Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Bellamy    07/08/2017    1 recensioni
La battaglia tra i Cullen e i Volturi termina in maniera inaspettata: i Cullen perdono, Edward e Bella si uniscono alla Guardia di Aro e Renesmee perde la memoria. I pochi mesi di vita vissuta da Nessie vengono spazzati via.
Dopo quasi un secolo, Aro invita Renesmee a Volterra.
Genere: Malinconico, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Breaking Dawn
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Bella! Ci devi spiegare!”
“Renesmee… ha detto che vuole rimanere qui.”
“Bella, Nessie è in pericolo?!”
“Io non me ne vado finché Renesmee viene con noi.”
“Dovete lasciare Volterra. E’ troppo pericoloso per voi rimanere qui. Aro vi ha lasciati andare con tranquillità ma, di sicuro, manderà qualcuno a controllarvi. Andate via dall’Italia, ritornate a casa. La vostra vicinanza da Volterra o dall’Italia sarà sospetto per Aro.”
“Renesmee?”
“Presto sarà di nuovo con voi. Ve lo prometto.”
 
 
 
 
 
 
Spalancai gli occhi e grossi cerchi neri si allargavano nella mia visuale, occupandola. Ai margini tutto era sfocato, confuso, miope.
La testa vortica in un giro senza fine e, nonostante mi resi conto che ero avvolta da coperte leggerissime, sentivo freddo come se mi fossi gettata sulla neve, alta più di un metro, congelandomi tutta.
Mi guardai intorno, ogni movimento consisteva ad un pugno in faccia. Osservai con occhi socchiusi, in silenzio, cosciente di dove mi trovavo. 
Il buio sovrastava l’ambiente, le tende spesse erano tirate rigidamente e in maniera tale che nessun spiraglio di luce potesse rovinare l’atmosfera oscura, tranne per una lampada che irradiava tenui raggi rossi in tutta la piccola stanza, mostrando l’arredamento antico ma semplice.
 “Ben svegliata!” disse Andrew, disteso sul letto sopra le lenzuola, la voce era calma, pacifica, quasi tenera.
Mi diede un buffetto nella guancia e mise un braccio sotto il mio collo a mo’ di cuscino.
M’irrigidii e non fiatai. Il contatto fece aprire nella mia testa l’archivio dei ricordi.
Era vividissimo nella mia mente. Era stato lui, attraverso me, a cacciare la mia famiglia da Volterra.
Le parole che pronunciai, a causa sua, alla mai famiglia rimbombavano all’infinito nelle mie orecchie come se le avessi detto appena pochi secondi prima.
 Andrew sorrise imbarazzato, le ciglia toccavano le guance pallide, colore diverso dalle mie, rosso fuoco.
“Ho bevuto troppo sangue da te. Hai perso i sensi. Mi dispiace.” Sussurrò leggero.
Lo guardai, i miei occhi lampeggiavano e illuminavano di rosso il volto del vampiro, come un allarme.
Non gli risposi perché tutto ciò che poteva uscire dalla mia bocca poteva ritorcermi contro. Andrew aveva già dimostrato cosa poteva farne di me e io non volevo proporgli altre possibilità.  
Decisi di non parlare, neanche urlargli contro, rimasi rigida come un statua e lasciai ardere il fuoco  nei miei occhi.
Che gli dovevo dire? “Non ti preoccupare.” ???  Farlo nutrire da me era troppo, rassicurarlo ancora peggio.
La totale libertà di azione di Andrew mi sconcertava e infuriava: grazie al suo potere si sentiva libero e padrone del mondo. Tutto il pianeta Terra correva e obbediva ai suoi comandi silenziosi.
Come me o tutti gli innocenti che, sfortunatamente, si erano trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, in balìa di Andrew.
Andrew era un vampiro con un dono troppo grande, forse troppo grande anche per lui stesso.
 Era consapevole di ciò che era in grado di fare? Aveva mai analizzato gli aspetti negativi e positivi? La maniera migliore per utilizzare il suo dono?
Non mi seppi  dare risposta, con Andrew non si poteva mai sapere ed io non lo conoscevo abbastanza per tirare via conclusioni ma la prima impressione era quella che il vampiro era ben cosciente del suo potere e lo utilizzava come meglio gli pareva.
Lo guardai e lui guardava me, negli occhi, in una maniera molto diversa dal solito, non affamata. I suoi erano magnetici, elettrizzavano il mio cuore, spronandolo a battere più velocemente, riscaldando il mio petto.
Come se fosse l’ultima cosa sensata da fare rimasta al mondo, mi aggrappai alle iridi rosso scuro di Andrew, promettendomi di non lasciare mai la presa. Era la cosa più facile di sempre.  Naturale.
Non badai al fatto che il volto di Andrew si stava avvicinando sempre più al mio. Ero incatenata al suo sguardo e, pian piano una bolla si modellava intorno a me, allontanandomi da tutto, anche da Andrew.
Si mosse nel letto in maniera brusca, non affine ad un vampiro, e si distese di lato, completamente rivolto verso di me.
Andrew appoggiò le sue mani delicatamente nel mio viso, senza far pressione, e mi tirò verso di sé.
Per un secondo gli balenò in volto una espressione sorpresa e compiaciuta: si aspettava che opposi resistenza ma non fu così. 
Senza riflettere o analizzare cosa stava accadendo, gli avvolsi le braccia intorno al collo e lo strinsi forte.
Sapevo chi avevo davanti: un manipolatore, un assassino, colui che aveva distrutto la mia unica chance di scappare via con la mia famiglia, colui che aveva spento l’unica debole luce di speranza rimasta.
Ma i miei occhi interpretavano i suoi in un’altra maniera. Dietro quel minaccioso pozzo di sangue scuro, c’era qualcos’altro alla quale però non si poteva accedere. Inaccessibili e imperscrutabili.  
Ed io ero spinta ad avventurarmi nell’ignoto dei suoi occhi, con i suoi rischi e i suoi pericoli, alla scoperta dei segreti e della vera personalità di Andrew.
Sentivo il suo alito dolce e freddo accarezzare le mie guance e le mie labbra.
“Renesmee. Finalmente.” Sussurrò piano.
Avevo visto e letto milioni di baci, tra uomo o donna o tra due donne oppure tra due uomini, in film e rappresentazioni teatrali, nei libri.
Non avevo mai considerato che un momento del genere potesse capitare anche a me. Non avevo mai pensato ad un eventuale scambio di effusioni con qualcun altro. Le probabilità, in pratica, erano pari a zero.
Invece, a Volterra, la malefica trappola dei Volturi costruita da cattiveria, potere e dolore, le probabilità si stavano rivelando totalmente errate. Si stava verificando l’impensabile.
Un vampiro e una mezza-vampira.
Ed io non ero costretta, obbligata da lui. Lo volevo.
I minuti passavano, il bacio non era più incerto e timido, come all’inizio, ma cominciava a farsi sempre più forte e consapevole.
La morsa d’acciaio di Andrew mi avvolgeva completamente, raccogliendomi tutta nelle sue braccia di pietra sbarrate. Faceva male ma non m’importava. Volevo che mi stringesse così forte. Era ancora un vampiro neonato, era più forte di tutti gli altri vampiri. I suoi baci, però, erano balsamo per il dolore che mi causava in tutto il busto, nello stomaco, nei fianchi, nella cicatrice.
Ci staccammo, non sapevo dopo quanto tempo, e ci guardammo negli occhi, senza parlare. Io presi fiato e appoggiai il volto nel suo petto, lui mi strinse. Dal suo torace non sentivo nessun battito cardiaco. Dal mio sembrava si stesse tenendo  un concerto con una enorme orchestra.
“Renesmee.” Sussurrò di nuovo Andrew, serio, dopo poco tempo.
Allarmata da quel tono di voce, alzai lo sguardo verso di lui appoggiandomi ai gomiti.
Aveva la fronte corrugata e mi guardava attentamente, quasi tormentato. I primi bottoni della sua camicia erano aperti, facendo scorgere il petto marmoreo.
Mi accarezzò una guancia delicatamente per poi stringerla debolmente.
“Non posso prometterti nulla.” Sussurrò.
Ci guardammo attentamente, infine annuii e mi riposizionai nel suo petto.
Capii cosa intendeva: i sentimenti che un vampiro provava verso una persona erano più forti di quelli provati da un umano. Nonostante tutto, Andrew non mi assicurava di stare sempre dalla mia parte.
E questo lo faceva soffrire.
Andrew era la nuova arma letale di Aro, sempre al suo servizio e doveva obbedire ad ogni suo comando, anche contro di me.
Mi sentii risvegliare come da un sogno. La mia mente era un centrifuga di pensieri. Come in un loop, davanti ai miei occhi si ripeteva la scena del mio primo bacio, ogni singolo istante.
Gli strinsi una mano e l’appoggiai al mio volto. Era la prima volta che utilizzavo il mio dono con lui.
Non gli feci vedere nulla se non un sentimento del tutto nuovo che, man mano, stava nascendo in me e le mille domande che mi stavano tormentando.
Questa sensazione sconosciuta, non sapevo darle un nome, da quando c’era Andrew la sentivo sempre presente ma lontana, come se aspettasse di fare la sua trionfale entrata. Stava rinnovando la mia esistenza, il mio punto di vista e il mio essere.
Questo cambiamento drastico e improvviso mi faceva paura.  
Accantonai per un attimo i miei tormenti interiori. Sorsero spontanee alcune domande:  che dovevo fare? Che dovevamo fare?
L’unica opzione logica era quella di comportarsi agli occhi dei Volturi come avevamo sempre fatto.
Lui faceva parte della Guardia, uno dei gioielli più preziosi della collezione. Io ero…il nemico? Solamente un giocattolo nelle mani di Aro che aspettava che lui si annoiasse di lei e decidesse di mandarla via.
I membri della Guardia, tranne Bella, erano totalmente indifferenti nei miei confronti e così Andrew si doveva comportare: indifferente.
Non c’era nessuna possibilità per noi due e non dovevamo illuderci che questa potesse esistere.
Non riuscii ad immaginare le potenziali conseguenze che potevo subire se i Volturi avessero mai saputo della relazione tra me ed Andrew.
E Andrew? Poteva subirne anche lui? Aro gli avrebbe mai vietato di stare con me? L’unica cosa sicura è che non l’avrebbe mai mandato via e che Andrew doveva obbedirgli.
Andrew sentiva tutto lo scorrere dei miei pensieri, resi volontariamente chiari da me ma non parlò. Non rispose alle mie domande. Forse nemmeno lui sapeva le risposte.
Forse era d’accordo con me.
 “Devo parlare con Aro.”  Dissi.
“Perché?” domandò, guardandomi incuriosito.
“Se sono destinata a rimanere qui voglio almeno chiarire alcune cose.”
“Non puoi.” sbottò secco.
Di scatto mi alzai e mi sedetti accanto a lui, gli stringevo ancora la mano.
“Perché?”
“E’ troppo rischioso e poi non è qui.” Mi rispose sbrigativo.
Non gli credevo. “Lui può chiamarmi quando vuole e io, in teoria sua ospite, non posso parlargli quando mi va? Che ospitalità!” domandai con tono sarcastico.
Andrew mi lanciò un’occhiataccia ma io non ci feci caso, mi voltai e mi alzai dal letto. Andrew fece la stessa cosa, in allerta, e mi guardava attento. “Che stai facendo?”
Sistemai la maglietta nera un po’ malconcia e gli risposi: “Vado da Aro.”
Sospirò, esausto. “Ti ho detto che non c’è.”
Feci spallucce “Parlerò con Marcus e Caius.” dissi di rimando e avanzai verso la porta con passo sicuro. Non ero molto convinta di voler parlare con i fratelli di Aro.
“Non costringermi a fermarti!” esclamò Andrew parandosi davanti alla porta.
Strabuzzai gli occhi “Perché? Prima eri stato costretto?!” domandai.
Nello stesso istante in cui la mia voce si affievoliva al termine della mia domanda, mi raggelai. Il volto di Andrew divenne di ghiaccio come i suoi occhi. Io ero il suo riflesso.
Non avevo intenzione di dire quelle parole ma le avevo dette. Il mio inconscio aveva preso il sopravvento e il controllo della mia bocca.
Mi sentii male. Il suono delle parole appena pronunciate sembrava, per le mie orecchie, il rumore di  pallottole appena sparate. Non sentivo i piedi ben piantati a terra mentre i miei occhi erano puntati su Andrew. I suoi occhi rimanevano di ghiaccio e non riuscii a decifrare quali emozioni provò in quel momento.
Silenzio. Un silenzio pesante calò tra di noi.
Aprì la porta e mi ordinò: “Vai. Cerca Aro.”
Obbedii e uscii dalla stanza. Non sapevo dove andare ma le mie gambe avanzavano da sole.
Mi allontanai dalla porta solo per pochi metri, mentre Andrew mi osservava dalla soglia della stanza, e arrivai accanto ad una delle tante scale di marmo a chiocciola.
Le scesi lentamente e dei brividi percorsero tutto il mio corpo. Ero scesa di un piano, non c’era nessuna luce o candela accesa. I muri di pietra antica trasudavano freddo e umidità che si incollava al corpo.
Entrai nel panico e delle lacrime calde bruciavano il mio volto freddo. Tutto intorno a me era nero ma le mie gambe continuavano ad avanzare, a muoversi.
Non riuscivo a fermare, a parlare, pregare Andrew di fermarsi. Ero costretta ad avanzare.
Scesi altre scale e trattenni il respiro, timorosa di cadere. Il buio era padrone e io non sapevo dove diavolo stavo andando.
Ancora altri metri in profondità, i miei occhi scorsero una luce incastonata nella pietra che illuminava uno spazio nascosto. Continuai a scendere ma ad un certo punto mi fermai. Ripresi di nuovo potere delle mie gambe. Andrew si era fermato? Il suo dono non andava oltre certe distanze?
Mi guardai intorno non sapendo ora che strada fare per ritornare da Andrew.
“Renesmee?”
Bella apparve ai piedi della scala. Un fantasma, pallidissima, che indossava un elegante ma semplice vestito nero e stivaletti dello stesso colore. Era bellissima.
Feci gli ultimi scalini di corsa, muovendo le mie gambe per mia volontà, e mi avventai sopra Bella, abbracciandola.
“Bella!” esclamai, felice di rivederla.
Mi accolse pronta al mio attacco e mi strinse forte ma allo stesso tempo delicatamente.
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Bellamy