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Autore: Daeny394    08/08/2017    0 recensioni
Sarah Grey, ragazzina cresciuta in una famiglia babbana, parla del suo ingresso nel mondo magico e dell'amicizia nata con Ginny Weasley durante il loro primo anno ad Hogwarts. La storia è ambientata al tempo della seconda apertura della Camera dei Segreti. Sarah racconta delle sue visioni e degli avvertimenti dati all' amica riguardo un vecchio diario ritrovato in un bagno al secondo piano. Per la prima volta, la vera storia di come Ginny fu salvata, viene rivelata
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Colin Canon, Ginny Weasley, Luna Lovegood, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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La avevo avvertita, le avevo più volte intimato di stare alla larga da quel diario, ma lei non mi aveva mai presa sul serio. Ed ora ne aveva pagato le conseguenze. A causa di quel maledetto oggetto oscuro la mia migliore amica, Ginny Weasley, si trovava ora, morente, nella camera dei segreti. Dovevo assolutamente fare qualcosa per aiutarla, ma ogni idea che mi veniva in mente mi sembrava sciocca, debole, e di facile fallimento. Fino a quando riuscii finalmente a trovare una soluzione. Era necessaria un’azione estrema. Dovevo assolutamente mettermi in contatto con Voldemort. Tutti quanti conoscerete la storia della seconda apertura della camera dei Segreti, e del salvataggio di Ginny ad opera di Ron e Harry, tuttavia sono abbastanza sicura che ignoriate buona parte della storia, o almeno quella riguardante il mio ruolo in tutto ciò. Oggi vi racconterò ogni cosa, ma per farlo dovrò partire dall’inizio. Mettetevi comodi quindi, perché ci vorrà un bel po’
 

Tutto cominciò con l’arrivo di quella lettera.  Era una calda sera d’estate quando scoprii di essere una strega. Non riuscivo a crederci! Fino a qualche mese prima ignoravo completamente l’esistenza della magia. Certo, qualche volta erano accadute cose strane intorno a me, avvenimenti di cui non comprendevo le cause, come quando, una volta, dopo essermi arrabbiata con una mia amica, le avevo fatto crescere le zanne, o quando ero riuscita a riportare alla vita una pianta completamente appassita. Per questo la lettera arrivatami fu per tutti una sorpresa. Io in verità pensavo, almeno inizialmente, ad uno scherzo di cattivo gusto, quando poi realizzai che avrei potuto frequentare veramente una delle scuole di magia più famose al mondo provai una felicità immensa e iniziai a gridare così forte, che penso di essere stata sentita da tutto il vicinato. Convincere i miei genitori a lasciarmi partire fu un’impresa abbastanza ardua. Tuttavia dopo discussioni, lacrime e suppliche varie, mi accontentarono. Nella lettera di Hogwarts veniva riportato il materiale necessario per le lezioni, così qualche giorno prima della partenza, acquistai il necessario. Ricordo, a distanza di anni, di come mi rimase impresso l’incontro con il signor Olivander, un vecchietto che sosteneva di ricordare ogni bacchetta venduta e il rispettivo proprietario. Ricordo ancora di avergli chiesto il prezzo di una che mi sembrava particolarmente carina, ma il venditore aveva risposto che acquistare una bacchetta non era neanche lontanamente come comprare un vestito perché, testuali parole “ è sempre la bacchetta a scegliere il mago”, e mai il contrario. Poi me ne fece provare quattro prima di trovare quella adatta a me. Alla fine, la prescelta si rivelò essere una bacchetta di tiglio argentato di undici pollici e sufficientemente elastica. Ciò aveva stupito non poco il vecchio venditore, che mi aveva poi chiesto se nella mia famiglia ci fosse qualcuno in grado di predire il futuro, spiegandomi che il tiglio argentato aveva fama di dare il meglio di sé con i Veggenti e con i maghi versati nella Legilimanzia, due arti misteriose, che accrescevano il prestigio di chi possedeva bacchette di tal fatta. “Che uomo strano” avevo pensato.  Il primo settembre comunque, come da programma, mi recai al binario.  Attraversare, letteralmente, un muro fu una delle esperienze più strane vissute fino a quel momento. Al binario, anzi nel binario, conobbi una ragazzina molto simpatica. Dai lunghi capelli rossicci, veniva da una numerosa famiglia di maghi. Anche lei, come me, avrebbe dovuto frequentare il primo anno ad Hogwarts.
            «Piacere, mi chiamo Ginny Weasley» si presentò
«Sarah Grey, piacere mio» le risposi
«Primo anno?» mi chiese la rossa
«Sì, pensa che fino a poco tempo fa non sapevo neanche dell’esistenza della magia!»
«Lo sai, mio padre è particolarmente affascinato dai Babbani, pensa che all’insaputa della mamma ha modificato una Ford Anglia turchese affinché potesse volare e diventare invisibile»
«Forte» esclamai io
«Già, e poi tre dei miei fratelli l’hanno utilizzata, di nascosto ovviamente, per andare a prendere, insomma, Harry Potter. Lui...»
Ginny arrossì violentemente e non riuscì a finire la frase
«Harry Potter, dici, cosa ha di speciale questo tizio, per riuscire a farti arrossire in questo modo?» scherzai
«Cos cos cosa ha di speciale?» balbettò lei
«È uno dei maghi più famosi che esistano. Pensa, che quando aveva solo un anno è riuscito a sopravvivere a un anatema che uccide, lanciato dal mago più malvagio di tutti i tempi. Questo stregone aveva ucciso Auror di rilievo, maghi e streghe dai poteri straordinari, tra cui anche i suoi genitori. Ma non è riuscito a fare lo stesso con lui. E non è tutto, si dice che dopo aver cercato di uccidere Harry, abbia perso tutti i poteri e sia poi scomparso nel nulla. Alcuni lo credono morto, altri solo molto debole. Fatto sta che qualcosa in Harry lo ha fermato. E da quella notte, il mondo magico ha conosciuto undici anni di pace e tranquillità» mi spiegò
«Wow, non ne sapevo niente» dissi io
«Ma come si chiama questo mago così malvagio, di cui mi stai parlando, e chi diavolo sono gli auror?» Chiesi poi
«Gli auror sono membri del Ministero della Magia (organizzazione che governa la comunità magica) che combattono le Arti Oscure e i suoi sostenitori. Per quanto riguarda lo stregone, noi non pronunciamo il suo nome. Usiamo dire tu sai chi, per riferirci a lui » mi spiegò
«Ho capito. Ma come mai i tuoi fratelli sono andati da Harry nel cuore della notte?»
«Perché, da quando i suoi genitori sono stati uccisi, lui vive con degli zii babbani che lo detestano, e siccome era stato recentemente messo in punizione, e rinchiuso in camera, con le sbarre alla finestra, andarlo a liberare durante la notte era l’unica soluzione»
«Caspita!» esclamai
Chiacchierammo per un poco, interrotte solo dal passare di una anziana signora con un carrello, che vendeva dei dolci davvero particolari: zuccotti di zucca, cioccorane, gelatine tutti i gusti più uno e una vasta gamma di pallini acidi (lecca-lecca dal colore verde acido che procurano un fortissimo pizzicore in bocca e hanno un elevatissimo potere dissetante.) Un’ora più tardi si unì a noi anche una biondina, dall’aria sperduta. Mormorava qualcosa su delle strane creature, e portava in mano una rivista con su scritto Il cavillo. Ci disse di chiamarsi Luna, e ci raccontò che viveva con il padre perché la mamma, una strega amante degli esperimenti, era morta a causa di uno di essi quando lei aveva solo nove anni. Ricordo che mi fece molta tenerezza.  Il viaggio durò parecchie ore. Una volta arrivate ci accolse un uomo talmente enorme da sembrare quasi un gigante, o almeno una creatura molto simile. Era alto più di tre metri e molto, molto grasso. Chiamò tutti noi ragazzi del primo anno e ci chiese di seguirlo. Ci spiegò che avremmo dovuto raggiungere Hogwarts attraversando il lago nero con delle barche. A bordo di ogni battello potevano prendere posto un massimo di quattro studenti. Io mi sedetti vicino a Ginny Luna, e ad un ragazzino biondino di nome Colin. Portava con sé una macchina fotografica, e non smise nemmeno per un attimo di scattare fotografie.  L’ulteriore viaggio durò molto poco. Quando arrivammo al castello gli studenti degli altri anni si trovavano già lì.  Loro, erano giunti alla fortezza tramite delle carrozze trascinate da creature chiamate Thestral.  A riceverci, comunque, fu la professoressa McGranitt una donna di mezza età, con i capelli neri raccolti in un alto tuppo. Portava gli occhiali e il suo era uno sguardo molto severo. Ci spiegò che ad Hogwarts vi erano quattro case: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Disse che ognuna di esse poteva vantare una nobile storia e che per tutto il tempo che saremmo rimasti lì la nostra casa sarebbe stata per noi come una seconda famiglia. Ci spiegò di come ogni azione positiva ci avrebbe fatto guadagnare dei punti e di come invece ad ogni comportamento negativo i bonus ottenuti si sarebbero abbassati Alla fine dell’anno la casata con più punti avrebbe vinto una Coppa: la Coppa delle case. Ci infermò del fatto che ad assegnarci alle varie casate sarebbe stato un giudice imparziale: il cappello parlante.
«Un cappello parlante?» chiesi a Ginny
«Puoi ben dirlo» rispose lei
La professoressa dallo sguardo severo ci condusse in una stanza enorme, dove vi erano pareti così grandi da raggiungere il soffitto, che sembrava riflettere il colore del cielo. Torce fiammeggianti illuminavano le pareti di pietra. Nella sala si trovavano cinque grandi tavolate: quattro per gli studenti e una riservata ai professori i quali stavano chiacchierando tra loro. Li osservai ad uno ad uno. All’estremità destra del tavolo sedeva un insegnante molto affascinante. La prima cosa che notai furono i suoi fluenti e biondi capelli ondulati. Stampato sul viso, aveva poi un sorriso molto seducente. Indossava un lungo mantello blu notte, che faceva risaltare ancora di più il colore dei suoi occhi, vi era poi una professoressa grassottella dai capelli grigi e gli occhi castani, un insegnante più basso di quasi tutti i ragazzini del primo anno e un fantasma dall’aria abbastanza scorbutica, il quale stava scambiando due parole con il Guardacaccia. Al centro della tavola sedeva poi il preside. Dalla lunga barba argentea e con uno sguardo molto penetrante, doveva essere molto vecchio. I suoi occhi erano azzurri, e sopra il naso, che sembrava essere stato rotto più volte erano appoggiati degli occhiali a mezzaluna. Dava l’idea di essere un uomo assai saggio. A riportarmi alla realtà comunque fu la professoressa McGranitt che annunciò l’inizio della cerimonia di smistamento. Dopo aver recitato una poesia molto carina, riguardante le varie caratteristiche di ogni casata ( il coraggio per Grifondoro, l’ambizione per Serpeverde, la lealtà per Tassorosso, e l’intelligenza per Corvonero) e aver ricevuto i suoi meritati applausi, il cappello parlante iniziò ad assegnare gli studenti ai quattro tavoli. Quando arrivò il mio turno, mi parve di non riuscire più a muovermi, il cuore mi batteva all’impazzata. Tremante mi avviai verso lo sgabello e mi poggia il cappello sulla testa. Non appena mi fui seduta mi balzò addosso un grosso rospo, facendomi cadere dalla sedia per lo spavento. Un ragazzetto paffuto e goffo gridò: « Oscar, vieni qui, Oscarrr», ma il rospo, tutt’altro che obbediente iniziò a saltare per tutta la sala, procurando risate generale da parte degli studenti. La professoressa Mc Granitt scosse la testa, esasperata. Una volta che l’animale si fu calmato, potei finalmente riprendere posto per cercare di essere smistata. Mi rimisi il cappello e, dopo pochi minuti, che a me però parvero un’eternità, fui assegnata a Grifondoro. Applausi giunsero dalla tavolata rossa e oro, presi posto vicino al ragazzino conosciuto in barca. Anche Ginny poco dopo si unì a noi. Luna invece, capitò tra i Corvonero. Terminato lo smistamento arrivò il momento della cena. I piatti, fino ad allora vuoti, si riempirono all’ istante di ogni prelibatezza possibile e immaginabile non appena il preside diede l’okay. Io assaggia un po’ di tutto: il cibo più buono mai mangiato!. Ad un certo punto, durante la cena apparve un fantasma vicino a me, o meglio mi passò attraverso. Sentii in quel momento una sensazione di gelo. Lo spettro si presentò. Ci disse di chiamarsi Ser Nicholas, e di trovarsi nel castello da centinaia di anni. Ci spiegò anche la sua storia, e i motivi della sua morte. Egli fu un cortiere nella corte del re Henry VII. Un giorno aveva provato ad aiutare una certa Lady Grieve a raddrizzare i suoi denti ma, involontariamente, le aveva fatto spuntare un disumano canino. Per questo fu condannato alla decapitazione. Ricevette quarantacinque colpi d’ascia, ciò nonostante la sua testa non riuscì mai ad essere completamente staccata dal cranio. Si guadagnò in questo modo, il soprannome di Nick Quasi Senza Testa. Dopo averci augurato un felice anno, comunque, volò via dirigendosi verso il fantasma di Tassorosso: il frate Grasso. Una volta terminato il secondo Ginny mi fece conoscere Fred e George, gemelli molto simpatici, e amanti degli scherzi. Mi presentò anche una sua amica: Hermione Granger, anche lei, come me, veniva da una famiglia di babbani. Mi risultò molto simpatica, anche se forse un po' troppo saputella.
 
«Hermione ma Ron?» chiese Ginny alla ragazza
«Non lo so, e anzi sono anche abbastanza preoccupata, neanche Harry si è fatto vedere, spero solo non si siano cacciati in qualche guaio» rispose lei, cupa
Al solo nominare Harry, Ginny arrossì nuovamente. Quando il banchetto era quasi terminato arrivò anche un professore dal grande naso adunco e dagli unti capelli corvini. Aveva un sorrisetto di trionfo sul viso. La McGranitt invece, aveva abbandonato la sala qualche minuto prima. Comunque, quando tutti finimmo di mangiare il preside prese la parola esibendosi in un discorso molto toccante riguardante lo stare uniti o cose del genere che però io in realtà non seguii molto perché dopo tutto ciò che era successo quel giorno mi sentivo esausta e desideravo solo poter raggiungere il mio letto il prima possibile. Ricordo, comunque che ci nominò un sacco di oggetti che il custode Gazza, aveva dichiarato vietati e che disse qualcosa riguardante una foresta proibita. Ci parlò anche dei provini di Quidditch che erano aperti agli studenti dal secondo anno in su. Poi ci mandò a dormire. L’indomani avremmo iniziato le lezioni di magia e per farlo dovevamo essere riposati. Per raggiungere la sala comune dei Grifondoro, dovemmo passare attraverso il ritratto di una signora grassottella. La parola d’ordine stabilita era Colibrì. Ero talmente esausta che neanche il baccano in sala comune, e la storia di due ragazzini che erano riusciti, chi sa come a raggiungere la scuola volando riuscii a tenermi sveglia. Diedi così la buona notte a Ginny e mi avviai al dormitorio. Dopo aver scelto un letto vicino a quello della mia nuova amica, chiusi gli occhi. Dopo cinque minuti mi trovavo già tra le braccia di Morfeo. Solo l’indomani avrei poi scoperto che quei due ragazzini erano niente di meno che il fratello di Ginny, Ron, ed Harry Potter i quali avevano raggiunto la scuola con la macchina volante del signor Weasley. Ne venni a conoscenza a causa di una strillettera arrivata in sala grande durante la colazione.
 

   
 
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