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Autore: Sesquiplebe    07/08/2017    0 recensioni
~Cosina scritta perchè mi sentivo ispirata sulla mia oc. Lo so, praticamente tutti odiano gli oc, ma noi ci proviamo comunque a pubblicare qualcosa-~
30 Giugno 1849.
«Le mura aureliane, le mura aureliane!»
Non ci fu tempo per pensare.

Personaggi:
-Lucia Costantina Vargas (Oc!Centro Italia/Italia Centrale)
-Feliciano Veneziano Vargas (Nord Italia, molto ooc per adeguarlo all'evento e all'epoca)
-Feliks Łukasiewicz (Polonia, solo nominato)
-Francis Bonnefoy (Francia, solo nominato ma compare spesso)
-Antonio Fernandez Carriedo (Spagna, solo nominato)
ATTENZIONE:
fatti storici leggermente romanzati, forse anche senza il "leggermente"

~Recensioni sempre ben accette~
Genere: Generale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Polonia/Feliks Łukasiewicz, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Da un mese, oramai, le sacre mura romane erano costantemente ferite dai terribili cannoni francesi che, dall'altra parte, tentavano incessantemente di profanare le colline dei re e spegnere il fuoco eterno di Roma.
Da un mese, l'artiglieria di quelle bestie sembrava più famelica rispetto a prima quasi come non vedessero l'ora di affondare i denti nella carne della loro preda ridotta all'angolo.
Ma Lucia non era affatto una preda facile, e Feliciano non uno stupido garibaldino. Entrambi avevano dimostrato tanta forza e coraggio da impressionare persino Francis il quale, sminuendo gli italiani, credette in una vittoria facile. Il grido di libertà attirò anche i polacchi: mandarono un'intera legione a supportare quel popolo di pazzi temerari. E nemmeno gli spagnoli si risparmiarono, sebbene, fortunatamente, le loro truppe non raggiunsero mai la Città Eterna ad aiutare i francesi.

Tutti contro Roma.
Tutti vogliono Roma.

30 Giugno 1849.
«Le mura aureliane, le mura aureliane!»
Non ci fu tempo per pensare.
Accorsero immediatamente nel luogo assaltato dall'orda violenta di avversari ferini, belve selvagge affamate di distruzione.
Troppo tardi.
Poterono solo osservare, inermi, le difese cedere alla prepotenza del nemico.
«Sul Gianicolo!» qualcuno urlò dalle masse alleate, qualcuno che non aveva alcuna intenzione di piegarsi allo straniero.
«Sul Gianicolo, sul Gianicolo!» ripeté insistentemente l'italiana, bramosa di continuare a lottare, ancora e ancora.
Feliciano, recepito il messaggio, si diresse coraggiosamente alla Villa* pronto per affrontare a testa alta coloro che hanno osato calpestare il suolo inviolabile della sua amata terra.

Francesi contro italiani.
Austriaci contro italiani.
Spagnoli contro italiani.

Barbari contro Romani.

Le legioni impugnarono nuovamente le lance affilate riprendendo i rispettivi posti nelle file dell'esercito che precedentemente avevano perso durante la corsa. Fieramente osservavano i selvaggi muoversi spavaldi nelle terre dell'Urbe e avvicinarsi furiosamente, come animali, verso l'accampamento attirando l'attenzione del comandante alla punta dell'acies*. Questo, allora, volse lo sguardo ardente all'orizzonte tenendo strette tra le dita l'organo di comando e aspettò pazientemente l'arrivo dell'altro.

Uno.

Due.

Tre.

E il corno tuonò.

Inizia la battaglia.

Le schiere cozzarono tra loro creando una melodia spettrale a capo di una danza macabra e sanguinosa. I due fratelli, chiamati dalla dolce e crudele voce di Libertà, sfoderarono tutte le energie rimaste, pure quelle più piccole, in un ultimo canto di gloria.
Uno ad uno, i barbari cadevano sotto le armi valorose dei guerrieri italiani senza lasciare alcun sopravvissuto, il loro sangue avrebbe benedetto la rinascita dell'impero.

E poi il velo scomparve*.

«Sono sicura, ce la faremo, ce la possiamo fare!» inebriata dai profumi di Vittoria* proseguiva la sua marcia imperterrita, finché un freddo fendente squarciò la carne della schiena attraversando l'uniforme.
La vista si appannò.
La mente si offuscò.
E le ginocchia si arresero al dolore.

No, non stavano affatto vincendo.

Libera da quel piacevole panno illusorio sollevò gli occhi avanti accorgendosi della terribile verità davanti a sé.

Stavano perdendo.

E così, simile ad un cigno sul punto di morire, intonò le sue note più belle alzandosi dalla terra sporca e spiegando le splendide ali candide.
Fino all'estremo spietato respiro. 
Combattè per quella amtassima utopica libertà fino alla fine.

«Libertà, quanto sei cara.
Libertà, quanto mi costi.»





Note Autrice:

*Villa: si intende la Villa del Vascello situata poco prima del colle Gianicolo;
*Acies: in latino è l'esercito schierato;
*E poi il velo scomparve: cade l'illusione di una vittoria;
*Vittoria: lo so che non ci vuole non genio a capirlo ma specifico comunque, Vittoria è intesa come la dea della vittoria, una personificazione, non una persona.
Lo so che tutti odiano gli oc ma, please, almeno leggetela questa cagatina scritta male-

  
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