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Autore: Altair13Sirio    11/08/2017    1 recensioni
Non è mai stato facile vivere la vita dell'eroe per Robin, così come per Cyborg, Stella, Corvina e BB. Nonostante tutto, i Teen Titans sono riusciti a superare quel senso di "strano" che li circondava ovunque andassero e hanno deciso di andare avanti; sono diventati una famiglia, le loro amicizie e i loro amori si sono intrecciati e dopo tanto tempo finalmente i cinque eroi hanno capito cosa dovevano fare.
Tutto questo può sembrare normale agli occhi di un adulto, capace di comprendere quali siano i doveri di un supereroe e le difficoltà che porta questo tipo di vita, ma agli occhi di una bambina? Una piccola bambina eccentrica e piena di vitalità, incapace di vedere il male nella gente, come può vivere una situazione simile e in che modo potrà mai crescere se non riesce a distinguere il bene dal male?
Luna è una bambina cresciuta sotto una campana di vetro e che è sempre stata a contatto con questo mondo, vivendolo in prima persona; il suo amore per la sua famiglia è eguagliato solo dal suo desiderio di vivere la vita liberamente, incontrando tante persone e amici nuovi. Ma sarà difficile attuare questo sogno, essendo lei la figlia di un supereroe.
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Titans Legacy'
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Luna respirava piano e in silenzio mentre dalle finestre proveniva il debole picchiettare della pioggia sui vetri nella notte. I suoi grandi occhi verdi erano fissi nell'oscurità come attratti da una calamita; era rimasta immobile per tutto il tempo che suo padre era stato lì, al suo ritorno dalla sua missione in città con lo zio Cyborg.
Quando la porta si era aperta mostrando la sagoma scura di suo padre immobile davanti alla soglia, Luna aveva temuto di non riuscire a reggere la tensione, di venire scoperta; che cosa avrebbe pensato l'adulto se avesse scoperto che lei era ancora sveglia a quell'ora della notte? Eppure non riusciva a prendere sonno, non era colpa sua!
Certamente, era scappata di nascosto dalla sua stanza e si era diretta alla terrazza in cima alla torre per poter ammirare il cielo, ma poi era tornata dentro subito appena udito l'allarme, e a quel punto era rientrata nella sua cameretta accompagnata da sua madre che era rimasta con lei finché non aveva mostrato di stare addormentandosi… In realtà però Luna aveva fatto solo finta di prendere sonno: aveva intravisto la stanchezza di sua madre, che aveva passato una giornata davvero terribile, nonostante i sorrisi e le dolci parole e aveva deciso di fingere di addormentarsi in modo da poter così congedare la adulta e farla andare finalmente a riposare.
Forse non era una cosa bella da fare, mentire a quel modo ai suoi genitori e far finta che andasse tutto bene, ma non poteva fare altrimenti: la bimba non voleva assolutamente che loro si preoccupassero, e comunque far finta di addormentarsi non era poi una cosa tanto brutta… In più, Luna aveva scoperto proprio quella sera, aveva sempre qualcuno a vegliare su di lei e assicurarsi che andasse tutto bene, nonostante non fosse assieme a lei fisicamente: la sua K'Norfka la proteggeva dalle influenze negative grazie ai suoi poteri e vegliava su di lei ogni volta che poteva. Quella notte stessa era un esempio di come Corvina non lasciasse mai andare la sua protetta: appena tornata nella sala comune, la K'Norfka aveva lasciato intendere alla bimba di sapere dove fosse stata fino a quel momento e una volta tornata nella sua camera da letto e convinta sua madre ad andarsene, Luna era stata scossa da una voce che l'aveva quasi ammonita.
"Perché fai finta di addormentarti in modo da far andare via tua madre?" Le aveva chiesto quella voce che aveva risuonato nella sua testa e che si era dimostrata essere Corvina, che tramite i suoi poteri stava comunicando mentalmente con la bambina.
In un primo momento Luna non aveva capito cosa volesse dire e aveva pensato di essersi immaginata tutto, ma poi quella voce l'aveva chiamata un'altra volta e lei l'aveva riconosciuta: non appena capito che si trattasse della sua K'Norfka, Luna aveva cominciato a riempirla di domande chiedendole come facesse a parlarle attraverso la mente, quali altri fossero i suoi poteri e cosa potesse fare oltre a quello. Nella foga della sorpresa e spinta dalla curiosità, Luna aveva dimenticato la domanda che le aveva posto con toni autoritari la tutrice, che quindi aveva dovuto ripetere dopo essere riuscita a calmarla.
"E' che non ho tanto sonno…" Aveva risposto Luna dopo una lunga pausa imbarazzata, abbassando lo sguardo e perdendosi nelle pieghe della sua morbida coperta. Corvina non aveva saputo se credere alle parole della bambina o cercare di scavare più a fondo per scoprire la verità: difficilmente Luna aveva sonno, quello era vero, ma lei sapeva bene che quando veniva l'ora di andare a letto la bambina era capace di crollare all'improvviso senza dare conto a niente e nessuno. In ogni caso, Corvina aveva finito per lasciar perdere quella questione quando Luna le aveva chiesto come facesse a comunicare con lei in quel modo.
"E' perché grazie ai miei poteri posso entrare nell'animo delle persone e aprire il loro cuore." Aveva risposto con tono amabile, sapendo che Luna non avrebbe capito molto di quella spiegazione. Ma invece di cominciare ad arrovellarsi su ciò che volesse significare la risposta della sua K'Norfka, come faceva di solito Luna ogni volta che le veniva spiegato qualcosa di complicato, la bimba si era imbronciata e aveva sbuffato: "Come vorrei avere anche io dei poteri come i tuoi…"
Corvina non aveva mai sentito parlare a quel modo la sua protetta, che sì non era molto portata per la magia e non sembrava avere nessun potere ereditato dalla madre, ma non si era mai lasciata prendere dallo sconforto come in quel momento. Il suo tono era sembrato stranamente triste e rassegnato per essere una frase uscita dalla bocca di Luna Bianca.
Normalmente Corvina incoraggiava Luna a non arrendersi, a riprovare tante volte un incantesimo e studiare le formule con attenzione, ma quella sera rimase in silenzio, confusa a chiedersi cosa passasse per la mente della bimba; come tutti, anche lei non poteva essere letta tanto facilmente né Corvina aveva intenzione di invadere la sua privacy leggendo nel suo animo senza il suo permesso, anche se Luna era talmente spensierata da dare l'impressione che fosse impossibile che nella sua mente vi fossero barriere a proteggerla…
Per cambiare discussione ed evitare di stazionare su quell'argomento spinoso, Corvina aveva chiesto a Luna che cosa stesse facendo sul tetto prima che scattasse l'allarme, e a quel punto la bambina sembrò reagire con imbarazzo e vergogna, come se fosse stata beccata con le dita nella marmellata.
"Eeh…!" Aveva squittito tirando su la schiena all'improvviso e mettendosi a sedere con le gambe incrociate sul proprio letto. Mosse di scatto la testa mentre sembrava quasi mettersi sull'attenti e sembrò scusarsi per ciò che aveva fatto. "Io… Io volevo vedere le stelle… Scusami K'Norfka…" Aveva supplicato diventando rossa in viso, nonostante al buio nessuno potesse vedere il colorito delle sue guance paffute, e cominciando ad avvertire un grande caldo per la vergogna improvvisa. Solo la fiammella verde di sua madre poteva assistere a quell'imbarazzo impacciato di Luna, che dimostrasse quanto ancora fosse innocente e incapace di nascondere qualcosa alla sua famiglia.
Inizialmente Luna aveva pensato che sarebbe stata sgridata, ma la voce di Corvina la rassicurò dopo la sua confessione; le disse che non c'era niente di male a voler guardare un po' le stelle, ma la ammonì anche sul fatto che fosse tardi e che avrebbe dovuto dormire per riprendere le energie in modo da poter affrontare la giornata che sarebbe arrivata.
"Ma io non ho sonno!" Aveva protestato la bimba dondolandosi un po' sul suo letto e cercando di assumere un tono buffo per ammorbidire la sua K'Norfka. Però Corvina invece le aveva detto che, anche se non sembrava, avrebbe avuto bisogno di ricaricare le energie altrimenti sarebbe stata molto debole alla mattina.
"C'è qualcosa che ti preoccupa?" In un primo momento, Luna non aveva risposto a questa domanda e aveva mantenuto un rigoroso silenzio. Così la K'Norfka l'aveva lasciata stare dicendole di non pensare troppo e riposare; Corvina non poteva costringerla a confessarle i suoi dubbi e le sue paure, poteva solo sperare che la bambina decidesse di aprirsi a lei o a qualcun altro, ma fino ad allora non avrebbe potuto sapere se ci fosse stato veramente un problema.
Quindi Luna era rimasta da sola fino a quando suo padre non era arrivato e anche in quel frangente, quando l’adulto si era fermato di fronte alla sua porta per controllare se stesse dormendo, la bambina aveva fatto finta di essere assopita… Che cosa le stava succedendo?
Non era normale ostinarsi a fingere in quel modo, nascondere i propri pensieri alle persone che le volevano bene; anche restarsene ferma lì a pensare non le faceva affatto bene… Avrebbe voluto alzarsi dal letto e andarsene sul tetto della torre a guardare le stelle, sentire il vento sulla propria faccia e liberarsi così dei pensieri negativi che la ottenebravano. Che poi non sapeva nemmeno perché fosse così triste; la sua vita non avrebbe potuto andare meglio: la sua famiglia le voleva bene e facevano di tutto per renderla felice, finalmente aveva la possibilità di poter andare a scuola e conoscere tanti amici, poteva vedere da vicino quel mondo che aveva sempre e solo ammirato da lontano, e viverlo… Qual era il problema?
Si chiese se Corvina la stesse ancora osservando, oppure se anche lei fosse andata a dormire a quell’ora della notte. La pioggia picchiava sui vetri delle finestre e lasciava la sua firma su di essi, rendendo la vista della montagna e della città appannata e tremolante. Quella città che tanto le piaceva, con le sue luci che sembravano puntini colorati su di un foglio nero, vista in quel modo distorto le metteva uno strano timore, la spaventava…
Luna avrebbe voluto scendere da quel letto per andare a tirare le tende della sua finestra, in modo da non dover vedere quel paesaggio distorto che le metteva tanta paura, ma non ci riusciva. Se si fosse mossa, allora qualcuno se ne sarebbe accorto; e se ci fosse stato un mostro in agguato nell’ombra della sua cameretta, pronto ad attaccarla? Adesso stava diventando ridicola, ma chi le diceva che non fosse possibile una cosa del genere? I suoi genitori combattevano i mostri, lei li aveva visti: giganteschi, alcuni melmosi e viscidi, brutti, altri incutevano paura nonostante avessero un aspetto più “normale”… Ma in fondo che cos’era veramente “normale”? Chi le dava l’autorizzazione a usare quel termine?
Quella parola l’aveva sentita tante volte negli ultimi giorni. Faceva male per qualche motivo: l’avevano pronunciata tante volte i suoi genitori, ma non riusciva a capire a che cosa si riferissero veramente. Parlavano di Luna? Certo che lei era normale! Era normale, come ogni altro bambino che aveva incontrato a scuola… Le tornarono alla mente i visi luminosi e amichevoli dei suoi compagni di scuola il giorno del suo arrivo nella nuova classe: a loro Luna era piaciuta, l’avevano accolta come una di loro senza pensare che non fosse “normale”. Che poi, che cosa stava a significare veramente quella parola, “normale”? Chi non era “normale”? Esisteva veramente qualcuno che non fosse “normale”? Adesso era curiosa; voleva sapere che cosa intendessero gli adulti per “non normale”…
Era normale comportarsi come stava facendo Luna quella notte? Far finta di dormire per non impensierire i suoi genitori, poi rimanere in silenzio alla domanda della sua K’Norfka… Che poi se Corvina poteva veramente controllarla anche di notte, restarsene lì nel letto immobile senza fiatare non aveva molto senso…
Ma che le prendeva? Tutte quelle domande, quei pensieri e quelle paure… Non erano da lei! Lei non si poneva mai delle domande! Lei non aveva mai paura! Non c’era alcun motivo per preoccuparsi… Oppure sì? Perché i suoi genitori erano arrivati così in ritardo, alla sua uscita da scuola? Avevano veramente dovuto affrontare dei cattivi, oppure si erano dimenticati di lei? Contava davvero così poco per loro?
Luna chiuse gli occhi per un attimo, vide un’ombra sovrastarla minacciosamente e avvicinarsi a lei con un ghigno malvagio; li riaprì di nuovo sentendo un tuffo al cuore. Improvvisamente, cominciò ad annaspare mentre quell’immagine che le era comparsa nella mente continuava a metterle paura nel cuore.
Era stato un altro di quei “sogni coscienti”, come li aveva definiti la sua K’Norfka? Luna ne aveva avuti parecchi ultimamente, ma mai vividi e spaventosi come quello… Era incredibile come una semplice figura sfocata potesse mettere tanta paura; Luna per poco non aveva bagnato il letto!
Si guardò intorno sconsolata, pensando a cosa avrebbe potuto fare per calmarsi; la pioggia continuava a picchiare fortemente sui vetri, forse il ritmo aveva addirittura accelerato, Luna non sarebbe mai riuscita a rilassarsi con quel baccano mentre di tanto in tanto un tuono scuoteva l’intera isola su cui era costruita la torre.
Si voltò dall’altro lato e vide un’altra volta la fiammella verde smeraldo di sua madre vegliare su di lei in silenzio; levitava a mezz’aria, accanto alla porta della sua cameretta. Emanava un debole bagliore rassicurante e la bimba avvertì il desiderio di andare a prenderla; sentiva già il suo dolce calore che le entrava nel petto avvolgendo il suo cuoricino e facendola stare meglio.
Senza nemmeno pensarci due volte, Luna scese dal letto spingendo via le coperte con un calcio e cominciò a dirigersi a passettini felpati verso la porta della sua stanza, dove se ne stava beata la sua luce guardiana. Arrivata davanti alla fiamma, la bambina si arrestò rallentando gradualmente e allungò le manine senza staccare gli occhi spalancati da quella luce verde; mosse le mani in modo da accogliere quella luce con il suo calore e farle seguire i suoi movimenti, le girò attorno con i palmi per accoglierla con sé e alla fine, dopo aver fermato le mani alla sua base, la tirò indietro portandosela vicino al cuore. Era una sensazione piacevole, rassicurante; non lo faceva spesso, ma Luna si sentiva sempre molto meglio quando decideva di prendere con sé quella piccola fiamma e avvicinarla al proprio cuore per ricevere un po’ di calore in più.
Si lasciò andare a un piccolo sospiro beato, mentre la fioca luce verde irradiava il suo viso e lunghe ciocche dei suoi capelli la accerchiavano nascondendola all’oscurità.
Un attimo dopo, Luna tirò di nuovo in su la testa e, rimanendo con le mani vicino al petto, si voltò verso la finestra e ci si avvicinò a passi decisi, guardando il panorama dall’altra parte dello spesso vetro con occhi pieni di sicurezza ritrovata. Quando fu arrivata alla finestra tentennò un po’, rallentando e soffermandosi ad osservare quella notte così irrequieta: pioggia battente imperversava sui tetti delle case della città sulla montagna, il vento ululava passando con forza sulla torre ma lei non poteva sentirlo chiaramente a causa del picchiettio della pioggia sul tetto e sulle finestre. Le nuvole in cielo erano grigie e minacciose, non si riusciva a vedere nessuna stella quella notte… Il che era un vero peccato.
Un lampo squarciò quel velo nero rivelando i cumulonembi da cui si era generato e delineandone i confini; quell’improvvisa luce, mista al tuono che ne seguì, fece sobbalzare Luna dallo spavento e la convinse a dare uno strattone deciso alle morbide tende per nascondere quella vista ai suoi occhi. Una volta coperta la finestra con le pesanti tende rosa, la bimba si affrettò a tornare a letto portando con sé la sua fiammella protettrice, che all’improvviso l’aveva fatta sentire totalmente al sicuro in quell’oscurità.
Luna fece un balzo per atterrare sul materasso e afferrando con una mano un angolo della coperta si avvolse dentro di essa, nascondendosi dal mondo assieme alla sua fiammella smeraldo. Lasciò andare una risatina eccitata, prendendo tutto quello come un gioco, e si raggomitolò nel buio stringendo al proprio petto la fiamma della madre.
Finalmente rincuorata, Luna cercò di pensare a qualcosa di positivo e rassicurante per poter finalmente trovare un riposo sereno in quella notte così scombussolata. E lo trovò in una luce, un bagliore rosa che le era rimasto nel cuore e aveva riempito il suo cuore di meraviglia. Luna ripensò alla stella cadente dell’altra notte, e dopo una lunga nottata passata a tormentarsi dai dubbi e dalle incertezze, finalmente riuscì a trovare la pace raggomitolata sotto le sue coperte, stretta alla sua fiammella guida, cullata da quel suono attutito della pioggia che adesso non sembrava più minaccioso come un tempo. E già aveva dimenticato tutto quanto dei pensieri che avevano attraversato la sua mente in quella sera…
   
 
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