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Autore: _ter87_    11/08/2017    1 recensioni
Cosa accade quando, per una strana combinazione o forse per un segno del destino, ti ritrovi di punto in bianco catapultata nell'Egitto dei Faraoni? E se fossi capitata lì per un motivo preciso? E' questo ciò che accade a Lucille, semplice studentessa che, a cavallo degli esami, si ritrova a combattere con uno strano imprevisto; il passato. più precisamente il 1327 a.C., anno della morte del grande faraone Tutankhamon.
Ma c'è qualcosa in tutto quello che non quadra, e questo lei lo capisce fin dal primo momento.
Tra intrighi, tradimenti e scandali di palazzo, una storia fantastica su un grande personaggio del passato. Cosa sarebbe accaduto al mondo antico se Tutankhamon avesse aiuto un aiuto 'esterno'? La morte, si sa, non si può sconfiggere. Il destino prima o dopo ci prende tutti, ma se ci fosse anche solo un modo per far cambiare le cose così come le conosciamo, cosa succederebbe al mondo?
Genere: Avventura, Fantasy, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità
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 << Eccolo, il solito ritardatario! >> lui che voleva passare inosservato almeno ancora per qualche secondo, vene messo alla gogna pubblicamente dopo meno di mezzo secondo da Marco, il suo più caro amico, ma solo perché italiano come lui. Era brutto da dire, ma in una città straniera dove non conosci praticamente nessuno, i pochi con i quali riesci a capirti sono le stesse persone che, a casa, odieresti. E Marco era una di quelle; antipatico come pochi, un ego pari solo a quello dei faraoni dell'antico Egitto, era riuscito a fare amicizia con lui solo perché unico in grado di capirlo nel raggio di chilometri. Almeno inizialmente, adesso che era riuscito a farsi qualche amico -molti di più rispetto all'altro che era sempre solo- gli rimaneva vicino per abitudine e perché consapevole di non essere attraente, 'usufruiva' della sua notorietà per farsi notare dalle ragazze. L'unica però che lui avrebbe voluto lo notasse, non lo calcolava minimamente. La cosa lo faceva stare ogni giorno più male, non capiva cosa avesse di meno rispetto ad altri, per quale motivo non meritava di essere felice. Quella poi fu l'ultima goccia. Senza dire una parola, senza dar adito agli amici di fermarlo, con un balzo felino lasciò il proprio posto ed il locale mormorando qualche falsa scusa. Nessuno comunque lo seguì, nessuno tranne Lucille che, come suo solito, si comportava da crocerossina. Quando uscì all'esterno del locale però non lo vide in nessuna direzione. Dove poteva essere andato, ma soprattutto cosa era successo per farlo reagire a quella maniera? Una mezza idea l'aveva, così come aveva tutte le intenzioni di prendere a calci la sua insensibile amica che quando tornò dentro mancava dal suo posto. La trovò quasi subito però, seduta al bancone, gambe accavallate e mani intrecciate sotto il mento, stava tentando di civettare con il ragazzo che sembrava alquanto in imbarazzo. Pensò che comunque non sarebbe servito il suo aiuto a nessuno dei due così torno al tavolo dove una previdente Nicoletta aveva portato un libro che ora era lì, aperto in mezzo al tavolo davanti all'espressione attonita del povero Marco che sperava di passare qualche ora senza dover leggere quelle righe.

<< Andiamo, Nicoletta! >> lo sentì infatti dire una volta arrivata al tavolo, << prendiamoci una pausa, che diamine >> ma la ragazza reagì con espressione stizzita e da maestrina. Batté la parte inferiore di una penna cacciata da chi sa dove più volte sulle pagine piene di sottolineature del suo libro,

<< Mancano pochi giorni agli esami >> disse in tono solenne, << e noi siamo ancora a...a zero! >> concluse guardando Lucille come fosse lei la colpevole per quello. Ma la ragazza non aveva alcuna intenzione di sentirsi colpevole per qualcosa che non aveva previsto, così senza nemmeno dare alla ragazza la soddisfazione di ricevere una sua reazione si alzò, avvicinandosi al bancone e alla ragazza cercando di trovare un modo per allontanarla dal povero Daniel che, proprio in quel momento, la stava guardando con espressione esageratamente esasperata; non era difficile dedurne il motivo.

 

Un'ora dopo erano di nuovo in biblioteca. Federico aveva deciso di non tornare così passarono il resto della mattinata ad organizzarsi stilando una lista con argomenti, giorni ed orari in cui sarebbe stato buono per tutti incontrarsi e studiare giungendo così ad una conclusione abbastanza esaustiva per tutto il gruppo.

Nei giorni seguenti la situazione tra di loro non sembrò migliorare. Lucille provò a contattare Federico senza ottenere risultati, così fu costretta a chiamare Marco. Era certa che a lui avrebbe risposto! Così fu, quando all'appuntamento fu lei a presentarsi piuttosto del ragazzo, Federico ne fu molto deluso ma non le importò, c'erano questioni più importanti a cui pensare.

<< Arriviamo al punto Fede, vuoi dirmi tu cosa sta succedendo o devo tirartelo fuori io? >> aveva tutte le migliori intenzioni e di certo non si aspettava una risposta da quel ragazzo così orgoglioso, invece lui la stupì e cogliendola di sorpresa iniziò a parlare. Iniziò da un lontano giorno di maggio di due anni prima, continuando per l'estate dell'anno successivo finendo con la creazione di quel gruppo di studio. Ogni cosa stava riprendendo il proprio posto grazie al racconto del ragazzo e delle piccole cose che sembravano senza senso ora lo acquistavano, si sentì perfino un po' sciocca per non averci pensato prima, insomma, era così evidente a conti fatti! A fine racconto comunque, la ragazza offrì un tè all'amico che sembrava prossimo al collasso a causa di tutte quelle rivelazioni e tra una battuta ed una risatina, cercò di riportarlo con il morale sulla retta via. Ogni sorso di quella bevanda magica sembrava rilassarlo sempre più, aveva fatto bene a consigliargli quello piuttosto che altro; non avrebbe sorbito lo stesso effetto.

<< Hai qualche consiglio? Tu sei una ragazza >> Lucille lo guardò a bocca aperta ma il fatto che almeno se ne fosse reso conto era un passo avanti. Ci pensò su qualche minuto, che consiglio poteva dare ad un povero ragazzo vittima di un amore non corrisposto? Alla fine sospirò, non era in grado di dare consigli, gli spiegò, quando lei stessa si trovava in una circostanza simile.

 

Quella notte Lucille non riuscì a dormire. Fece strani sogni pieni di sotterranei bui e ragazze che ridevano sguaiatamente. Occhi la osservavano nell'ombra e lei, messa all'angolo senza via di fuga, si ritrovava succube di quel trattamento meschino dato sicuramente dall'angoscia che aveva provato in quegli ultimi giorni tra gli amici e gli esami, sempre più prossimi. La cosa però andò avanti per i tre giorni successivi e alla quarta notte in cui si svegliò di soprassalto, madida di sudore ed ansimante di paura, decise che qualcosa andava fatto. Si alzò dal letto, in punta di piedi si diresse al bagno dove si tamponò la faccia con acqua fresca prima di farsi una bella tazza di tè caldo. Per lei era un toccasana contro l'insonnia, molto più che della camomilla, erroneamente creduta dal resto delle persone un ottimo antidoto.

Seduta al tavolo della cucina ripensò agli ultimi avvenimenti; Marco, il gruppo di studio, la sua strana amica che on era capace di capire i sentimenti di Federico pur essendo una ragazza sveglia, lo stesso ragazzo, che non sembrava intenzionato a rivelarli molto facilmente ed infine, ma non per importanza, gli esami in avvicinamento. Sospirò, era l'unico modo per raggiungere il suo sogno, cioè quello di frequentare l'università. L'idea di girare liberamente tra quelle aule e quei corridoi l'aveva sempre affascinata, la vita del campus e le feste notturne, le uscite, i ragazzi...cosa poteva esserci di meglio? Il risultato finale, si disse, avere finalmente la possibilità di fare il lavoro dei suoi sogni e chiunque la conoscesse era in grado di dire quale fosse. Sorrise immaginandosi tra le calde dune desertiche a scavare urlando ad altri di fare lo stesso. Si immaginò litigare con i più alti esponenti del governo egiziano per questo o quel sito nel quale effettuare gli scavi. Istintivamente si portò una mano sulla spalla destra pregustando già i forti dolori che ben presto le sarebbero sopraggiunti ma non le importava, non fin tanto che si trovava in quella magica terra, colei che l'aveva fatta 'avvicinare' al suo migliore amico, come amava definire lei il giovane re bambino: l'Egitto.

 

Quando gli incubi divennero troppo frequenti comparendo alle volte anche durante il 'riposino pomeridiano', al giorno prima degli esami decise di andare a fare una lunga camminata. Magari si sarebbe stancata al punto da crollare e dormire senza distrazioni.

C'era il gruppo però, l'ultimo giorno in cui avrebbero studiato insieme.

L'ultimo giorno in cui avrebbe visto lui, abbastanza vicino da sentirne il respiro. Quella sensazione di tristezza la accompagnò per l'intera mattinata, forse anche per quello aveva deciso di restare sola con se stessa quel pomeriggio, non voleva partecipare ai saluti, agli auguri per una buona riuscita all'esame, anche se lo avrebbero fatto insieme nello stesso giorno, facendo parte dello stesso gruppo con lo stesso orario.

Persa tra i suoi pensieri, non si era accorta di essere già arrivata nel piccolo sprazzo di terra solitaria poco distante da casa sua. Quel giorno il sole cocente inondava la città con i suoi così raggi ed il rumore del fiume, che scorreva poco distante da lei, iniziava a produrre già i suoi benefici facendo sentire la ragazza intorpidita e rilassata. Non aveva nulla con se, non una borsa, non il cellulare; c'era solo lei, lei ed il silenzio. Quanto lo amava il silenzio, sarebbe volentieri scappata su una di quelle isole deserte di cui aveva spesso sentito parlare, quei posti da paradiso per pochi eletti con le possibilità fisiche ed economiche, possibilità che lei non avrebbe mai avuto ovviamente. A volte, pensava, avrebbe voluto nascere abbastanza geniale da essere in grado di costruire una macchina del tempo per poter fare avanti e indietro dalle sue epoche preferite, sapeva bene quale sarebbe stata la prima tappa di quel lungo ed intrigante viaggio.

Stava ancora pensando a ciò che avrebbe fatto se solo avesse avuto una vita ed una condizione diversa, quando andò a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno.

<< Oh, mi scusi. Non l'avevo vista >> alzò il viso, si trovò di fronte un giovane che le sorrise. Non lo aveva mai visto, ma forse non era nemmeno della zona.

<< Non preoccuparti, non mi sono fatto nulla >> rispose lui con tono gioviale. Lucille non risposte e tanto meno gli sorrise, restò impassibile di fronte a lui sperando in qualche apparizione divina forse che le dicesse il da farsi e quando ciò non avvenne un leggero accenno di sorriso comparve sul suo viso,

<< Beh, scusa ancora >> disse, poi fece per avviarsi e tornare sulla sua strada ma una voce la bloccò. Si girò ed il ragazzo era ancora lì, fermo di fianco la superficie liscia del fiume, che la osservava serio. Andò verso di lei, ed allungando una mano -spaventata; lei indietreggiò- le cacciò qualcosa tra le sue. Passato lo sgomento diede un'occhiata scoprendo un piccolo scarabeo dorato che la osservava immobile dal basso del suo palmo. Velocemente rialzò gli occhi al ragazzo per chiedere spiegazioni, ma era sparito. Si girò indietro, guardò ai lati e ancora avanti. Nulla, come se non fosse mai nemmeno stato lì. Cosa stava succedendo? Confusa e anche un po' spaventata, Lucille decise di tornare verso casa dove sarebbe stata al sicuro ed infilato il piccolo scarabeo in tasca iniziò a correre.  

   
 
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