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Autore: Alzheimer    06/08/2017    1 recensioni
«Buongiorno, tu dovresti essere Audrey, quella che renderà il mio viso sfigurato», Benedict le sorrise e Audrey sentì la gola secca e nessun vocabolo le uscì dalla bocca, l’uomo rise e solo all'ora la ragazza si rese conto della figuraccia che stava facendo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Grazie alla mia Parabatai che mi ha betato il capitolo.



 

And in the dark I found, lost hope that i won't 





Audrey stava rincasando nella sua piccola casa affacciata su uno dei canali di una delle capitale Europee che ama di più: Amsterdam. Si faceva piccola nel suo cappotto comprato in saldo in un negozietto vintage, faceva freddo quel giorno, così freddo, che non si sentiva più le dita delle mani e la punta del naso; sentì il telefono vibrare e lo sfilò dalla tasca, era un messaggio e non appena lo lesse nel suo viso si presentò un sorriso malinconico:
“Possiamo parlare? Ho bisogno di spiegarti com’è andata. - B.C.”
Audrey cacciò in tasca il telefono e si fermò per qualche secondo. Le persone intorno a lei stavano camminando tranquille, chi era preso da una telefonata, chi mano nella mano con il proprio marito o fidanzato e chi con il proprio cane. Lei era sola, come sempre.
Era sempre stata una persona con un carattere difficile e diffidente, ma quando all’età di tredici anni vide il matrimonio dei suoi genitori sfasciarsi per il tradimento del padre diventò ancora più chiusa e cinica. Aveva aperto il suo cuore solo a tre persone: alla sua migliore amica Jenny, con la quale condivide ogni cosa, al suo ex fidanzato, che l’aveva lasciata a pochi giorni dal matrimonio, e a Benedict, con il quale aveva costruito un rapporto tra una seduta di make-up e l’altra sul set. Benedict era riuscito a far aprire un po’ di più Audrey, con il suo sorriso e i modi da gentil uomo fece breccia nel cuore di lei.

Si ricompose e riprese a camminare nascondendo il viso e i suoi pensieri sotto una sciarpa di lana nera; Audrey amava l’inverno, stare in casa avvolta dalle coperte nel suo enorme letto la metteva di buon umore, ancora di più se con un libro o un film.

Non appena varcò la soglia di casa Cleto, la sua piccola gatta nera, spuntò da dietro un mobile e gli andò incontro strusciandosi alle gambe, la ragazza si inginocchiò e le accarezzò la testolina.
" Ciao piccolina, hai fame vero? " 
Cleto miagolò, Audrey appoggiò le chiavi nel solito posto e buttò il cappotto in qualche angolo della stanza prima di riempire la ciotola della micia con le crocchette.
Si avvicinò al lavandino, prese la teiera, la riempì e la mise sul fuoco poi si buttò letteralmente sul divano aspettando il fischio del bollitore; chiuse gli occhi e subito davanti a lei si materializzarono i momenti passati a New York con la crew e il resto del cast del film.


 

La prima volta che vide  Benedict, era nervosa in quanto era il suo primo giorno di lavoro, la sua espressione non lasciava trapelare questo dettaglio, doveva mostrarsi professionale e che non aveva paura di nulla, ma appena vide quegli occhi azzurri così intensi il pennello che teneva fra le mani gli cadde a terra, sentì solo il ronzio nelle orecchie e il cuore quasi le scoppiargli dal petto.
" Buongiorno, tu dovresti essere Audrey, quella che renderà il mio viso sfigurato" , Benedict le sorrise e Audrey sentì la gola secca e nessun vocabolo le uscì dalla bocca, l’uomo rise e solo all’ora la ragazza si rese conto della figuraccia che stava facendo.
"Oh..." si chinò in un lampo a raccogliere il pennello, si ricompose e sfoderò uno dei suoi sorrisi da clientela, come li descriveva la sua migliore amica.
Audrey e Benedict diventarono subito buoni amici, quasi ogni sera si ritrovavano nel solito bar sulla 7th Avenue a bere e a giocare a qualche gioco da tavola. Più uscivano e più Audrey, sentendosi al sicuro, si apriva piano piano. Benedict l’aveva fatta sentire felice, a casa, e lei sentiva che quel sentimento d’amore nascosto da tempo stava fiorendo di nuovo in di lei.


Un giorno, mentre Audrey stava sistemando il trucco a Scarlett Johansoon, ricevette una piccola busta con dentro una lettera: “Ci vediamo stasera alle 7:00 pm al Restaurant Grone. - B.C “.

La ragazza sorrise e nascose la piccola busta nella sua agenda lontana dagli occhi di tutti, si ricompose e continuò a fare il suo lavoro. Quella giornata passò così in fretta che nemmeno si accorse di essere arrivata davanti al posto prestabilito. Si sentiva a disagio, non aveva mai avuto una bella storia con il suo corpo, si sentiva inferiore a tutti nascondeva le sue forme sotto t-shirt troppo grandi e i suoi teneri lineamenti del viso dietro ai lunghi capelli rossi

Appena vide Benedict vestito di tutto punto sentì il suolo cedergli sotto i piedi, l’uomo le andò incontro dandole un bacio sulla guancia ed entrarono nel locale. La serata si svolse tra bicchieri di vino, risate e sguardi intensi; quando uscirono dal ristorante percorsero quasi tutta New York fino ad arrivare a Gantry Plaza State Park. Audrey in sei mesi vissuti nella metropoli non aveva mai visto un posto del genere e rimase a bocca aperta dalla vista dello skyline che esso regalava.

"E’ bellissimo non trovi?" , la ragazza si girò verso l’uomo accanto a lei e vedendolo sorridere pensò che non aveva mai visto sorriso più bello.

"Si..."  disse a voce bassa; Benedict si girò e per un secondo gli sguardi di entrambi entrarono in collisione. Lui le prese la mano. Tremavano, consapevoli che non fosse a causa del freddo. Benedict si avvicinò al viso di Audrey, le loro labbra erano così vicine che ci volle solo un secondo prima che si scontrassero. Audrey ricorda ancora le labbra morbide e dolci di Benedict come lo zucchero a velo, ricorda i capelli castani fra le sue dita e la barba che gli solleticava le guance. Era tutto così magnifico che lei non credeva come tutta quella fortuna potesse girarle attorno.

 

Il destino le fu beffardo. Mentre stava aspettando che Benedict uscisse dalla doccia al seguito di una notte di amore, sentì il cellulare di lui vibrare e non volendo lesse quello che c’era scritto: " Qualcosa mi dice che hai fatto bingo. Ti devo 50 dollari“.

Sentì lo stomaco contorcersi e un senso di nausea attagliarla, si guardò intorno cercando di capire cosa fare poi sentì che lo scrosciare dell’acqua era terminato, segno che Benedict aveva finito.

Si alzò di fretta e si rivestì. In quel momento tutto l’amore che sentiva dentro di lei andò sgretolandosi, lasciando spazio a un buco freddo e indolore. Sentiva le lacrime agli occhi, ma non voleva farsi vedere in quelle condizioni da un uomo.

La porta del bagno si aprì e Benedict uscì con un asciugamano in vita e uno in mano mentre si asciugava i capelli castani, ma si bloccò al istante appena vide la ragazza ferma immobile con un espressione arrabbiata in viso.


" Audrey?" l’uomo si avvicinò piano alla ragazza buttando l’asciugamano sul letto.

" Da quanto va avanti questo spettacolo?"  Audrey sapeva come levarsi i sassolini dalle scarpe, anche se ciò arrecava sofferenza e delusione.

" Cosa stai dicendo? " , lui si guardò intorno e capì subito non appena vide il cellulare sul letto.

Si girò verso la ragazza e cercò di prenderle la mano, ma Audrey la cacciò con uno schiaffo.
" Mi sto domandando perché mi trovo sempre in situazioni del genere. Mi ero promessa che non sarebbe successo di nuovo e invece eccomi qui, davanti a un uomo che è stato con me per questi tre mesi solo per una cazzo di scommessa" , lei fece per prendere la sua roba quando l’uomo la fermò per un polso.

" Fammi parlare, non arrivare a conclusioni affrettate" , fissò Benedict, nel suo sguardo c’era solo il vuoto e un enorme voglia di andarsene.

" Okay, si. Era una scommessa inizialmente, ma..." . Non gli fece nemmeno finire la frase che lo spinse via da sè, non aveva voglia di sentire scuse e frasi fatte.

" Ti prego, ascolta … ti ho sempre vista come una persona complicata " , Ben si passò una mano fra i capelli umidi, mentre Audrey mise le braccia conserte in posizione d’ascolto.

" Tutti dicevano che avevi un carattere difficile, che era impossibile riuscire a entrare nel tuo cuore e così feci una scommessa una sera mentre ero ubriaco...".

Stufa di sentire quelle scuse che non avevano senso prese la borsa e si affrettò ad uscire dalla stanza, ma il ragazzo la fermò e la strinse a sè.

" … ma piano piano mi sono innamorato di te Audrey. Tutto quello che ho fatto: dalla cena al ristorante, al bacio a Gantry Plaza e alla passeggiata a Central Park, a tutte le notti passate a fare l’amore è perché volevo costruire qualcosa con te, non perché mi importava di quei 50 dollari. Mi importava solo renderti felice " 

Audrey non aveva smesso di fissare l’uomo negli occhi, si sentiva così stanca e appoggiò la fronte su quella di Benedict, fece scivolare la borsa affianco a loro e prese il viso di lui fra le sue mani.
" Mi hai resa veramente felice Benedict..."  lui mise la mani sui polsi di lei e sorrise " ... ma non posso pensare che tutto questo sia nato da una scommessa, quindi, ti prego di lasciarmi andare e di non farti più sentire e vedere"  si divincolò dalla presa dell’uomo e sparì da dietro la porta.


Audrey fù risvegliata dal suono della teiera, si alzò piano con la coperta sulle spalle e finì di preparare il suo tea. Si affacciò alla finestra e notò che stava iniziando a nevicare, si girava la tazza nelle mani per tenerle al caldo e un pensiero malinconico le sfiorò la mente. Si sentiva condannata a vivere una vita da sola. Sentì il telefono vibrare nuovamente, era Benedict: “Sto arrivando”.

La ragazza si rinchiuse nella sua stanza attendendo il suono del campanello e del bussare alla porta, porta che non aprirà mai più.


 



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Angolo Autrice.
Vi aspettavate una storia con  il finale da DIsney; Felice e contenti, eh?! 
E invece no. 
Vorrei solo spendere due paroline. Benedict non lo vedo così,  non volevo offenderlo  e se ci sono riuscita 
mi scuso con voi lettori. 
Avevo fatto un sogno simile, solo che aveva un happy ending, ma io ultimamente per i finali felici sono un po' allergica. 
E niente, grazie per aver  letto questo mio piccolo scritto, alla prossima 
Un bacio. 

Eleonora.

   
 
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