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Autore: CrashCrashBurn    09/08/2017    1 recensioni
Un racconto per ogni brano dell'EP. Un viaggio tra suoni, pensieri, sguardi, parole. Storie sulla vita, in ogni suo colore.
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All I Can Think About Is You
 


Fish fell out of water 
Bird stuck on the ground 
Chaos giving orders 
Everything is upside down 
The whole world on a flight path 
I wonder where they'll go, ah 
Trouble's on the outside, I know

 

« Grazie a lei, buona giornata, arrivederci! »
Vincent Moreau prese la banconota che la mano rugosa gli stava offrendo e la infilò con cura nel portafoglio, non riuscendo a nascondere un sorrisetto compiaciuto. Anche questa volta i suoi venti euro se li era intascati, e tutto per merito di quel borioso settantenne che ora si allontanava soddisfatto con il disegno in mano.
“Chissà cosa ci trovano nel farsi ritrarre, non lo capirò mai” si disse il ragazzo, come ogni volta. Secondo Vincent desiderare un ritratto di sé era, infatti, la massima espressione dell’egocentrismo: a chi mai può saltare in mente di appendere la propria faccia in camera da letto? Soltanto ad un nobile, oppure ad uno di quei megalomani che mettono un selfie come sfondo del cellulare.
Vincent scacciò quel pensiero. Tanto il disegno era una delle sue più grandi passioni, ed era anche l'unica attività piacevole che fosse in grado di portargli un minimo guadagno. Insomma, sempre meglio che consegnare le pizze come ormai faceva da due mesi quattro sere a settimana. Ciononostante avrebbe preferito fare soldi vendendo qualcos'altro oltre che ai ritratti dei turisti. Ad esempio una delle sue tele esposte su quattro cavalletti dietro alla postazione da disegno. Capolavori. O almeno, secondo lui lo erano. Da sinistra verso destra si poteva osservare un pastello di una veduta futuristica, due acquerelli di fenicotteri a quattro zampe, e infine lui, il più bello e il più sottovalutato: un dipinto ad olio 80x40 nei toni del blu e dell'arancione, che come soggetti principali ritraeva dei pesci -probabilmente salmoni- che non solo saltavano fuori dall'acqua di un fiume, ma spiccavano proprio il volo, grazie a delle enormi ali variopinte che spuntavano attraverso le scaglie dai riflessi perlati. In riva al fiume un uccello con le pinne osservava sconsolato i pesci, probabilmente perchè si erano appropriati delle sue piume, costringendolo così a rimanere inchiodato al suolo.
A differenza degli altri tre, quest'ultimo dipinto non riusciva a catturare nemmeno lo sguardo più distratto. Quanta ignoranza i passanti di Montmartre. Certo, non si poteva dire che i soggetti delle tele di Vincent fossero ordinari e di facile interpretazione, ma nel mondo è davvero rimasto qualcosa di normale? Ormai tutto girava al contrario di come doveva, e la sua arte doveva in qualche modo adeguarsi. L’arte era anche un mezzo per esprimere il caos che dominava la sua vita e i dubbi che ormai da lungo tempo lo assillavano: era davvero un fallito, come suo padre spesso lo chiamava quasi dimenticandosi del suo nome reale? Giurisprudenza non lo attirava minimamente, mai e poi mai avrebbe intrapreso quel percorso di studi. Eppure il signor Moreau sembrava portare rispetto solo per gli avvocati. Forse, invece, avrebbe dovuto ascoltare i consigli di sua sorella Marie.
« Hai un talento talmente grande… perché non lo sfrutti iscrivendoti all’accademia di belle arti, anziché continuare a disegnare per strada? Non sprecare un’opportunità così importante solo perché hai paura di osare e di dare una svolta alla tua vita. »
 
But now, all I can think about is you 
All I can think about is you 
If all that i’m on earth to do 
Is solo, then what a lone poor shoe 
I want to walk in a two

 
Rimuginando sulle parole di Marie, Vincent iniziò a mettere via i pennelli: i turisti parevano essersi volatilizzati, tanto valeva tornare a casa. Fu proprio in quel momento che una figura femminile spuntò dal vicolo collaterale e a passi lenti attraversò la strada. Vincent credeva che da un momento all’altro avrebbe svoltato, invece la donna si avvicinò proprio alla sua esposizione di quadri. Iniziò ad osservarli, uno ad uno. Era una bella ragazza, ed era anche più giovane di quanto sembrasse da lontano, notò l’artista. Di carnagione chiara, teneva i capelli biondi legati in una treccia, e gli occhi erano grandi, anche se da quella distanza non riusciva a scorgerne bene il colore. La ragazza pareva ispezionare ogni dettaglio dei dipinti e, quando si fermò di fronte a lui, il cuore di Vincent saltò un battito. Dopo secondi e secondi di silenzio, decise di dire la prima cosa che gli veniva in mente.
« Posso aiutarti? »
“Mio Dio, che domanda idiota.” si pentì immediatamente Vincent. Adesso si sentiva come uno di quegli irritanti commessi dei negozi d’abbigliamento.
La ragazza si voltò, e il movimento della sua testa fece scivolare la treccia dietro alla schiena.
« In verità vorrei solo farti i complimenti per questo…  - disse, indicando con il mento il dipinto dei pesci volanti - a che movimento ti sei ispirato? Surrealismo, transavanguardia? »
Vincent rimase impietrito. Innanzitutto per lo stupore nel vedere due occhi così grandi (che aveva scoperto essere color nocciola), perché da vicino lo erano davvero molto. In secondo luogo per il fatto che si fosse interessata a quel dipinto, proprio a lui. E, infine, perché si sentiva realmente ignorante a non conoscere nemmeno uno dei termini utilizzati dalla ragazza per definire il suo stile.
“Dì qualcosa, dì qualcosa Vincent, coraggio…”
« Grazie! Ehm… ad essere sincero nessuno di questi. Credo. Voglio dire, è l’arte di Vincent. Movimento Vincent potrebbe andare bene? »
Si pentì nuovamente di ciò che aveva detto.
“Ci mancava solo la battuta da latte alle ginocchia. Adesso si capisce perché con le donne mi è sempre andata male.”
Inaspettatamente, lei sorrise. Un sorriso bellissimo, radioso.
« Scusami -iniziò- è la solita malsana abitudine di voler etichettare ogni cosa. Spesso anche ogni persona. E purtroppo a volte ci casco anche io. »
Ci fu qualche secondo di silenzio in cui il ragazzo pensò disperatamente a qualcosa da aggiungere, ma la giovane continuò.
« In ogni caso, deduco che tu ti chiami Vincent. »
« Esatto. Io invece sto parlando con… »
« Corinne. Che si complimenta di nuovo con te per questa bella tela, Vincent. Adoro i colori che hai usato, ma ancor di più la scena che hai rappresentato. Così… reale, nella sua stranezza. Quante volte capita di sentirsi come quest’uccello, piantato lì, a terra, incapace di volare via. Comunque la smetto subito, non credo ti interessino minimamente i miei discorsi filosofici esistenziali. »
Sorrise di nuovo, e fu come il sole nel bel mezzo di una grandinata. Anche Vincent sorrise: il sorriso più sincero della giornata.
« Grazie, grazie davvero. Comunque non ti ho mai visto da queste parti, o sbaglio? »
« Non vengo molto spesso. Solo quando salta una lezione in università e non ho voglia di tornare subito a casa. Ogni tanto passeggiare da soli fa bene, e poi ho sempre amato Montmartre. Ora però devo scappare, ho alcune spese da fare. Per mia madre, sai… ciao, Vincent! »
« Ciao, Corinne! »
Corinne si allontanò, con la borsa di cuoio e la treccia bionda che ciondolavano alla cadenza dei suoi passi.
Vincent prese le sue cose, deciso a tornare a casa. Lasciò tutto il materiale in camera e si mise a guardare la tv per qualche ora. Si preparò un caffè e un tramezzino, poi si lavò, si rivestì e si diresse verso la pizzeria d’asporto dove lavorava. E mentre faceva ognuna di queste cose, gli occhi di lei si riflettevano ovunque guardasse.
Tutto quello a cui riusciva a pensare era Corinne. Solo Corinne.
 
It's all I can 
It's all I can 
It's all I can 
It's all I can do 
It's all I can do 

 
Tornando verso casa dopo il lavoro, Vincent si mise a riflettere, in qualche modo ispirato dalle luci notturne della strada che scorreva sotto alle ruote del motorino.
Certo che era peggio di un ragazzino in piena crisi adolescenziale. Come aveva potuto prendersi una sbandata simile per una sconosciuta che non avrebbe rivisto mai più? Okay, forse mai più no, nella vita tutto è possibile, e poi bastava solo sperare che qualche suo professore universitario rimanesse assente, così lei avrebbe deciso di farsi il suo giretto a Montmartre, e… tac. Sì, ma anche se fosse? I suoi dipinti (quattro in croce) li aveva visti tutti, quindi non c’era nemmeno la scusa per attaccare bottone. Doveva togliersela dalla testa. Sì, definitivamente.
Si fermò a un semaforo. Nell’attesa della luce verde, si mise a guardare la vetrina di un negozio, illuminata da dentro. Su un parallelepipedo in plexiglass erano esposte alcune borsette da donna: quella centrale era una tracolla in cuoio.
“Proprio come la sua…”
Non ce la poteva fare. Del resto, come si fa ad allontanare dalla propria vita qualcuno che ti capisce così a fondo?
 
Vincent arrivò a casa e prese di corsa tempere e pennelli. Iniziò a creare, e quando si alzò dallo sgabello il sole stava già sorgendo.



Everything is falling all around you 
It’s all I can do 
All I can think about is you 
It’s all I can 
All I can think about is you 

 
Trascorsero tre settimane di routine, tra pizze da consegnare e turisti impazienti di ottenere il loro viso riprodotto su carta. Quel giorno Vincent stava ritraendo una donna di mezza età dai tratti orientali, quando sentì una presenza alle sue spalle. Si voltò, lasciando scorrere lo sguardo dal basso verso l’alto. Borsa di cuoio, sorriso, occhi grandi, capelli biondi.
Lei.
« Ehi! » Esclamò la ragazza
« Corinne! -esclamò lui, non riuscendo a nascondere la sorpresa- finisco qui e… »
« Tranquillo, non ho fretta! » assicurò, sedendosi su un muretto alle sue spalle.
Vincent accelerò, la matita che quasi disegnava da sola e il cuore di un bambino felice. Dopo una ventina di minuti terminò il lavoro, e la signora si allontanò, non prima di aver pagato il ragazzo con un ventino e con una serie di inchini riconoscenti.
« E così sei tornata… » disse, rivolto alla ragazza che ora si stava alzando per avvicinarsi a lui.
« Sì. Mentre disegnavi volevo guardare le tue cose, ma ho aspettato fino ad ora perché mi sembrava di sbirciare in casa d’altri senza permesso. »
« Tranquilla, la porta è aperta per te -fece l’occhiolino- anche se non c’è nulla di nuovo da vedere. O forse sì…»
Corinne gli lanciò uno sguardo interrogativo, poi capì. A fianco dei quattro dipinti precedenti se ne era aggiunto uno mai notato prima. Si avvicinò curiosa per vedere.
E non potè credere ai suoi occhi.
Sfondo nero. Al centro un simbolo, sicuramente il Fiore Della Vita, che comprendeva tutti i colori dell’arcobaleno e occupava gran parte della tela. E, nel cuore di esso, una figura stilizzata: una donna, della quale era riconoscibile una familiare treccia bionda e una borsa in cuoio.
Corinne si voltò di nuovo, incredula.
« Vincent, io… »
« Non sono abituato ad assegnare un titolo alle mie cose -la interruppe lui- ma credo che questa volta farò un’eccezione… »
Girò con delicatezza il cavalletto, prese un pennarello indelebile e si chinò per scrivere qualcosa in corsivo sul retro della tela:



Love is the only thing left that’s true
 


Corinne lo guardò a lungo. Infine sorrise. Arcobaleno nella neve. 
  
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