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Autore: Edenloss    16/06/2009    3 recensioni
Germancest
Il biondo non rispose, ritornò in un imbarazzante mutismo e strinse i pugni. “ Che ne sarà di te? “ Mormorò a denti stretti. Lui le sue ferite le sentiva bruciare, sempre, anche quando riusciva a prendere sonno la notte. “ Me? “ Rivolse gli occhi al soffitto, nero e sporco. “ Non ne ho idea, non voglio pensarci e non me ne frega molto!“ Rispose cercando di grattarsi il mento, anche con le mani impedite.
Genere: Triste, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: In fondo c’era poco da ridere (No one knows what tomorrow will bring)
Fandom: ヘタリア Axis Powers
Personaggi: Prussia, Germania (Gilbert Weillschmidt, Ludwig)
Genere: Storico, Angst.
Rating: PG-14
Conteggio Parole: 687 (word)
Note: 1. 25 febbraio 1947.


(No one knows what tomorrow will bring)



“ Non sembri conciato bene. “
“ Neanche tu.”
“ In compenso a me donano un sacco i lividi. “ Le loro dita si strinsero le une con le altre, in una stretta nervosa. Si scambiarono un fugace sguardo che calò subito sui loro stivali.
“ Fantastico, davvero. I tuoi stivali sono rotti. “
“ E ti preoccupi per questo, ora? “
Entrambi risero e ritornarono a guardarsi negli occhi di nuovo. I tagli sul viso, le escoriazioni e i lividi che da viola stavano diventando gialli erano i segni ancora tangibili della guerra appena passata.
Uno li mostrava con l’orgoglio di un ragazzino appena uscito da una rissa mentre l’altro sorrideva forzatamente, forse per non essere da meno del fratello ma i suoi occhi indugiavano sulla figura del fratello.
“Brüder, tu…”
“Andrà tutto bene Brüderlein, andrà tutto bene. “ Il risuonare delle catene ai polsi aveva dimostrato l’amarezza di quella bugia.

“By jove, move your fucking ass mongrel!”
“Se non fossi incatenato te lo avrei piantato in culo, gentleman del mio cazzo! “
Nella stanza si liberarono delle sommesse risate e dopo qualche rimbrotto da parte dell’inglese ritornò il silenzio, un lungo e interminabile silenzio che finì quando Ludwig prese timidamente parola.
“ Vorrei poter parlare da solo con mio fratello. “
Alfred, Arthur e Ivan uscirono dalla stanza senza non mostrare una naturale curiosità per quella richiesta. L’unico che parve scocciato fu l’inglese che inveì ripetutamente contro il prussiano. “ Non sarai geloso Brüderlein?”
“ N-Nein...e poi di cosa?!” Scattò come una molla diventando leggermente rosso.
“ Non fare l’ingenuo, lo so bene, avresti voluto essere al posto di quel teinomane se queste mani fossero state libere.” Sulle sue labbra comparì il solito e inconfondibile ghigno ma ora quel gesto rendeva le sue ferite al viso più profonde. Non pareva farci caso, anche se si poteva leggere il dolore nei suoi occhi.
Il biondo non rispose, ritornò in un imbarazzante mutismo e strinse i pugni.
“ Che ne sarà di te? “ Mormorò a denti stretti. Lui le sue ferite le sentiva bruciare, sempre, anche quando riusciva a prendere sonno la notte.
“ Me? “ Rivolse gli occhi al soffitto, nero e sporco. “ Non ne ho idea, non voglio pensarci e non me ne frega molto!“ Rispose cercando di grattarsi il mento, anche con le mani impedite. La sua voce aveva un tono fin troppo pimpante.
Continuava a mentire, di certo non a sé stesso ma a chi?

“Brüd- “
“ Andrà tutto bene, te lo prometto. “ Era disagio mentre lo diceva, scandiva lentamente le parole per convincerlo, e convincersi. Le mani tremanti di Ludwig toccarono le sue stringendole, intrecciando le sue dita con quelle ferite del fratello e quell’ennesimo silenzio pareva un’utopia: le catene, lo schiamazzare dei soldati e il rumore delle porte sbattere scandivano involontariamente quei attimi in cui entrambi stavano respirando all’unisono come quando ancora dormivano assieme e si stringevano l’un con l’altro.
Era tutto così irreale e remoto.

“ Mein liebe brüderlein…. Aufidersen. “
Le mani incatenate scesero, per quanto potevano, afferrando i fianchi e stringendoli affondando le dita in essi.
Ludwig non fece neanche tempo a protestare che fu zittito dalle labbra del fratello.
Entrambi non calcolarono neanche per quanto tempo quel bacio durò, né quante volte la lingua del prussiano guizzò nella bocca del fratello con impetuosità.
Quando si staccarono entrambi avevano il fiato corto e il cuore, che invece di accelerare stava battendo lentamente, seguendo i loro respiri.
Ora entrambi lo sapevano, quello non era un “arrivederci” ma un “addio”.

“ Finalmente, credevamo ti fossi impiccato! “
“ Tsk, ti piacerebbe scopinculo…non sapevo fossi necrofilo! “
L’inglese lo strattonò prendendolo per un braccio separandolo così da Ludwig.
Gilbert si voltò e osservando il fratello che stava alle sue spalle ancora nella stanza gli gridò a gran voce.
“ OH! BRUDERLIN! FAGLIELA VEDERE A LORO DI COSA SIAMO FATTI NOI TEDESCHI! “ Sorrise e si fece scortare fin fuori. Chissà se anche in quel momento stava mostrano il suo ghigno sfrontato.
Ludwig non poteva saperlo, era rimasto dietro di lui in quella stanza buia, singhiozzando in silenzio.



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