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Autore: DirceMichelaRivetti    06/08/2017    1 recensioni
Questa fanfic è il seguito della mia "Galahad" dove ho raccontato come ho immaginato i primi 500 anni di vita di Jenkins, almeno nei punti più salienti (Tavola Rotonda, Carlo Magno, Anno Mille) e di come si sia evoluto il suo rapporto con il padre (Lancillotto), la Biblioteca e il Lago.
Questa fanfic è ambientata durante il periodo della serie. Troverete alcuni missing moments per ricollegare il Jenkins che conosciamo dalla televisione al background che ho creato per lui.
Si scoprirà presto che il DOSA non è l'unica associazione governativa nata dopo che il ritorno della magia ha provocato vari fenomeni che hanno attirato l'attenzione di non poche persone.
A Brocelandia iniziano ad esserci problemi e aperte ostilità verso gli uomini comuni.
In tutto ciò non saranno estranei né la Cofraternita del Serpente, né il Lago.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dulaque, Nuovo personaggio, Signor Jenkins, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota Introduttiva:

Questa fanfic è il sequel della mia fanficGalahad”, incentrata su alcuni momenti salienti dei primi 500 anni di vita di Jenkins.

Questo sequel è ambientato ai tempi della serie televisiva. I primi due capitoli saranno una serie di missing moment su riflessioni di Jenkins in determinati punti delle prime tre stagioni, allo scopo di collegare meglio l’attuale personaggio con la versione giovanile di cui ho scritto. Dal terzo capitolo dovrebbe iniziare la trama vera e propria. Spero che il tutto non sia più lungo di 5 capitoli.

 

Buona Lettura

 

 

Stagione 1, episodio 2

 

Judson aveva disancorato la Biblioteca da questa dimensione.

La Confraternita del Serpente aveva la corona di Artù ed Excalibur e ora era diretta alla roccia situata in Londra; le sue intenzioni non erano un mistero.

Il Bibliotecario era arrivato nel suo annesso, ferito mortalmente, in compagnia di una Guardiana in servizio da un paio di giorni, un cowboy e un ladro.

Tra le tre cose, Jenkins non sapeva quale fosse la peggiore.

Senza Judson e Charlene, era lui il membro più anziano della Biblioteca e sarebbe stato compito suo gestirla. Una gran seccatura. Se da una parte avrebbe potuto cambiare qualche regola e prendersi alcune libertà, senza incorrere in lunghe e tediose discussioni con Judson, dall’altra avrebbe anche dovuto sobbarcarsi di tutti gli oneri e i doveri che la Biblioteca aveva nei confronti delle creature magiche. No. Decisamente non aveva voglia di assumere un simile ruolo. Lui non voleva tali responsabilità e compiti, lui li aveva rifiutati già da tanto tempo. Lui si era ritirato, in un certo senso, per questo si trovava in un annesso e non nella Biblioteca principale, per questo si era dedicato al solo studio e non ne voleva sapere nulla di azioni sul campo.

Flynn Carsen sarebbe stato un ottimo candidato per subentrare a Judson, peccato fosse stato ferito con Excalibur. Un destino senza dubbio beffardo: Bibliotecario per dieci anni, sopravvissuto quasi sempre senza alcun Guardiano e poi era stato così gravemente ferito all’interno della Biblioteca, il luogo più sicuro del mondo.

Ora sarebbe toccato a lui, Jenkins, selezionare il nuovo Bibliotecario?

Non c’era nemmeno una gran scelta, visto che i candidati migliori rimasti erano quei due tizi che avevano invaso il suo annesso con il signor Carsen e la Guardiana. Se uno dei due fosse morto, la scelta sarebbe stata più semplice, ma non felice.

Quale atteggiamento avrebbe poi tenuto con la Confraternita? Cosa avrebbe pensato se il portale verso il Nun fosse stato aperto di nuovo e la magia fosse ritornata nel mondo?

Per quanto non fosse sicuro di quali conseguenze avrebbe comportato il ritorno della magia, in fondo sarebbe stato contento se ciò fosse avvenuto. Aveva visto quali conseguenze aveva avuto sulle creature fatate la chiusura di quel canale: si erano indebolite, molte erano morte, le superstiti costrette a vivere in piccole aree dove ci fosse un fulcro di energia a sostenerle, mentre altre avevano incrementato la propria natura feroce e si procuravano cibo aggredendo chiunque.

Lui si sentiva in colpa per queste condizioni in cui le creature si erano ridotte. Era stato lui a chiudere quel varco, nell’anno mille. Certo, quando lo aveva fatto, non aveva altra scelta e aveva anche intenzione di riaprirlo poco dopo ed era stato Judson a impedirlo, tuttavia si sentiva colpevole di aver peggiorato la vita di molti.

La ricerca che portava avanti ormai da qualche secolo consisteva proprio nel cercare un rimedio alla situazione che aveva causato, trovare un modo per ridare alle creature fatate una fonte d’energia magica a cui abbeverarsi.

Se quel varco fosse stato aperto, sarebbe stato contento, anche se non l’avrebbe potuto dire.

Non aveva idea di cosa sarebbe successo; pensò che forse il signor Carsen sarebbe potuto sopravvivere, in un qualche modo. Questa sarebbe stata un’ottima notizia, tutti i problemi sarebbero ricaduti sul Bibliotecario e lui avrebbe potuto continuare la sua vita quieta nell’annesso.

La Confraternita del Serpente non aveva più creato problemi alla Biblioteca dopo la questione della lancia di Longino, tuttavia era la prima volta che agiva così rapidamente: di solito lasciava passare molto più tempo tra un complotto e l’altro.

Questo significava che si sarebbe rifatta viva presto, sia che il piano fosse andato a buon fine o fosse fallito? Lui avrebbe dovuto averci a che fare? Detestava doverli affrontare poiché temeva sempre di ritrovarsi faccia a faccia con il loro capo.

In quegli ultimi mille anni l’aveva visto solo poche volte e sempre durante grandi assemblee, in cui era facile evitarsi.

Aveva paura di lui? No.

Si vergognava? Forse un poco. Di che cosa? Difficile a dirsi. Di sicuro sarebbe stato imbarazzante il momento in cui si sarebbero ritrovati faccia a faccia.

Jenkins era consapevole di buona parte di ciò che la Confraternita del Serpente aveva compiuto negli ultimi mille anni, da sola o per ordine del Lago. Piani azzardati, pericolosi, alcuni addirittura folli ma mai realmente malvagi; piani che spesso erano stati sventati dalla Biblioteca.

Jenkins aveva visto le debolezze e i difetti del padre, non lo idolatrava più come da ragazzo … beh, in realtà lo aveva continuato ad idealizzare per circa cinquecento anni, gli aveva sempre accordato fiducia quasi cieca anche dopo la caduta di Camelot, per questo si era lasciato facilmente persuadere a sostenere i piani di Viviana per portare il Nun in questo mondo … per fortuna erano intervenuti Judson e …Melissa…

Quell’evento gli aveva fatto capire quanto pericoloso fosse suo padre: i suoi nobili propositi erano offuscati dalla violenza, dalla freddezza e spietatezza dei suoi mezzi.

Jenkins poteva avere molto da rimproverare al proprio genitore, ma non lo odiava. Anzi, in realtà, sotto sotto, continuava ad ammirarlo, pur non approvando pienamente il suo operato.

C’era stato un periodo, qualche secolo prima, in cui aveva pensato di abbandonare nuovamente la Biblioteca e forse cercare il padre, ma alla fine aveva cambiato idea e aveva cominciato a ritirarsi dal mondo, rifiutare di intromettersi nelle varie vicende, fino a rinchiudersi nell’annesso per studiare e nulla più. Certo, non era stato rinchiuso là dentro per tutto quel tempo, usciva e anche spesso, interagiva con molte persone di un certo livello, ma non ne voleva sapere più nulla di imprese, di salvezza del mondo e quant’altro. Aveva già fatto la propria parte o, almeno, ci aveva provato. Non era finita bene, mai. Preferiva quindi lasciare che le cose seguissero il proprio corso, senza immischiarsi più in esse.

Ora, però, il Bibliotecario era arrivato lì a turbare la sua quiete. Lo avrebbero di nuovo coinvolto? Lui non voleva!

Non amava molto la visione che Judson aveva della Biblioteca e che sicuramente il signor Carsen aveva ereditato.

Inutile rimuginare su tutto ciò: sarebbe stato meglio bere una tazza di te e attendere di scoprire quale piega avrebbero preso gli eventi.

 

 

Stagione 1, fine episodio 4

 

Jenkins diede un ultimo sguardo ai giovani apprendisti bibliotecari che festeggiavano il Natale e il compleanno della loro Guardiana. Afferrò qualche biscotto e una tazza di cioccolata e si ritirò nella propria camera. Era una stanza abbastanza ampia e una tenda la divideva a metà, separando la zona con letto e armadio da quella arredata come un salottino, con un’elegante scrivania, arredata con la sua vecchia armatura, quelle che erano state le sue armi nel corso dei secoli e poi alcuni quadri e piccole statuette soprammobili.

Si sedette su una poltroncina accanto ad un tavolinetto su cui appoggiò il cibo.

Il Natale era salvo. Babbo Natale era salvo. Il mondo era salvo.

Sebbene trovasse seccante il fatto che il suo annesso fosse diventato la nuova sede della Biblioteca, non poteva dirsi scontento del fatto che quei giovani si stessero dando tanto da fare per risolvere i misteri indicati dal Libro dei Ritagli. Trovava adorabile la loro passione e gli ricordavano come era stato lui un tempo: zelante, bramoso di giustizia, desideroso di aiutare. Certo, con gli anni era stato abbracciato dalla disillusione e sapeva che tutte quelle imprese non erano altro che facezie, sassolini gettati in uno stagno che facevano increspare l’acqua per qualche momento e poi tutto tornava come prima.

Gli faceva piacere, tuttavia, vedere come quei giovani si illudessero che il mondo potesse migliorare e che loro avrebbero potuto cambiarlo.

Quel giorno, tuttavia, avevano davvero salvato il mondo. Quando lui aveva ricevuto la telefonata di Gretchen, si era impensierito e, quando aveva scoperto che dietro tutto ciò c’era Dulaque, la preoccupazione aveva raggiunto i vertici massimi. Se Babbo Natale non avesse rilasciato il dono, la speranza, il mondo sarebbe stato presto consumato dalla crudeltà insita negli uomini!

Perché suo padre era, un’altra volta ancora, così folle e sconsiderato?

Era ovvio che volesse il potere accumulato da Babbo Natale, ma per cosa? A cosa gli sarebbe servito? Ormai il mondo non era di nuovo in contatto con il Nun? Viviana non poteva fornirgli tutto il potere che desiderava?

L’unica ipotesi che gli sovveniva alla mente era che si fosse trattato dell’ennesimo piano del Lago che prevedeva una mezza apocalisse per poi ricostruire dalle ceneri. Effettivamente, forse il potere di Babbo Natale sarebbe servito proprio per una fase successiva del piano: quando il mondo sarebbe stato in balia della violenza e della disperazione, ecco che Dulaque, la Dama del Lago o chiunque avessero assunto per quel ruolo, sarebbe apparso come un salvatore, grazie al potere sottratto a Babbo Natale.

In fondo erano solo ipotesi. Non poteva sapere che cosa avesse attraversato la mente del padre.

Per la prima volta dopo tanti decenni, però, si era ritrovato coinvolto in un salvataggio del mondo e si era vivamente preoccupato. Non era rimasto impassibile come la sua filosofia atarassica gli avrebbe dovuto imporre. Si era dato un gran da fare per intervenire nella faccenda.

Era contento di aver impedito il peggio? Certo.

Ciò aveva riacceso in lui la passione per le grandi imprese e le avventure di un tempo? No.

Rimaneva convinto che non valesse la pena affaticarsi per cercare di cambiare le cose, perché tanto non sarebbero mai cambiate e l’unico risultato era quello di rischiare di essere lui stesso colpevole di atti riprovevoli.

Prese un biscotto e lo inzuppò nella cioccolata; sollevò lo sguardo verso il dipinto più grande tra quelli appesi: era stato dipinto da Michelangelo Buonarroti, a Firenze, rappresentava Jenkins con un aspetto piuttosto giovane e accanto a lui una donna dai capelli corvini, Melissa.

 

 

Stagione 1, episodio 5

 

Chi accidenti aveva indetto un conclave?!

Doveva essere una semplice intercessione con Mr Drake … per quanto potesse essere un’intercessione con i draghi … e invece avevano iniziato a piombare in Biblioteca i rappresentanti di vari popoli fatati. Non erano venuti tutti, anzi, solo una piccola parte e questo rendeva la situazione ancor più confusa. Ci doveva essere per forza qualcosa sotto, ma non riusciva a capire, non aveva ancora abbastanza informazioni.

Si era stupito nel vedere entrare Dobra, il rappresentante dei Geni; la parola Conclave l’aveva disorientato; non aveva avuto il tempo di riprendersi che ecco che Lady Sylalandria aveva fatto il proprio ingresso e poi altri ancora.

Per qualche momento si era domandato se avrebbe visto entrare anche Melissa; non era però sicuro che fosse una buona cosa vederla. Certo l’incontrarla gli avrebbe fatto un gran piacere, almeno all’inizio, ma se poi lei si fosse rivelata fredda e distaccata, lui non lo avrebbe sopportato.

Il problema di essere nel mezzo di un Conclave indetto da ignoti e arbitrato da Ezekiel Jones, faceva allontanare dalla mente di Jenkins ogni altra preoccupazione.

Stranamente le questioni stavano procedendo abbastanza tranquillamente, in fondo bastava aspettare il ritorno del signor Carsen.

Ecco, però, qualcosa che Jenkins non si sarebbe aspettato: Dulaque entrò nella stanza, tenendo in mano una fetta di pizza.

Ora tutto era più chiaro. C’era lui dietro tutta quella faccenda: lui aveva provocato il risveglio dei draghi e indetto un Conclave a tradimento. Tutto ciò poteva avere un solo scopo: Dulaque voleva approfittare dell’assenza di Judson e Charlene per porre fine alla Biblioteca e probabilmente impossessarsi dei testi e del poco che era ancora accessibile.

Si irrigidì e fissò per qualche istante il padre che lo ricambiò con un’occhiata di sfida e rimprovero come se gli stesse domandando: Vuoi davvero metterti contro di me?

Jenkins si alzò in piedi e si allontanò dal tavolo.

Basta. Non ne voleva sapere nulla di quella storia. Al diavolo tutto quanto, compresa la Biblioteca.

Quello era uno di quei momenti cruciali nella storia in cui avvengono grandi cambiamenti che, solitamente, non portano mai a nulla.

Sì, l’eventuale abolizione della Biblioteca avrebbe provocato grande subbuglio, grandi agitazioni tra tutte le innumerevoli fazioni presenti nel mondo sovrannaturale. Non gli interessava. Che le cose andassero come andassero, lui non avrebbe interferito.

Ogni volta che aveva cercato di far funzionare le cose come riteneva giusto, alla fine aveva fallito, i cambiamenti erano stati piccoli e momentanei, poi era sempre tornato tutto alla malora e il tutto era sempre stato accompagnato da grandi spargimenti di sangue.

Le guerre compiute da Carlo Magno per unificare l’Europa, tutte quelle morti erano state presto vanificate con il disgregarsi dell’impero. I Templari che avevano in parte servito la Biblioteca che avevano recuperato tesori e avevano cercato di trasmettere valori e ideali al mondo, erano stati messi a morte. I vani tentativi di intervenire nelle guerre d’Italia e l’inutilità della Scuola Neoplatonica che voleva provare a ergersi come nuova pacifica guida; i vari massacri in Europa; il supporto a Giordano Bruno; la notte di San Bartolomeo … Basta! Basta … non voleva più ricordare quei fatti … e quelli erano solo quelli in cui la magia aveva influito meno.

Aveva deciso di accantonare ogni spirito interventista quindi perché tentare di impedire che la Biblioteca fosse presa o chiusa da Dulaque?

Tanto più che la Biblioteca, ancora una volta, aveva cessato di svolgere tutti i propri compiti, concentrandosi solo nel recupero di artefatti e nella difesa degli uomini, trascurando i propri doveri verso le creature fatate.

Jenkins stava caricando le proprie cose in automobile, quando Ezekiel era andato a parlargli per convincerlo a non partire.

Lo aveva accusato di non scegliere una parte. Effettivamente era vero, lui non stava scegliendo né di supportare, né di andare contro la Biblioteca. La realtà era che non voleva sbagliare di nuovo, non sapeva che cosa sarebbe stato meglio: se non aveva le risposte, se finora ogni sua decisione era stata disastrosa, perché ostinarsi ad agire?

Tu sei cambiato

Questo aveva detto il ladro. In effetti … come dargli torto?

Vide il proprio riflesso nel parabrezza dell’automobile: era ancora Galahad, il cavaliere perfetto, incorruttibile?

No. Sembrava davvero essere solo Jenkins, un vecchio arrabbiato col mondo, privo di speranza.

Diamine! A che valeva essere immortale e avere tutte le conoscenze e le abilità che possedeva, se poi non le metteva a servizio di nessuno? Come cavaliere aveva deciso di servire il bene!

Forse non sapeva che cosa fosse meglio ma, di certo, sapeva che cosa fosse peggiore.

Come aveva potuto pensare di lasciare a Dulaque la possibilità di chiudere la Biblioteca?!

Sapeva benissimo di cosa suo padre fosse capace, poco tempo prima aveva tentato di uccidere Babbo Natale … non poteva lasciargli carta bianca!

Jenkins chiuse la macchina e rientrò nella Biblioteca.

 

Il Conclave si era concluso. Il signor Carsen, nonostante l’inconveniente della mela di Eris, era riuscito a risolvere la situazione.

Jenkins aveva accompagnato Mr Drake all’uscita e poi era rimasto ad aspettare che Dulaque passasse da lì. Gli voleva parlare. Non sapeva esattamente perché, ma voleva parlargli, sentiva il bisogno di un confronto, anche breve, diretto con lui, senza altri attorno.

“Risvegliare i draghi … avrebbero potuto distruggere il mondo!”

“Il sessanta per cento, sessantacinque al massimo.”

Jenkins non poté lasciarsi sfuggire un’occhiata di rimprovero: come poteva suo padre parlare con una noncuranza del genere? Come poteva ritenere accettabile la distruzione di oltre metà del mondo pur di raggiungere i suoi fini? Era così diverso dal cavaliere che era stato un tempo …

“Non è troppo tardi, sai … puoi ancora unirti a me.”

Jenkins avvertì un fremito. Quell’offerta … Suo padre gli voleva bene, lo apprezzava … Questo rendeva sicuramente felice l’uomo, ma sapeva di non poterlo più assecondare. Non era sempre d’accordo con la politica della Biblioteca, ma non avrebbe mai potuto sostenere l’estremismo della Confraternita.

Si limitò a ribadire che il conclave fosse terminato.

Il mezzo sorriso, quasi di speranza, che aveva piegato le labbra di Dulaque, scomparve.

L’uomo, poi, abbracciò il figlio. Jenkins non ricambiò. Si stava commuovendo e voleva impedirselo. Era da così tanto che non parlavano. Voleva bene a suo padre e lo rispettava, nonostante fosse un folle. Non riusciva né ad odiarlo, né a disprezzarlo e forse proprio per questo era così dolorosi essere su fronti opposti.

Fronti opposti? Aveva realmente pensato questo? Sì ed era la verità: ormai aveva deciso di essere leale alla Biblioteca e questo comportava essere nemico del proprio padre.

 

Più tardi, mentre stava sistemando alcuni documenti e verbali tirati fuori durante il conclave, Jenkins fu avvicinato da Flynn.

“Signor Carsen, avete bisogno di qualcosa?”

“Sì, vorrei che facessimo due chiacchiere. Quando sono stato qui la prima volta, ero morente e concentrato sul recuperare Excalibur e la corona di Artù, quindi non mi sono soffermato su di lei e dopo sono partito per una missione, senza tornare fino ad oggi. Vorrei sapere chi sia lei, esattamente.”

“Sono il custode della Biblioteca.”

“Sì, questo è il suo ruolo, ma io voglio sapere chi è lei. Non credo che Judson avrebbe fatto quel che ha fatto, se non fosse stato certo che ci fosse qualcuno più che in grado di gestire la Biblioteca.”

“Infatti abbiamo voi signor Carsen.”

“Non intendevo questo. Io so molte cose, è vero, ho 23 lauree e da quando lavoro qui ho imparato ancor di più, tuttavia questo è un luogo che esiste da duemila anni. So che Judson è stato Yahuda, il primo Bibliotecario, e sono certo che si è premurato di lasciare qualche immortale a custodire la Biblioteca, che possa dare continuità anche quando io dovrò passare il testimone. L’ho osservata, non molto, ma il suo accento lascia ancora sentire un’inflessione dell’antico gaelico e germanico, il suo portamento e la sua corporatura indicano che lei non è solo un intellettuale, ma anche un guerriero, un cavaliere. Considerando il passato della Biblioteca, mi viene da pensare che lei sia stato uno dei cavalieri della Tavola Rotonda e, per quanto ne so, ci sono stati solo due cavalieri ad aver ottenuto l’immortalità ed uno è Galahad, poiché ha trovato il Santo Graal e ha bevuto da esso. Dunque, lei è Galahad? Tranquillo, non lo dirò a nessuno, conosco l’opinione di Judson sul non dire al personale dell’immortalità … ho impiegato anni per fargli ammettere di essere il Primo Bibliotecario. Ebbene?”

“Avete ragione, sono Galahad o, almeno, lo sono stato.”

“Bene, questo mi porta ad una nuova domanda. So che Dulaque è Lancillotto, non ci vuole molto a capirlo, ha perfino mantenuto i tre leopardi sul suo stemma. Questo è un problema per lei? So che Judson non l’avrebbe fatta restare qui, se non si fosse fidato di lei, ma io ho bisogno di saperne di più.”

“Signor Carsen, dovete sapere che io sono nato per appartenere alla Biblioteca. Per molto tempo l’ho rifiutato, ma ormai sono mille anni che servo la Biblioteca e l’affetto per mio padre non è mai stato un ostacolo.”

“D’accordo. Concorderà con me che questo è un momento molto delicato per la Biblioteca, siamo pochi, senza il supporto di artefatti, la magia è tornata nel mondo e questo ci rende più vulnerabili. Ho bisogno che noi sei restiamo uniti. Siamo l’unico baluardo per mantenere in equilibrio questo mondo.”

“Equilibrio …? Mi fa piacere usiate questa parola, non è comune che i Bibliotecari capiscano qual è il vero scopo di questo luogo, solo i Veri Bibliotecari lo comprendono.”

“Lo so, non è una lotta tra bene e male, ma tra conoscenza e male; non è una lotta contro la magia, è l’impegno affinché tra la magia e il non magico ci sia equilibrio e armonia e non sopraffazione.”

“Sono molto lieto che voi lo sappiate e sarò ancor più tranquillo nel sostenervi.”

“Molto bene, Jenkins, allora cerchi di essere meno scorbutico con le nuove leve.”

 

 

Stagione 1, episodio 7

 

Jenkins aveva lasciato i tre bibliotecari e la Guardiana alla mostra competitiva di scienze ad indagare sugli strani fenomeni e sul misterioso software trovato sugli smartphone, molto simile ad un incantesimo di magia rituale. Era tornato in Biblioteca per controllare alcune cose e si era preparato un te caldo per rilassarsi, quando tornò nella sala principale ebbe un sobbalzo: una donna sottile, in un abito smeraldo, capelli rossi, si stava guardando attorno, era Morgana.

L’uomo trattenne un sospiro sconsolato e disse solo: “Poveri noi.”

“Oh, Galahad … dovevo immaginare di trovarti qua … Alla fine la Biblioteca ha vinto sul buon senso.” parlava con voce limpida, con una cordialità che evidenziava il suo essere beffarda; domandò: “Dov’è mia nipote? Non è … qui?”

Jenkins non rispose subito, il labbro inferiore gli tremò un poco e poi disse: “No. Le nostre strade si sono separate da qualche secolo … ma immagino che tu sappia già che Melissa è ritornata a Brocelandia da tempo.”

L’uomo suppose che la Fata gli avesse posto quella domanda solo per infierire. Non c’era tempo da perdere: preso il telefono e contattò il Colonnello Braid.

 

Più tardi, dopo che i Bibliotecari ebbero messo al sicuro gli studenti dal contraccolpo della legge del tre e che il Colonnello si era lasciata sfuggire la possibilità di uccidere Morgana, Jenkins era tremendamente preoccupato, tanto che si era riempito un bicchiere di cognac.

Per qualche momento c’era stata la possibilità di uccidere la Fata, quella che lui riteneva la responsabile della caduta di Camelot, quella che, pur senza aspirare alla conquista del mondo, aveva creato innumerevoli problemi e causato morti a causa dei suoi capricci. Non ambiva al comando, ma amava divertirsi e i suoi divertimenti spesso nuocevano gli altri; come molte creature che avevano avuto una vita lunga di secoli, non provava empatia.

Detestava Morgana, aveva inferto molto dolore anche alla sua famiglia. Egli stesso era stato vittima di uno dei suoi complotti, quando era ventenne, pur non avendola mai offesa prima. Certo, in quell’occasione lui aveva rimediato il suo bel cavallo Brannon … chissà se stava bene, nelle praterie di Brocellandia.

Ora Morgana aveva accumulato molto potere e chissà per cosa lo avrebbe utilizzato.

Inoltre, lo turbavano quelle parole che gli aveva fatto riferire: Non temere il malvagio, bensì l’eroe.

C’era un solo modo in cui lui poteva interpretarle: Dulaque aveva in serbo un piano ancor più tremendo di quelli finora sperimentati. La Fata aveva parlato della fine del mondo in arrivo.

Ancora una volta la Confraternita e, probabilmente, il Lago, stavano superando ogni limite.

 

 

Stagione 1, episodio 10

 

Ora sapeva. Ora, Jenkins sapeva perché suo padre tanto si affannava ad elaborare piani che mettevano a repentaglio l’intera esistenza.

Distruggere gli ultimi millecinquecento anni di storia, tessuti sul Telaio del Fato. Come poteva una persona concepire un piano del genere? Come poteva osare manomettere il Fato?

Eppure Dulaque l’aveva fatto, desideroso di riportare Camelot al suo splendore.

Solo allora Jenkins aveva compreso quanto Lancillotto si sentisse in colpa per la fine di Artù.

Dulaque credeva che il male del mondo dipendesse dalla caduta di Camelot, ergo di essere il responsabile di tutto ciò che non funzionava. Vedeva il male del mondo come un proprio errore e sentiva il dovere di rimediare.

Jenkins lo capì solo in quel momento, in quelle poche frasi che si erano scambiati, mentre incrociavano le lame, dando a Flynn il tempo di aggiustare il tessuto.

Jenkins non aveva mai immaginato quanto il padre si sentisse responsabile, né che la sua follia fosse sospinta dal desiderio di redenzione.

Ora che lo sapeva poteva provare solo tenerezza per il padre, compassione … poteva essere arrabbiato per la testardaggine e scarsa lungimiranza del genitore ma, ancora una volta, aveva avuto conferma di non poterlo odiare.

 

   
 
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