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Autore: Generale Capo di Urano    05/08/2017    1 recensioni
«Sposami, ti giuro… sarai libera! Libera di cavalcare e di correre e di sentirti forte e indipendente come prima! Libera di essere orgogliosa e fiera! Sposami! Sposami, ti giuro, non sarà un vincolo né una gabbia, e potrai andare e venire ed essere ciò che più ti aggrada… non dovrai più combattere, e sarai libera non solo d’animo, ma anche per legge! [...]»
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eid || Giuramento



Erano diversi, ciò si vedeva.
Lo si notava al primo impatto con l’impeto ardente che brillava negli occhi verdi di lei e con il tremito stanco delle mani ossute dell’uomo che tentava di placarla – invano, poiché ella era dea ed era belva, era una fiera dalla criniera scompigliata e le dita callose e aveva in corpo il sangue di antichi e bestiali guerrieri.
Era bella nel suo essere selvaggia e impavida ed era bella nel suo essere benevola – nel suo amare come sorella e madre la sua gente e nel combattere come una leonessa che difenda i suoi cuccioli. Era bella nell’accettare e accogliere in sé ciò che era, nel non aver timore di sentirsi un tutt’uno con il suo popolo e la sua terra e nell’amare se stessa, come donna e come Nazione, come serva per legge e libera per natura.
Non assomigliava a colui che nel vederla distoglieva lo sguardo e serrava le labbra, come se egli fosse il servitore ed ella la dama; non assomigliava a costui, che si mordeva le mani e copriva il volto, rifugiandosi ogni giorno in un limpido mondo composto da carta e da note ch’era lontano dalla ferocia del mondo, ma anche dalla vita.
Ed era miserabile ed era innamorato, rinnegava se stesso e nel suo rifiuto cercava ogni giorno di sentirsi più uomo e più libero – il vincolo con le proprie leggi e i propri signori era prigione e affanno, ingiustizia e infamia, rabbia e angoscia.
La amava e si odiava, poiché era egli a tenerla legata e sottomessa ad un giogo straniero che ne reprimeva l’orgoglio e lo splendore – a nulla potevano servire dolcezza e cortesia, su chi non si sentiva protetto ma in trappola. Lo sapeva, l’uomo, ma era debole e solo e non amava il sangue e la battaglia, la ribellione e il caos, e a volte non era in grado di lottare neppure per se stesso.

Il coraggio lo trovò un giorno, quel tipo di coraggio che muove i folli e che dura pochi minuti, con la forza di un disperato ci si era aggrappato e l’aveva trattenuto nel petto – il coraggio meschino di chi trova un compromesso e agisce prima ancora di svelarlo ai propri compagni.
L’aveva trovata che bighellonava in un giardino, che accarezzava fiori e piante come se in essi rivedesse boschi ombrosi e sconfinate pianure; sorrideva, ma i suoi occhi parevano non vedere attorno a sé, persi in lontane fantasie – rivide se stesso e le proprie giornate lontane dalla realtà del mondo, passate a sognare e suonare – e con silenzio rispettoso l’uomo le si era avvicinato e le aveva sfiorato le mani, tanto piccole che ancora si chiedeva come potessero impugnare una spada.
Le aveva baciate ed ella aveva riso, per nulla spaventata da un amore nascosto e proibito, si era fatta accompagnare lungo viali fioriti e brillanti sotto il sole d’estate; lo scroscio dell’acqua in un’immensa fontana aveva accompagnato le parole dell’uomo, come fosse musica in un’opera teatrale: «Sposami!»
Non le aveva dato il tempo di stupirsi, né di chiedere, prima di stringere la sua mano contro il petto – doveva forse sembrare una stretta vigorosa e gagliarda, ma parve solo fine e delicata – e poi baciarla e carezzarla, nel timore di alzare lo sguardo e incontrare i suoi occhi verdi come le selve e belli come la primavera.
«Sposami, ti giuro… sarai libera! Libera di cavalcare e di correre e di sentirti forte e indipendente come prima! Libera di essere orgogliosa e fiera! Sposami! E non ti guarderanno più dall’alto in basso, ’ché sarai come loro, anzi, sarai più grande di loro… e potrai dire: “Guardatemi, voi che mi schiacciavate, ora sono al vostro livello! E ho lottato per esserlo!”… Sposami! Sposami, ti giuro, non sarà un vincolo né una gabbia, e potrai andare e venire ed essere ciò che più ti aggrada… non dovrai più combattere, e sarai libera non solo d’animo, ma anche per legge! Sposami, non ti legherò a me se tu non vorrai. Sposami per te stessa e per la tua gente… sposami, e non vederla come debolezza! Sposami per la pace, ’ché lottare non fa altro che male. La tua forza sarà riconosciuta, e saremo alla pari anche come Nazione… sposami! Ti giuro su tutto ciò che posso dare, non sarà un obbligo né una restrizione, non sarai legata né oppressa
… Giuro! T’amo, e non sarò mai più folle di quanto già non sia. Sposami, non ti voglio né sottomessa né mia… sposami! Sposami perché si può essere felici in due! Sposami, perché un’unione non è crudele e superba come un dominio… non potrò pretendere che tu m’ami più del tuo popolo, e andrà bene. Andrà bene… e non ti chiedo d’avere pietà d’una supplica tanto patetica, solo, amore mio, di non temere… di non temere di sembrar debole, per il solo fatto di accettare un legame che impedisca decine di sciocche battaglie. Sposami, ti giuro, sarà un bene per tutti! Saremo felici, lo giuro, e liberi…»

E la donna, che pure l’amava, ma ancor più amava la propria gente, aveva poggiato il capo sulla sua spalla e ricambiato la stretta; la sua voce, sempre tanto decisa e cristallina, s’era fatta fievole e soave, mentre mormorava accanto al suo orecchio: «Sì.»


 
   
 
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