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Autore: Eneri_Mess    08/08/2017    2 recensioni
« Perché stiamo andando a pescare? »
La brezza porta il fresco della sera e l’umidità dal mare. Il rumore è quello delle onde contro gli scogli, ritmico e cullante. La notte è prossima, il sole è appena tramontato e sta calando sull’orizzonte un sipario violaceo puntinato dalle prime stelle.
« Perché è qualcosa che Mr Mi-Riesce-Tutto non sa fare »
[Pre-Kerberos] [Shiro x Matt]
[Questa storia partecipa all'iniziativa All Summer Long a cura di Piscina di Prompt e Fanwriter.it!]
Seguito: Meanwhile, in a far far away galaxy...
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Takashi Shirogane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia per una scommessa persa!
Penitenza: scrivi una fanfic su Shiro in vacanza con un prompt dal Generatore All Summer Long!

Prompt: Impigliarsi ovunque con amo e lenza nel tentativo di imparare a pescare
Numero parole: 2735

 

A Ode To Joy,
con cui ho perso la scommessa
e con cui sto friggendo i neuroni a suon di teorie.

 

Ad Aredhel,
andata a caccia di errori per me.






 
Not A Fishing Nerd
 

I know they say that the space between
Can make it stronger than we’ve ever seen
They might be right but I disagree
Cause I’ve never felt stronger than when you’re with me

[So Far Gone - Thousand Foot Krutch]





 

« Perché stiamo andando a pescare? »

La brezza porta il fresco della sera e l’umidità dal mare. Il rumore è quello delle onde contro gli scogli, ritmico e cullante. La notte è prossima, il sole è appena tramontato e sta calando sull’orizzonte un sipario violaceo puntinato dalle prime stelle.

« Perché è qualcosa che Mr Mi-Riesce-Tutto non sa fare »

Matt gli si rivolge con un sorrisetto troppo largo e troppo sottile per non essere una presa in giro e Shiro rotea gli occhi e sospira, come tutte le volte che le sue prestazioni sono motivo di dibattito.

« Matt » il richiamo vorrebbe essere ammonitore, perché l’altro ragazzo si comporta come un adolescente. « Quante volte ne abbiamo parlato? Siamo specializzati in ambiti diversi, ci sono cose che tu- »

Matt lo interrompe con uno sbuffo e si risistema gli occhiali sul naso col dorso della mano con cui sta portando una delle canne da pesca.

« A nessuno interessa davvero la microbiologia molecolare o la fisica quantistica. Sono sempre i muscoli a fare scena » il suo sguardo cade sul braccio di Shiro e non è davvero contrariato, anzi. Con i centimetri che li dividono, la sua linea degli occhi è all’altezza giusta, precisa per sottolineare il discorso con un broncio. Shiro sta per ribattere quando Matt alza lo sguardo, solo quello, e incrocia, cattura, quello di Shiro, che richiude la bocca all’istante e si sente invaso dalla sua occhiata penetrante. Un tipo di occhiata che Shiro fatica ancora a credere di vedere indossata da Matthew Holt: genio, nerd, dalla parlantina insospettabile e allergico a tutto ciò che non assomigli vagamente a dei circuiti o campioni da analizzare. O a Shiro, ma è un evento così recente e fresco che - almeno lui - ha ancora un’indigestione di farfalle nello stomaco.

Dopo che quasi inciampano entrambi sulla via verso la spiaggia, il discorso si chiude con un e pesca sia e una spallata giocosa di Matt, che gli passa avanti accelerando il passo.



 

Il fischio del mulinello si interrompe bruscamente, per la quinta volta. Nel buio, risuona il rumore della lenza che si spezza e del piombino che sbatte contro la pietra e si tuffa in acqua con lo splash cupo di qualcosa andato per sempre. Il mini glowstick disegna una parabola luminosa nell’aria mentre la canna sfugge di mano a Shiro.  

Persiste un attimo di silenzio, prima che la risata di Matt scoppi fragorosa nella quiete della notte e del mare; il ragazzo non smette neanche quando sta per ribaltarsi dallo scoglio e Shiro lo agguanta per un braccio, lasciando perdere la canna.

Rimangono così, i secondi che scorrono senza fretta, mentre Matt, a proprio agio tra la presa di Shiro e la posizione in bilico, tira su gli occhiali sulla fronte, sparando ciuffi di capelli ovunque, e si asciuga le lacrime con la mano libera; continua a sganasciarsi fino al singhiozzo.

Shiro prova l’impulso di stritolargli il braccio in uno Smettila incisivo, ma subisce in silenzio e accetta l’esito di quella prima ora di pesca: non è capace.

« Houston, abbiamo un problema! » la voce di Matt è sull’orlo delle convulsioni mentre ha le dita premute sugli occhi. « Takashi Shirogane è negato per la pesca! »

La presa di Shiro si allenta un poco, quel tanto che basta perché Matt provi la sensazione di tornare a cadere, e l’ultima risata gli si strozza in gola. Ma anche nel rimettersi composto e nel rinforcare gli occhiali, il risolino, al riverbero della torcia alogena, rimane.

« Siamo fortunati che le nostre future scorte di cibo non dipendano dalle tue doti nella pesca » mentre parla recupera la canna e controlla lo stato della lenza. Il suo tono mantiene la leggerezza della presa in giro. « Ti sei già impigliato nella mia maglietta, nella sacca termica e nei tuoi pantaloni. Tuo padre non è norvegese? Non ti ha mai portato a pescare? »

Shiro ha imparato che Matthew Holt ha una lingua sagace, sferzante a volere, dietro il sorriso nervoso da topo di laboratorio che rivolge al resto del mondo. Lo ha imparato appena le formalità tra di loro sono venute meno, il tempo di essere presentati alla prima riunione per la Missione Kerberos. È bastato che i giornalisti, suo padre e il Comandante Iverson li lasciassero da soli cinque minuti perché avesse un primo assaggio dei mesi futuri.

Con quelle braccia piloterai lo shuttle o salverai l’universo?

Shiro si rilassa al ricordo.

Matt ha una poca discreta fissa per le sue braccia; una fissa diventata galeotta della loro relazione. A seconda dell’umore del giorno Shiro può aspettarsi da Matt battute pro Finché abbiamo i tuoi bicipiti andrà tutto bene e contro Sei imbarazzante quando passi dalle porte… se ci passi. Se ti incastri nello shuttle da qualche parte sarà un problema.

« Terra chiama Shiro, dove ti sei perso? »

Gli angoli della bocca si inarcano e la scarsa fonte di luce crea ombre calde sui suoi lineamenti.   

« Alle tue preoccupazioni circa i miei problemi con le porte »

Matt ha la canna in una mano, la nuova lenza con l’esca nell’altra e le sopracciglia congiunte. Non ha ricollegato la replica, perché il più delle volte Matt parla mentre analizza una quantità di dati mostruosa, prendendo appunti e girando il cucchiaino nell’ultimo di una serie di caffè che si raffredderà intoccato. Spesso dà fiato alla bocca senza registrare davvero, ma è un’abitudine che ha con una cerchia molto ristretta, perché agli estranei regala l’aspetto di un ricercatore introverso ma timidamente ottimista, mantenendo la vena ironica nascosta nello sguardo.

« Comunque » riprende quest’ultimo, piroettando sul posto con la canna, facendo correre un brivido lungo la schiena del pilota perché il bordo dello scoglio è bagnato e molto vicino ai piedi di Matt. « Mai sentito dire che è tutta questione di polso? »

Arretra le braccia oltre la testa - Shiro incespica di lato per evitare la lenza - e dà un colpo secco di frusta. Il mulinello ronza con un rumore liscio e costante finché esca e piombino si infrangono sulla superficie. La starlighth del galleggiante riemerge come una piccola barra di plutonio da cartone animato, danzando solitaria e brillante tra le piccole increspature del mare.  

« Ecco fatto. Sesto round? » ammicca Matt, indicando col mento la seconda canna mentre aggiusta la sua nel sostegno incastrato tra due scogli.

Shiro leva le mani.

« Riconosco la sconfitta. La pesca non fa per me »

Matt è d’accordo con un risolino, a cui segue un bacio a fior di labbra. La luce calda della torcia gli colora la pelle di arancione, dove arriva, su un solo lato del viso. Il resto è nella morsa del viola notturno, ma la sua bocca si stira nell’ennesimo sogghigno, gli occhi chiusi. Attende, poco.

Shiro lo afferra per i gomiti, portandolo più vicino a sé; le loro labbra si trovano di nuovo e approfondiscono, tra morsi e denti e respiri rubati. E quando il fiato si esaurisce per Matt, il ragazzo si separa buttando solo indietro la testa, ansimante.

Shiro lo trattiene senza sforzo, osservando la clavicola che spunta dalla maglietta, il collo stretto, una goccia di sudore che scivola lungo i tendini tesi. Nonostante abbia già le labbra umide, il desiderio di provare ad appoggiarle sotto l’orecchio di Matt, dove inizia la mascella, gliele fa umettare di nuovo. Si china in avanti, inclinando la testa di lato, quando una mano di Matt gli batte sul petto.

« Fammi indovinare » ansima, la testa ancora a ciondoloni oltre le spalle. « Sei capace di trattenere il respiro per almeno mezz’ora »

Shiro ride.

« Nessuno ci riesce »

« Tu ci riusciresti. Scommetto tutto sulla tua capacità polmonare » le dita di Matt camminano sul petto del pilota in orizzontale, misurandolo anche senza guardare. « Quanto hai di torace? Centoventi? »

Shiro continua a ridere, un po’ anche per il lieve solletico.

« L’ultima volta erano centodiciassette »

Matt torna finalmente su con la testa, risistemandosi gli occhiali. Sembra abbia due raggi x al posto degli occhi mentre lo squadra da spalla a spalla, dalla v del colletto alla cintura.

Quello che riesce a dire è un « Oh » con la fronte corrugata.

Shiro non è mai certo, ma si è fatto un’idea di quello che passa per la testa di Matt. Un pensiero fugace, in mezzo alla geometria euclidea e agli immaginari piani cartesiani che deve aver proiettato sul suo petto. Un argomento che hanno affrontato principalmente a parole e marginalmente coi fatti. Matt ha chiesto di aspettare e lui non ha fretta. Il tempo è dalla loro; il lavoro e la preparazione alla missione li tiene praticamente insieme buona parte delle giornate; non paghi di stare gomito a gomito da mane a sera hanno anche deciso di passare quell’ultima settimana di vacanze alla casa al mare degli Holt. Perché è lì, lontano dalla gente, dal dovere, dalle chiacchiere, che Matt riprende fiato ed è se stesso al novanta percento.

E sempre lì possono concedersi di essere quel qualcosa in più che da poche settimane hanno scoperto. L’amicizia rimane primaria e indiscussa, ma hanno ceduto al sapore di un bacio, o alle scoperte delle dita, intrecciate tra loro, a massaggiare i polsi stanchi, a scivolare su una guancia, sulle labbra. Palmi da baciare, tempie, capelli da spingere indietro e occhi da fissare; spalle su cui riposare, schiene a cui aggrapparsi; il contatto nelle sue forme via via più intime.

Shiro ha realizzato il proprio desiderio di chiudere più volte le braccia intorno a Matt e semplicemente saperlo lì, contro di sé, anche mentre continua a studiare. Gli è bastato poco per rappacificarsi con le tensioni giornaliere. Gli basta poco per avere un solo pensiero in testa e trovarvi conforto.

« Mmh »

Matt ha fatto un passo indietro e Shiro gli ha lasciato andare i gomiti, ma le braccia di entrambi sono scivolate le une sulle altre fino a che le mani non si sono afferrate. Rimangono così, Shiro appoggiato agli scogli più alti dietro di sé, Matt che dondola appena sui piedi, lanciando di tanto in tanto uno sguardo al galleggiante luminoso.

« A cosa pensi? » mormora Shiro, con un sapore che sa di serenità.

« Che stiamo per andare a convivere »

« Con tuo padre. In missione. Con una gravità artificiale da monitorare costantemente » le constatazioni rotolano fuori dalla bocca di Shiro prima che possa pensarci. Il fatto è che ci ha già pensato, più di quanto sia disposto ad ammettere. A come, dove e quando potrà permettersi di avvicinarsi a Matt sperando che Sam non li becchi.

« Non sono io a proiettarmi scenari sconci »

Matt non è d’aiuto. Sta pensando a un miliardo di altre cose che traspaiono tutte dal modo in cui i suoi occhi guizzano e la sua bocca si tende; se li è già fatti i suoi calcoli, sa che potranno esserci - ci saranno - situazioni imbarazzanti, soprattutto perché le orchestrerà lui per primo. « Ora che siamo… questo » un questo che ancora nessuno dei due chiama col suo nome, ma non ne sentono il peso. Matt alza le braccia tra di loro, ad altezza spalle; intreccia le dita per bene, strizzando col proprio il palmo più grande del pilota. Ghigna. « Sarà una crociera »

« Matt »

Eppure Shiro sorride, prima di assumere un’espressione di rimprovero, molto trattenuto, perché sente il bisogno di continuare a sorridere. « Non è una vacanza »

Tuttavia, al di là del faceto, la missione è troppo importante per entrambi. Ciò a cui hanno dedicato sogni e vita. Ed è un delicato calice di vetro che contiene entrambi. Molto dipende da lui - e questo gli fa stringere le mani di riflesso.

« Sarò a bordo con il pilota dai record imbattuti » la voce di Matt ha la sicurezza della fiducia che corrobora Shiro e gli dà il bisogno di impegnarsi a mantenerla viva, immutata. « Sarò protetto dal militare che si è skillato vedendo troppi film d’azione e di fantascienza. Posso affermare di sentirmi completamente al sicuro, che può succedere? »

Una felicità creata dalle risate di Matt, dalla sua presenza minuta da stringere, dal luogo ameno e riposante dove si trovano, fatto principalmente di cielo e acqua. Shiro potrebbe cedere a quel momento e desiderare che duri più di un’ultima notte.

« Sei tu il mago delle statistiche » torna a scherzare.

« Allora, statisticamente, sarà una missione ordinaria, noiosa per il tempo che impiegheremo da qui a Kerberos e potenzialmente priva delle aspettative che la Garrison spera di realizzare analizzando i campioni di ghiaccio »

« Cosa? Dov’è finito il tuo entusiasmo? »

Matt si è spostato di fianco a lui. Senza chiedere permesso si è infilato tra il suo fianco e il braccio, poggiandogli la testa sulla spalla. Il caldo della giornata passata è ancora presente, nonostante la brezza, ma nessuno dei due si lamenta del tepore tra i loro corpi.

« Mi hai chiesto delle statistiche e le statistiche non sono mai particolarmente entusiasmanti » riprende Matt. Lancia un’occhiata imbronciata al galleggiante della canna da pesca che non dà segni di attività. « Tuttavia, se mi dovesse succedere qualcosa, le probabilità che tu mi salvi la vita sono molto alte, se è questo che ti preoccupa... eroe della galassia »

« Non ho intenzione di mettere in pericolo né te né tuo padre » sospira, guardandolo con un’occhiata esasperata. « E ancora questo soprannome… »

« Mi è capitato di sentirlo da qualche padawan alla Garrison. Ti ammirano parecchio. Un Maestro Jedi tu per loro sei, giovane Takashi » la voce di Matt si abbassa fino a un sussurro che Shiro gli porta via con un altro lieve bacio anche se entrambi si lasciano andare a risolini di gola e allo strofinarsi il naso a vicenda, ridendo ancora di più.

« Che la Forza sia con te, Maestro Yoda »

« Oh! L’eroe scende dal suo trono di modestia e mi concede una battuta nerd »

Nella confusione delle risate, Matt gli afferra coi palmi i lati del viso, smettendo ogni ilarità per guardarlo fisso. Shiro resta confuso dal cambiamento improvviso.

« Oscuro è il viaggio che ci attende, giovane Jedi » Matt è così preso dalla parte che per un attimo il pilota lo prende sul serio, prima di sciogliersi in un sospiro indulgente. Ma le mani del più grande tra i fratelli Holt scattano a stringergli, strizzargli, le braccia con drammaticità ed enfasi. « Se i tuoi bicipiti passassero al Lato Oscuro... spacciati noi saremo. Fottuti »

C’è un momento di silenzio in cui Matt pretende ancora che la sua teatralità venga presa sul serio, mentre lui stesso si sta mordendo il labbro per non scoppiare. Shiro gli tira indietro i ciuffi di capelli dalla fronte e ricomincia a ridere e ad avvertire il petto scaldarsi per l’ostinazione di quel teatrino, per quei giorni di pace con il ragazzo che ogni ora che passa gli mostra e gli fa superare confini di affetto nuovi e sconosciuti; ride per quella serata fuori programma a pescare e per come siano capaci di sdrammatizzare spensierati sulla missione che li porterà più lontano di qualunque essere umano.

Ha paura; superiori ed esperti gli continuano a ripetere che è normale, che una parte del lavoro è convivere con la sensazione che possa finire tutto in pochi minuti.

Eppure lì, in quel momento, non c’è più alcuna ombra, non c’è più alcuna percentuale di fallimento, di errore umano o meccanico, non ci sono in bocca al lupo e crepi, non c’è una sola insinuante vena di preoccupazione.

C’è un ragazzo con gli occhiali che sa di poter contare su di lui per non cadere; c’è una canna da pesca dimenticata, il silenzio dei sogni sopra le loro teste e una distesa di vita ad appena un tuffo di distanza. Molto più di quello che il suo cuore riesca a processare tra un battito e l’altro.

« Ehilà? Alleanza Ribelle a eroe galattico, ti sei perso di nuovo? »

« … forse »

Matt increspa la bocca e gli passa le braccia dietro al collo.

« Lo sai che sono pigro, non farmi venire a cercarti »

Le palpebre di Shiro sono pesanti ma gli occhi ben attenti. Chinandosi in avanti gli sussurra un « Eccomi » sulle labbra.




 

°°°°°°°

 

Brrrrr…….. non capisco perché provo a scrivere cose romantiche se poi mi faccio venire la pelle d’oca da sola.

Allora. Ho sentito il bisogno improvviso di una Shatt e visto che ho perso una scommessa su Voltron S3 ho colto l’occasione per partorire questa shottina Pre-Kerberos farcita di melassa e di un Matt di cui mi sono inventata il “carattere” da zero. O meglio, è solo un abbozzo!

In realtà è venuta fuori una storia Sheith nelle descrizioni, più o meno, e Shatt nei dialoghi. Senza speranza, eh?

Risultato: una sequenza di frasi stile “le ultime parole famose” e citazioni di Star Wars perché questa serie e Voltron vanno a braccetto. E parlando di braccia, non solo Matt ha una fissa per quelle di Shiro! 

Vago & inutile headcanon: nella versione ‘originale’ il personaggio di Shiro (Sven) era di origini norvegesi (ero convinta fosse svedese???), ora lo considero di madre giapponese e padre norvegese (o svedese) *fugge*.

 

Ho da fillare almeno altre sei storielle… *si spara*
Alla prossima!

 

Nefelibata ~

 
   
 
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