Ventesimo capitolo
– Per sempre
30 Marzo 2002
“Bella?”
Sentì Charlie chiamarla dal piano inferiore, mentre lei stava lavorando
al PC. Era a Forks da una settimana, e non aveva
fatto altro che lavorare, lavorare e ancora lavorare.
Stava mettendo su il sito, e Laurent la aiutava dalla
Grande Mela. In quella settimana aveva contattato
molti artisti emergenti, e una buona parte aveva risposto positivamente alla
sua iniziativa.
“Bella?” La
chiamò di nuovo, e questo significa che doveva scendere. Si alzò,
premendo leggermente la mano sulla pancia. Iniziava pian piano a pronunciarsi
un piccolo rigonfiamento, anche se era di pochi mesi.
Sono incinta.
Non faceva altro che
pensarci, e proprio grazie al lavoro era riuscita a distrarsi. Le mancavano le
bambine, più di ogni altra cosa al mondo. Le chiamava ogni sera, e
sapeva anche che a loro mancava lei.
Le mie bambine.
Prima o
poi sarebbe
dovuta tornare a casa, e sistemare le cose. Aveva pensato anche a quello, ma
non era riuscita a trovare una soluzione. Doveva delle spiegazioni a Edward.
Doveva dirgli che tra di loro era tutto finito.
Con tre bambini da accudire. Insieme.
Aveva parlato con James e
Laurent, dopo varie insistenze. Ed
aveva buttato fuori tutto: aveva raccontato ai suoi amici cosa era successo, cosa
aveva sentito. Della sua fuga a Forks.
Laurent ci era rimasto di sasso, mentre
aveva sentito il suo compagno piuttosto perplesso. Era pur sempre il migliore
amico di Edward.
“Bella?”
Stavolta sbuffò sonoramente.
“Papà! Ecco!”
Disse infastidita, scendendo l’ultimo scalino. “Non potevi
salire tu?” Ma le parole le morirono in bocca, quando ad aspettarla insieme a Charlie, in quella piccola cucina, c’era
proprio lui: Edward.
“Che ci fai
qui?” Cercò di trattenere tutte le emozioni che stava
provando.
Non fargli vedere nulla.
Non deve capire nulla.
“Vi lascio
soli.”
Fantastico. Ora anche suo padre si era dileguato, prendendo le chiavi
della macchina e uscendo da quella casa.
“Dobbiamo
parlare.”
“Non ci dobbiamo
dire niente.” Disse lei, risoluta. Si avvicinò al frigo, e con le
mani tremanti prese una bottiglia d’acqua.
Non ci devo pensare.
Non ci devo pensare.
Non ci devo pensare.
“Sei una stupida,
Isabella Swan.” Ma
dopo quell’affermazione, sbottò. Come si permetteva? Dopo tutto quello che aveva passato, ora lui le dava della
stupida?
“Come?” La
sua domanda quasi sussurrata tagliò l’aria.
“Perché sei
a Forks?”
“Te l’ho
detto. Devo lavorare.”
“Puoi farlo anche a
New York.”
“Avevo bisogno dei
miei spazi.”
“Oh,
perfetto!” lui si alzò dalla sedia, avvicinandosi a lei.
“Potevi avere benissimo i tuoi spazi anche a New York.”
“Che vuoi?”
Ripeté di nuovo.
Ora non poteva più
mentirgli. Proprio ora che lui era lì, nella
sua casa, a Forks. Non era come nei messaggi:
lì rispondeva a monosillabi, o non rispondeva
proprio.
“Perché non
mi hai detto di Tanya?” La bottiglietta che
aveva in mano cadde per terra, e l’acqua iniziò a bagnare il
pavimento.
Allora lo sa.
Edward si abbassò,
raccogliendola. Con il panno pulito che stava sul tavolo, diede
un’asciugata alla belle meglio.
“E’ stato
James?”
“Grazie a Dio ho
ancora persone con un po’ di cervello, intorno a me!” Sapeva che
non si stava riferendo a lei.
“Che vuoi, Edward?” Ripeté, per l’ennesima
volta.
“Voglio che torni a
casa con me.” Bella rise. Una risata amara, quasi un rantolo.
“Non torno a casa
con te.”
“Te ne resterai qui
a Forks per sempre?”
“No. Tornerò
dalle bambine. Ma non con te.”
“Non ci siamo capiti, Isabella. Tu torni a casa. Con me.” Il suo
tono autoritario quasi le fece venire i brividi.
“Potevi pensarci
prima di scoparti Tanya Denali.”
“Ce
l’abbiamo fatta! Finalmente l’hai
detto!” Eppure, non sembrava così sorpreso.
Non gliene fregava niente.
“E tu l’hai
fatto!” Gli puntò un dito contro, che gli toccò il petto.
“Io non ho fatto un bel
niente, Bella! Dovevi soltanto venire da me, e dirmi quello che stava
succedendo. E invece no!” La voce di lui si era
alzata. “Hai preferito fare l’eroina della situazione, e andartene.
A Forks! Mi hai lasciato solo, e te ne sei andata!”
“Ho fatto quello
che fai tu, sempre!” Si avvicinò.
“Te ne vai, quando le cose si fanno difficili. Viaggi di lavoro. Eppure scappi per settimane, e
io sono sempre rimasta sola. E non ho mai detto una parola.”
Sospirò, appoggiandosi con le mani al piano cottura. “Stavolta tocca
a me. Ho bisogno di tempo, Edward. Devo stare da sola.”
“Non sono andato a
letto con Tanya.” Quell’affermazione
tagliò l’aria.
“Non è
quello che dice lei.”
“Quello che dice
lei sono tutte cazzate!” Se avessero potuto, i suoi occhi avrebbero
sputato fuoco.
“A chi devo credere?”
“A me! Dio,
Bella!” Si stropicciò entrambi gli occhi
con le mani. “Tanya è pazza. Non
è riuscita a mandare giù quello che stava succedendo tra di noi.
Sapeva che tu eri lì, dietro quella porta. E l’ha fatto apposta.
James era con me, a Londra. Sa che non è successo niente, ed è
per questo che me l’ha detto.”
“Sono incinta,
Edward.” Disse, sospirando leggermente. “Ho
iniziato a fidarmi di te da poco. Pochissimo
tempo. Eppure, ogni volta c’è qualcosa che mi porta sempre a
fare due passi indietro, invece che in avanti. Cosa dovrei
fare? Passare la mia intera vita a badare a tuo figlio, mentre tu te ne vai in
giro per il mondo? Ad ogni telefonata, devo chiedermi
se quello che dici è vero o no. Guardati!” Lo
indicò, inclinando leggermente la testa. “Sei
un milionario, e sei single! Tutte le donne che ti vedono, ti sbavano
dietro! Cosa devo fare, quando parti per un viaggio di
lavoro, o prendi una nuova segretaria in Ufficio? Non posso vivere
così.” Sussurrò, muovendosi leggermente verso di lui.
“Non sono
single.” Disse solamente lui.
“Non sei
single.” Ripeté le sue parole, con lo sguardo sofferente.
“Devi
credermi. Devi
fidarti di me. Da quando stiamo insieme, non ho mai guardato
nessun’altra. Non ho mai pensato a nessun’altra. Sei l’unica
per me.” I suoi occhi erano lucidi, e sembravano… sinceri.
“Sposami,
Isabella.”
“Cos-”
“Sposami.”
Non ebbe nemmeno il tempo di reagire, che lui si inginocchiò
ai suoi piedi. “Sposami. Rendimi l’uomo,
il padre e il marito più felice del mondo. Sposami.” Lo chiese di
nuovo, con la voce che si era trasformata in un sussurro roco.
“Ti amo. Sposami. E
avrai” scosse la testa, riprendendosi “avrete tutto quello che vi servirà. Tutto.”
“Tutto…?”
“Tutto.”
“Io voglio solo te.
Voglio fidarmi di te.”
“Dimmi di
sì.” Due lacrime solitarie scesero sulle guance di Bella.
Lo amava. E lì,
davanti a lei c’era il suo passato, il suo
presente e il suo futuro.
“Se solo… se
solo vengo a sapere che hai fatto qualcosa, ti uccido,
Edward Cullen. Ti uccido.”
“Era un sì?”
Chiese lui, divertito ma ancora speranzoso.
“Sì. Ti amo. Ti sposo.” Il sorriso
che gli illuminò il volto poteva accecare qualcuno. Non l’aveva
mai visto così felice, mentre la alzava da terra e la stringeva forte.
“Per sempre.”
Sussurrò lui, baciandola dolcemente e togliendole e asciugandole il viso
bagnato.
“Per
sempre. E ora,
torniamo dalle nostre bambine.” Disse appena, appoggiando la fronte sulla
sua.
“Per sempre.” Ripeté Bella,
finalmente felice.