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Autore: Inevitabilmente_Dea    06/08/2017    0 recensioni
I Radurai, o quello che ne rimane, hanno finalmente attraversato il Pass Verticale che li ha catapultati in una nuova realtà che tutti ormai avevano dato per scomparsa.
Finalmente Elena, i Radurai e tutti gli altri Immuni hanno la possibilità di ricostruire la loro vita da zero, lontano dalle grinfie della W.I.C.K.E.D. e lontani dagli obbiettivi violenti del Braccio Destro.
Torture, esperimenti e sacrifici sono finalmente terminati.
Ora esiste solo una nuova vita da trascorrere in un luogo sicuro e privo di Eruzione. Un vero e proprio paradiso terrestre.
Ma se qualcosa arrivasse a turbare anche quello stato di quiete, minacciando nuovamente i ragazzi?
Se in realtà la corsa per la sopravvivenza non si fosse mai fermata?
Dopotutto nulla è mai come sembra.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gally, Minho, Newt, Nuovo personaggio, Teresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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{IMPORTANTISSIMISSIMISSIMO: leggete l'angolo scrittrice. So che è lungo, ma è fondamentale che tutti - e dico TUTTI - lo leggiate!}

Lanciai uno sguardo veloce alla parete esterna della Berga e notai un pugnale infilzato nel metallo, proprio dove prima David stava cercando di soffocarmi. Non mi ci volle molto per capire che era solo merito di Gally se l'uomo mi aveva lasciata andare e ora mi stava ignorando del tutto, troppo impegnato a dare ordini per badare a me. Solo dopo che la mia vista si mise a fuoco su di lui notai il taglio profondo che partiva da una sua tempia e gli arrivava quasi alla guancia, segnando di rosso perfino l'occhio che l'uomo teneva serrato per evitare che il sangue gli entrasse dentro le palpebre. 

Distolsi lo sguardo da David e immediatamente capii di dovermi muovere. Gally non poteva farcela da solo e, sebbene anche con il mio aiuto l'impresa sarebbe stata ardua, volevo almeno restituirgli il favore. Mi voltai e feci appena in tempo a mettermi in ginocchio che una figura in movimento colse la mia attenzione: a qualche metro da me, una guardia stava correndo nella mia direzione, brandendo il lanciagranate come se fosse un prolungamento del suo braccio.

Velocemente cercai a terra il mio arco e quando lo individuai a meno di un metro di distanza, mi gettai in avanti per riuscire ad afferrarlo in tempo. Tanta era la fretta di trascinarlo vicino a me che sradicai anche qualche ciuffo d'erba, ma non ci diedi peso e subito sfilai dalla faretra una freccia, puntandola a caso nella direzione in cui avevo visto la guardia.

Lo stupore ben presto si confuse col terrore quando realizzai che la guardia fosse sparita dalla mia vista. Il mio cuore perse di un battito, ma scossi semplicemente la testa, cercando di cacciare via quel dubbio per concentrarmi su altro.
Puntai la freccia verso la massa di guardie che stavano cercando di attaccare Gally e non appena lasciai la corda, sparando il mio colpo, sentii qualcuno afferrarmi per le spalle e spintonarmi a terra. Questa volta non feci l'errore di mollare a terra l'arco e lo tenni ben stretto nella mia mano, mentre con l'altra cercavo di afferrare una freccia nella faretra alle mie spalle.
Le mie dita fecero appena in tempo a sfiorare il legno delle frecce che qualcuno alle mie spalle mi colpì di nuovo, spiaccicandomi a terra.
Mi girai velocemente a pancia in su e notai con orrore che ad attaccarmi era stata la guardia che precedentemente avevo visto correre in mia direzione. La vidi alzare la gamba e solo quando fu troppo tardi capii che volesse tirarmi un calcio. Cercai di rotolare di lato per evitare il colpo, ma il suo piede finì comunque sul mio fianco, facendomi mugugnare di dolore.

Gattonai all'avanti, cercando di guadagnare un po' di terreno per riuscire a scagliargli la freccia addosso senza che fosse troppo vicino, ma tutti i miei tentativi furono vani perchè all'improvviso lo sentii afferrarmi per i capelli. Un urlo mi uscì dalle labbra quando la guardia mi sollevò di peso in piedi, tirandomi poi all'indietro con violenza e probabilmente staccandomi qualche ciocca.

Cercai di controllare il dolore e tentai di pensare ad un modo per liberarmi, quando il mio sguardo venne catturato da una guardia a qualche metro di distanza, intenta a puntare il lanciagranate contro Gally. Senza nemmeno pensarci due volte alzai l'arco e tirai la corda prendendo bene la mira, poi lasciai la freccia, facendo perfettamente centro. Il ragazzo non si accorse nemmeno della mia azione e continuò a correre nel tentativo di guadagnare un po' di vantaggio per riuscire a liberare qualcuno dei abitanti del villaggio e ricevere un aiuto.
Nella folla individuai perfino Thomas che nel caos totale era stato completamente ignorato e usando finalmente per la prima volta la sua intelligenza si era inginocchiato nuovamente nel suo gruppo per fingersi legato e nel frattempo slegando i nodi degli altri.
Il sorrisetto soddisfatto sul mio volto mutò in smorfia quando la guardia dietro di me mi diede un altro strattone. Stanca di quella situazione e indolenzita lungo tutta la testa tirai una gomitata all'indietro, colpendo la guardia. Questa non mollò la presa, ma esitò per qualche istante, colta di sorpresa. A quel punto, facendo forse la cosa più stupida o masochista in tutta la mia vita, tirai violentemente all'avanti per liberarmi. Nonostante la presa dell'uomo si fosse allentata dopo il mio colpo, la guardia riuscì comunque a staccarmi qualche ciocca, ma cercai di non fiatare, mordendomi il labbro e concentrandomi sulla nuova freccia che ero pronta a sparare dritta al suo petto. Una volta colpito mi voltai di scatto e continuai con il mio piano principale, avanzando e dandomi una grattata distratta alla testa. La pelle tra i miei capelli bruciava un po' e potevo sentire perfino il mio collo pizzicare, ma sapevo che qualche capello strappato potesse di certo aspettare. Dovevo aiutare Gally finchè potevo.

Raccolsi una freccia, la puntai sull'arco, presi la mira tirando bene la corda, poi lasciai la freccia liberare di fendere l'aria e conficcarsi dritta nel cranio di una delle guardie.
Senza perdere tempo cavai un'altra freccia e colpii un'altra guardia intenta a rincorrere Gally.
Un'altra freccia in meno nella mia faretra, un altro uomo in più che cadeva morto a terra.

Una freccia, una morte; un tiro d'arco, un urlo di dolore; una mira ben presa, un corpo che si accasciava a terra.

Per un attimo pensai di poter continuare con quella routine all'infinito o almeno così credetti fino a che David non mi puntò il dito contro, ordinando alle guardie di bloccarmi.

Senza pensarci due volte iniziai a lanciare frecce con ancora più assiduità, puntando in particolare verso chiunque cercasse di avvicinarsi.  Mi sentivo imbattibile.

Poi un fischio di elettricità nell'aria e il suono di una granata che veniva sparata. Non mi ci volle molto per individuare chi fosse stato l'artefice: David aveva afferrato il lanciagranate che precedentemente aveva appeso dietro la schiena e aveva sparato in direzione di Gally, colpendolo al petto.

Vidi il ragazzo drizzarsi con la schiena e immobilizzarsi all'istante. Ogni suo muscolo si irrigidì e lo vidi stringere i pugni lungo i fianchi, rimanendo immobilizzato in quella morsa di elettricità. Gally non urlò e non emise un fiato, semplicemente continuò a tremare fino a che le sue ginocchia non ressero più il peso del corpo e a quel punto crollò a terra fumante, colto continuamente da spasmi.

Gridai senza nemmeno accorgermene e mi ritrovai a correre in direzione di David, con una freccia puntata sull'arco. L'uomo si voltò in mia direzione e mi sorrise, quasi come se avesse capito di aver colpito il mio punto debole e ne fosse soddisfatto.

Lanciai un altro grido, arrabbiata e frustrata, e feci per lasciare partire la freccia puntata al suo petto in un colpo mortale, quando qualcuno decise di buttarsi su di me per placcarmi. Lasciai partire la freccia nella speranza di colpire comunque il mio avversario, ma quando caddi a terra l'unico lamento di dolore che sentii fu il mio, comprendendo perciò di aver fallito il tiro.

Feci per trascinarmi in avanti e sfuggire dalla presa della guardia sopra di me, ma questa mi tirò nuovamente all'indietro e mi obbligò a voltarmi a pancia in su. Mi resi conto di avere il fiatone solo quando la guardia mi bloccò a terra con il suo ginocchio, puntando proprio sul mio petto e spingendo in basso, rendendomi difficile riprendere fiato.

Mi dimenai e cercai in tutti i modi di allontanarmi, ma ogni mio tentativo divenne vano quando la guardia sopra di me alzò il lanciagranate in aria, anticipandomi le sue mosse.
Quasi istintivamente sollevai le mie mani a coprire il mio volto nel tentativo di proteggermi, ma il calcio del lanciagranate andò comunque a segno, colpendomi sia l'orecchio che la tempia. Le mie mani attutirono il colpo quanto bastava per farmi rimanere cosciente. 
Inizialmente non provai nulla, solo una forte pressione sul lato del mio volto. Sentii l'impatto fresco del lanciagranate sulla mia pelle, ma solo dopo qualche secondo iniziai a percepire l'intontimento.

Sbattei le palpebre più volte, ma per qualche istante vidi solamente nero. Spalancai gli occhi, ma le cose non migliorarono, anzi la testa iniziò a girarmi, diventando improvvisamente leggera e poi nuovamente pesante.
Girai la testa e guardai in alto, riuscendo a scorgere il nero della divisa della guardia, ancora intenta a bloccarmi a terra. Un battito di ciglia e già non riuscivo più a distinguere la terra e dal cielo.
La mia mente si fece ancora più confusa quando, appoggiata la guancia colpita sull'erba, le mie orecchie iniziarono a fischiare e la mia pelle prese a tirare e a bruciare come se fosse stata cosparsa di fiamme ardenti.

Feci una smorfia e tentai di dire qualcosa, senza sapere esattamente cosa, ma l'unico suono che uscì dalle mie labbra fu un lamento.
Sentii delle voci a distanza parlare tra di loro, discutere su un qualcosa riguardante le Berghe e i bambini e sul fatto di velocizzare l'operazione.

Cercai di muovere le braccia e colpire la guardia sopra di me, ma solo dopo qualche tentativo di troppo capii che l'uomo o la donna che stava sotto quel casco nero mi stava bloccando i polsi sopra la testa e stava a sedere sopra le mie gambe, impedendomi ogni tipo di movimento.

Non seppi con precisione quanto tempo avessi passato in quella condizione, ma il dolore sulla tempia sembrava essersi diramato ovunque sul mio corpo, scandendo i secondi che passavano come fossero secoli.

Chiusi gli occhi per un attimo e cercai di fare ordine nella mia mente, ma caddi in un vortice nero. Il mio corpo divenne pesante e cercai in tutti i modi di riaprire gli occhi, trovando però quest'azione molto difficile. Sembrava quasi che due pesi fossero stati attaccati alle mie palpebre, rendendomi difficile perfino creare una fessura per vedere. Dopo diverso tempo passato in quello stato, decisi di prendere un bel respiro e finalmente riuscii a spalancare gli occhi.
Solo dopo essermi guardata attorno compresi che qualcosa non andasse nel verso giusto.
Le guardie stavano tutte correndo verso le Berghe e solo alcune erano rimaste a fare da guardia ai gruppi. 

Cercai di sollevarmi e questa volta ci riuscii, scoprendo che perfino la guardia sopra di me era sparita nella massa. Sbattei le palpebre e cercai di individuare la fila dei bambini in attesa di essere smistati nelle Berghe e con orrore mi accorsi che non era rimasto più nessuno.
Mi misi a gattoni e delle fitte mi accecarono, rendendomi la testa pesante. Mi portai un palmo sulla tempia e non mi stupii quando le mie dita si impregnarono di una sostanza viscida, sicuramente sangue.
Con tutte le forze rimaste mi sollevai in ginocchio e mi guardai attorno, realizzando di essere svenuta per un po' di tempo. Quando avevo chiuso gli occhi avevo perso sia i sensi sia ciò che mi succedeva attorno, rimanendo così con un buco nero al posto di ciò che era accaduto.
David stava procedendo nel dare ordini, continuando ad indirizzare le guardie verso le Berghe. Il capo dell'operazione era già sparito - cosa che per qualche motivo non mi stupì più di tanto - e i miei amici erano ancora a terra. Diedi un'occhiata veloce dietro di me e vidi che la metà delle persone del gruppo di Thomas, lui compreso, erano state colpite con delle granate elettriche, mentre il restante era tenuto sotto controllo da una delle guardie rimaste.

Gattonai per qualche secondo, ma immediatamente mi sentii cadere all'avanti. Riuscii ad evitare di sbattere il volto a terra e cercai di rialzarmi con le braccia. Notai il mio arco abbandonato a terra proprio davanti a me e quando lo raccolsi e le mie dita sfiorarono il legno, realizzai tutto ciò che era successo. Avevo fallito.

Alzai nuovamente lo sguardo e, appena notai che anche le ultime guardie se ne stavano andando, il panico mi strinse il cuore. Vidi David aspettare che tutti fossero partiti per mettersi anche lui a correre verso le Berghe e solo quando l'uomo fu abbastanza distante riuscii a reagire.

Mi tirai in piedi e mugugnai per le fitte alla testa. Feci due passi e caddi a terra, battendo forte le ginocchia.

Strizzando gli occhi mi alzai nuovamente e presi a correre. Il mio zoppicare di certo non mi aiutò e ben presto realizzai di stare avanzando completamente storta. Ad ogni passo mi sembrava di dover cadere di lato, ma ogni volta continuavo a ripetermi di dovercela fare.
Non mi persi d'animo e continuai a correre, con l'arco stretto nel pugno e lo sguardo fisso sulle due Berghe che ora avevano accesso i motori, alimentando un vento caldo e forte che non fece altro che ostacolarmi la corsa.

Metro dopo metro mi avvicinai ai due aeromobili, ma quando questi si alzarono in aria aumentando la potenza dei propulsori un grido di rabbia uscì dalle mie labbra, soffocato dal rumore di quegli aggeggi infernali.

Continuai a correre e cavai una freccia dalla faretra, puntandola immediatamente sull'arco. Senza pensarci due volte la lanciai, permettendo ad un mio urlo di accompagnarla nel tragitto. 
Gridai ancora, frustrata più che mai, quando osservai la freccia sollevarsi in aria e per un attimo sparire nella luce del sole, per poi precipitare nuovamente al suolo e conficcarsi nel terreno.

Inciampai nuovamente e rotolai a terra. Ignorai il dolore e l'indolenzimento per quell'impatto violento, mi rialzai in piedi e continuai a correre, rischiando più volte di inciampare nei miei stessi piedi. 

Continuai ad arrancare all'avanti fino a che le Berghe non divennero un puntino scuro nel cielo e poi sparirono dietro le montagne. Solo a quel punto rallentai la corsa e mi gettai a terra in ginocchio, osservando il punto in cui i due aeromobili erano spariti.

Lasciai che le braccia cadessero morte sui fianchi e che la rabbia fosse poi attenuata dalla delusione e dalla tristezza. Volevo urlare e inveire contro la W.I.C.K.E.D., ma sapevo che il mio fiatone non me lo avrebbe permesso.

"No." un sussurro fu l'unica cosa che riuscì a perforarmi le labbra, carico di frustrazione e delusione.
Due nomi si formarono nella mia mente.

Hailie.

Elizabeth.

Avevo permesso alla W.I.C.K.E.D. di portarmele via.

Avevo promesso a me stessa che le avrei protette con la mia stessa vita e avevo fallito.

Hailie mi ricordava così tanto Chuck, il povero e innocente bambino che non ero riuscita a salvare.

Elizabeth era l'unica cosa che mi rimaneva di Newt, l'unico ricordo per cui valesse la pena lottare e mi era stata strappata via, proprio come il fratello.
Avevo fallito ed era tutta colpa mia.

*Angolo scrittrice*

Hey pive!

Ho tante cose da dirvi, perciò sarò breve e chiara.
1) Scusatemi se vi ho fatto attendere così tanto, ma tra compleanni, impegni pre partenza e pure il computer rotto non ho veramente avuto il tempo di mettermi giù a scrivere in questi giorni. 

2) Questo sarà l'ultimo capitolo per qualche mese. Lo so, manca ancora molto alla mia partenza, ma ho deciso di prendermi del tempo da passare con la mia famiglia e i miei amici. 
Una volta che in America mi sarò ambientata e sistemata inizierò nuovamente a scrivere. Ma. C'è un ma importantissimo. Non ci sarà più un periodo di pubblicazione preciso (ad esempio "ogni tre giorni pubblico") perchè: a) non avrò molto tempo; b) non voglio isolarmi troppo nella mia camera per scrivere, perchè facendo così rischio di perdermi dei bei momenti; c) con tutte le emozioni contrastanti e tutte le novità, la mia mente sarà bombardata di pensieri, rendendomi perciò difficile concentrarmi su questa storia.

Come vi ho già spiegato, scriverò a tempo perso su un quaderno, poi invierò le foto alla mia bae Iax_Awinita che si è gentilmente offerta di ricopiarmi su EFP ogni parola e poi pubblicare i capitoli. Quindi mi sembra giusto un "Grazie" corale verso la sua santità e pazienza :') Ovviamente sarò io a scrivere i capitoli e a leggere le vostre recensioni, e tra l'altro spero vivamente di avere almeno il tempo di rispondervi! In caso contrario,  vi prego, non vi offendete: sapete che vi voglio un mondo di bene ♥

3) Ho fatto un piccolo sondaggio su quale storia di Maze Runner vi sia piaciuta di più. Se volete dare la vostra opinione aprite il sito https://strawpoll.com/e6w6h3f7 e lasciate il vostro voto.

4) Ho finalmente creato il video del mio viaggio in Cina! Se siete interessate ecco qui il link (consiglio di vederlo in HD):

   https://www.youtube.com/watch?v=YtY80OLpAaI

5) Che fine ha fatto il video Newtlena che ci avevi promesso? Tranquille, arriverà. Solo che vorrei aspettare che uscisse il trailer di The Death Cure (se non il film) in modo da avere più spezzoni da cui prendere spunto e non usare sempre gli stessi.

6) Durante il mio soggiorno in America posterò molte foto o video o altre cose sui miei social, perciò chiunque fosse interessato a stalkerarmi mi può trovare:

su Facebook al link https://www.facebook.com/elena.deangeli.967
su Instagram al link https://www.instagram.com/elena.angeli/
su YouTube al link https://www.youtube.com/channel/UCYWrg-IVz4lDpGfT2NBS2xQ

 

 

   
 
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