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Autore: Botan    17/04/2005    13 recensioni
Ti odio, Taichi! Sei uno stupido!” Continuava a ripetersi nella mente, benché non fosse la prima volta che gli veniva appellato l’aggettivo “stupido” da parte della ragazza, adesso era diverso, o meglio, la luce nei suoi occhi lo era. Forse aveva davvero esagerato, pensava Taichi continuando a rigirarsi nel letto. Perché stava male? Lui e Sora erano solo amici… Ma forse, era proprio per questo che soffriva così tanto?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cara Sora,

                                                                  Cordless

                                          - Miaooooo!-

                                  

 

                                  

Cara Sora,

non ho mai scritto una lettera in diciassette anni della mia vita, forse sono l’unico in tutto il pianeta, ma, beh,  potrei dire lo stesso di essere uno dei pochi ad aver scoperto Digiworld… è un privilegio che non molti possono avere…ehm ma non è di questo che volevo parlarti…

Ci conosciamo dai tempi dell’asilo, siamo cresciuti insieme, abbiamo frequentato lo stesso istituto scolastico e ancora  insieme siamo stati scelti per riportare la pace nel mondo digitale. Gli anni passano, le nostre strade sono rimaste sempre le stesse, per una fortunata coincidenza, al liceo ci siamo pure  ritrovati  in classe assieme…secondo te la si può chiamare solo coincidenza? Io direi proprio di no…ti sembrerà strano ma…tu mi piaci! Ecco l’ho detto! Spero capirai.

Con affeto

                                                                                                                                                Taichi

 

 

- SPERO CAPIRAI???- la voce di Sora risuonò in tutta la scuola, la lettera era stata lasciata nel suo armadietto da Taichi, lei incuriosita la lesse all’istante- Se si tratta di uno scherzo questa volta non commetterò lo stesso errore di sempre! Non la passerà liscia! – Agitata e con fare minaccioso si apprestò ad entrare in classe, dirigendosi verso il banco del suo caro amico d’infanzia.

 

- Cosa dovrei capire?!? Pretendo una spiegazione!- urlò lei sbattendogli la lettera in faccia.

Taichi da parte sua rimase calmissimo, quasi impassibile.

 

- Non vedo il motivo…- si tolse il foglio dal viso, e lo poggiò sul banco.

 

- Il primo d’Aprile è già passato da un pezzo! Ma quando la smetterai di fare scherzi?! Hai 17 anni Taichi! E’ ora che tu maturi un pochino! Sveglia! – esclamò lei alquanto infastidita. I due da piccoli avevano sempre litigato a causa degli innumerevoli scherzi che lei poverina era costretta a sopportare. Ma adesso basta! L’ora della rivalsa era giunta finalmente…Chinandosi in avanti, sbattè le mani sul banco. I suoi compagni seguivano la scena piuttosto divertiti, alcuni  parlavano tra loro, le compagne di Sora facevano il tifo per lei incitandola a farsi rispettare, mentre gli amici di Taichi facevano altrettanto con lui.

 

- Questa volta è diverso da una semplice burla, mi credi così ripetitivo? Sono pronto ad urlarlo a tutta la classe se necessario…- spalancò la bocca al massimo, e aspirò più aria di quanto i suoi polmoni potessero contenere-

IO TI AMO!!!!!!- Urlò il ragazzo fino a che non rimase quasi senza fiato.- Questa è la realtà Sora! Svegliati tu!

 

Alle parole di Taichi, la ragazza dai capelli rossi, ammutolì all’istante, fissando con occhi sgranati il suo compagno d’avventura. Il cuore iniziò a tamburellarle in petto, la rabbia pian piano andò scemando, le dita delle mani si ritirarono poco a poco, lasciando sul tavolo una leggera patina che si dissolse in pochi istanti.

 

- Io…Taichi…questa volta non stai mentendo, vero?- chiese lei come se fosse un po’ preoccupata della risposta.

Lui si limitò ad annuire con il capo, voltandosi dall’altro lato confermò.

 

- Faccio sul serio…non sono più un bambino, sei libera di non credermi, tranquilla, ti capirò, ma quello che sentivo di dirti l’ho fatto, adesso tocca a te- Taichi parlava quasi a fatica, con voce un po’ ristretta e rauca… diceva davvero la verità?

 

- Taichi …- lei non riuscì a dire altro,voleva parlare, voleva chiedergli scusa per averlo accusato ingiustamente ma…sembrava tutto così confuso, tutto così…strano. E infatti

Una grande risata scoppio in aula, un gruppetto di ragazzi amici del digiprescelto schernivano a voce alta guardando il volto impietrito della loro compagna di classe.

Sora indirizzò lo sguardo verso essi 

 

- Che avete…cosa…cosa c’è da ridere?- replicò ancora intontita.

Non ebbe risposta, al contrario l’unica cosa che ottenne, fu l’aggiunta di un’ulteriore smorfia rumoreggiante che si aggregò al coro derisorio della combriccola…

 

-  Taichi!- fece lei avvampando di colpo. Diede una rapida occhiatina attorno a se, in aula tutti i presenti sogghignavano fissandola.  Non afferrò il motivo. Poi …Taichi

 

- Ah Ah Ah!!!- girandosi verso di lei non poté trattenersi scoppiando in una fragorosa risata.

 

- Ma…che hai…che c’è da ridere?!- chiese insistentemente Sora con il volto rosso fuoco. L’imbarazzo fu fortissimo.

 

- Te l’ho fatta ancora!! Ah Ah Ah!! Pazzesco!! Sei il mio bersaglio preferito perché con te gli scherzi non vanno mai a vuoto ! Eh Eh Eh!!!- Taichi rideva tenendosi la pancia quasi gli facesse male, e insieme a lui i suoi compagni.- Sora sei proprio divertente sai?!!- continuava imperterrito quasi a cascare dalla sedia.  Peccato che… per lui, le cose non si mettessero proprio bene…di fatto, con la coda dell’occhio si vide arrivare ad una velocità fulminea la mano della digiprescelta, oramai troppo tardi per evitarla, non ebbe manco il tempo per rendersi conto e…uno schiaffo. il dolore arrivò subito.

 

- AHI!!!!!- urlò lui imperterrito tenendosi il viso- Che ti è preso?! Sei impazzita?! Non sono mica Jeeg robot d’acciaio io!!!

 

- Ti odio Taichi! Sei uno stupido!- urlò voltandogli le spalle senza troppi complimenti. Mentre, in aula, si apprestava entrando a passo lento, il professore.

 

- So-Sora! Aspetta!!- gridò lui alzandosi di scatto.

 

- Yagami c’è qualche problema? Se vuole rimandiamo la lezione e torno più tardi…- fece il maestro in tono burlesco sull’uscio della porta.

 

- Ah io, no mi scusi…! - Taichi arrossì leggermente, mentre l’intera classe continuava a ridere, o meglio, ridevano tutti tranne Sora che non sembrava affatto divertita.

 

Le ore passarono, nello spacco dell’intervallo molti ragazzi uscirono per pranzare all’aperto, in pochi rimasero in aula, di solito anche Sora preferiva consumare il pranzo fuori con le sue amiche, ma, questa volta rifiutò l’invito preferendo rimanere seduta accanto alla finestra. Taichi la osservò a lungo, voleva quasi avvicinarsi, per un attimo i loro occhi si sovrapposero, ma lui voltò subito il capo quasi impedito nell’orgoglio. Lei si girò a guardare il cielo, ancora una volta Taichi voleva avvicinarsi, ma i suoi amici lo chiamarono.

 

- Yagami andiamo a mangiare dai!- fece uno di loro oscillando il sacchetto del pranzo da una mano.

Lui volse l’ultimo sguardo a Sora, e poi annuì con il capo unendosi al gruppetto.

 

E così… anche l’intervallo finì, il suono del campanello ricordava ai ragazzi di rientrare nelle proprie classi, e in meno di un minuto le lezioni ripresero.

La compagna del banco accanto a Sora le chiese con voce bassa se stava bene, lei assentì con il capo, ma nei suoi occhi era più che evidente di quanto stesse mentendo.

 

Nonostante il discorso del professore fosse cominciato da un pezzo, Taichi osservava in silenzio la sua amica, sperava quasi che si accorgesse di lui, e magari, aspettava da parte sua un piccolo sorriso come sempre aveva faceva per rassicurarlo e fare pace…così non fu…lei si accorse di essere osservata ma…dal suo volto non proferì nulla, nemmeno una smorfia di gioia o anche offesa. Il docente interruppe la spiegazione, dirigendosi verso il giovane e... in pochì istanti si ritrovò un pesante libro di aritmetica sulla testa, spianandogli la folta chioma. Oscillò di colpo portandosi le mani al capo e si accorse del professore…

 

- Se non ti interessa la lezione dimmelo apertamente, ti faccio fare qualcosa di più interessante, magari preferisci prendere una boccata d’aria in corridoio?- disse il maestro indicando con la mano la porta d’uscita della stanza.   

Taichi scuotendo il capo come segno di profonda disapprovazione, cercò di rimediare.

 

- No anzi, mi perdoni la prego! La sua lezione è interessantissima mi creda!- con le mani giunte, inchinò la testa più volte per scusarsi, evitando di trascorrere gli ultimi minuti nel corridoio della scuola.

 

Il trillo della campanella annunciò la fine della lezione.

 

- Per oggi finiamo qua…- disse l’insegnante ritirando il libro dal capo di Taichi- vi rammendo per chi si fosse dimenticato, della gita scolastica che faremo la settimana prossima. Alle 7 e 30 tutti davanti al cancello della scuola. I ritardatari non sono ammessi, spero di essermi spiegato- esclamò il docente lanciando un’occhiatina ai soliti ragazzi…tra questi figurava anche lui, Yagami. Dopodichè si allontanò.

 

- Yagami hai una fortuna sfacciata!- dichiarò un suo amico cingendogli il capo con un braccio.- Ti sei salvato per un  campanello!

 

- Aiuto mi stai strozzando! Lasciami!- urlò lui dimenandosi dalla forte presa. Portandosi le mani al collo riprese a respirare lentamente.- Sarò anche fortunato ma non vedo il motivo per staccarmi la testa ti pare?!- si passò una mano nei capelli dandosi una rapida sistemata- Accidenti…quando si dice di chi ha i numeri in testa…- borbottò lui ricomponendosi la capigliatura scapigliata dal pesante libro.   

 

- Ehi boys!! Che programma avete domani?- chiese un compagno di classe.

 

- Io starò a casa, come tutte le domeniche…-rispose uno di loro sbuffando.

 

- Anche noi, nessun programma – dichiararono alcuni.

 

- Si, anche per me vale la stessa risposta- asserì un altro.

 

- Perfetto! E voi girls? Domenica ci siete?- domandò il ragazzo con tono spavaldo.

 

- Io sono di turno al ristorante di mio padre…- diede risposta una ragazza apprestandosi ad uscire.

 

- Per me non ci sono impegni- ribatté l’altra.

 

- Allora siamo in due, resto a casa questo fine settimana- controbatté un’altra.

 

Quasi l’intera classe diede responso, gli unici a non aver pronunciato nulla furono Taichi e Sora.

 

- E voi ? Sareste liberi per domani?- chiese il loro amico.

Nessuno dei due rispose. Taichi fece il primo passo.

 

- Scusa, per quale motivo ti interessa?- domandò alzando il sopracciglio destro.

Il ragazzo replicò prontamente.

 

- Hai dimenticato che giorno è?

 

Taichi grattandosi una guancia diresse gli occhi in un’altra direzione:

 

- Ehm…si…

 

- Meriteresti di non essere invitato solo perché non ti ricordi…ma essendo di ottimo umore sarò clemente con te… domenica compio gli anni…- si chinò a terra aprendo la tasca frontale della sua cartella estrasse un mazzettino di biglietti cartonati, e li consegnò ad alcuni di loro.

Una ragazza lo aprì subito.

 

- Sono invitata alla tua festa? AAH! Me lo dai solo adesso?!? Non ho comprato nessun regalo! Devo sbrigarmi! Arrivederci a tutti!!- urlò  uscendo di corsa dalla classe.

 

- Aspettami! Vengo con te!- gridò un’altra raggiungendola.

 

In pochi minuti tutti i ragazzi che avevano l’invito andarono via.

Anche Taichi e Sora ne avevano uno?

Lo sguardo di entrambi si posò sulle rispettive mani dell’altro.

Ne stringevano uno anche loro.

Nessuno dei due, però, reagì.

 

Trattandosi di un caro amico, Taichi avrebbe di sicuro aderito all’iniziativa, pensò Sora osservandolo, e lei non aveva nessuna intenzione di rivederlo anche domani. Abbassò leggermente il capo, raccolse la borsa infilando l’invito in una tasca.

Taichi si trovava di fianco alla porta, per uscire doveva passargli accanto rifletté Sora. Prese a camminare lentamente, senza mostrarsi innervosita o serena . La figura esile della ragazza si sovrappose all’altrettanta conformazione del ragazzo dal voluminoso ciuffo.

Si sentì afferrare per un braccio voltandosi di colpo.

 

- Sora aspetta! Dai non dirmi che te la sei presa? Su, io scherzavo!- Taichi sorrise come nulla fosse, aspettava una cosa simile anche da parte sua ma… La ragazza non proferì nulla.

 

- Dai Sora ti prego dimmi che non ti sei arrabbiata… Dopotutto lo sai che stavo scherzando no?! Non mi sognerei mai di dirti parole tipo “mi piaci” o peggio ancora “ti amo”! Eh Eh!

Senza rendersene conto, con la sua espressione, il digiprescelto combinò un ulteriore guaio, peggiorando le cose.

 

- Ah si? Sono troppo insipida per te? Oppure mi reputi un maschiaccio eh?- la voce di Sora diventò più aspra del normale- Levami le mani di dosso!- disse lei strattonando il braccio.

 

- AH NO! Scusa! Che ho fatto...non volevo offenderti! Non ho detto che sei un maschiaccio, magari prima…forse…lo eri…ma ora sei -  Il tempo di concludere la frase Taichi non l’ebbe, ritrovandosi la solita mano lanciatasi sulla guancia. Lo schiocco delle dita fu tonante, riecheggiando in tutta la stanza.

 

- Imbecille!!- Urlò Sora scappando via.

 Taichi si teneva la guancia, che portava ancora i segni del ceffone incassato in precedenza.

 

-Ma che ho detto di male?! AHI! Se continua così dovrò farmi una plastica facciale…- fece lui strofinandosi il viso.

 

Varcato il cancello scolastico, la digiprescelta dell’amore venne affiancata da alcune compagne di classe, in realtà si sperava che ci fosse Mimi ad attenderla, infatti, frequentando un istituto privato a pochi passi dalla sua scuola, ogni giorno, puntualmente l’aspettava a pochi metri dalla grande cancellata per poi far ritorno a casa insieme. Aveva proprio bisogno di sfogarsi con lei, la persona più indicata in quel momento. Evidentemente avrà la febbre, pensò con una punta di apprensione. Le sue supposizioni vennero interrotte dalle ragazze. Una di loro infilò la mano sotto la sua spalla, prendendola a braccetto.

 

- Tutto ok Sora?- chiese lei preoccupata notandole il viso rattristato.- Sai che puoi confidarti con noi vero?

 

- Yagami non lo sopporto proprio!! Ma come si permette di giocare con i tuoi sentimenti?? E’ proprio un’insensibile!- proclamò la seconda compagna.

Sora si limitò solamente ad ascoltare, per poi di seguito tranquillizzarle.

 

- Non ci sono rimasta male, oramai lo conosco. Lui è fatto così!

Sorrise appena, sforzandosi, non voleva impensierirle, così poi aggiunse:

-Capitolo chiuso!

 

- Come ti invidio! Sei così calma e riflessiva, una ragazza matura che sa sempre come comportarsi!

 

- Si, Kaho ha ragione! Sai sempre cosa fare in qualsiasi situazione!

 

- Dai ragazze così mi fate arrossire…- e infatti il suo volto aveva di già assunto un colorito più acceso.

 

- Allora perdonerai ancora una volta Yagami?- Le domandò una delle due.

Sora non rispose. Poi annuì semplicemente. In cuor suo sapeva di mentire ma in quel momento preferiva così.

 

Fecero un breve tratto insieme, dopodichè Sora si allontanò dal gruppetto, la sua casa si trovava dall’altro lato del quartiere.

Salutando le amiche si allontanò correndo. Girato l’angolo, a pochi passi cambiò direzione, prendendo un’altra stradina.

La sua abitazione era sulla stessa linea di quella di Taichi, aspettandosi di incontrarlo, decise di aggirarla, prendendo un tratto di via più lungo.

Taichi, anche lui staccatosi dal solito gruppetto con il quale ritornava a casa, ripercorreva quella strada più lentamente del solito. Sperava, come spesso accadeva, di incrociare Sora e magari chiederle scusa.

Ma non accadde.

Entrambi arrivarono alle proprie case, entrarono silenziosamente dirigendosi verso le camere.

 

La madre di Sora non era in casa, mentre i genitori di Taichi erano assenti per lavoro.

 

Sora buttò lo zaino a terra, lasciandosi quasi cadere sul suo letto, stringendo forte il cuscino a sé scoppio a piangere.

 

Taichi, scaraventò la giacchetta dell’uniforme scolastica sul divano,  e abbandonandosi rilasciato, si ci sdraiò sopra.

Sul tavolino, spiccava un cordless. La sua attenzione venne catturata proprio da lui. Facendo forza sul torace, lo afferrò.

 

- Sora sono uno stupido! Perdonami! No…così non … Ehm Sora sono io Taichi, come và? Ma che dico!! Figuriamoci se non mi sbatte il telefono in faccia…! Accidenti che le dico…? – cercava di trovare una frase adatta per l’occasione, ma invano.- Aaah magari mi preoccupo inutilmente, forse a quest’ora avrà già dimenticato tutto…

 

- Taichi ma, parli da solo?

 

- AAAH!! HIKARI!!! Mi hai fatto prendere un colpo!! Da dove spunti?!?

 

- Dalla porta d’ingresso…- fece notare la ragazza.- Eri così concentrato nei tuoi discorsi che non ti sei accorto di me…deve trattarsi di una cosa seria…

 

Hikari Yagami. La sorellina minore di Taichi. Tre anni prima anche lei, insieme ad altri cinque ragazzi, ossia , il caotico Daisuke, il compagno d’infanzia Takeru, l’allegra Miyako, il garbato Iori ed il brillante Ken, salvarono ancora una volta il mondo digitale dalla tirannia di Miyotismon.

 

- Gli schiaffi delle ragazze fanno male vero?!- disse lei accennando un piccolo sorrisino.

 

- EEEH?!  Ma che dici?! Eh Eh!- Taichi rideva forzatamente tanto per deviare la sua attenzione.

 

- Ti si vedono ancora le dita impresse sulla guancia! Sei marchiato oramai e non puoi mentire!

Immediatamente, il ragazzo portandosi le mani in viso cercò di coprirsi, ma sarebbe servito a ben poco…

 

Hikari si allontanò, dirigendosi in cucina, lasciando il fratello imbarazzatissimo sul divano.

Non voleva certo metterlo in soggezione! Così, ritornò dopo un paio di minuti portandogli uno spuntino.

 

- La mamma questa sera farà tardi, penserò io alla cena. Se vuoi qualcosa in particolare non devi far altro che dirmelo, oggi non ho nulla in programma quindi posso cucinare senza limiti!

 

- Per me è indifferente, lascio decidere a te…- rispose Taichi con la voce alquanto bassa  facendo zapping tra i vari canali in tv.

 

- Fratellone se c’è qualcosa che ti preoccupa a me puoi dirlo, sono una ragazza e certe cose le capisco meglio!

 

- Vorresti dirmi anche tu che sono uno “stupido”? Prego accomodati…-replicò lui in tono seccato.

 

Hikari incrociò le braccia, chiuse gli occhi ed emanò un lungo sospiro storcendo le labbra.

- Ho capito…hai litigato con Sora, non è così?!

 

- AAAH e tu come fai a saperlo?!- reagì Taichi alzandosi di scatto dal sofà.

 

- Te l’ho detto, noi ragazze vediamo “oltre”…!

 

- Già…me ne sono accorto…-mormorò lui sotto voce grattandosi la fronte.

 

- Tu le hai fatto qualcosa e lei ti ha schiaffeggiato chiamandoti stupido! Ho indovinato?

 

- Accidenti non ti si può nascondere proprio nulla…E anche se fosse? Cosa dovrei fare? Scusarmi con lei per averle detto di essere poco femminile? O per averla illusa con una stupida lettera d’amore? Mi ha tirato due ceffoni inutilmente…poteva anche risparmiarseli…ahi…ho la guancia in ebollizione…- concluse portandosi una mano sul lato sinistra del viso…ovverosia la parte lesa.

 

- Questa volta l’hai combinata proprio grossa…ma come si fa ad offendere così una ragazza? Per di più una nostra carissima amica!- Hikari non sembrava affatto entusiasta di suo fratello, poi, si avvicinò a lui, e protese il braccio in avanti- Potrei vederla questa lettera?- chiese in tono gentile, ma non troppo.

 

Infilandosi una mano in tasca, estrasse il foglio consegnandolo nella mano della sorella.

 

- Capirai…- bofonchiò lui con le braccia incrociate e il viso rivolto alla finestra.

Hikari iniziò a leggere, una volta terminato, lo ripiegò.

 

- Taichi…- disse lei guardandolo negli occhi.

 

- Si lo so, ho sbagliato, sono un bambino immaturo e… AHI! - senza dargli l’aggio di finire la frase, Hikari gli fece una bella tiratina d’orecchio! - Adesso ti ci metti anche tu? Almeno le orecchie lasciale al solito posto!

 

- Ignorante! “Affetto” si scrive con la doppia “t” e non una come hai fatto tu…- fece notare lei riaprendo la lettera evidenziando l’errore con il dito.

 

- Sembri la mia professoressa di grammatica…non muore mica nessuno, l’affetto si dimostra con altre cose e non con la scrittura esatta della parola…non lo sapevi?- domandò alla sorella con accento irritato.

 

- Beh- fece lei con aria di superiorità- a te non riesce nemmeno quello…

 

- ACC! - Taichi rimase ammutolito per un po’, poi Hikari riprese:

 

- Se Sora non vuole più vederti lo capisco, voi ragazzi molte volte commettete errori imperdonabili e difficili da digerire, specialmente nei confronti delle persone al quale tenete particolarmente…

 

- Che intendi dire Hikari? Mica sottovaluto Sora… anzi, la reputo una ragazza tenace e coraggiosa…

 

- Mi riferivo ad altro io…prova un po’ a riflettere guardando dentro te stesso, solo così potrai trovare una risposta…-DRIIIIIN Il telefono squillò- Rispondo io! Casa Yagami pronto? Ah Miyako! Certo! Vengo subito aspettami! Taichi vado a casa di Inoue, tornerò per preparare la cena tranquillo!

 

-  Hikari a-aspetta!!- Senza averne il tempo, la digiprescelta della luce sbatté  la porta correndo via.- Ahh- sospirò. - Vatti a fidare delle ragazze…- portandosi una mano al mento aggiunse- chissà che avrà voluto dire… io e Sora siamo amici fin dai tempi dell’asilo, oramai la conosco benissimo, non può essersi offesa per uno stupido scherzo…ma…è andata via senza nemmeno darmi l’opportunità di spiegarle…-Taichi si decise, riafferrò il cordless di un colore giallo pallido e…  

  

A casa di Sora squillò il telefono. Si alzò di scatto, asciugandosi le lacrime, cercò di schiarirsi la voce con qualche colpo di tosse. Uscì dalla camera correndo verso di esso. Era Taichi? Pensò lei poggiando la mano sulla cornetta. Se fosse stato davvero lui come si sarebbe comportata? Lo avrebbe perdonato? Chiuso il telefono in faccia? Probabilmente avrebbe fatto finta di niente come sempre ma, c’era un solo modo per saperlo, rispondere.

 

- Si pronto! Casa Takenouchi- enunciò lei con il cuore in gola.

 

- Sora?! Sei appena rientrata? Volevo avvisarti che ho avuto dei problemi con il mio lavoro, e rientrerò più tardi! Non aspettarmi alzata intesi?

 

- Si…mamma…- rispose lei a voce bassa.

La voce che attendeva chi in realtà non fosse.

 

- E’ successo qualcosa?- chiese sua madre sentendo il tono strano di sua figlia.

 

- No, no mamma, niente! Sono solo un po’ stanca, l’ora di ginnastica è stata piuttosto pesante!

Quale ora di ginnastica?  Mentì per non preoccupare sua madre.

 

- Riposati, ok? A stasera.

 

- Si, a stasera!

La mano di Sora adagiò lentamente la cornetta, rimase attaccata ad essa per alcuni secondi, poi rialzandola nuovamente, compose il numero di casa della persona con il quale poteva confidarsi….. Mimi.

In casa Tachikawa l’apparecchio telefonico squillava senza risposta.

 

Sora riattaccò un po’ delusa.

 

Ma che aveva combinato Taichi? Stava chiamando Sora?

 

- AAAH Maledetto aggeggio senza fili!! Perché non funzioni?! Che ti prende?!- il nuovo cordless acquistato dalla signora Yuuko Kamiya, madre di lui e Hikari, sembrava proprio non volerne sapere. Taichi premette i tasti più lentamente ma invano. Infuriato cominciò a pigiarli tutti, ma a vuoto.Scagliò il telefono sul divano, successivamente venne afferrato dal gatto di casa che lo prese con se-  Miko!! Ridammi il telefono!! Non è un canarino!! Maledetto gatto!- l’animale sgattaiolo in terrazzo, portando il piccolo aggeggio sul tetto. Taichi lo inseguì per tutto il tragitto, arrivando sulla grande balconata si sporse alzando il capo.- Da bravo Miko lascia il telefono ti prego!- congiunse le mani in segno di preghiera nei confronti del gatto che dall’alto della tettoia lo fissava…poi avvicinò pian piano il muso al cornicione facendo penzolare l’apparecchio nel vuoto…- Ehi aspetta un attimo! Ho cambiato idea! Fai il bravo micetto, parliamone da persone civili!- supplicò Taichi agitando le braccia. A poco servì, oramai era troppo tardi…Miko spalancando la bocca lo lasciò cadere. Il cordless s’infranse sull’asfalto frantumandosi.- NO!! Maledetto gattaccio!!!  E adesso chi lo dice alla mamma?!- concluse lui spiaccicandosi la mano sul viso.  

         

L’orologio segnava le sei, ma il cielo nel quartiere di Obaida era di un grigio intenso, il sole quasi nascosto si apprestava a tramontare. Sora guardò la finestra.

All’infuori di Mimi, chi altri poteva chiamare? Di sicuro Hikari era da escludere, nonostante potesse fidarsi, era pur sempre la sorella dell’oggetto per il quale soffriva! Del resto, anche Kouishiro, grande amico di Taichi, non era adatto, Jou era in America, studiava all’università e con Takeru non aveva molta confidenza…rimaneva l’ultima persona del gruppo di bambini prescelti che salvò DigiworldYamato.

Senza accorgersene compose il suo numero, e questa volta ebbe risposta.

 

- Casa Ishida, chi parla?

Incredibile! Era proprio lui!

 

- Ah, Yamato sei tu?! Ciao…sono…sono Sora…- disse lei in leggero imbarazzo.

 

- Ah ciao Sora! C’è qualche problema forse? Non dirmi che quello sciagurato di mio padre si è fermato a mangiare li da voi…- Il signor Hiroaki, a volte si recava in casa Takenouchi, la signora Toshiko, mamma di Sora, si occupava di creazioni floreali, e spesso lavorava per arredare gli studi televisivi dove lavorava il padre di Matt. Qualche volta capitava che entrambi scegliessero materiale adatto per le varie occasioni, e la signora Takenouchi lo invitava nel restare a cena.

 

- No, tranquillo, non è per questo che ti chiamo- lo rassicurò lei ridendo.

 

- Meno male…non può fare a modo suo, dovrebbe imparare che ha un figlio a casa…-asserì il giovane con tono seccato. Poi proseguì- Allora se mio padre non c’entra come mai la tua chiamata?

 

Sora ebbe un attimo di smarrimento. Iniziava a sentirsi confusa, se si trovava in quella brutta situazione era solo per via di Taichi, pensò mentalmente. Poi pian piano trovò il coraggio di rispondere.

 

- Io…si ecco…io volevo solo ricordarti che lunedì mattina ci sarà la gita in programma alla scuola! Il professore mi ha incaricata di avvisarti e allora…- Non riuscì a dire la verità. Aveva chiamato per un altro motivo, ma in quel momento rimase bloccata, quasi avesse paura, preferì ancora una volta tenersi tutto dentro.

 

- Il professor Fujiama mi crede uno stolto… a me della gita fuori porta non interessa molto, ma se non vado mio padre continuerà a rinfacciarmelo per tutta la vita…secondo lui viaggiare è importante…

 

- Detto da lui che stà sempre fuori è comprensibile!- rispose Sora,tirando un sospiro di sollievo, Yamato non si era accorto di nulla. – Beh…ti saluto, scusami se ti ho disturbato, ci vediamo lunedì allora…buona serata!- Sbatté violentemente la cornetta, abbassò il capo serrando gli occhi. Poi urlò di riflesso.

 

- COSA HAI CONCLUSO SORA?!? CHE COSA HAI CONCLUSO?!! - amareggiata uscì  fuori casa. Corse a lungo arrivando nel parco vicino la scuola. Si sedette sulle altalene situate poco distante. Il gelido cigolio delle catene era l’unico suono che si avvertiva in quel luogo.

Era scesa la notte sul quartiere di Obaida…il sole aveva lasciato posto alla luna che giocava a nascondino tra le nuvole.

Da bambini lei e Taichi lo facevano spesso, passavano interi pomeriggi a giocare in quel parco, quel posto era pieno di ricordi.

Ne rifiorì alla mente uno in particolare… 

 

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * *  

 

Hey Sora! Dai vieni!”

 

Appettami Taichi! Non correre!”

 

“ Sono più veloce io eheheheh!”

 

“ Non andare via Taichi! AAAH!! Lasciatemi aiuto!! Gnò! Ridatemi la mia palla! Buaaa! ”

 

“ Sora! Sora!! Mollatela vigliacchi! Prendetevela con me se avete il coraggio!- Sdeng! - Tieni Sora, il tuo pallone!”

 

“ Oh Taichi! Grazie! Sigh sob!

 

“ Dai non piangere più! Ahì…”

 

Ma… ti sei fatto male! Per prendere la pallina… mi dippiace, Taichi…”

 

“ Tranquilla Sora non è nulla!  Ricorda che sono un osso duro,  quei due meritavano una lezione! Non possono trattarti male! Gnò gnò! Sei sotto la mia potezione!”

 

“ Grazie Taichi! – Smack!“

 

“ AAH… ecco…io… Ti voglio bene Sora!”

 

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * *  

 

D’improvviso una mano le si posò sulla spalla interrompendo quel momento di flashback appartenuto al passato con Taichi.

Giratasi di scatto vide un volto amico.

 

- Ya-Yamato?!- disse sorpresa.

 

- Sapevo che saresti venuta qui… Al telefono eri strana, non puoi nascondermelo, sono abituato a capire i problemi degli altri, e so riconoscere se una persona ne ha uno.

Sora non potè trattenersi, si buttò tra le sue braccia scoppiando in un pianto fragoroso.

L’aria iniziò ad infreddarsi, Il digiprescelto dell’amicizia le coprì le spalle con la sua giacca.

Restò in silenzio, senza impedirle di piangere, le lacrime in quei casi erano una medicina quasi miracolosa per sentirsi meglio.

Sora continuò a singhiozzare fino a che il suo cellulare la interruppe, suonando. Yamato si staccò di poco per darle l’aggio di  rispondere.

 

- Mia madre!- Esclamò lei vedendo il numero.- Non trovandomi in casa sarà sicuramente preoccupata!- Sora si affrettò a rispondere tranquillizzandola, una volta chiusa la conversazione, si asciugò le lacrime.

 

- E’ tardi, ti accompagno a casa.- Disse prontamente Yamato.

 

- No non preoccuparti, abiti nel lato opposto e…

 

- Ho tempo. Dai andiamo.

Fece lui interrompendola.

 

I due camminarono in silenzio per tutto il tragitto, arrivati a destinazione, si fermarono.

 

- Io sono arrivata - dichiarò Sora osservando il palazzo.

 

- Se vuoi invento qualcosa per tua madre, magari le dico che sei venuta a studiare da me- propose lui per aiutare l’amica.

 

- No ti ringrazio, sono sicura che capirà… ah…dimenticavo, la tua giacca- sfilandola dalle spalle, la piegò, riconsegnandola al suo proprietario.  E non aggiunse altro. Dentro di lei un forte senso di imbarazzo l’attorniava, si sentiva impacciata, chissà cosa avrebbe pensato Yamato, era scoppiata a piangere all’improvviso senza dargli nemmeno una spiegazione, un motivo. 

 

- Se dovessi avere problemi chiamami.

Il digiprescelto voltò di spalle andando via, Sora lo guardò senza parlare, poi d’improvviso gli urlò:

 

- GRAAAZIEEE!!!

 

Restando di spalle, il ragazzo dai capelli biondi sollevò un braccio in segno di ricezione, e scomparì dietro l’angolo.

La ragazza si diresse verso la porta di casa, soffermandosi sulla soglia si stropicciò gli occhi come volesse cancellare i segni del lungo pianto, dopodichè entrò.

 

In casa Yagami la cena era già pronta in tavola, preparata come promesso, dalla giovane Hikari.

 

- Taichi dov’è il cordless che ho comprato ieri?- domandò sua madre mentre lo cercava sotto una montagna di riviste.

Lui si sentì gelare. Un lungo brivido gli attraversò la schiena.

 

- Ah eeh… ti riferisci a quell’aggeggio senza fili?!

 

- Si proprio quello! Non posso più trovarlo…eppure ero sicura di averlo lasciato sul tavolino prima di uscire…- la signora Yagami si gratto la fronte aggrottando le sopracciglia.- Era l’ultimo modello appena uscito nuovo di zecca dalla fabbrica…perderlo sarebbe un grande danno visto quanto mi è costato…

 

- Ah ma davvero!? Certo…s’intende…Eh Eh…!!- Il volto di Taichi era paonazzo, deglutì a fatica, e cercò di spiegarle dove fosse finito lo strano oggetto giallo canarino…- Ehm… vedi mamma…Miko 

 

E così……….

La domenica arrivò presto, e con essa il giorno della festa.

 

In pochi mancarono all’appuntamento, e Sora fu tra questi.  

 

DLIN DLON

 

- Apro io! Ah Yagami! Ma si può sapere che ti è successo?? Non è da te portare un’ora di ritardo…- fece il festeggiato incrociando le braccia.

Taichi da parte sua gli sparò un piccolo sacchetto sul petto, aveva l’aria distrutta come se tutto il giorno avesse lavorato…

 

- Buon Compleanno Yanajisawa…- pronunciò lui con evidente fiacchezza.

 

- Ah grazie! Peccato che io sia Aoyama…comunque fa lo stesso…ti perdono perché ho pena per il tuo stato vegetativo…vieni entra…- l’amico spalancò ulteriormente la porta per farlo accomodare, a stento Taichi si reggeva in piedi, al primo divano si lasciò cadere.

 

- Ragazzi sono sfinito…- dichiarò lui portandosi una mano sulla fronte.

 

- Ma si può sapere che hai fatto?- Chiese uno di loro. 

 

- Appuntamento galante eh?- Disse l’altro sedendosi accanto a lui e prendendolo a gomitate- Dai dai parla!

 

- AAAH Ma che vai pensando?!?- Strillò Taichi arrossendo- Ho rotto…- si interruppe per poi correggersi- …il mio gatto ha rotto il nuovo acquisto di mia madre…un cordless giallo canarino…e invece che castigare lui, mi ha fatto sgobbare da stamattina facendomi pulire tutte le vetrate della casa, pavimenti compresi! Se ci penso mi viene un nervoso…- brontolò lui ripensando alle urla di sua madre, sotto delirio, quando seppe dell’incidente.

 

- Avanti Yagami tirati su stasera dobbiamo divertirci! Coraggio in piedi!- Lo incitò il festeggiato strattonandolo per un braccio. Altri due gli sorreggevano le spalle spingendolo in avanti.

 

- Va bene va bene va bene! Piano non c’è bisogno di spingere!- Parlottò Taichi impuntando i piedi a terra.

 

La sua attenzione venne meno non appena sentì pronunciare il nome di Sora da una delle ragazze invitate.

 

- Già, è un peccato, ma a quest’ora…non verrà di sicuro…- disse una di loro  accorciandosi la manica della maglietta per controllare il suo orologio da polso.    

 

- Ero convinta che non sarebbe mancata, ma evidentemente avrà avuto un contrattempo…non è da lei rinunciare alle feste dei suoi compagni…- asserì un’altra ragazza dai capelli neri raccolti in due codini.

 

- Se non viene la colpa è di quell’ imbecille!- fece una terza, portando le mani sui fianchi.

Era più che evidente chi fosse l’argomento in questione…e Taichi  questo lo sapeva…

La ragazza con i codini lo notò, e puntandogli il dito contro disse:

 

- L’oggetto in questo ci stà osservando! Spostiamoci di qua non mi nemmeno di vederlo per ciò che ha fatto alla povera Sora!- Concluse sdegnata e inorridita.

 

Era scontato che si sarebbero comportate a quel modo, stimavano molto la valorosa digiprescelta, e guai chi la facesse soffrire!

 

La serata proseguiva normalmente, la musica dello stereo rimbombava in tutto l’edificio, palloncini colorati

venivano fatti scoppiare dai ragazzi, pressandoli sotto le scarpe. Banchettarono di tutto, dai panini alle patatine, per concludere con il taglio della torta.   

 

Taichi di tanto in tanto dava un rapido sguardo all’orologio appeso nel salone principale.

Mezz’ora, un’ora, due ore…La festa stava oramai volgendo al termine, e Sora non arrivava. D'altronde sapeva benissimo che non sarebbe venuta, allora perché continuava a fissare quel grande orologio dalle linee classiche?

 

DLIN DLON

 

La sua attenzione venne catturata dal suono del campanello, con un rapido movimento del capo aspettò che l’amico andasse ad aprire seguendolo ansiosamente con lo sguardo.

 

Sperava in un miracolo, sarebbe rimasta poco ma gli andava bene anche così, meglio che non vederla pensava lui con il cuore salitogli in gola.

Quei secondi furono lunghissimi, scanditi dal tocco dell’imponente pendola arcaica, goccioline di sudore attraversavano la sua già troppo umida fronte, la porta si aprì scivolando lentamente, in realtà gli eventi si svolsero in maniera diretta, ma a Taichi tutto apparve ai suoi occhi lento e pesante, perfino la musica assordante compariva solo come un semplice sibilo distorto.

Quando la porta completamente aperta, la delusione nel vedere che di Sora non si trattasse, si manifestò tanta. Il tempo riprese la sua continuità, la musica imperversava nella stanza ancora più possente di prima, almeno così appariva all’orecchio del giovane ragazzo dal grande ciuffo.

Il suo sguardo si abbassò, l’intero viso parve rilasciato, spento, un po’ per la stanchezza, e in stragrande maggioranza per l’assenza di una cara persona.

 

Il party si concluse subito dopo la mezzanotte, tutti ritornarono a casa, Taichi incluso.

Camminava per le strade di Obaida lentamente, le mani in tasca e il volto abbassato, si soffermò a guardare il parco nel quale da bambino veniva sempre a giocare con…Sora. Perché mai continuava a pensare a lei? Che motivo aveva? Forse per rimorso di averla fatta soffrire…forse…

Riprese a camminare, avvolto nei pensieri, nelle mille domande, ma qualcosa attrasse la sua attenzione... l’abitazione della ragazza dai capelli rossi. Si soffermò per qualche istante, sorpreso notò la luce della sua camera, ancora accesa, l’idea di bussare alla porta gli sfiorò la mente, poi si diede un leggero colpetto in testa.

 

- Taichi ma che ti salta in mente? E’ quasi l’una! Se la madre mi vede cosa penserà di me?!

Aspettò per alcuni secondi, sperava si affacciasse, ma reputandola un’idea assurda andò via riversando la sua rabbia in una lattina vuota che sbatté contro un muro con un calcio.    

 

Sora avvicinò il viso alla lastra di vetro, diede una rapida occhiata ma nelle vicinanze non c’era nessuno. Ebbe quasi la sensazione che qualcuno la stesse spiando…

 

“A quest’ora la festa sarà già conclusa”- pensò lei osservando l’orologio.

 

Chiuse la valigia, pronta per la gita di domani, si sdraiò sul letto. La sua attenzione venne attirata da una foto di gruppo scattata sette anni fa.

Raffigurava gli otto bambini prescelti che riportarono l’ordine nel mondo digitale. Digiworld.

Seduti a terra c’erano Takeru e Hikari con i loro amici Digimon, Patamon e Tailmon, Yamato era un po’ più distante accanto a Gabumon, Jou essendo il più alto stava dietro sorreggendo sulle sue spalle Gomamon, Mimi abbracciava Sora, rispettivamente anche Pyomon e Palmon, mentre al centro Koushiro, Tentomon Agumon e…Taichi.

Erano così felici in quella foto, tutti sorridevano, perfino Yamato, che non amava tanto quel genere di cose.

Tutti erano contenti e allegri pensò Sora spostando lo sguardo verso il giovane digiprescelto del coraggio.

Non lo aveva più rivisto da ieri, il giorno dello scherzo…aspettava almeno una sua telefonata per scusarsi, ma quello stupido era troppo orgoglioso per farlo rifletté lei.

 

- E se lo avesse fatto tramite e-mail?- pronunciò lei.

Diede uno sguardo al computer posto sulla scrivania, si alzò di scatto, e in pochi secondi entrò in rete.

Sperava almeno in quello, dato che la telefonata era indubbiamente più faticosa!

Accedette alla casella di posta elettronica, un solo messaggio veniva rilevato…come oggetto portava una semplice ma significativa espressione: “Scusa!”

Il cuore di Sora palpitò per qualche istante.

 Fece scorrere lentamente il mouse sul messaggio, e con un leggero colpetto del tasto sinistro, aprì la mail con un click.

 

_________________________________________________________________________________

 

SORA-ONEECHAN!!! Ogenki desuka?? Mimi desu!!

Kyou wa nani o simashitaka?? Ie ni imasukane?

Kin youbi wa Watashi wa amerika ni kaeshimashita!

Gomenneeeeee!!!!!! Gomenasaiiiiii!!!! Anata no mairu wa henjisuru kotoga dekinakatta!!

Ashita wa denwashimasune!

Oyasuminasai!

Niko Niko! ^_^

***                                                                                                        *Mimi-chan*

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Gli occhi di Sora sbarrati d’innanzi allo schermo, cascando quasi dalla sedia si aggrappò saldamente al suo PC incredula. Un’altra delusione? Ebbene si… Quella che stava leggendo era la lettera della cara  Mimi, e non Taichi come credeva che fosse! L’esclamazione “Scusa!” scelta come oggetto, lasciava un piccolo barlume di speranza nei confronti di Sora, che aspettava fiduciosamente un suo messaggio, ma si trattò di una fortuita coincidenza.

 

- Taichi sei uno stupido!!- Fu l’unica cosa che seppe dire in quel momento.

 Incollerita spense di colpo il computer, ma la povera Mimi cosa c’entrava con la lite scoppiata tra lei e quello…si insomma…”stupido” ?! Fece dietro-front e le rispose.

 

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Cara Mimi,

Non preoccuparti se non hai potuto scrivermi, nessun problema.

Sei tornata in America?! Per quale motivo?

Essendo partita senza avvisare nessuno spero non sarà successo qualcosa…

Vorrei tanto sentirti domani, avrei proprio bisogno di parlarti…ma parto in gita con la scuola, staremo fuori cinque giorni, chissà come sarà il posto!

Adesso devo salutarti, altrimenti rischio di rimanere a casa se non mi sveglio!

Buonanotte anche a te!

                                                                                                                          *Sora* 

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Scollegandosi dalla rete spense il PC, e andò a letto.

Possibile che quell’imbecille aveva davvero dimenticato ciò che fosse successo? Rimuginava osservandolo sulla foto di prima poggiata sul comodino…si sarebbero rivisti alla gita di domani…l’idea le creò un po’ di agitazione, si sentiva gelare al pensiero di rivederlo, stese la mano tirandosi ulteriormente le coperte fino a coprirle metà viso, solo gli occhi al di fuori delle calde lenzuola fissavano il ragazzo dalla chioma ribelle, si girò dall’altro lato per non vederlo e li chiuse, aggrottando le sopracciglia.

Perché stava così male? Lei e Taichi erano solo amici… forse era per questo che soffriva?

 

 “Non mi sognerei mai di dirti parole tipo “mi piaci” o peggio ancora “ti amo”!”

 

La frase di Taichi le assordava il cuore, l’idea di rinunciare alla gita le attraversò la mente, ma oramai non poteva tirarsi indietro, doveva dimenticare…ma come poteva? Voleva bene a quel ragazzo…ma…in una maniera diversa dalla sua…pian piano venne il sonno, rannicchiatasi sotto la trapunta colorata, si addormentò.

 

“Ti odio! Taichi! Sei uno stupido!”

Le ultime parole di Sora rimbombavano nella testa del giovane digiprescelto, benché fosse stanco non riusciva a dormire.

 

- Io le ragazze non le capisco! Se la prendono per così poco…! Poi Sora…- in cuor suo sapeva bene di sbagliare, ma la fierezza gli impediva di ammetterlo. Poggiò la testa sul cuscino, ma la solita frase ritornò più forte di prima…

 

Ti odio! Taichi! Sei uno stupido!”

 

Continuava a ripetersi nella mente, benché non fu la prima volta che gli veniva appellato l’aggettivo “Stupido” da parte della ragazza, adesso era diverso, o meglio, la luce nei suoi occhi lo era. Forse aveva davvero esagerato pensava Taichi continuando a rigirarsi nel letto.

Perché stava male? Lui e Sora erano solo amici…forse per questo che soffriva?

 

- Speravo che venisse alla festa…- disse a voce bassa, poi storse le labbra sbruffando- beh,  peggio per lei! Le donne sono capricciose…!- asserì convinto. Ma qualcosa in cuor suo non andava…- Da piccoli litigavamo spesso, poi però si faceva pace…ma ora…non è mai successo che stessimo due giorni senza parlarci…- cercò di non scervellarsi, chiuse gli occhi ma li riaprì quasi di riflesso. Li richiuse nuovamente. Si rivoltò da un lato. Poi dall’atro.

- Non voglio che la nostra amicizia finisca…però…da tanto tempo… voglio bene a Sora ma…in modo…diverso…forse… AAAH Taichi ma che stai dicendo?!?!?- gridò lui infilando la testa sotto il cuscino. Il viso arrossato, sprofondò nelle morbide lenzuola che profumavano di pulito.  Sollevò il capo mentre il cuscino rotolò sulla sua schiena. Poi, chinò la testa in avanti sbattendola contro la parete.

 

- Lei mi considera una stupido! E poi adesso non vuole nemmeno vedermi! Spero in un miracolo che la gita venga rimandata! Almeno non sarò costretto a vederla…- strisciando la faccia contro il muro si distese sul letto, sprofondando nel morbido plaid colorato. Chiuse gli occhi cercando di addormentarsi… Dopo un’ora ci riuscì…

 

Casa Takenouchi

    Ore 7:00

 

Un raggio di sole fece capolino entrando dalla finestra nella camera di Sora. Lei si svegliò stropicciando gli occhi ancora assonnata.

 

- Mmm…che ore sono…- concluse la frase con un enorme sbadiglio.

 

- Le sette! Se non ti sbrighi farai tardi!- rispose una bella signora dai capelli neri raccolti in un classico chignon. Indossava un tipico kimono giapponese, ai piedi i classici “zori”, ciabattine infradito da abbinare al vestiario tipicamente nipponico.

 

- Mamma?!- esclamò Sora alzandosi di scatto dal letto. Poi diede un rapido sguardo alla sveglia- Aaah com’e tardi!!

Maledetta sveglia perché non ha suonato?!- Si infuriò sbatacchiandola da qua e là.

 

- Se la guardi attentamente capirai…- le fece notare sua madre con tono calmo.

La osservò giusto il tempo per capire l’errore.

 

- Ti sei dimenticata di premere il bottoncino, come poteva suonare?- concluse sua madre prendendo a se il piccolo orologio con suoneria.- Vestiti o farai tardi.

 

Arrossendo in volto per la vergogna, disse di si con il capo, aprì l’armadio situato accanto al letto, afferò gli abiti e corse a prepararsi.

     

Casa Yagami

  Ore 7:15

 

- Taichi ma non avevi la gita scolastica stamattina??- domandò Hikari bussando alla porta del fratello. Dall’altro lato non ebbe nessuna risposta.- Incredibile…scommetto che dorme ancora…

Hikari bussò nuovamente alla sua porta, questa volta una risposta ci fu

 

- Avanti…-bofonchiò con voce spezzata dal sonno.

 

La testa di sua sorella irruppe facendo capolino nella stanza.

 

-Sai che ore sono??- domandò buttando uno sguardo all’orologio.

Lui fece altrettanto…

   

- Le sette e un quarto…e allora?- chiese lui decisamente assonnato.

 

- Oh beh…-esclamò sua sorella con enfasi- vorrà dire che il posto del pullman lo prendo io!

 

- Ma…quale pullman…- mugugnò lui nel dormiveglia- IL PULLMAN?!???? QUELLO DELLA GITA!!! DANNAZIONE!!! Maledetto aggeggio ti sembra il momento adatto per scioperare?!? Proprio questa mattina che dovevo alzarmi presto!!- gridò Taichi agitatissimo. Con uno scatto si alzò dal letto, fiondandosi sulla valigia ancora vuota, l’aprì.

 

- E’ il tuo cervello ad essersi rotto! Non l’hai programmata per la sveglia, mi sembra ovvio se non funziona!- Esclamò Hikari socchiudendo gli occhi e incrociando le braccia.

Da parte sua, Taichi, così indaffarato nello scegliere i vestiti, non intese minimamente le parole di sua sorella.

 

- Ma mi ascolti? Beh- continuò lei rassegnata- la mamma ti ha preparato la colazione, ti aspetto in cucina, a dopo.

Chissà se avrà capito…-mormorava Hikari tra sé…

 

EDIZIONE STRAORDINARIA

-“Una violenta scossa di terremoto a colpito l’intera regione di Nagano”.

-“Galleria autostradale chiusa per crollo di un palo elettrico”.

-“Traffico bloccato per ripristino di autostrade e viadotti”.

 

- Oh Cielo! Quella è la zona dove abita mia sorella!- urlò la signora Yagami. Hikari accorse subito in cucina correndo.

 

- Che succede mamma?!- Chiese preoccupata.

 

- Il terremoto!!- Esclamò lei incollata al video della TV.

 

- Eeeh? Ma io non sento niente!- in realtà il suolo non sembrava oscillare…

 

- No quì! Ma lì! Ascolta!

 

“ “ VIOLENTA SCOSSA DI TERREMOTO A NAGANO!!! “ “

 

La signora Yuuko alzò il volume del televisore al massimo, Taichi occupato a lottare per chiudere l’ormai strapiena valigia, sussultò di colpo sbattendo la testa contro la parte anteriore dell’armadio, e prima di rendersene conto, la sacca sportiva che teneva sul guardaroba, gli venne addosso.

 

- AAAH IL TERREMOTO!!!- urlò lui agitandosi come un ossesso.

 

L’unica persona a rimanere calma fu Hikari…che corse subito a rassicurarlo.

- Taichi calma, falso allarme. La nostra zona non è stata colpita da scosse, al contrario di Nagano invece…è li che si è verificato il terremoto.

 

Cercando di ricomporsi, Taichi scattò in piedi!

 

- Ah Ah lo sapevo! Stavo solo scherzando! Sono bravo a recitare vero?

 

- Si…e molto…- fece lei senza aggiungere altro.

 

- Scusa Hikari, hai detto Nagano, giusto? Se non sbaglio nostra zia vive dalle quelle parti…

 

- Esatto. La mamma è scesa per chiamarla alla cabina dietro l’angolo… non avendo più un telefono…- dichiarò lei  guardandolo con sguardo intimidatorio. Si riferiva al piccolo incidente accaduto sabato.

 

- Eh Eh…già…Aaah la gita!! E’ tardi devo prepararmi!- agguantò i vestiti, scappò in bagno, e due minuti dopo uscì.- Devo scappare altrimenti non arriverò mai in tempo, quando approdo a Iiyama ti telefono!- prese il borsone e corse via. Passando per la cucina allungò una mano afferrando al volo un cornetto e si lanciò per le scale non dando il tempo alla sorella di replicare.

 

- Taichi aspetta!! A causa del terremoto la galleria di Nagano è stata chiusa! Non puoi raggiungere Iiyama senza attraversarla!- 

Troppo tardi…fiato sprecato, oramai il fratello era già arrivato al portone principale, e lei lo sentì sbattere.

 

 

Scuola di Obaida

   Ore 7:30

 

Una folla di ragazzi aspettava davanti al cancello, sui loro visi si leggeva a chiare lettere lo scontento di tutti.

Alcuni erano seduti sulle proprie sacche, altri appoggiati alle sbarre della cancellata.

 

Sora correva frettolosamente per le strade semideserte, era strano rifletté lei continuando a muoversi velocemente, alle sette di mattina appariva già trafficata quella zona…

 

Taichi, anche lui in ritardo, camminava a passo spedito, l’enorme bagaglio gli impediva di aumentare la marcia, lo caricò quindi sulle spalle e riempiendosi i polmoni di aria, iniziò a correre.

 

Sora correva, Taichi correva.

Lei da un lato, lui dall’altro.

Troppo impegnati per guardare le persone intorno.

Troppo occupati per riflettere che ognuno dei due si sarebbe rivisto non appena giunti a scuola.

Girarono l’angolo, sincronismo di entrambi nel muovere le gambe, borsone di Taichi che toglieva la visuale, valigia di Sora che occupava le braccia e l’impatto fu inevitabile. 

 

* * * !!!SDENG!!! * * *

 

- AAAH!! Che botta!!- Esclamarono entrambi sbalzati a pochi metri di distanza. Le borse scagliate in aria ricaddero entrambe nel giardino poco distante.

 

- Mi perdoni la prego!- proclamò Sora senza guardare la persona investita.

 

- No la colpa è mia! Andavo di fretta e non ho prestato attenzione- replicò Taichi, massaggiandosi il fondoschiena dolorante. Poi si alzò di scatto scrollandosi i pantaloni da eventuali tracce di terra, allungò la mano verso la figura travolta senza prestarle attenzione.

 

Sora l’afferrò. Ebbe una strana sensazione, ma si tirò su.

Taichi voltò lo sguardo nella sua direzione. Lei lo seguì.

I due si fissarono per pochi istanti.

Lo stupore di entrambi nel ritrovarsi faccia a faccia fu presumibilmente scontato.

Ambedue sgranarono gli occhi fissandosi.

Le loro mani erano unite in una stretta, le loro valige riverse a terra.

Nessuno dei due non seppe cosa dire, mai e poi mai avrebbero previsto una cosa simile. Furono spiazzati.

Sora non aveva nessuna intenzione di incontrarlo, o perlomeno non così, all’improvviso.

Il cielo di Obaida era gremito di nuvole cariche d’acqua. Delle piccole goccioline precipitarono dalla lunga striscia di cielo ingrigita, infrangendosi sul capo dei ragazzi. Simultaneamente alzarono gli occhi al cielo.

Poi sussultarono entrambi.

Cominciò a piovere.   

La stretta di mano che li teneva uniti si sciolse, Sora corse a recuperare la borsa, Taichi rimase a fissarla mentre la pioggia batteva sull’asfalto inumidito.

Una volta recuperata, la strinse a se, quasi per nascondersi dagli sguardi del suo compagno d’avventura, e si apprestò ad uscire dal giardino, pieno di fanghiglia. L’erba bagnata e scivolosa, il pesante bagaglio, le fecero perdere l’equilibro, slittò all’indietro, cadendo.

Senza pensarci Taichi le corse incontro.

 

- Tutto bene?- chiese preoccupato. Poi, porgendole una mano, la tirò su.

 

- …Si…- disse lei con un filo di voce. Si tolse un po’ di fango dalla gonnellina plissettata, e diede una rapida controllatina al resto.

 

- Non ti sei ferita vero?- chiese nuovamente Taichi, mentre la sua mano stringeva sempre più forte quella di Sora.

Stava quasi per chiederle scusa ma lei non poté fare a meno di parlare.

 

- Le ferite più dolorose sono quelle interne…- rispose la ragazza a voce bassa.

 

Taichi si ammutolì di colpo. La stretta di mano si allentò, e abbassò il capo.

Quella frase era rivolta a lui pensò fissando le sue scarpe da ginnastica.

 

“Scusa” “Mi dispiace”. Queste le parole che Sora voleva sentirsi dire in quel momento.

Ma dalla bocca di Taichi non proferì nulla.

 

- E’ tardi! Il pullman non aspetta.- Assentì lei afferrando la valigia.

 

- Si hai ragione…- rispose Taichi facendo altrettanto.

 

Macchinalmente i due ripreso il tragitto insieme, a poca distanza l’uno dall’altro, entrambi senza rivolgersi uno sguardo, o una parola.

Internamente Sora soffriva, i suoi vestiti erano sporchi di terriccio ma a lei non importava…

La pioggia aveva cessato di cadere, ma il cielo rimaneva sempre dello stesso colore.

Nessuno dei due parlò.  Nemmeno una smorfia sui loro visi, niente di niente.

Taichi voleva spiegarle, voleva chiederle scusa, la loro amicizia non poteva finire cosi.

Amicizia? Per lui non era solo un’amicizia, ma per Sora?

 

“voi ragazzi molte volte commettete errori imperdonabili e difficili da digerire, specialmente nei confronti delle persone al quale tenete particolarmente”

 

Le parole di Hikari gli ritornarono alla mente, quel pomeriggio non comprese ciò che sua sorella volesse fargli capire, ma in quel preciso istante, rivolgendo uno sguardo alla giovane ragazza che le camminava a fianco, apprese il significato.

 

“Devo parlarle”- pensò Taichi rallentando il passo.-“Prima che sia troppo tardi!”

Si fermò di scatto poggiando la grande borsa sull’asfalto bagnato. Deglutì a fatica e prese fiato.

 

- Sora io

 

Nemmeno il tempo di iniziare che gruppetti di ragazzi con valigie e grosse sacche, strepitarono a voce molto alta,  interrompendolo.

 

- AAAH! Che sfiga! Non ci posso credere!- urlò uno di loro con voce alquanto irritata.

 

- Avevo comprato una valigia più grande apposta per l’occasione! Adesso non posso mica riportarla al negozio?!- sbraitò una ragazza dalla voce molto acuta.

 

- Che fregatura! Il terremoto poteva aspettare!- vociarono alcuni trascinando le borse lungo la strada.

 

Taichi  sbottò, mentre Sora molto più avanti di lui, correva in direzione della scuola. Si caricò il pesante borsone sulle spalle, e corse a raggiungerla. Notarono davanti al cancello il professor Fujiama in compagnia di altri due docenti.

Che fine avevano fatto tutti i ragazzi? Probabile che fossero già partiti? In verità portavano dieci minuti di ritardo…ma perché i professori non erano partiti anche loro?

Sora si affretto raggiungendoli, Taichi la seguiva a pochi metri.

 

- Takenouchi!Yagami!- esclamò il professore non appena li vide giungere- Aspettavamo solo voi. Purtroppo la gita è stata annullata. La galleria di Nagano è chiusa al traffico, e per raggiungere Iiyama dobbiamo passare proprio là sotto… mi dispiace ma non è dipeso da noi…alle calamità naturali non possiamo imporci- fece l’uomo scuotendo la testa, in segno di rassegnazione.

 

- Adesso è tutto chiaro! Ecco perché quei ragazzi della scuola sbraitavano come dei pazzi…- disse Taichi facendo riferimento al gruppetto incontrato pochi istanti prima.

 

- Quindi domani ci sarà lezione? Era previsto che passassimo cinque giorni fuori per la gita…- chiese Sora rivolgendosi al professore.

Lui scosse il capo.

 

- Veramente molti di voi non si sono presentati, dovremo avvisare quel restante numero di persone che mancavano all’appello, e almeno per domani la scuola resterà chiusa. Le lezioni riprenderanno mercoledì, e la gita, natura permettendo, potremo organizzarla la settimana prossima.- il signor Fujiama notò l’abito di Sora macchiato dal terriccio- Ritornate a casa e asciugatevi, altrimenti ho l’impressione che uno di voi non sarà presente nemmeno dopodomani!- concluse poi con un piccolo sorrisetto.

 

- La ringrazio…- pronunciò Sora in lieve imbarazzo e guardandosi il vestiario. Sembrava fosse uscita da una lunga e faticosa e partita di pallone giocata sotto la pioggia! A proposito di pioggia…un tuono rimbombò illuminando il cielo con una forte luce. Non prometteva nulla di buono pensarono i ragazzi…

 

Automaticamente s’incamminarono per far ritorno a casa.

Stessa procedura.

Poca distanza tra l’uno e l’altro, entrambi in silenzio.

Grosse pozzanghere per le vie di Obaida contornavano la strada, un altro lampo attraversò il cielo illuminando la zona.

 

Taichi osservava silenziosamente la sua compagna, il silenzio cominciò a pesargli, si fece coraggio e decise di rompere il ghiaccio.

 

- Tra un diluvierà scommetto

 

Sora annuì semplicemente con il capo.

 

- Se non ci sbrighiamo ci bagneremo di sicuro…

Continuò lui.

 

Sora annuì nuovamente.

 

- Prenderai un malanno se non ti asciughi- fece lui osservandole l’abito zuppo.

 

Senza accorgersene, la ragazza si sentì posare sulle spalle un caldo manto.

Si fermò a guardare e con stupore intravide la giacchetta di Taichi .

 

- No aspetta, tieni, o ti ammalerai tu!- mentre cercò di toglierla, venne bloccata dalla calda mano del digiprescelto.

 

- Tienila tu! Così non avrai freddo! – asserì battendosi un colpo in petto.

 

Sora arrossì visibilmente in volto, la mano di Taichi le dava sicurezza ma al tempo stesso il cuore le batteva all’impazzata, quasi stesse per uscire.

 

O adesso o mai più!”- pensò Taichi. Fece scivolare il borsone a terra e si avvicinò alla ragazza. Il vento le ondeggiava la gonnellina inumidita, benché fosse in parte bagnata, avvertiva in se un forte calore che le saliva avvampandole il viso.

 

Taichi chinò il capo leggermente in avanti, la voce tremava, diede un colpo di tosse per rinforzarla, muovendo appena le labbra. 

 

- Sora io…

Un’auto si avvicinò a grande velocità, Taichi sobbalzò di colpo, i due si voltarono verso di essa ma non ebbero modo di reagire, le ruote dell’auto sbatterono fortemente nella pozzanghera sul lato destro della strada, l’urto causò l’innalzamento dell’acqua che s’infranse contro i due.

 Sora serrò forte gli occhi preparata a ricevere il grosso gavettone ma…non si bagnò.

Infatti Taichi, prontamente le fece scudo, abbracciandola, e i grandi schizzi d’acqua sbatterono arrestandosi sulla sua schiena.

 

- PIRATA!!! FAI PIU’ ATTENZIONE!!!- gli urlò lui infuriato. La macchina voltò l’angolo scomparendo a grande velocità. – Tutto apposto Sora? Non ti sei bagnata vero?- domandò con tono apprensivo.

 

- No, credo di no ma tu invece…sei tutto fradicio! Mi dispiace…

 

- Ma no, non è niente Sora! Ricorda che sono un osso duro io!  Che vuoi che sia un po’ d’acqua?! Mi asciugherò a casa!- passandosi una mano tra i capelli, inumiditi, diede una leggera strizzata alla camicia.

 

- Perché lo hai fatto?- chiese Sora con voce bassa ma calma.

 

- Perché sei sotto la mia protezione!

 

Lei sussultò. Con le parole di Taichi, le ritornò alla mente una scena di molti anni prima, la stessa che quel sabato ripercosse nel parco di Obaida.

 

Con occhi lucidi, prese un fazzolettino dalla borsa e lo posò gentilmente sul volto del ragazzo asciugandogli la guancia un sporca di terriccio.

Taichi unì la mano alla sua. Le dita s’intrecciarono.

Il fazzoletto finì per terra posandosi sul terreno.

Il palmo della ragazza si adagiò sulla calda guancia del digiprescelto.

Lui la strinse forte per riscaldare la sua gelida mano.

 

- Taichi io

 

- Aspetta! Tocca a me - asserì interrompendola di colpo - Scusami Sora. Cioè…io…intendo dire per l’altro giorno…io non volevo…

 

- …Taichi…- gli occhi della ragazza divennero lucidi, era un sogno? Stava dormendo? Le aveva chiesto scusa? Sembrava proprio si. E ne fu felice. Felice come non mai.

 

Poi il digiprescelto riprese:

- Sono stato uno stupido, questa volta me lo dico da solo…non volevo scrivere quella lettera ma…in parte…- s’interruppe. Il viso si accese di rosso, piccole goccioline di sudore riempivano la fronte, deglutì a stento, poi riprese - alcune cose… sono vere…

 

- Già, sul fatto che non tutti hanno il privilegio di diventare bambini prescelti!- disse lei sorridendo.

 

- Non mi riferivo a quello…- la voce di Taichi assunse un tono più serio, e i suoi occhi non mentivano.

 

La digiprescelta lo fissò intensamente, per la prima volta quello sguardo non fu mai così profondo.

 

Lui si avvicinò.

Lentamente. Deglutì più volte, il cuore pareva scoppiargli in petto, protese il braccio in avanti.

Le prese la mano.

Tremavano entrambe.  

Si morse il labbro inferiore e tentò di parlare.

 

- Sora...anche se tu mi consideri uno stupido io devo...tu devi sapere…- la ragazza lo guardava confusa, Taichi aveva paura di parlare, il tremolio della voce ricominciò, un grosso groppo alla gola gli impediva di comunicare, si diede una schiarita alle corde vocali e proseguì-  è da tanto che…volevo dirtelo…devi sapere…dall’infanzia…noi… io… ti……io ti…….ti…….EEETCHU’!!!- uno starnuto spezzò l’ormai difficile conversazione, rendendo la situazione ingarbugliata più di quanto lo fosse in realtà.

 

- Lo sapevo ti sei preso il raffreddore!- disse lei in tono apprensivo quanto furioso - Te lo dicevo io ma tu…hai la testa più dura della roccia!! Taichi sei uno stu - prima che potesse concludere, le sue labbra non ebbero modo di abbassarsi, Taichi le pressò con le sue.                                                               

Arrossirono di colpo, si sentirono avvampare, il cuore palpitò all’impazzata, era tutto un sogno? Non volevano svegliarsi, la delusione sarebbe stata troppa. Le mani tremavano, si strinsero più forte quasi volessero tranquillizzarsi a vicenda.

No, non era un sogno, ritornarono alla realtà.

Sora chiuse gli occhi portando una mano dietro il capo di Taichi, accarezzandolo. Fu allora che il ragazzo capì. Entrambi si amavano. Entrambi si volevano bene. Senza slegarsi, a lungo rimasero stretti in quel bacio. 

 

Il sole giocava a nascondino tra le nuvole, il cielo pian piano si colorava d’azzurro, il vento aveva smesso di soffiare.

 

 

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Cara Mimi,

che tempo fa in america?

In tutta Tokyo si gela!

E’ trascorso quasi un anno dall’ultima volta che ci siamo viste,

ci manchi moltissimo!

Tornerai qui per la fine dell’anno?

Speriamo di si .

Ieri la signora Yagami ha compiuto gli anni, abbiamo pensato di farle una piccola sorpresa regalandole

un cordless giallo canarino! Vedessi com’era contenta!

Sebbene la scuola sia cominciata da ben tre mesi, l’ultimo anno è davvero faticoso…l’intera classe si lamenta

ma noi resistiamo!

Buon fine settimana e…ti aspettiamo presto!

Con affetto

                                                                                                                                          Sora

                                                                                                                                              e

                                                                                                                                          Taichi

_________________________________________________________________________________

 

 

                                                                                                                                           Fine

 

 

 

 Seconda fanfic dedicata all’ormai famosa e straordinaria serie “Digimon”!

Questa è stata la volta della coppia Taichi/Sora. Forse molti di voi non condivideranno

la mia scelta, ma se tutti la pensassimo allo stesso modo…che mondo sarebbe?!

Inizialmente volevo intitolarla “Ai no Tegami” ovvero “Lettera d’Amore” però mi sapeva

di letto e riletto e allora… ho optato per questo titolo un po’ bislacco tanto quanto particolare.

La traduzione della mail di Mimi, la trovate qui sotto, -“Se la scrivo in lingua giapponese sarà sicuramente

più caratteristica”- mi sono detta buttando giù qualcosa...e alla fine…ecco qua!

Ho preferito mantenere i nomi originali di tutti i personaggi, gli unici che ho cambiato appartengono all’amica di Sora e a due compagni di TaichiAoyama e Yanajisawa…rispettivamente il motociclista del motomondiale e il centravanti della nazionale giapponese! (di cui sono un’accanita tifosa…!)

In ultimo, ringrazio come sempre le persone che leggeranno la mia storia!

Grazie!

Grazie di cuore.

                                                                                                                                            Botan

 

 

*** Sorellona-Sora!!! Come stai?? Sono Mimi!!

       Cos’hai fatto oggi? Sei stata a casa?

       Venerdì sono tornata in America!

       Scusaaaaaa!!!!!! Scusamiiiiii!!!! Non ho potuto rispondere alla tua mail!!

       Buonanotte!

       Con un sorriso! ^_^  

                                                                                               *Mimi-chan*

 

  

 

 

 

 

 

 

     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

  

 

 

 

  

 

 

         

 

   

 

 

 

 

 

 

     

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

   
 
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