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Autore: meme_97    07/08/2017    3 recensioni
QUESTA STORIA PARTECIPA AL CONTEST "AWARD FOR BEST ONE-SHOT - II EDIZIONE" INDETTO DA NIRVANA_04 SUL FORUM DI EFP
Per chi prova un gran dolore nel petto.
Per chi sente di avere la mente a pezzi.
Per chi non sta bene con se stesso e vorrebbe solo che tutto finisse.
Questa è la storia di una giovane ragazza stroncata precocemente dalle difficoltà della vita. Ella, in base alle sue forze e alla sua volontà, lotta con i suoi demoni per poter tornare, un giorno, a respirare ancora.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Meme Mei

 

 

BRAIN DAMAGE1

 

 

 

 

 

Per chi non sta bene con se stesso
e vorrebbe solo che tutto finisse.

 

 

 

 

 

 

 

 

12/04/2016

 

Sto aspettando che compaia il numero del binario del treno per tornare a casa, intanto ascolto musica a volume altissimo con le cuffie.
Sì, è un po' che non scrivo, eppure questo è proprio il periodo in cui dovrei scrivere ogni giorno, ogni secondo, ogni ora. Ma non ho la forza.
Il mio cervello si perde, non ce la può fare.
Un sorriso amaro scappa sulle mie labbra.
Hai presente la sensazione di avere la mente completamente stravolta, a pezzi, devastata? Non c'è niente che tenga insieme i cocci, ormai il vaso è traboccato ed è esploso cadendo a terra. Ciò che stava al suo interno è diventato una massa informe, non ha niente che possa proteggerlo.
Viene colpita, coltelli lacerano la mia mente lasciando ferite aperte impossibili da richiudere.
Ma io non sento niente.
Dovrei soffrire, sentire un dolore lancinante ad ogni taglio, invece non provo nulla. Non sto mai bene, passo solo dallo stare male allo stare in una condizione neutrale, ma fatico a sentire gioia pura o felicità costante.
A volte sono in ansia senza motivo, in ogni caso cerco di distrarmi il più possibile da questo malessere. Comincio dei giochi con il terreno, mi do delle regole per avanzare lungo il mio cammino e poi le cambio a mio piacimento quando commetto errori nel percorso, in un continuo processo dinamico. Sì, è proprio un gioco con me stessa, un autoinganno.
Però in fondo cosa devo fare? È un modo per non pensare alla mia sofferenza.
Improvviso picco d'ansia.
Contraggo la gola, soffio col naso, scuoto la testa, come per uno starnuto.
Ansia calata.
Posso tornare a quello che stavo facendo.
Non riesco a piangere. Per precisare, non riesco a sfogarmi, a lasciar scorrere le lacrime, perché in realtà una parte di me sta piangendo anche adesso. Piange sempre, senza mai fermarsi, ogni tanto si distrae e non ci pensa, ma poi la tristezza torna immediatamente.
Il mio spirito è dilaniato. Infinite piaghe lo straziano, facendo traboccare fiumi di lacrime.
Però tutto rimane bloccato nel mio petto, nascosto, rinchiuso in una cassaforte blindata. Alla fine le lacrime non escono, sento solo il mio spirito piangere, mentre le mie guance restano asciutte.
Mi domando come sia possibile essere allo stesso tempo infinitamente tristi ed enormemente nervosi, eppure è ciò che sento.
Quando guardo il mio futuro vedo una nube grigia, non ho idea di cosa farò della mia vita, potrei cedere da un momento all'altro. Non so cosa mi tenga ancora insieme, mi sembra di essere fragile come una foglia secca, basterebbe una lieve folata di vento per trascinarmi via, lontano da tutto e da tutti.
Spero di non spezzarmi tanto da non potermi più ricomporre. Eppure potrebbe essere già troppo tardi.
Continuo ad andare avanti, senza essere realmente cosciente delle mie azioni, senza un proposito.
Dare gli esami e finire l'università?
Cambiare facoltà? E poi?
Quando penso a ciò che mi piace o mi dà soddisfazione mi si spegne la poca voglia di fare rimasta e perdo ogni interesse. Getto la spugna in partenza, mi sembra di non riuscire a concludere mai nulla. In fondo c'è qualche progetto tra quelli che mi ero prefissata che ho veramente concluso?
Io non credo.
Sono scoraggiata nel fare qualsiasi cosa. Non provo sensazioni reali, ne ho solo i ricordi.
È terribile, mi sembra di essere falsa, invece tutti i miei sentimenti, le mie passioni, le mie aspirazioni sono chiuse in un cassetto di cui è stata buttata via la chiave.
Non c'è ordine nella mia testa, ci sono a galla troppe cose contemporaneamente ed esse, tutte insieme, mi mandano in sovraccarico, impedendomi di concludere qualunque cosa. Mi distraggo, non mi concentro su un pensiero alla volta, voglio focalizzarmi su tutti quanti nello stesso momento, ma è impossibile, sono troppi. Quindi rimango in stallo, dimenticandomi anche cosa stavo dicendo un istante prima.
Purtroppo quando ne parlo non mi sembra che le persone capiscano, ciò accade perché non le sentono sulla loro pelle, oppure perché faccio fatica a esprimermi e ad esternarle.
È terribile la sensazione di incomprensione che mi pervade, perché una parte di me sa che se si vuole cercare aiuto bisogna parlare dei propri problemi, ma è come se percepissi un muro invisibile tra me e il resto del mondo. Ho paura di sentire di nuovo le persone lontane, disinteressate a ciò che dico, che non mi diano attenzione o mi blocchino perché devono fare altro.
Dopo diverse volte che succede mi sembra di essere inopportuna, di disturbare, così mi cala improvvisamente la voglia di conversare e mi chiudo a riccio.
In fondo perché dovrei parlare se non interessa quello che dico? Sono stufa di ricevere reazioni negative, perciò faccio prima a non aprirmi.
E così rimango comunque in stallo, in uno scacco perenne, da cui non riesco a uscire ma che non diventa mai scacco matto.
È già tanto che finalmente sia riuscita a scrivere, sono mesi che non ho voglia di farlo, così come non ho voglia di fare qualsiasi attività mentalmente troppo impegnativa. Ho una resistenza nelle azioni complesse intellettualmente pari a zero, mi stanco ancora prima di iniziare.
Per questo ho cominciato ad ascoltare la musica. Non a sentirla distrattamente, ad ascoltarla.
Non riuscivo a fare niente, gli occhi e le braccia erano stanchi, non rimaneva quasi più nulla. Ero alle strette, completamente allo sbaraglio, quando sono giunta all'ultima spiaggia: la musica.
Ho acceso il pc, ho infilato le cuffie e sono andata a cercare gli album dei Pink Floyd. Tra i più famosi ricordavo qualche titolo, così ho preso quello che mi ispirava di più, The Dark Side Of The Moon, e l'ho messo su.
All'inizio mi sembrava strano, ho capito fin da subito che era un album particolare. C'erano dei battiti, simili a quelli cardiaci. Dopo appena pochi secondi il mio battito e il mio respiro si erano sincronizzati con la musica.
Alcuni suoni sarebbero potuti sembrare disturbanti, ma dopo qualche istante mi ci ero abituata. Stavo seduta, senza fare nulla, godendomi solo le canzoni, finché qualcosa non è cambiato.
Non stavo più ingannando il tempo ascoltando un po' di musica, ma la stavo proprio percependo in profondità, la stavo vivendo.
La musica era diventata una passione.
È stata una sorta di rivoluzione, come se per 19 anni interi non avessi mai ascoltato veramente la musica. Questa sensazione era completamente nuova e allo stesso tempo sbalorditiva.
La mia ultima spiaggia si era trasformata nella mia salvezza, perché il bello della musica è che non è impegnativa. La si può ascoltare e nel frattempo si può pensare ad altro, poi quando il ritmo ti ricattura di nuovo punti ancora la tua attenzione su di essa, in un eterno ciclo poco stancante, piacevole e interessante culturalmente.
Dunque le cose stanno così, il mio umore cambia costantemente, volubile come la mia essenza. Sento che avrei mille cose da dire, ma le parole non vengono fuori. Forse dovrei scrivere più spesso per mettere in ordine i miei pensieri, magari mi aiuterebbe. Mi sento già un pochino meglio.

 

 

 

27/05/2016

 

Perché mi lamento io?
Mi sembra di essere una bambina piagnucolosa che batte i piedi per terra e stringe i pugni per ogni minimo capriccio.
Ci sono persone che stanno vivendo un inferno terribile, mille volte peggio del mio e questi sognerebbero una vita come la mia. Insomma, siamo realisti.
Ho due genitori che vanno d'accordo, entrambi hanno un lavoro stupendo che ci permette un certo benessere. Ho la possibilità di viaggiare quando voglio e i soldi non sono quasi mai un problema. Ho due fratelli, brave persone che ora lavorano negli Stati Uniti. Le famiglie delle rispettive mogli sono entrambe stupende.
Sembrano tutti coronati da un velo dorato di felicità.
Sono a Torino a studiare, mi pagano l'affitto in centro e le tasse del Politecnico. In più posso iniziare qualsiasi attività extra abbia voglia di fare.
Ho degli amici meravigliosi e sono circondata da persone che mi vogliono bene.
Eppure sono qui e sto di merda.
Com'è possibile?
Che sia quando si ha tutto che si ha l'impressione di non avere niente?
Mi sembra di essere un'idiota a lamentarmi di come sta andando ultimamente, non ho il diritto di dire nulla, non ho il diritto di stare male.
Mi sento miserabile a pretendere di non stare bene nonostante tutto questo. Mi sento in colpa perché è come se non fossi mai riconoscente di ciò che ho.
A volte mi chiedo se gli altri starebbero meglio senza di me. Allora sono quasi più felice quando loro si divertono in mia assenza, non voglio che ci sia nessuno che conti solamente su di me, altrimenti mi sentirei in colpa nel caso dovessi abbandonarli.
Invece se gli altri hanno almeno qualcuno non sono soli, così io non sono più necessaria.
Metto mentalmente in ordine le cose che ho, così saprei a chi darle nel caso non ci fossi più.
Ma poi penso che in realtà sono menzogne.
Non ho il coraggio di compiere qualsivoglia gesto estremo, non ho la spina dorsale.
Ho voglia di avvicinarmi paurosamente al pericolo, questo sì, ma ho ancora paura di cadere sotto la metro per sbaglio.
Sono quasi l'ansia e la paura che mi tengono in vita. Ho un istinto di sopravvivenza molto forte, per fortuna oserei dire.
Però sarebbe bello dire basta, fine. Semplicemente non esistere più.
Non ci sto pensando seriamente, sento che il morale non è sul fondo.
È come se avessi questi pensieri ma la mia pancia si sentisse sopra al limite ultimo. Saranno le medicine a fare questo effetto, non so.
Invece l'ansia non è calata per niente, anzi.
Se prima avevo istinti autolesionisti, ora li ho ancora più accentuati.
Mi mordo furiosamente mani e braccia, do pugni e calci al muro, ho frequenti spasmi, allargo la cassa toracica a ripetizione, trattengo il respiro in modo anomalo o soffio forte, stringo fortissimo i pugni o qualsiasi cosa mi capiti a tiro, scatto con l'avambraccio, piego la testa di colpo.
Tante piccole cose per calmare i picchi d'ansia.
Poi a volte ne vengo sopraffatta, allora voglio solo correre o fare tanti gradini insieme, o uscire e prendere aria e stare da sola.
Altro istinto: prendere a testate qualcosa.
Molto bene.
Mi fa incazzare tutto ciò, perché non capisco cosa diavolo ci possa fare io.
Gli psicofarmaci in questo senso non stanno funzionando, ho paura di ritrovarmi a tagliarmi i polsi, le mani o le braccia presa da uno scatto d'ira incontrollata, oppure di sfondare il muro di cartongesso a pugni.
Se dovessi mordermi un arto in modo così forte da farmi uscire il sangue entrerei nel panico.
Fortuna che in casa c'è la mia coinquilina, così sono meno tentata di fare stupidaggini.
In ogni caso non mi fido di me stessa, per nulla.
Ho paura di stare da sola, a volte.
Ho proprio il terrore di fare qualcosa di sconsiderato e irreversibile. Spero che non accada mai.
Ci spero tanto.
Allo stesso tempo, però, non vedo l'ora di starmene in pace, lontana da tutti.
Oggi sono stufa delle persone, sono contenta di essere in camera da sola, finalmente.
Però è anche vero che mi sono messa a scrivere perché l'ansia mi ha preso allo stomaco e non riesco a dormire, oltre al fatto che nelle mani scorre troppa energia e i denti stanno diventando aggressivi.
È come se i miei denti fossero dotati di vita propria. Vogliono mordere, strappare, azzannare e stringere dannatamente forte.
Non capisco, nasce un istinto violento in me che non riesco a sopprimere.
Quali sono i miei problemi? Mi sembrano così minuscoli... e mi sento tanto stupida.
Patetica, inutile, miserabile.
Insulti, ho solo insulti per me.
Qualcosa di buono? Non c'è. Al massimo in passato c'era del buono, ma ora è rimasta solo la parte negativa. Quella positiva? Andata.
Idiota, egocentrica, cerchi solo attenzioni.
Ma smetti di insultarti, di fare la vittima.

Riuscirò mai a dormire stanotte?
Mi è passato completamente il sonno, non ho idea di come farò.
Il cervello è troppo rapido, va veramente troppo veloce. Troppi pensieri, troppo brutti, troppe speranze infrante. Tutto insieme non va bene. Le dita non sono abbastanza veloci a scrivere tutto quello che passa per la testa.
Le tre righe precedenti le ho scritte in apnea tanta era la foga.
Merda, non dormirò mai. Almeno non finché ho quest'ansia maledetta alla bocca dello stomaco.
Perché ce l'ha con la mia pancia? Che le ha fatto? Diamine.
Sento la circolazione del mio sangue nel corpo, la percepisco sulla pelle. Che fastidio.
Ho troppa adrenalina, troppa energia.
Vorrei un sedativo, così dormirei placidamente.
Non so perché abbia cominciato a scrivere qui, non so che dire.
Ho il foglio davanti e in certi momenti resto dei secondi a fissarlo senza capire perché non l'abbia ancora chiuso.
È come se volessi dire qualcosa ma non ci riuscissi.
Lascia correre, rilassati.
No, non ce la faccio.
Fra 5 ore e 33 minuti mi suona la sveglia.
Conto i minuti che dormirò se mi addormento esattamente ora. Ma il calcolo non sarà mai corretto, devo scalare i minuti, probabilmente le ore.
Oggi è stata una giornata strana, sono capitate alcune cose inaspettate ed altre belle.
Non so se esserne contenta o no.
Tutto sommato abbastanza, anche se non troppo. Non capisco.
Non ci capisco nulla della mia vita, sul serio.
Mi sembra di vedermi dall'esterno a volte, come se osservassi il documentario di una sfigata la cui vita sta andando completamente a rotoli e intanto mangiassi popcorn annuendo, senza fare nulla per aiutarla.
Continuo a non avere sonno. Anzi, ora mi scappa la pipì.
Dovrei farla, ma non ho voglia di alzarmi dal letto, proprio per niente.
Ci sarebbe una valanga di cose che vorrei dire, perché ora sono in grado di afferrare i pensieri che non sono riuscita a cogliere negli ultimi mesi.
Non so se sia positivo o se mi faccia stare solo più in ansia.
Attendo la diagnosi esatta della psicologa, sono molto interessata. Odio non sapere cos'ho, perché non so cosa devo affrontare.
Voglio sapere chi ho di fronte, voglio sapere il nome del nemico contro cui combattere.
Bugiarda, vuoi solo avere una scusa con cui giustificarti quando non riesci a fare una cosa o quando ne vuoi fare una che non andrebbe bene.
Ascolta, vaffanculo, voglio sapere in parte cosa attribuire alla malattia, se ne ho una.
Da quanto so ci sono certi pensieri e azioni che non sono proprie, ma del disturbo mentale. Magari è il mio caso.
Ti piacerebbe. Così sarebbe più facile: non hai voglia di andare a lezione? Eh, la depressione. Prendi a testate il muro fino a sanguinare? Eh, stavolta è stata l'ansia. Patetico.
Senti, ora come ora non posso saperlo, però mi aiuterebbe. In più sono scientificamente curiosa. Quindi non rompere e lascia questi pensieri a quando saprò veramente cos'ho.
Mamma mia, quanto staresti male se scoprissi che non hai niente e sei solo scema a non studiare o a non concentrarti o a farti del male.
Grazie, ci ho già pensato, non c'è bisogno che me lo ricordi. Ripeto, non intavoliamo discussioni sterili, visto che non abbiamo prove.
Devo ancora fare la pipì e ora sono seduta sul letto al posto di stare stesa, tante sono le energie che ho in corpo.
Mi sembra di essermi iniettata in vena una scarica di adrenalina. Sì, proprio come dice la canzone dei Finley, Adrenalina.
È già mezzanotte e due, che ansia.
Domani dobbiamo andare in biblioteca, un po' ho voglia. Chissà se riuscirò effettivamente ad andare avanti con il programma. Io ci spero.
Alla fine sono contenta che mi stia tornando la voglia di studiare, ma la concentrazione è molto più lenta ad arrivare, spero di non perdermi d'animo se tarda troppo.

Sembro impazzita.
Se fossi con qualcuno in questo momento avrei sicuramente un comportamento da folle esagitata.
Ecco, ultimamente passo da avere picchi di energia assurdi come adesso a momenti totalmente giù. Che nervoso.
Così risulto strana e pesante in entrambi i casi. Ora potrei correre per ore senza una pausa, per poi crollare improvvisamente e accasciarmi a terra.
Ahia, ho appena tirato un pugno al muro con le nocche. Non l'ho fatto apposta.
Se non mi ritroverò le mani piene di lividi sarà già un passo avanti.
Sento un suono di campane.
Non so se sia la mia immaginazione a farmi sentire rumori che non ci sono oppure se sia semplicemente la musica che esce dagli auricolari. Non sarebbe così strano se fosse un'illusione, a volte mi sembra di andare fuori di testa. Come quella volta che superando un incrocio sono entrata in una via: a pelle mi ha spaventato moltissimo, mi sembrava di vederla infestata da demoni, figure nere evanescenti e terrificanti. Così mi sono messa a correre a gambe levate finché il pericolo non sembrava passato e non mi sono calmata.
Inoltre no, non sono ancora andata in bagno.
So anche che sono ancora qui a scrivere perché non ho detto quello che mi turba, anche se vorrei farlo.
La psicologa, gli psicofarmaci, il sentirmi di merda, il non aver passato un esame.
Ne parlo sempre in modo da sminuire il problema, di solito li accenno con una battuta, è più semplice.
Sono così fottutamente spaventata da tutto, dalla vita, dal futuro e da me stessa che resto bloccata.
Piano piano sto cominciando a ingranare, ma che cazzo, è tutto così difficile.
Certe volte l'unica cosa che mi salva è la musica. Poi ogni tanto anche i miei amici.
Non ci capisco nulla, maledizione.
La mia vita è facile?
Col cazzo.

Ora mi metto a leggere Fight Club.
Prima faccio la pipì però.

 

 

 

16/07/2016

 

È successo ancora.
Mi sono morsa furiosamente le braccia.
Guardo i segni scomparire piano piano, e subito provvedo a lasciarne di nuovi. Gli arti sono rossi, anche sulle ginocchia restano le impronte dei denti.
L'ansia mi logora lo spirito, incatenandomi in una pena senza fine.
Il dolore che mi arroventa lo stomaco è indescrivibile, i muscoli sono pervasi da un'energia negativa senza pari.
Sento l'adrenalina che mi scorre sotto la pelle e che ordina al mio corpo di muoversi in maniera convulsa, esibendosi in scatti ampi e pericolosi.
Non sono riuscita ad asciugare il coltello che ho lavato, ho dovuto farmelo mettere via dalla mia coinquilina. Avevo paura di quell'oggetto, terrore di potermi tagliare la mano in uno dei miei gesti incontrollati.
Cerco di calmare l'ansia scrivendo, ma non so quanto io stia riuscendo nel mio intento.
Mi sembra impossibile uscire dalla situazione attuale, erano diversi giorni che non mi capitava tutta quest'ansia.
Voglio tagliarmi di fianco alle ginocchia, sul lato esterno. Ho un impulso fortissimo, eppure non riesco a farlo.
Saranno le parole della mia coinquilina a fermarmi forse.
“Non mi devo mica preoccupare, vero?”, mi ha chiesto.
Le ho risposto di no, ridendo in modo isterico.
Voglio dare testate al muro, prendere a pugni qualcosa: anche le mie gambe vanno bene come bersaglio. Non ha importanza, voglio solo sfogare quest'ansia maledetta.
Qualcuno ha un calmante?
Ne avrei proprio bisogno adesso.
Forse dovrei solo prendere le mie medicine, chissà, potrebbero aiutare. Però non voglio dipendere da quelle piccole pastiglie, perciò aspetto che mi passi.
Se mi passa.
Mi sembra di vivere un momento eterno, senza tempo e senza fine, costretta per sempre nel circolo vizioso dell'ansia.
Sento le mie membra andare in fiamme, mi gratto con furia la pelle nella speranza di togliermela di dosso, di liberare il male che sento dentro.
Non riesco a pensare, non sono nemmeno capace di capire il perché di tutto ciò. Sento solo il respiro mozzo, allargo la cassa toracica senza inalare aria, se parlassi avrei la voce strozzata, come se avessi il magone.
Mi manca l'ossigeno.
Forse dovrei fare un esercizio di respirazione, ma non riesco. Non solo non ne ho voglia, ma sento di non esserne in grado.
La mia schiena non riesce a raddrizzarsi. Resta curva, schiacciata dal peso che si sente addosso, tenendo gli addominali tirati nella speranza di contenere le viscere ribelli, in fiamme.
Quando si sta davvero male a volte piace crogiolarsi nel dolore, piuttosto che capire come risolverlo. Si vorrebbe solo sfogare tutto quello che si ha dentro, tagliarsi senza badare al sangue che uscirebbe dopo. Si dovrebbe pulire la ferita, disinfettare, applicare il cerotto...
Nessuno ci pensa quando si taglia, quello è un problema che verrebbe successivamente.
Solo che come potrei giustificarmi davanti alla mia coinquilina se mi vedesse piena di cerotti?
È impossibile, devo solo trovare il modo di lasciare andare l'ansia senza riportare cicatrici o ferite visibili.
Tiro pugni al muro, al mio palmo, alla scrivania e a momenti rischio di spaccare il computer.
Afferro nuovamente le mie braccia, stringendo forte le dita, impedendomi ogni movimento e bloccando la circolazione.
Mi sento pericolosa, non mi fido di me stessa.
Non dovrei stare in camera da sola con la porta chiusa, nessuno mi sta guardando, potrei agire come voglio.
Prima ero in cucina e sono scappata in camera per mordermi le braccia. Camminavo avanti e indietro davanti ai fornelli, stringendo le mani insieme, grattandomi forte le braccia, ma non bastava.
Dovevo azzannarmi gli arti.
Un impulso irrefrenabile mi ha assalito e l'ho fatto. Ora ho la pelle fragile, urla di dolore, ma io non lo sento a causa dell'adrenalina che mi scorre in corpo.
Tutto ciò perché domani avrei avuto un esame, ma non sono pronta.
Ho scritto una mail al professore chiedendo di dare l'orale in un'altra data e lui fortunatamente ha accettato.
Però la consapevolezza di non aver ottenuto un solo voto sul libretto è devastante. È passato un anno intero da quando ho cominciato l'università e non ho dato alcun esame.
Neanche il più facile, neanche quello da meno crediti.
Semplicemente nulla.
Mi sento fallita come studentessa, come figlia, come persona.
Sono sempre riuscita a ottenere tutto ciò che volevo, al liceo andavo benissimo e alla maturità ho preso un voto stellare.
Cosa mi è successo?
Dov'è finita la me di una volta?
Vorrei poter tirare fuori la mia forza di volontà e il mio carattere di un tempo con la bacchetta magica, ma purtroppo è impossibile.
Dovrei muovere il culo e attivarmi per coltivare le mie passioni e per andare bene all'università, ma c'è qualcosa che mi blocca. Perciò sono terrorizzata, quindi mi viene ansia a pensare al futuro che, effettivamente, non sto costruendo.
Mi sembra di essere stroncata dalla mia stessa vita, dal mio cervello che ha qualche problema e non vuole collaborare con me.
Non capisco perché mi sia dovuto capitare tutto questo, e forse non è neanche importante stabilirlo.
Vorrei solo stare meglio, non farmi prendere da questi attacchi d'ansia per cui rischio di morire dissanguata, non ridere della mia impotenza senza attivarmi per reagire.
L'ansia è leggermente calata, però non posso dire di sentirmi meglio.
Le energie erano sì negative, ma, abbandonando il corpo, stanno lasciando solo un gran senso di vuoto e un'enorme tristezza.
Oggi, dopo giorni che non ne avevo, ho avuto un altro attacco d'ansia e ora è finalmente finito.
Mi sento drenata, la bocca annaspa alla ricerca d'ossigeno perché sente di non avere la forza di respirare da sola.
Ora ogni piccola cosa mi richiede molta fatica e troppo impegno.
Sono tornata alla mia normalità: tutto è difficile e voglio solo restare a letto senza alzarmi mai più.
Adesso mi stenderò, dormirò un numero indefinito di ore e mi sveglierò nel pomeriggio.
Oppure mi drogherò di serie televisive e resterò passiva a guardare uno schermo, mentre i minuti mi scorrono davanti, ritrovandomi di nuovo a veder sorgere l'alba.
È bello dormire, ma è ancora meglio restare sveglia di notte a godermi il silenzio.
Non so come passerò i prossimi giorni. Finalmente sono in vacanza, ma non ho la sensazione di essere libera per davvero.
Perché è così, io non mi sento libera.
Delle grosse catene mi tengono ancorata a terra, impedendomi di elevare il mio spirito alla vera felicità. Così vado avanti, tirandomi dietro delle grosse palle di piombo, arrancando per sopravvivere in questo mondo.

 

 

 

30/07/2016

 

Finalmente mi sento carica. Nel senso positivo del termine, intendiamoci.
Sono contenta, ho incontrato un mio amico e sono felice. Ieri è venuto a cena da me e poi ha passato qui la notte, fortuna che non ho avuto problemi a dormire.
Oltretutto sento la mia migliore amica vicina questi giorni, mi sembra di stare un pochino meglio.
Oggi non ho fatto nulla, ma questa sera mi sembra di aver recuperato il vigore che non avevo fino a stamattina.
Potrei andare a correre domani, chissà se avrò voglia.
Mi sento così piena di energie che ho i miei soliti spasmi. Le spalle sembrano scosse da brividi, il realtà è solo il mio cervello che manda segnali elettrochimici anomali.
Sono contenta di aver parlato un po' con il mio amico, mi ha offerto degli spunti per riflettere, magari riuscirò davvero a realizzarmi un giorno, a capire cosa è giusto per me. Non so se l'università che ho scelto sia quella giusta, ma è bene che io cominci a pensarci seriamente, altrimenti avrò i rimorsi quando sarò adulta e avrò un lavoro che possibilmente non mi soddisferà.
Ora mi viene anche da tendere i muscoli fino a tirare un pugno al palmo della mia mano sinistra, ma è un dettaglio.
Era da tempo che non mi sentivo così piena di vita.
I giorni scorsi li ho passati sul letto, stesa, senza muovermi fino alle sei di sera, orario in cui mi alzavo costretta da funzioni fisiologiche e dalla volontà di procacciarmi del cibo. Non avevo la forza di fare nulla, né di scrivere, né di mangiare. Sarò dimagrita, ma non ne ho la certezza visto che non mi peso mai. Probabilmente ho paura di vedere il numero sulla bilancia, o forse sono solo pigra.
Chissà, magari questa sera potrei addirittura fare qualcosa di produttivo.
Potrei leggere, oppure disegnare. Per ora non mi viene in mente altro, perché essendo le undici di sera non posso uscire.
Spero che la mia carica non si trasformi in ansia, ma per ora mi sento bene.
Come se potessi andare fuori di casa e conquistare il mondo. Sento di avere in mano le redini della mia vita, anche se per un fugace momento.
Eppure è bello sentirsi così, sentirsi gioiosi e capaci di emozionarsi.
Avrei voglia di intrattenere relazioni sociali, non so con chi, ma mi piacerebbe parlare con qualcuno.
Magari giocare a carte o scherzare con gli amici.
Forse dopo andrò a chiacchierare con la mia coinquilina, se non deve studiare.
Speriamo bene, ho proprio voglia di passare un po' di tempo con lei.

 

 

 

07/08/2016

 

Oggi è uno di quei giorni in cui tutto è difficile.
Sento le membra grevi, come se sopra vi fossero dei massi enormi. Mi sento così pesante...
È una giornata buia, ai miei occhi. Tutto è visto attraverso un velo che mi oscura la vista.
Il pensiero di quello che devo fare oggi mi terrorizza, in più si avvicina il mio compleanno, facendomi tornare in mente ricordi spiacevoli.
Da diversi anni a questa parte il mio compleanno è stato brutto, per un motivo o per l'altro. Non ricordo l'ultimo bell'8 agosto che ho passato, penso fosse quando ero piccola, ma chi lo sa.
Oggi non è che non abbia voglia di fare le cose, è che c'è proprio qualcosa che mi rallenta, mi ferma e non mi permette di agire. Forse è il panico che fa questo effetto, o forse sono solo io che ho dei problemi.
Che brutta giornata.
Mi sento così sola. Qualunque persona mi venga in mente la sento distante anni luce.
Il mio cuore sta piangendo, ma di nuovo non sento lacrime scivolarmi sulle guance.
Sarebbe più facile se non esistessi più, certe volte penso a cosa scriverei nel testamento.
Saprei esattamente a chi dare il computer, a chi affidare la macchina, a chi donare i libri, a chi lasciare le piante grasse...
Chissà, forse dovrei farmi un viaggio sabbatico in oriente.
Scrivo a rilento, ho il cervello a rilento, è tutto molto a rilento.
Potrei mettermi a leggere, ma non so se ci riuscirei, mi sento così stanca. Stanca della vita, stanca di tutto il casino che mi è successo.
Una parte di me vuole solo mollare, lasciar perdere tutto, mentre un'altra vuole provarci ancora, vuole resistere e vedere se la situazione potrà cambiare prima o poi.
Entrambe vogliono avere le ali per farmi volare. Vogliono alleggerirmi le spalle, semplificarmi le cose e farmi respirare di nuovo.

Chi sono io?
Che diritto ho di vivere in questo mondo?
Non capisco perché io sia qui, mi sembra una domanda a cui non potrò mai trovar risposta. Vorrei avere un obiettivo nella mia vita, vorrei essere votata ad una missione personale da raggiungere, ma non provo assolutamente nulla.
La solitudine pervade il mio spirito e il dolore mi attacca alla bocca dello stomaco.
Che sensazione strana. Ho le sopracciglia aggrottate, l'espressione torva ma allo stesso tempo imperturbabile, come se apparissi aggressiva ma sotto sotto non provassi niente.
Percepisco solo un gran vuoto provenire dalle mie viscere.
Mi guardo allo specchio e non vedo né un uomo né una donna. Intravedo i contorni di una persona non ben definita, quasi trasparente, i bordi sono opachi. Riesco a identificare a malapena due occhi che mi guardano.
Lo sguardo mi penetra nel profondo, come se mi accusasse.
Mi accusa di essere diventato debole, un pallido fantasma, uno spettro dimenticato. Tutto questo per colpa mia.
È colpa della mia inettitudine, del mio essere fragile e incapace di affrontare le situazioni della vita.
Vedo tutto attraverso un filtro scuro, come se il mondo si fosse colorato di grigio e nero. Poca luce raggiunge la mia retina, come se fosse incapace di riflettersi nel mio cervello.
Questo l'ho già detto, ma ora lo sento ancora più accentuato.
Non conosco il motivo per cui dovrei vivere, eppure è semplice capire perché dovrei morire.
Sarebbe bello mettere fine a tutto questo dolore, questo male che mi divora l'anima e il corpo. Non dovrei più preoccuparmi del mio futuro, degli esami e dell'università. Potrei smetterla finalmente con questa inutile terapia e interrompere la cura farmacologica. Sarebbe bello non dover risolvere tutti gli infiniti problemi che ho davanti.
Un sorriso amaro compare sulle mie labbra, quasi a deridermi: so che non sarei capace di uccidermi.
Eppure io ho paura.
Poche cose riescono a sorprendermi, poiché razionalizzo tutti gli eventi che potrebbero accadere.
Ma ho paura che per una volta riuscirò a sorprendermi, ho il terrore di arrivare a dire a me stessa “basta, tu non puoi più vivere in questo mondo”.
È un immenso tunnel dal quale non vedo via d'uscita, non so se sarà possibile riprendermi.
Un'unica parola risuona come un tamburo nella mia mente: perché.
Perché, perché, perché...
Perché a me doveva capitare di stare così male, perché a me doveva capitare di avere un disturbo, perché proprio io ho la mente a pezzi?
Vorrei una bacchetta magica, ma tutto ciò che ho ottenuto finora è stato solo un gran magone.
Oh, quanto vorrei piangere. Liberarmi di tutto, scacciare la mia pena.
Il mio corpo è immobile, la mia spina dorsale incurvata, spezzata dalla vita. Le gambe sono piegate, i piedi e le mani sudano.
Sento un'enorme tristezza, ma è come se fosse lontana.
Vedo me stessa dall'esterno, seduta sulla seggiolina con le ruote e con gli avambracci appoggiati alla scrivania mentre le dita scorrono sulla tastiera e buttano fuori i pensieri che sgorgano lenti dalla sua mente.
Chissà cosa le starà passando per la testa, dice la mia coscienza, mentre guarda la scena.
Quella piccola figura sembra così distante dal mondo, così lontana da se stessa.
Chissà se riuscirà a passare un'altra notte, a vedere un'altra alba e a respirare un altro giorno.
Quasi all'improvviso una piccola fiamma si fa strada nel suo cuore. La coscienza riesce a vederla, nonostante sia davvero flebile.
Cosa sarà mai, si chiede.
È la Speranza.
L'unica cosa che l'ha tenuta in questa Terra finora ed è l'unica che continua a farlo.
La speranza che le cose possano a migliorare, che il futuro non sia così mostruoso come l'aveva immaginato. La fiducia nelle persone che ama, anche se ora possono sembrarle irraggiungibili.
Forse supererà anche questa notte, forse rivedrà i visi sorridenti dei suoi amici e dei suoi familiari, felici che lei non si sia lasciata andare.
Forse c'è speranza.

 

 

 

08/08/2016

 

Una voce che insulta il mio corpo, che insulta il mio atteggiamento. Debole, mi dice.
Una lacrima solitaria, che scende lentamente lungo la guancia destra.
Sonno, ma nessuna voglia di dormire.
Scrivo sul mio taccuino:

Solitudine
Tristezza
Notte
Brain Damage, Pink Floyd
Luce nella stanza
Ventilatore acceso
Lacrima già asciutta
Scia secca sul viso
Pensieri sul giorno successivo
Poca voglia di fare
Occhi arrossati
Palpebre pesanti
Corpo immobile
Leggera fame
Ora tarda della notte, anzi, della mattina
Musica
Musica che tiene compagnia
Musica che rassicura
Musica che salva la vita.

 

Sono viva.
Sì, ho passato illesa la notte.
E purtroppo no. L'inferno non è ancora finito.
Ma ora so che posso superarlo.

 

 

 

 

NOTA

È tanto tempo che non pubblico nulla e mi dispiace, chiedo venia.
Sono tornata con una storia introspettiva parzialmente autobiografica, spero vivamente che vi sia piaciuta, nel caso sentitevi liberi di lasciare una recensione, anche breve.
Allora alla prossima, cari lettori!

 

 

 

1Titolo volutamente omonimo a quello della 9° canzone dell'album The Dark Side of The Moon, dei Pink Floyd.

  
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