Si aprì una botola e vidi una decina di ragazzi che guardavano me. Uno si fece avanti, aprì la grata ed entrò. Era un ragazzo alto, magro, con gli occhi scuri e i capelli biondo scuro. Mi studiò per alcuni secondi poi mi sorrise e mi porse la mano –Vieni, ti porto fuori da qui!-. afferrai subito quella che sembrava la cosa più amichevole che avessi mai visto e scoprii, con mia grande sorpresa, che era calda e rassicurante."
NOTA: Mi sono basata sul film, ci sono alcune riprese nella storia
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Live, Fight, Win'
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Mentre correvo cercai di ricordare cosa mi avevano fatto in quel laboratorio ma ovviamente non mi venne in mente nulla. Fui distratta da un rumore e mi voltai per guardare cosa fosse senza accorgermi di un grosso ramo sulla mia strada. Ci inciampai sopra e volai per terra sbattendo schiena, testa e gamba destra. Inizialmente rimasi immobile completamente rintontita, poi mi riebbi e mi misi a sedere. Riportai il mio respiro alla normalità e notai che il desiderio di piangere era quasi del tutto sparito. Con il colpo preso alla testa mi sentii un po' disorientata ma nulla di grave… - Lane stai bene? - Newt mi corse incontro preoccupato e agitato. Mi aveva seguita! Non mi aveva lasciata andar via senza starmi dietro… una fitta al cuore per l’amore che provavo mi lasciò senza fiato. Il ragazzo si accucciò per vedere come stavo – Ti fa male qualcosa? Riesci ad alzarti? - io provai a sorridergli – Sto bene. Non ho nulla di rotto… - mi prese la mano e mi aiutò ad alzarmi. – Perché sei scappata? Mi hai fatto spaventare… cos’hai visto di così orribile da essere incapace di reagire? - a quella domanda tutto quello che avevo ricordato tornò a galla, riportando il mio malessere – Newt…- cominciai cercando di non crollare – Newt, mia madre… io… non… non ce la faccio!- tentai di fuggire mentre una lacrima mi scivolava sulla guancia, ma il ragazzo mi prese un polso e mi tirò a sé – Cosa non riesci a fare? – sussurrò dolcemente al mio orecchio. Non fui in grado di rispondergli, scoppiai a piangere e a singhiozzare. Lui mi strinse con forza fra le sue braccia e mi accarezzò la schiena. Quando mi cedettero le gambe, lui mi sorresse. Sembravo una bambina di nove anni, scossa dai singhiozzi e incapace di parlare perché non avevo quasi più ossigeno. – Calmati Lane…- continuava a ripetermi mentre mi accarezzava con movimenti circolari la schiena. Mi fece sedere sull’erba, lui accanto a me che mi sorreggeva. Era come se si fossero impossessati del mio corpo: incapace di pensare, incapace di parlare, incapace di respirare… a un tratto la voce di Newt si fece grave – Lane devi respirare! Riprenditi! - mi accorsi solo allora che a forza di singhiozzare non avevo più preso ossigeno. – Resisti okay? Ti porto da Jeff! - . Mi prese in braccio, sentii sollevarmi da terra come nella mia visione, il panico mi rapì e si impossessò di quel briciolo di controllo che avevo ancora. – No! Lasciami! - cominciai ad urlare. Newt rimase un attimo impietrito – Lane cosa ti prende? - mi misi a battere i pugni sul suo petto e a scalciare – Non farmi del male ti prego! -. Ero completamente fuori di me e senza controllo. Piangevo, gridavo e picchiavo il ragazzo che amavo… dovevo riprendermi! – Lane, non ti farei mai del male… cosa ti succede?!- si stava preoccupando anche lui e non avrei mai voluto…
Alcuni ragazzi ci raggiunsero e videro la scena. Minho si avvicinò più degli altri e cercò di aiutare il suo amico che però non glielo permise. – Che cos’ha? - gli domandò – Non lo so… io non lo so proprio…- dalla sua voce capii quanto fosse affranto; era tutta colpa mia e non sapevo come fare. Continuavo a disperarmi, confondendo la realtà con i miei ricordi…Newt diventava l’uomo che mi aveva portata nel laboratorio e Minho, in alcuni momenti, era l’uomo che mi aveva iniettato quel liquido strano. – Basta… vi… vi prego…- sussurrai con quel poco di ossigeno che avevo. – Mettila giù Newt! Così le fai solo peggio! - Anche Gally era presente e mi vergognavo per quello che dovevano vedere tutte quelle persone. Stavo ancora lottando per riprendere il controllo sulla mia mente, quando il biondo mi posò a terra e mi guardò negli occhi dicendo – Riprendi il controllo! -. Tutto si sfocò.

L’uomo mi tiene ancora stretta fra le sue braccia e mi sta portando nella camera degli orrori. Ho già sentito di quel posto e so cosa fanno alle persone che vi vengono portate: alcune non escono mai più, altre vengono portate via e chiuse in una stanza e alcune riescono persino a stare fra altre persone, ma nessuno si riprende mai da ciò a cui è stato sottoposto. Stiamo percorrendo un corridoio freddo e illuminato da luci al neon. Sto tremando dalla paura e le lacrime mi rigano il viso. Percepisco il rumore lontano di una porta che si spalanca, poi dei passi veloci e la voce di un uomo che grida – Fermati ragazzino! Dove scappi? - nella direzione in cui stiamo andando noi appare un ragazzino sui dodici anni, capelli biondo scuro e magro. Mentre corre mi guarda dritto negli occhi e si abbatte con violenza sul uomo che mi tiene. Cadiamo atterra e riesco a liberarmi dalla stretta di quello. Il ragazzino, anche lui per terra, si rialza velocemente e mi prende per mano. Mi costringe a correre nella direzione da cui ero venuta ma non riesco bene a muovermi…sono bloccata! Dalla paura e dallo stupore: “chi è quel ragazzo?” penso fra me. Lui mi strattona delicatamente il braccio – Riprendi il controllo! - mi urla. Io lo fisso e decido di ubbidire. Un paio di uomini stanno arrivando verso di noi e continuano a dirci di stare fermi. Noi non li ascoltiamo e ci mettiamo a correre, mano nella mano. Percorriamo tutto il corridoio – Dove stiamo andando? - gli domando un po' affannata dopo un po'. Lui gira la testa per guardarmi – Non lo so! Ma non voglio tornare là! - dalla sua espressione capisco che non era affatto bello quello che gli stavano facendo. Dopo un bel tratto comincio ad essere stanca mentre lui sembra ancora fresco come una rosa. Non sento più il rumore di passi che ci insegue da una decina di minuti. – Forse ci hanno rinunciato…- dico speranzosa, lui però sembra scettico – Conosco un posto! - mi spinge all’ultimo in una specie di tunnel praticamente buio. – Abbiamo qualche minuto per riprenderci- dice dopo aver preso una bella boccata d’aria. Dopo aver smesso di ansimare mi porge la sua mano – Comunque, io sono Newt! - io lo guardo negli occhi – Piacere!- gli dico e lo abbraccio con tutte le mie forze.

Aprii gli occhi. Mi stavano ancora fissando, Minho mi faceva aria con una grande foglia, Gally aveva un bicchiere d’acqua in mano e Newt mi teneva un braccio sotto la testa. Capii di essere sdraiata ma non sapevo come ci fossi finita in quella posizione, prima di avere la visione ero seduta sull’erba e… in preda a una crisi isterica! – O mio dio! - fu l’unica cosa che mi venne da dire. Ero sconcertata e mi vergognavo per quello che avevo fatto. – Cosa ho fatto? - Newt mi guardò sollevato – Nulla! Sei svenuta… Ci eravamo tutti preoccupati. Sei diventata bianca come un lenzuolo e sei crollata…- aveva un tono di voce molto gentile e mi ricordò quello che aveva nella visione di poco prima. Tentai di mettermi seduta – Piano Fagiolina- mi disse Minho smettendo di farmi aria e aiutandomi assieme a Newt. – Mi dispiace infinitamente! Io non volevo… non so cosa mi sia preso…ero fuori controllo…- abbassai lo sguardo – Non preoccuparti, l’importante è che stia meglio! - mi rispose il biondo. Ogni minuto che passava, pensavo di amarlo un po' di più e il ricordo che avevo avuto giustificava il fatto che lo conoscessi già: lui mi aveva salvata! E lo continuava a fare. Gally mi porse il bicchiere pieno d’acqua fresca e sana. Lo bevvi lentamente e poi gli porsi il contenitore vuoto. Guardai il cielo e notai che aveva una sfumatura tendente al rosso, stava calando la sera.
Guardai Newt – Scusa…io ti ho scambiato per un ricordo…- mi accarezzò la schiena con delicatezza – Non devi chiedere perdono, capita a tutti di svalvolare un po'! - mi sorrise con tutto il cuore e non potei evitare di essere contagiata. – Grazie! - sussurrai – E per cosa? - domandò lui. Alzai lo sguardo e ridendo dissi – Per esserti lasciato picchiare senza muovere ciglio! - ci mettemmo a ridere tutti. In quel momento arrivarono Jeff e Thomas. – Scusa Newt, ma abbiamo delle novità…- gli disse il medicale – La ragazza aveva qualcosa che può aiutare Alby! - aveva una voce grave, come non sapesse se fosse un bene o un male ciò che avevano scoperto. Newt si allontanò leggermente da me per avvicinarsi al ragazzo – Di che si tratta Jeff? - Thomas si intromise fra i due – Teresa aveva delle fiale…- il biondo alzò una mano per fermare il giovane – Ho capito, vengo con voi! -
Mi domandai come avesse fatto ad afferrare il concetto di ciò che gli volevano dire, quando io non avevo nemmeno capito chi fosse realmente Alby. Sapevo solo grazie a Gally che era stato punto da un Dolente (di cui non sapevo ancora nulla tranne che fossero letali) e che da allora non si era più ripreso.
Mentre cercavo di capire qualcosa in più, i tre ragazzi, seguiti da Minho, si incamminarono verso l’edificio basso che doveva essere l’infermeria. Io li seguii ma il Velocista mi mise una mano sulla spalla – Tu è meglio se non vieni con noi… Non è un bello spettacolo. - Newt si voltò e, vedendo il mio sguardo un po' deluso mi disse sorridendo - È per il tuo bene. Resta qui fuori. - ed entrò nella stanza attraversando la tenda rossa.
Mi sedetti subito accanto alla porta, appoggiando la schiena ai rami che fungevano da muri perimetrali e avvicinandomi le ginocchia al petto. La sera stava calando e notai alcuni ragazzi andare in giro per la Radura con una torcia accesa. Uno di loro utilizzò la sua per accenderne altre tre sparse per il campo così da illuminare la zona. Non sapendo cosa fare cercai di captare ciò che si dicevano all’interno della stanza e con mia grande sorpresa, scoprii che riuscivo a capire tutto quello che succedeva. – Che cosa c’è li dentro? - stava domandando Newt – Chi è stato a mandarle? Perché sono arrivate assieme a te? Per quanto ne sappiamo questa roba potrebbe anche ucciderlo! - dal modo di porre le domande capii che non sapeva cosa fare. Trovai una fessura fra alcuni rami che mi permetteva di vedere attraverso. C’erano Newt, Thomas e la ragazza dai capelli neri, che come aveva detto Thomas, si chiamava Teresa in piedi vicino ad una brandina con un ragazzo nero legato ad essa. Vicino, seduto, c’era Jeff che controllava il giovane. Capii che quello era Alby, il capo della Radura, il primo ad essere arrivato. Il biondo aveva in mano una fialetta contenente un liquido blu. Mi ricordò subito la siringa del mio primo ricordo, quella che avevano usato per tramortirmi, però il colore era più intenso di quella. – Come potrebbe peggiorare la situazione? - era stato Thomas a parlare però mi ero persa ciò che aveva detto subito prima per via dei miei ragionamenti. Vidi come il ragazzo legato si stesse contorcendo e gemeva dal dolore; aveva le vene ingrossate e blu ed era completamente sudato. – Oddio…- sussurrai mettendomi una mano sulla bocca. Qualunque cosa gli fosse successa doveva essere orribile. – Provaci! - disse Newt al moro passandogli la fialetta. Si avvicinarono tutti e quattro al lettino e Thomas fu pronto a iniettare il liquido nel corpo convulso di Alby. Quest’ultimo scattò e afferrò il colletto della maglia del moro urlando – Non dovresti essere qui! - Newt corse a staccare i due chiedendo l’aiuto degli altri mentre Teresa prendeva la siringa e iniettò il giovane così da farlo smettere di agitarsi. Rimasero tutti immobili per qualche secondo. – Direi che ha funzionato! - disse infine Jeff. Io mi lasciai cadere sollevata da ciò che avevo appena visto. – Lane che fai lì? - Gally mi sorprese alle spalle e si avvicinò. – Nulla! - mi affrettai a rispondergli – E tu? - lui si fermò un secondo a guardare la tenda rossa – Devo portare Thomas in gattabuia- mi rivolse lo sguardo – Cos’è? - gli domandai – Una cella dove mettiamo chi infrange le regole… un posto dove tu, spero non verrai mai messa!- dopo questo entrò nell’infermeria e ne uscì poco dopo con il ragazzo moro al suo fianco. Dallo sguardo che aveva, capii quanto fosse scocciato dal provvedimento che avevano preso per ciò che aveva fatto; qualcosa che avevo fatto anch’io ma che, per pura fortuna, ero riuscita a scampare.
Newt uscì poco dopo e, quando mi vide, fu sorpreso – Non sei andata a mangiare? - alzai le spalle – Non so dove debba andare! - gli sorrisi dolcemente e lui ricambiò. – Vieni, ti ci porto io! - mi fece segno di seguirlo.
   
 
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