Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: DARKOS    11/08/2017    1 recensioni
Roxas era ormai al terzo anno della Twilight Town University, l’accademia di prestigio della regione. Ormai un “veterano”, era anche la celebrità del campus: la storia di come avesse trionfato sul Consiglio Studentesco e sull’utopia di Xemnas neanche due anni addietro era ormai leggenda e tramandata a tutte le matricole. E come ogni leggenda, anche paurosamente gonfiata: lo stesso Roxas aveva addirittura sentito una versione secondo la quale lui aveva affrontato da solo tutti i tirapiedi di Xemnas in dieci diverse prove di abilità, per poi battere il capo stesso con eleganti mosse di judo. Non poté trattenersi dal ridere, primo perché lui non conosceva nemmeno il judo, secondo perché di sicuro non aveva fatto tutto da solo: era solo grazie ai suoi amici che se l’erano cavata.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Siamo alla fine della mia storia.
Ho già scritto in altri capitoli di come ci sono state complicazioni che mi hanno impedito di finirla, primo fra tutti il fatto che non mi piaceva la piega che avevo fatto prendere al racconto stesso.
Ho cercato di far finire il tutto in modo dignitoso e sono soddisfatto dal risultato: non mi resta che sperare lo siate anche voi.
Grazie a tutti per le belle parole lungo tutto questo percorso, e spero di avervi divertito!

NOBODIES UNIVERSITY SECONDA SERIE
CAPITOLO FINALE

“Axel, mi auguro tu sappia quello che fai.”
Il rosso fece del suo meglio per evitare lo sguardo infuocato che Larxene gli stava mandando, ma sapeva di doverle almeno una risposta. “Assolutamente. Tu pensa solo a recitare la tua parte e apparire carina, non dovresti avere problemi in questo.” La spinse verso il centro della sala prima che lei potesse replicare o capire il senso delle sue parole.
Ephemera intanto doveva decidere la prova da affrontare: chiaramente non una fisica. Una intellettuale? Forse non troppo, quel genere di cose vanno bene una volta ma alla lunga stancano. La gente vuole cose semplici, non vuole né è in grado di pensare in modo complesso. Non tifa per quelli intelligenti perché la loro sola presenza gli ricorda la propria stupidità.
“Allora, hai deciso o no?”
Parlando di stupidi. Ephemera si voltò verso Larxene e Axel, la strana coppia. “Penso di sì. Perché non giochiamo a Battaglia Navale?”
“Ba-Battaglia Navale?”
“Mi sembra una buona idea. Un giochino simpatico che tutti potranno seguire al meglio.”
Larxene si massaggiò le tempie: quella giornata doveva finire il prima possibile. “Luxord, vai a vedere se abbiamo una copia da qualche parte… nel club delle teste d’uovo, o quando gli asili nido ci vengono a fare visita.”
Ephemera sopportò il sarcasmo senza battere ciglio: era evidente che lei non capiva come gestire il pubblico. Un gioco tattico ma associato all’infanzia gli avrebbe fatto guadagnare popolarità all’istante.

Vanitas era intanto tornato nel furgone e aveva aggiornato tutti riguardo le azioni sue e di Axel. Roxas aveva ascoltato tutto senza interrompere, fissando il soffitto.
“Davvero grandioso, Axel ci ha salvati almeno tre volte oggi. Vanitas… bel lavoro davvero. Non avrei saputo darti ordini migliori.”
“Non l’ho fatto mica per ricevere la tua approvazione.” Il moro prese posto accanto a Skuld, che aveva messo da parte i suoi passatempi e partecipava pienamente alla discussione. “Ma grazie.”
“Quindi ora dobbiamo davvero solo aspettare.” Terra prese il suo pallone da football per svagarsi.
“Ma non sappiamo a cosa si sfideranno Ephemera e la Presidentessa, non è pericoloso?” Fece Chirithy.
“No, so a cosa mira Axel. Il gioco in sé non è importante. Ora aspetto solo che mi contatti.”
“Che ti contatti?” Aqua rifletté. “Ad ogni modo non capisco. Mi sembra quasi che Ephemera sia… beh… più stupido di quando ci ha manipolati.”
“In un certo senso lo è.” Roxas smise di fissare il monitor del computer ancora silente. “Ephemera ci ha colti di sorpresa perché lo sottovalutavamo, o sopravvalutavamo noi stessi nei suoi confronti. Non è abituato che altri impieghino elaborati stratagemmi per toglierlo di mezzo, e quindi non considera la possibilità. Pensa che tutti gli altri siano più stupidi, rendendosi così vulnerabile.”
“Lo conosci bene.” Le parole di Skuld sembravano sempre casuali, ma colpivano nel segno.
“Lo conosco perché è me. O meglio, era me.”
La bambina prodigio annuì compiaciuta. “Il fatto che tu l’abbia ammesso significa che ti comprendi meglio di quanto lui comprenda se stesso. Oh, e credo sia arrivata la tua chiamata.”
Era vero: una piccola luce verde segnalava che era in arrivo un debole segnale radio. Roxas sorrise.
“Si comincia.” E si finisce.

Tutto era pronto, su un piccolo tavolo era disposta una copia di Battaglia Navale con tanto di schermo tra i due giocatori e l’ilarità generale riguardo la scelta della prova si era placata.  I due contendenti presero posto e disposero i tasselli sulla rispettiva griglia di gioco. Come per tutte le sfide dal formato simile avrebbe iniziato lo sfidante, in segno di sportività da parte del Presidente.
“Mh… B sette?”
“No.”
Ephemera fece finta di sporgersi verso di lei, mano all’orecchio. “Come, prego? Secondo le regole devo ricevere una risposta chiara.”
“Acqua.” Larxene digrignò i denti. Perché in quel gioco toccava esprimersi in maniera tanto ridicola? Lei non aveva alcuna voglia di mettersi a declamare lettere e numeri. “A uno,” disse a fatica.
“Acqua. Se posso Presidentessa, gradirei parlasse a voce più alta. Potrebbero accusarmi di imbrogliare se mancassi di segnalare qualcosa perché non ho sentito bene.” Ephemera avrebbe giurato di averla sentita ringhiare in risposta. Sorrise: tutto faceva parte del piano, lo sciocco orgoglio di Larxene avrebbe alimentato la sua frustrazione deconcentrandola. Continuò a scegliere quadranti con scarsa probabilità di successo, e ogni tanto qualche angolo. Nessuno metteva le navi agli angoli.
La partita andò avanti per alcuni turni senza che nessuno colpisse niente, e la rabbia di Larxene iniziò a montare appena capì che non sarebbe finita presto. Fu allora che l’argenteo si mosse.
“Dev’essere dura, reggere questa farsa dettata da stupide regole per gente che nemmeno ti apprezza.” Iniziò così, con un tono casuale come se parlasse della temperatura che avrebbe fatto domani. “Insomma, guardali: chi non si annoia, fa solo un gran chiasso.”
Che la quiete si era rotta era vero: gli studenti più pacifici parlottavano fra loro, mentre altri aveva iniziato a sbeffeggiare apertamente i due concorrenti. Nulla di eccessivo, ma era palese non vi era vera disciplina.
“Di solito ti temono, ma appena sei impossibilitata dal reagire subito se ne approfittano. Il rispetto acquisito con la forza e la paura purtroppo presenta questo piccolo svantaggio. Scommetto che molti stanno sperando nella tua sconfitta, e che tu scompaia come Xemnas. D quattro, a proposito.”
“Ah.” Larxene stava guardando solo la folla, e la sua reazione quando tornò a guardare la partita non lasciava dubbi.
“Mi sa che ho colpito, vero? Accidenti. Forse non avrò affondato, ma… c’è una falla nella tua imbarcazione.”
Forse solo per pura testardaggine, Larxene si ricompose e andò a segno a sua volta, ma ormai il seme era piantato. Ephemera riuscì sempre a restare in vantaggio, e dopo un po’ gli studenti iniziarono a capire c’era della tensione dietro quel giochino, quindi più divertimento per loro. Ma questo servì solo a far innervosire di più la Presidentessa che ormai sentiva di stare combattendo da sola una battaglia che tutti volevano perdesse.
Le navi andarono giù una dopo l’altra, dalle fregate agli incrociatori. Larxene perse anche una portaerei in seguito a un’imbarazzante sequenza dove Ephemera indovinò cinque volte di fila mentre lei andò sempre a vuoto. Il suo avversario era in estasi: finalmente era tornato a dirigere il gioco, senza intromissioni, senza-
“Vedo che la partita procede spedita.”
Axel. Evidentemente godeva nel fare apparizioni improvvise.
“Sì, e se non ti dispiace dovremmo procedere indisturbati.”
“Non ricordo nessuna regola in Battaglia Navale che imponesse il silenzio totale, d’altronde è solo un gioco. In più la sfida al Presidente non ha regole fisse, ma solo quelle che i partecipanti concordano a priori. E quindi nulla mi vieta di fare questo.”
Detto così pose un cellulare sul tavolo, dal quale uscì una voce ben nota.
“Ne è passato di tempo, Ephemera.”
“Roxas!”
“Ah, Larxene. Ciao. Scusa per ciò in cui ti abbiamo messo in mezzo, speravo se ne uscisse con qualcosa di più dignitoso.”
Ephemera era più intrigato che intimorito. Quindi era davvero solo un basso tentativo di vendetta?
“Roxas. Vedo che ancora insisti a stare sull’orlo della legalità-“
“Tu lascia parlare me.” Il tono di Roxas era più duro di quanto lui stesso si sarebbe aspettato. Dall’altra parte del telefono c’era l’origine di tanti problemi e tanta sofferenza. “Sei finito, Ephemera. Tutti i tuoi inutili giochetti e sotterfugi hanno adesso fine, e non importunerai nessun altro con le tue fisime.”
Anche il trio fu colpito dall’intensità della risposta. Un brusio si diffuse tra il pubblico: capivano cosa dicessero i tre presenti, ma la voce proveniente dall’apparecchio era troppo debole.
“Parole dure, da uno che ha venduto tutti i suoi compari.”
“Io non ho venduto proprio nessuno.”
“Quindi neghi?” Ephemera rise. “Neghi di avere acconsentito nel testimoniare per farli espellere dai Campionati e invalidare le loro vittorie? I testimoni di ciò non erano pochi. Solo qualche centinaio, se la memoria non mi inganna.”

Roxas si interruppe. Non era certo il momento di prendersi una pausa o farsi assalire dai dubbi, ma una sorta di nodo allo stomaco lo tratteneva. Forse era il trauma dell’ultima volta che si era cimentato in un dibattito col suo avversario, e tutto ciò che ne era scaturito.
Il biondino si girò con la sedia e vide le facce sorridenti e incoraggianti dei suoi compari, e anche quella di Vanitas.
“Coraggio” fece Ventus.
“Ti ho steso Riku, il minimo che puoi fare è fargli vedere i sorci verdi da parte mia” scherzò Terra.
Aqua sorrideva. “A te l’onore.”
Roxas ricambiò: ciò che era scaturito da quell’incidente non era stato completamente negativo. Inspirò a fondo e riprese a parlare.
“Per rubarti le parole, Ephemera, i numerosi testimoni erano persone largamente ignoranti dei meccanismi interni dei Campionati, venuti solo a vedere uno spettacolo. Non proprio quelli che definiremmo esperti, soprattutto andando a controllare il codice della competizione. Specialmente le parti riguardanti la legislatura delle prove e la condotta del personale.
Articolo 13: In caso di eventuale revoca di una vincita nei Campionati o di un giudizio impari, verrà eletta un’assemblea speciale per decretare validità di tale atto.” Roxas fece una nuova pausa, stavolta teatrale, per far assorbire le sue parole. “Capisci che significa? L’annunciatore delle prove ci ha convocati e ha ritirato seduta stante i premi vinti. Ma non aveva autorità nel farlo: serviva assemblare una giuria speciale. Ed è quantomeno impossibile che un membro dello staff non lo sapesse e non si consultasse coi suoi superiori, a meno che… non fosse su un ipotetico libro paga di qualcuno.”
Ephemera mantenne un tono di voce fermo e sicuro di sé, ma Larxene poteva già notare un sottile velo di sudore formarsi sulla sua fronte.
“Accuse considerevoli, ma senza prove mi sa rimarranno solo audaci fantasie dettate dall’invidia. E se anche fosse, tu sei stato il primo a credermi.”
“Io ho sicuramente delle colpe in tutto questo. Ma sono colpe personali, per le quali sto facendo e farò ammenda. E sei nel torto se pensi che non abbiamo prove su di te. La nostra gita a Traverse non è stata invano. Ma ora prego, continua pure la partita.”
Ora Ephemera diede veramente segni di turbamento. Roxas era andato a Traverse, quindi all’Istituto? Se aveva parlato con Skuld… ma come avrebbe potuto? Ma Skuld era effettivamente l’unica che potesse escogitare un modo per smascherarlo. Il dubbio che prima aveva roso Larxene ora si era rivolto contro di lui, e le sorti dello scontro cambiarono rapidamente: Larxene affondò navi e pareggiò presto i conti.
Mentre l’ultima fregata di Ephemera riceveva due colpi consecutivi (ma lui nel mezzo era riuscito a colpire metà di un sottomarino della Presidentessa, e sapeva era l’ultimo pezzo rimastole) Roxas si animò di nuovo.
“Sento che la schermaglia si avvicina alla fine. Non sono Luxord, ma lascia che faccia anch’io una piccola magia: non solo prevedo che perderai, ma che confesserai di tua spontanea volontà.”
“Tu farnetichi.” Ora Ephemera faticava a mantenere la conversazione, men che meno a gestirla. “E perché dovrei fare ciò, sentiamo?”
Il presunto despota ora si lasciava condurre e anzi invogliava l’avversario a continuare il suo ragionamento: si stava praticamente mettendo in trappola da solo. Roxas decise che era il momento per la spinta finale, e fece un cenno a Skuld che prese controllo del microfono.
“Ciao Ephy!”
“Skuld?”
“Io. Ho deciso di lasciare l’Istituto appena possibile, e ho incontrato un sacco di persone simpatiche! Sono molto migliori di quanto tu me le dipingessi quando giocavamo assieme.”
Il biondino riprese e vibrò la stoccata finale: “Per rispondere alla tua domanda, so che confesserai perché se lo farai mi assicurerò che Axel ti consegni i documenti in palio. Immagino il tuo piano segreto valga molto più di un inganno vecchio di mesi.”
“Va bene!” Ephemera gridò all’improvviso, sputacchiando saliva a ogni sillaba. “Confesso! Ho corrotto l’annunciatore per fargli ritirare i premi in modo illecito. Nessuno di questi idioti ha sospettato non ci fosse stata l’assemblea, troppo impegnati ad essere scandalizzati! Metti una storiella triste nelle orecchie degli ignoranti, e si genufletteranno al tuo passaggio!”
Il pubblico era ormai scandalizzato: questo l’avevano sentito benissimo, e non gli serviva contesto aggiuntivo per capirlo.
“Che avete da guardare voi? Appena sarò in comando, non avrete scelta se non fare come dico io-“
“Ma insomma, cosa sono queste urla?”
Il Rettore Ansem era appena comparso e si faceva largo tra la folla. “Ma dico, ogni volta che mi assento durante questo evento scoppia il putiferio! Sbrigo tutti i miei impegni il più presto possibile, vado a trovare mio figlio e lo vedo alle prese con l’ennesima partita di scacchi, quando esco vengo perfino trattenuto dal giovane Saix e torno per trovare questa condotta riprovevole! E- ma è una partita a Battaglia Navale, quella?”
Axel si avvicinò a lui, fogli alla mano. “Proprio così vecchio mio, per questi fogli qui. A quanto pare sono del signor Ephemera, che voleva usarli per diventare Rettore.”
“Diventare Rettore? Ma che assurdità, il giovane Ephemera è qui solo in quanto studente brillante che ha vinto ai Campionati, e… ma perbacco… cosa c’è scritto qui?”
“Io leggo Atto di acquisizione dell’accademia” disse Axel.
“Lo leggo anche io, ma… è scritto da un marmocchio! O quantomeno da qualcuno che non ha idea di cosa sia un documento ufficiale!”
“Comecomecome?” Larxene fu quasi in procinto dal lanciarsi dalla sedia.
Roxas era rimasto in silenzio tutto il tempo, soffocando le risate. “Beh, visto che abbiamo registrato la confessione di poco fa, vi lascio alla partita. La mossa stava a Ephemera, se non ricordo male.”
Ma questi riusciva a stento a pensare lucidamente, sembrava non rendersi nemmeno conto di dove fosse. Era all’Istituto? Era Gramilde quella contro cui stava giocando?
Mancava solo un colpo per affondare il sottomarino. L’altro era andato a segno in H ventinove, quasi al limite della griglia di gioco.
“H… H ventotto.”
“Peccato! Era H trenta. Mi chiedo perché nessuno metta mai le navi agli angoli, è così utile per ricordarsi dove sono. Io invece ho colpito F sedici e F diciotto, quindi… sarà mica F diciassette?” Ora che tutto sembrava essersi risolto, Larxene era l’unica che si stava divertendo più di Roxas.
“Mh-hm, colpito e affondato!” Intervenne Axel. “Hai vinto tu Larxene, ma dobbiamo restituire a Ephemera il suo prezioso documento comunque.”
“Che peccato!” La Presidentessa mise su un broncio bambinesco. “Sono proprio sfortunata a volte!”

Il crepuscolo dorava un’ultima volta il cielo, mentre alla vecchia piazza della stazione un ragazzo sedeva su una panchina per godersi lo spettacolo. Poco dopo un giovane uomo dai capelli rossi e una ragazzina minuta lo raggiunsero e si sedettero assieme a lui. I tre rimasero in silenzio a lungo a fissare il sole morente.
La discussione non fu avviata da una qualche riflessione filosofica sul perché il tramonto fosse di colore rosso, ma su temi e concetti molto più materiali.
“Quindi Ephemera era un pazzoide.”
“Disturbo narcisistico di personalità, o comunque una sua variante molto distorta,” rispose Roxas. “Skuld mi ha detto che ne soffriva da sempre. A quanto pare ha sempre escogitato piani assurdi e grandiosi, convinto fossero reali.”
“Ma i Foretellers, suo nonno Xehanort…?”
“Oh, i Foretellers erano vere macchine, certo. Xehanort era un ricercatore brillante, prima che la demenza senile lo prendesse. Nonno e nipote condividevano la stessa illusione.”
“Ci siamo lasciati guidare da persone con simili disturbi?” Xion si nascose il volto tra le mani. “Che imbarazzo per tutti.”
“Questo succede quando i risultati accademici dei giovani muovono la società. Ho assistito a innumerevoli competizioni, e secondo me molti adulti si danno arie di importanza per non sfigurare di fronte a quei geni degli alunni. E si pavoneggiano così tanto da perdere contatto con la realtà. Come Eraqus.”
“Come lo staff dei Campionati.” Roxas aveva fatto un rapido giro di telefonate per essere aggiornato sugli sviluppi. “Ci sarà una grossa inchiesta per questo scandalo, e l’annunciatore sta messo peggio di tutti. A quanto pare credeva davvero che i piani di Ephemera fossero reali e che ne avrebbe avuto una fetta.”
“Già, anche Kai… oh, Kairi.” Gli occhi di Axel si spalancarono per l’orrore e inviò rapidamente un messaggio a Saix -Roxas riuscì solo a cogliere la parola “armadietto”- e cambiò velocemente argomento. “Insomma, tutto è bene quel che finisce bene! Hai parlato con qualcuno, Roxas?”
“Non ancora. Da domani iniziano le vacanze estive, no? Potrò chiedere scusa a tutti.”
“Chiedere scusa?” Xion emerse dalla sua posa. “Accettare le scuse altrui, casomai. Tutti devono fartele, io compresa.”
“Il fatto che sia riuscito a smascherare Ephemera non prova niente. Non era una vera minaccia, e io avevo comunque sbagliato.”
Axel li abbracciò entrambi. “Diciamo che siamo stati tutti dei veri imbecilli, ok?”
I tre risero, liberando emozioni represse da troppo tempo. Poi Roxas pensò di chiarire ogni cosa: “Xion, Aqua non è-“
“So che non state assieme, non è il tuo tipo. E fai bene sai, puoi avere di meglio di quella smorfiosa.”
Lui decise di non ribattere. “E tu invece con Riku stai bene?”
Axel si girò immediatamente di lato emettendo uno strano singulto. Xion cambiò presto espressione, tanto che Roxas non si chiese se avesse rovinato tutto.
“Già, tu non lo puoi sapere. Praticamente è venuto da me, tutto mogio e mi rivela che è… che è…”
“Dell’altro partito?” Axel non seppe trattenersi.
“Già! E mi ha anche ringraziato perché gliel’ho fatto realizzare io! La faccia tosta!”
Fu il momento per Roxas di essere lasciato di stucco. “Quindi lui è-“
“Sì.”
“E con chi-“
“Sora.”
“No!”
“Sì!”
Altra pausa nel discorso, stavolta un po’ diversa. Poi Xion riprese: “Roxas, tu sai che non sei comunque riammesso al campus come studente. È una cosa che va oltre anche il potere decisionale di mio padre.”
“Lo so, e mi va bene. Mi troverò un lavoro, e completerò gli studi in qualche modo.” Il biondino sorrise. “I risultati accademici non sono tutto nella vita.”
Lei gli sorrise, un sorriso che lui non vedeva da tempo. Un sorriso che lasciava intuire c’era ancora un futuro.
Axel si stiracchiò, sbadigliando. “Scusate, io penso ancora a quel Riku… non mi sorprende che lui e Sora fossero inseparabili. Certo che correre dietro ad altri ragazzi in questo modo, ma chi lo fa?”
Si dovette interrompere una volta notati gli sguardi di Roxas e Xion su di sé.
“Cosa? Perché mi guardate così? Che ho detto di strano? …Cosa?”

- Stessa ora, venti anni dopo

Un uomo si faceva strada annaspando tra la marea di studenti. Molti lo riconoscevano e qualcuno accennava un: “Arrivederci Professore!”
Roxas rispose brevemente ai cenni, individuò un paio di matricole dall’aria furbetta e ricordò loro di consegnargli le tesine in ritardo, poi raggiunse i cancelli sospirando.
“Giornata dura?”
Xion era appoggiata alla macchina, borsetta a tracolla.
“Tu come hai fatto ad arrivare prima di me?”
“Uscita di servizio, mio caro.”
“Infrangiamo le regole, eh? Che razza di condotta. Chissà cosa ne penserebbe tuo fratello.”
“Oh, lui ha i suoi best-seller da vendere e autografare. Mica ha tempo per queste sciocchezze. …Ma tu non dirglielo comunque, o lui e papà mi farebbero una predica infinita.”
Roxas sorrise e le aprì lo sportello. “Signora Rettrice.”
“Professore.”
Guidarono fino alla loro casa, un po’ in disparte dal resto della cittadina. Avevano giusto il tempo di rinfrescarsi prima di uscire di nuovo. Mentre Xion si faceva la doccia, Roxas si levò la giacca e iniziò a scorrere la posta accumulatasi, elettronica e non.
“Bolletta… settimanale… Demyx e Vanitas ci regalano altri biglietti del loro concerto, potrei metterli in palio per un esame coi miei studenti… Xigbar ha aperto un ufficio di avvocatura? Mi chiedevo che fine avesse fatto.”
La voce di Xion arrivò appena soffocata dal bagno. “Ah, giovedì c’è la mostra della galleria di Naminé, ricordiamoci di dirlo nelle classi. Potremmo anche organizzare una gita durante le ore di laboratorio creativo.”
“Skuld ti ammazzerà se le rubi delle ore, e potrebbe farlo sul serio… oh, Aqua ci invita all’inaugurazione del suo nuovo parco a tema, dici che potremmo-“
Rumore di unghie che si contraevano sul vetro.
“Vedrò di far coincidere un qualche evento con quella data, ricevuto.”
“Potrei chiedere a Riku se può fissare il matrimonio in quei giorni, così non devi nemmeno inventarti una scusa e io vi terrei entrambi d’occhio.”
“Ah, però da Riku ci andiamo.”
“Come hai detto?” Xion uscì dal bagno.
“Niente. Sei pronta?”

Arrivarono al teatro che faceva già buio. Un capannello di gente assediava ancora gli ingressi, monitorato da due gentiluomini ben vestiti. Uno di loro, in giacca color sabbia, vide la coppia e gli fece cenno.
“Eccovi, in ritardo come sempre! Saix, assegnagli i posti.”
L’altro uomo in giacca smeraldo gli porse due biglietti, invitandoli a entrare. “Vai Axel, io mi occupo degli altri clienti.”
Nello stanzone centrale i tre poterono rilassarsi.
“Il pieno anche stasera, eh Axel?”
“L’hai detto. D’altronde, è la somma opera del Maestro Lexaeus, come dargli torto? Il vecchio Lex ha fatto più strada di tutti noi mi sa.”
“Mh, sei sicuro?” Le parole di Xion furono confermate quasi subito da un boato di voci eccitate.
“Il Presidente!”
“Non doveva essere in Giappone per il congresso? Può davvero allontanarsi per un’opera teatrale?”
“Ci sono anche le sue guardie del corpo!”
Due gorilla in occhiali da sole e auricolari aprirono le porte e fecero passare una donna dal portamento regale.
“Roxas guarda, il Presidente in persona. Speriamo non si accorga non ho votato per lei alle ultime elezioni.”
“Accidenti Axel, clientela di prim’ordine! Aspetta, ma si votava quest’anno?”
“Spiritosi.” Larxene si guardò intorno. “Visto che loro due sono qui, sono l’ultima?”
A Xion le allusioni avevano iniziato a dare fastidio. “Io lo dico a Roxas di comprare una macchina nuova…”
“Che cos’ha che non va la vecchia Highwind?”
“Principalmente il fatto che non va, Roxas. Dirò a Zexion di farvi arrivare una Falcon ultimo modello. Mi sta giusto tenendo il posto in sala.”
“Puoi dire al tuo assistente di adoperare i soldi delle tasse per cose così?” Axel mise su il muso. “Sono indignato, Larx! Almeno daccene una parte per il teatro!”
Una maschera fece la sua apparizione dalle tendine in fondo alla sala. “Signor Axel, stiamo per cominciare.”
“Grazie Chirithy, arriviamo subito. Coraggio, amici!”
Roxas, Xion e Larxene presero posto in tribuna d’onore accanto a Zexion e la moglie, con Axel che si congedava per gestire il resto della folla. Il monumentale teatro, rinomata attrazione dell’intera contea, era gremito come al solito.
Da qualche parte nell’ala VIP Roxas sapeva c’erano anche Demyx e Vanitas, musicisti di successo; Terra, star nazionale del football che quello stesso anno sarebbe tornato ai Mondiali come titolare; Aqua, magnate di una compagnia per prodotti per bambini che le donava un patrimonio da fare invidia a quello presidenziale; l’ormai vetusto professor Yen Sid, che però era sempre lucido e non si perdeva mai uno spettacolo; e altri ancora, tra cui forse un certo giovane dai capelli argentati che aveva fatto progressi nel campo della psichiatria e dell’auto-esaminazione, una persona della quale carriera Roxas seguiva con interesse.
Le luci si spensero e un uomo biondo molto simile a Roxas ma con un pizzetto pronunciato salì sul palco.
“Buonasera a tutti! Mi hanno invitato a introdurre lo spettacolo, e già da questo potete capire quanta stima hanno di voi: volevano assicurarsi che capiste almeno l’introduzione.”
Xion approfittò delle risate generali per sussurrare a Roxas: “Ma si è poi capito Ven come si guadagna da vivere?”
“Rimane tutt’ora un mistero.”
Ventus aspettò che le risate si placarono per continuare. “Scherzo naturalmente… ecco a voi ‘La Xade’, scritta e arrangiata dal sommo Lexaeus Pontiferox, con scenografia e effetti speciali del Maestro Luxord… non sono sicuro la nostra amata Presidentessa gli abbia lasciato anche il cognome.”
Con quest’ultima battuta Ventus si dileguò mentre sotto gli applausi scroscianti un enorme figuro in frac faceva alzare il sipario e preparava l’orchestra.

Lo spettacolo ebbe inizio e tutti ne furono colpiti, indipendentemente dal mestiere, bagaglio culturale o effettiva intelligenza. Quando finì gli uomini e donne del presente si ricongiunsero con gli amici di una vita. Regredirono tutti ai ragazzi e ragazze che furono, e prendendosi per mano camminarono verso le luci della notte per cercare un ristorante dove mangiare, una storia da raccontare, un evento a cui assistere: già tra poche ore col sorgere del sole sarebbero tornati tutti alle proprie mansioni e ruoli che la vita aveva scelto per loro.
Ma per quel momento erano Nessuno, riflessi di vite ordinarie che avevano dello straordinario.

NOBODIES UNIVERSITY SECONDA SERIE
FINE
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: DARKOS