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Autore: Tati Saetre    09/08/2017    4 recensioni
Edward ha 30 anni, capo della Cullen Media Group, è un uomo presuntuoso, egoista e viziato.
Isabella ha 28 anni, direttrice di una delle Gallerie d'arte più famose di New York, è in cerca dell'uomo della sua vita.
Che cosa li accomunerà per il resto delle loro vite?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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30 Marzo 2002

Ventesimo capitolo – Per sempre

30 Marzo 2002

 

 

“Bella?” Sentì Charlie chiamarla dal piano inferiore, mentre lei stava lavorando al PC. Era a Forks da una settimana, e non aveva fatto altro che lavorare, lavorare e ancora lavorare. Stava mettendo su il sito, e Laurent la aiutava dalla Grande Mela. In quella settimana aveva contattato molti artisti emergenti, e una buona parte aveva risposto positivamente alla sua iniziativa.

“Bella?” La chiamò di nuovo, e questo significa che doveva scendere. Si alzò, premendo leggermente la mano sulla pancia. Iniziava pian piano a pronunciarsi un piccolo rigonfiamento, anche se era di pochi mesi.

Sono incinta.

Non faceva altro che pensarci, e proprio grazie al lavoro era riuscita a distrarsi. Le mancavano le bambine, più di ogni altra cosa al mondo. Le chiamava ogni sera, e sapeva anche che a loro mancava lei.

Le mie bambine.

Prima o poi sarebbe dovuta tornare a casa, e sistemare le cose. Aveva pensato anche a quello, ma non era riuscita a trovare una soluzione. Doveva delle spiegazioni a Edward. Doveva dirgli che tra di loro era tutto finito.

Con tre bambini da accudire. Insieme.

Aveva parlato con James e Laurent, dopo varie insistenze. Ed aveva buttato fuori tutto: aveva raccontato ai suoi amici cosa era successo, cosa aveva sentito. Della sua fuga a Forks.

Laurent ci era rimasto di sasso, mentre aveva sentito il suo compagno piuttosto perplesso. Era pur sempre il migliore amico di Edward.

“Bella?” Stavolta sbuffò sonoramente.

“Papà! Ecco!” Disse infastidita, scendendo l’ultimo scalino. “Non potevi salire tu?” Ma le parole le morirono in bocca, quando ad aspettarla insieme a Charlie, in quella piccola cucina, c’era proprio lui: Edward.

 

 

“Che ci fai qui?” Cercò di trattenere tutte le emozioni che stava provando.

Non fargli vedere nulla.

Non deve capire nulla.

“Vi lascio soli.”

Fantastico. Ora anche suo padre si era dileguato, prendendo le chiavi della macchina e uscendo da quella casa.

“Dobbiamo parlare.”

“Non ci dobbiamo dire niente.” Disse lei, risoluta. Si avvicinò al frigo, e con le mani tremanti prese una bottiglia d’acqua.

Non ci devo pensare.

Non ci devo pensare.

Non ci devo pensare.

“Sei una stupida, Isabella Swan.” Ma dopo quell’affermazione, sbottò. Come si permetteva? Dopo tutto quello che aveva passato, ora lui le dava della stupida?

“Come?” La sua domanda quasi sussurrata tagliò l’aria.

“Perché sei a Forks?”

“Te l’ho detto. Devo lavorare.”

“Puoi farlo anche a New York.”

“Avevo bisogno dei miei spazi.”

“Oh, perfetto!” lui si alzò dalla sedia, avvicinandosi a lei. “Potevi avere benissimo i tuoi spazi anche a New York.”

“Che vuoi?” Ripeté di nuovo.

Ora non poteva più mentirgli. Proprio ora che lui era lì, nella sua casa, a Forks. Non era come nei messaggi: lì rispondeva a monosillabi, o non rispondeva proprio.

“Perché non mi hai detto di Tanya?” La bottiglietta che aveva in mano cadde per terra, e l’acqua iniziò a bagnare il pavimento.

Allora lo sa.

Edward si abbassò, raccogliendola. Con il panno pulito che stava sul tavolo, diede un’asciugata alla belle meglio.

“E’ stato James?”

“Grazie a Dio ho ancora persone con un po’ di cervello, intorno a me!” Sapeva che non si stava riferendo a lei.

“Che vuoi, Edward?” Ripeté, per l’ennesima volta.

“Voglio che torni a casa con me.” Bella rise. Una risata amara, quasi un rantolo.

“Non torno a casa con te.”

“Te ne resterai qui a Forks per sempre?”

“No. Tornerò dalle bambine. Ma non con te.”

“Non ci siamo capiti, Isabella. Tu torni a casa. Con me.” Il suo tono autoritario quasi le fece venire i brividi.

“Potevi pensarci prima di scoparti Tanya Denali.”

Ce l’abbiamo fatta! Finalmente l’hai detto!” Eppure, non sembrava così sorpreso.

Non gliene fregava niente.

“E tu l’hai fatto!” Gli puntò un dito contro, che gli toccò il petto.

“Io non  ho fatto un bel niente, Bella! Dovevi soltanto venire da me, e dirmi quello che stava succedendo. E invece no!” La voce di lui si era alzata. “Hai preferito fare l’eroina della situazione, e andartene. A Forks! Mi hai lasciato solo, e te ne sei andata!

“Ho fatto quello che fai tu, sempre!” Si avvicinò. “Te ne vai, quando le cose si fanno difficili. Viaggi di lavoro. Eppure scappi per settimane, e io sono sempre rimasta sola. E non ho mai detto una parola.” Sospirò, appoggiandosi con le mani al piano cottura. “Stavolta tocca a me. Ho bisogno di tempo, Edward. Devo stare da sola.”

“Non sono andato a letto con Tanya.” Quell’affermazione tagliò l’aria.

“Non è quello che dice lei.”

“Quello che dice lei sono tutte cazzate!” Se avessero potuto, i suoi occhi avrebbero sputato fuoco.

“A chi devo credere?”

“A me! Dio, Bella!” Si stropicciò entrambi gli occhi con le mani. “Tanya è pazza. Non è riuscita a mandare giù quello che stava succedendo tra di noi. Sapeva che tu eri lì, dietro quella porta. E l’ha fatto apposta. James era con me, a Londra. Sa che non è successo niente, ed è per questo che me l’ha detto.

“Sono incinta, Edward.” Disse, sospirando leggermente. “Ho iniziato a fidarmi di te da poco. Pochissimo tempo. Eppure, ogni volta c’è qualcosa che mi porta sempre a fare due passi indietro, invece che in avanti. Cosa dovrei fare? Passare la mia intera vita a badare a tuo figlio, mentre tu te ne vai in giro per il mondo? Ad ogni telefonata, devo chiedermi se quello che dici è vero o no. Guardati!” Lo indicò, inclinando leggermente la testa. “Sei un milionario, e sei single! Tutte le donne che ti vedono, ti sbavano dietro! Cosa devo fare, quando parti per un viaggio di lavoro, o prendi una nuova segretaria in Ufficio? Non posso vivere così.” Sussurrò, muovendosi leggermente verso di lui.

“Non sono single.” Disse solamente lui.

“Non sei single.” Ripeté le sue parole, con lo sguardo sofferente.

“Devi credermi. Devi fidarti di me. Da quando stiamo insieme, non ho mai guardato nessun’altra. Non ho mai pensato a nessun’altra. Sei l’unica per me.” I suoi occhi erano lucidi, e sembravano… sinceri.

Sposami, Isabella.”

Cos-”

“Sposami.” Non ebbe nemmeno il tempo di reagire, che lui si inginocchiò ai suoi piedi. “Sposami. Rendimi l’uomo, il padre e il marito più felice del mondo. Sposami.” Lo chiese di nuovo, con la voce che si era trasformata in un sussurro roco.

“Ti amo. Sposami. E avrai” scosse la testa, riprendendosi “avrete tutto quello che vi servirà. Tutto.”

Tutto…?”

“Tutto.”

“Io voglio solo te. Voglio fidarmi di te.”

“Dimmi di sì.” Due lacrime solitarie scesero sulle guance di Bella.

Lo amava. E lì, davanti a lei c’era il suo passato, il suo presente e il suo futuro.

“Se solo… se solo vengo a sapere che hai fatto qualcosa, ti uccido, Edward Cullen. Ti uccido.”

“Era un sì?” Chiese lui, divertito ma ancora speranzoso.

“Sì. Ti amo. Ti sposo.” Il sorriso che gli illuminò il volto poteva accecare qualcuno. Non l’aveva mai visto così felice, mentre la alzava da terra e la stringeva forte.

“Per sempre.” Sussurrò lui, baciandola dolcemente e togliendole e asciugandole il viso bagnato.

“Per sempre. E ora, torniamo dalle nostre bambine.” Disse appena, appoggiando la fronte sulla sua.

Per sempre.” Ripeté Bella, finalmente felice.

   
 
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