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Autore: rainbowdasharp    08/08/2017    2 recensioni
"Aveva letto un milione di teorie, riguardo la sua scrittura: “un poeta”, lo definivano e Leo davvero non capiva – un poeta di cosa, della sovversione? Della ribellione silenziosa a cui si era condannato?"
| leotsu (e presenza di altre coppie, seppur accennate), soulmate!au |
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Leo Tsukinaga, Tsukasa Suou, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologo: Debolezza


“Respiravo un amore inquinato”.

Leo osservò le sue mani, che tenevano la penna con cui aveva appena scritto quelle parole su un foglio, quasi non fosse sua quella calligrafia, come se il lieve alone di inchiostro sulle sue dita non tradisse il suo gesto: sbatté le palpebre, confuso, chiedendosi perché, di tanto in tanto, quando si distraeva solo per un istante, tornasse a sprofondare in quel modo nel suo inconscio. Aveva letto un milione di teorie, riguardo la sua scrittura: “un poeta”, lo definivano e Leo davvero non capiva – un poeta di cosa, della sovversione? Della ribellione silenziosa a cui si era condannato?

Probabilmente era per questo che le sue opere risultavano tanto apprezzate; a quel mondo, pareva, nessuno soffriva le pene d'amore. Ognuno aveva la sua metà, quella giusta, quella predestinata: a chi poteva venire in mente di scrivere storie strazianti? Un mondo in cui chi amavi ti ricambiava, si legava a te in modo così indissolubile da tenere saldamente le redini di un mondo incasinato, sì, ma in qualche buffo modo stabile.

E poi c'era lui, lui e le sue storie. Quei sogni irrealizzabili dove ci si poteva innamorare della persona sbagliata, dove si esperiva il rifiuto, le incomprensioni, le lotte; romanzi, intere storie che nascondevano la sua battaglia personale quella che lui stesso aveva combattuto solo fino a qualche mese prima.

… mese? Gettò una rapida occhiata al calendario sopra di lui.

Mese un corno” si rese conto, guardando l'ormai inizio di febbraio. Da quella sera di settembre, quando le foglie avevano cominciato a tingersi di giallo e rosso, colorando di caldo le strade della città che andava invece lentamente raffreddandosi, erano passati ormai sei mesi. Ricordava di camminare fianco a fianco con la persona che pensava di amare alla faccia dei Predestinati (pensava? No, non lo pensava e basta. Lo amava, lo aveva amato sicuramente), ricordava di avergli sorriso e non aver ricevuto risposta.

«L'ho trovato» aveva sussurrato, tutto d'un tratto. Lo aveva guardato negli occhi, a lungo e lui... si era spezzato. Qualcosa, in Leo, si era distrutto per sempre.

In un moto di rabbia per una ferita che, a quel punto, avrebbe dovuto almeno cominciare a rimarginarsi, gettò la penna contro il muro di fronte alla sua scrivania e poi si abbandonò alla sedia girevole, a fissare il soffitto bianco, maledicendosi per conto proprio: lo sapeva che non era colpa di Izumi. Lo sapeva che non dipendeva da loro e non c'era bisogno che tutti gli ripetessero che avrebbe capito, prima o poi.

Il punto era che forse non ci teneva a capire; aveva la sensazione che, nel momento in cui avesse capito, che avesse incontrato la persona a cui era legata, forse avrebbe finito col perdere tutto il resto: quel sentimento che aveva provato, qualunque cosa fosse stata, le sue sensazioni, la sua debolezza. Perché la sua scrittura si basava su quello: debolezza.

Ad interrompere quel flusso di pensieri autodistruttivi, fu il vibrare insistente ma tempestivo del telefono, su cui letteralmente si gettò – dopotutto, in quel periodo, l'unica persona che aveva un minimo interesse nel contattarlo era una sola.

«Fratellone! Ti avevo detto di passarci a trovare appena potevi!» La voce acuta e decisamente desiderosa di rimproverarlo di sua sorella minore quasi lo trafisse dall'altro capo della cornetta, tanto che fu costretto in un primo momento ad allontanare l'apparecchio dall'orecchio. «Guarda che Isara mi ha detto che non esci mai di casa!»

Aaaah... ma perché aveva amici così ficcanaso? Per la cronaca: Mao Isara era il Predestinato di Ritsu Sakuma, che con Leo aveva frequentato le scuole superiori (salvo poi bocciare l'ultimo anno perché, a detta sua, “quando sono con Maakun sono troppo impegnato a molestarlo per studiare”) e frequentava la stessa università di sua sorella, sebbene fosse di un anno più grande di lei. Leo non aveva proprio molti amici e la maggior parte di loro avevano già trovato il loro partner, quindi...

Era una situazione davvero opprimente. «Scusami Ruka, sono stato—impegnato con il libro» provò a mormorare, ben consapevole che sua sorella non se la sarebbe affatto bevuta; lo conosceva troppo bene per non sapere che la minima scossa emotiva era in grado di trascinarlo nelle viscere dell'isolamento più completo e, anche se era proprio da questi periodi che nascevano le sue opere più riuscite, lei non riusciva proprio ad accettarlo.

«Beh, allora fatti perdonare venendo alla festa che sto preparando per la settimana prossima! Ci saranno anche Sakuma e Isara!» C'era una persona, in effetti, a cui Leo Tsukinaga non sapeva assolutamente dire di no e quella... era proprio Ruka; per quanto non lo entusiasmasse affatto l'idea di passare un'intera serata circondato da matricole universitarie, sapeva che sua sorella sicuramente aveva invitato anche Isara e Ritsu solo per tirarlo fuori dal suo guscio...

Nonostante fosse troppo apprensiva, in un momento come quello era davvero bello sapere che c'era qualcosa che ancora poteva considerare di solo suo e non già scritto o deciso al momento della sua nascita. L'affetto per sua sorella era sicuramente la cosa più reale su cui avrebbe mai potuto contare.

«Va bene, Ruka» sospirò, arreso (non ci aveva messo molto a vincerlo, però, la piccola Tsukinaga). «Verrò alla tua festa».

Dopo aver passato ancora qualche minuto al telefono con la ragazza, ascoltandola mentre gli parlava degli studi, delle lezioni, del gruppo di amiche che lentamente si stava creando, Leo attaccò il telefono con un sorriso amaro sulle labbra – era felice che sua sorella, almeno, fosse così entusiasta della sua nuova e piena vita da studentessa universitaria; ricordava bene il suo primo anno, come aveva alternato gli studi allo stendere il suo primo romanzo breve e come fosse riuscito a pubblicarlo dopo qualche mese; e i ricordi, qui, si interrompevano, perché... perché Leo non li voleva. Gli erano necessarie quelle sensazioni ma al tempo stesso le rifiutava – doveva rifiutarle - e, in fretta, tornò dunque alla carta, alla bozza scritta a mano perché solo quando scriveva di suo pugno aveva la sensazione di trasmettere qualcosa di reale. Il suo “amore inquinato”, sbagliato e dannoso gli si era avviluppato addosso e l'unica via di fuga che Leo aveva trovato in quei mesi stava in quelle pagine, dove la luna spariva dietro la nebbia causata dallo smog, dall'atmosfera viziata che, lentamente, distruggeva tutto.
 


Note: Buonasera... ? A tutti! Benvenuti in questo delirio che scrivo da più o meno dicembre, che è concluso solo nella mia testa ma che mi sto impegnando per portare avanti. Non è stato semplice affrontare l'idea di pubblicare di nuovo qualcosa ma, spinta da amiche forse di parte, alla fine ecco qui la mia piccola creatura la quale - spero - vi piaccia. La LeoTsu significa davvero molto per me e credo (e spero) che questa storia modesta rappresenti completamente, pur nel suo essere una AU, come io la vedo e la vivo in quanto adoratrice persa di Leo Tsukinaga (...). Insomma, so che è solo un assaggio, ma spero di aver stuzzicato almeno un po' del vostro interesse! Sarei davvero felice se, nel caso siate arrivati fino in fondo, mi lasciaste un piccolo commento, positivo o negativo che sia.
 

 

   
 
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