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Autore: Alison92    09/08/2017    1 recensioni
Susan Winter, ventitreenne dal travagliato passato e da un presente senza attrattive, viene lasciata in tronco dal suo fidanzato Henry. Senza più un lavoro, rimasta sola nella sua grande città e priva di uno scopo per il quale andare avanti, Susan comprende che per lei è arrivato il tempo di ricominciare.
Non crede più nell'amore, non confida che qualcuno possa cambiare la sua situazione, ripartire da sé stessa è l'unico modo che ha per riprendere in mano la sua vita che l'ha trascinata lontano da qualsiasi gioia.
In biblioteca: è qui che Susan intravede la sua opportunità, fra gli scaffali polverosi e nei volumi che fin da piccola aveva adorato.
Fra lettere mai inviate, opportunità sfumate e vecchi sentimenti che non hanno mai abbandonato il suo cuore, Susan incontra le uniche due ancore di salvezza che possono condurla alla felicità: l'amore e la speranza.
"Lettere a uno sconosciuto", quella che reputa una curiosa trovata della biblioteca cittadina per attirare nuovi visitatori, le concede l'opportunità di cambiare vita, di far pace con se stessa e di scoprire che l'amore non è solo una fievole fiamma destinata a spegnersi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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25 settembre
Forse non dovrei scriverti questo adesso, avrei dovuto farlo parecchie settimane fa, quando gli eventi erano meglio impressi nella mia memoria, ma il tempo può solo avermi aiutata. O forse non avrei mai dovuto scrivere e basta, il silenzio è sempre l’opzione più rapida e indolore. Stavolta non potevo tacere, perché tu sei stato l’ennesima illusione. Sei scomparso tanto rapidamente quanto sei apparso. Così veloce che non mi sono neanche resa conto di cosa stava succedendo. Mi pento di aver dato così tanta importanza a qualcosa che non avrebbe mai dovuta averne. Credevi forse che fossi anche io una ragazza come tutte le altre? Forse era così, ci ho meditato quando le tue parole hanno cominciato a riaffiorare crudeli. Il primo sentimento che il mio cuore spezzato ha prodotto dopo il dolore e la sofferenza? L’odio. Parecchio scontato, non di certo per una tipa come me, una brava ragazza non dovrebbe odiare così tanto qualcuno. Invece odio quanto amo, hai scambiato il mio amore con mille bugie, hai solo reso ogni mio sforzo effimero e l’ardente rabbia non ha atteso molto per venire aggalla. Ti ho amato con la sincerità di una bambina, con il cuore devastato in preda alla gioia di essere infine capace di suturare le ferite. Se potessi tornare indietro non lo farei, quella notte sarei subito tornata a casa mia, non avrei passato con te anche un minuto in più del necessario, invece le cose non possono tornare indietro per nessuno. Avrei dovuto capirlo che il mio cuore non aveva mai battuto abbastanza, che tu non potevi solo che strapparmi un pezzo di me arrecandomi solo dolore. Era forzato, era difficile e credevo fosse sincero, invece erano menzogne anche quelle. Odiare non serve a molto, ti arde dentro la voglia di vendicarti, di spezzare il suo cuore come ha fatto con il tuo, senza troppi ripensamenti. Una parte di me avrà sempre voglia di farlo, ma l’odio serve solo a condannare anche la mia anima. Morale della storia: non è giusto che persone che disconoscono l’amore e il dolore spezzino in questo modo un cuore. Ma alcune ferite sono curabili e le tue lo sono. Perché non eri importante, la mia disperazione ti ha fatto apparire tale ai miei occhi.
 
Susan lesse e rilesse quella lettera, tormentandosi le mani. Afferrò il pezzo di carta, consapevole che i mesi passati con Henry non potevano riassumersi con solo quella pagina. Si diresse in bagno e fissò a lungo il suo riflesso allo specchio. C’era una traccia di sollievo nei suoi occhi castani, ma sentiva ancora il torpore avvolgerla. Estrasse dalla tasca dei vecchi jeans l’accendino d’oro che Vera le aveva regalato, sapendo che quella sarebbe stata la prima e l’ultima volta che l’avrebbe utilizzato. Rilesse per l’ultima volta la lettera, consapevole che nessun’altro l’avrebbe mai vista, neanche lui. Fece scattare l’accendino e avvicinò la fiamma alla carta. Le parole d’inchiostro si contorsero, la pagina fu avvolta dal fatale abbraccio del fuoco e il tempo che lei e Henry avevano passato insieme svanì, come se la loro relazione non fosse mai avvenuta. Susan rimase ad osservare la lettera bruciare, finché non ne rimase che la cenere. Ecco cos’era rimasto di loro due, ceneri e ricordi. Era tempo di lasciar andare la vecchia Susan, quella che nonostante i ventitré anni e tutta la vita davanti non riusciva a concludere nulla di buono. No, non sarebbe mai più stata la stessa. Indossò un abito giallo a fiori, le sue scarpe preferite e passò il mascara sulle sue ciglia ancora umide per le lacrime. Quando uscì, l’aria briosa di fine estate la investì e non sapeva che strada prendere. Poteva andare ovunque, sentiva che la città era sua. Si accorse che senza rendersene conto era giunta davanti alla sua vecchia e fatiscente scuola di musica. “Vattene, non è rimasto più nulla qui per te” si disse, cercando di dominare il suo istinto di voltarsi mentre camminava spedita lontano da quella che era stata la scuola di pianoforte migliore della città. A quel luogo erano legati troppi dei suoi ricordi più repressi, non voleva rivivere quegli anni. Susan quel giorno stava fuggendo lontano da sé stessa e da chi l’aveva ferita.
Il mare, il mare era il suo luogo sicuro, la sua terra proibita. Suo padre aveva l’abitudine di portarla in riva al mare ogni prima domenica del mese e Susan aveva continuato quella tradizione, anche quando suo padre era morto. Quel giorno le acque erano agitate e trasmisero un’insolita calma a Susan. “L’odio serve solo a condannare anche la mia anima”. Socchiuse gli occhi e sorrise, consapevole che poteva iniziare un nuovo capitolo nella sua monotona vita.
Susan restò sdraiata sulla spiaggia finché non vide la luna alta nel cielo. Si alzò levando la sabbia dal suo vestito e si diresse a casa. Quando tornò nella sua stanza, vide quell’unica foto di lei e Henry che era sopravvissuta alla sua iniziale furia. Aveva distrutto, gettato e dimenticato dell’esistenza di tutto ciò che di materiale quella relazione le aveva donato. Stava per strappare quell’ultima foto, poi decise di riporla in un cassetto, lontano dalla sua vista. Risparmiò quell’ultimo ricordo nella speranza che un giorno avrebbe potuto guardarla con il sorriso sulle labbra. Restò a contare le stelle dalla sua finestra aspettando il sonno, sicura che se avrebbe guardato alla volta celeste quella avrebbe fatto svanire tutto, l’avrebbe condotta in una nuova era felice. Susan si addormentò quando arrivò alla novantaduesima stella.
 
  
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