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Autore: LatazzadiTea    11/08/2017    5 recensioni
Oscar inizia a rendersi conto di ciò che prova, quando André smette di parlarle come faceva un tempo. Ora che tutto sembra cambiato, lei cercherà di ritrovare se stessa aprendo il suo cuore a un nuovo sentimento. Il suo amore per lui cresce dentro al suo cuore facendosi strada giorno per giorno, divendo sempre più intenso e opprimente, quanto il silenzio che la circonda senza il suono della sua voce.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Si pentì quasi subito d'averla trattata a quel modo: riversare su di lei la frustrazione che provava, non avrebbe risolto nulla, men che meno a risolvere quell'assurda situazione. Sembrava che tutto fosse contro di loro, a partire dalle sue condizioni. La completa perdita della vista l'avrebbe condizionato per tutta la vita, causando a Oscar immani sofferenze. Come avrebbe potuto affrontare un intera esistenza con lei sapendo cosa l'attendeva? Sarebbe diventato un peso per Oscar, e la loro storia d'amore avrebbe probabilmente finito per naufragare come una nave in balia delle onde. Ma c'era un altra ragione a tormentarlo, sua madre. Da quando aveva saputo di lei, non aveva desiderato altro che ritrovarla. Voleva vederla almeno una volta, prima che il buio lo inghiottisse per sempre. Malgrado tutto, desiderava davvero ammirare quel volto, e rispecchiarsi in quegli occhi così simili ai suoi. Se lo avesse saputo prima, non avrebbe avuto remore: sarebbe andato a cercarla subito, chiedendole immediatamente spiegazioni, e conto di quella scellerata decisione di liberarsi di lui e di affidarlo alle cure del padre.

Ma ora che lui e Oscar si amavano, tutto si era fatto tremendamente più complicato. Nel suo cuore sapeva che non si trattava di scegliere fra il suo passato e il suo futuro con Oscar. Avrebbe scelto l'amore per la sua donna sempre e comunque, la questione era un altra. Avrebbe saputo davvero proiettarsi verso un futuro con lei, e sopratutto renderla felice, se non avesse chiuso con quel passato tanto opprimente da impedirgli quasi di respirare?

Certamente, pensò André, non avrebbe potuto.





Oscar si gettò sul letto come un peso morto, era stanca, anzi, spossata. Dall'apertura degli stati generali era passato già un mese, e lei e i suoi soldati della guardia avevano dovuto garantire la sicurezza di quell'evento così straordinario, affiancati solo da una piccola parte dell'esercito regolare francese. Era stato un mese piovoso quello di maggio, e fin da quei primi giorni di giugno si era sentita strana: quei lievi ma persistenti stati febbrili e quel costante senso di debolezza, che quasi le impediva di arrivare a sera, iniziavano a preoccuparla parecchio.

Aveva trovato la forza di alzarsi da quel letto in cui avrebbe voluto soltanto sprofondare, solo in André. Nella sua muta devozione, nella sua tenerezza, come in quella accesa passione di cui era capace; mai avrebbe immaginato che fondersi con un altro essere umano, sarebbe potuto essere così immensamente bello e travolgente. Scivolò nel sonno maledicendo quella sua caparbietà, sapeva essere dolce e arrendevole, così accondiscendente quanto così tremendamente testardo, e non lo sopportava. Respirò profondamente e chiuse gli occhi, per poi riemergere da quel sonno disturbato lentamente e quasi con riluttanza. Non aveva ancora ripreso del tutto conoscenza che Oscar lo riconobbe in un modo curiosamente fisico, quasi elettrico. André era sgattaiolato nella sua stanza in piena notte, e aveva dormito con lei con la testa e le mani appoggiate sul suo grembo.

Quando Oscar allungò una mano per accarezzargli i lunghi capelli castani, lui sobbalzò, sentendosi nuovamente accendere da un desiderio improvviso. Oscar lo guardò timorosa, ripensando all'ultima conversazione avuta con lui: non era sicura che André avrebbe ricambiato. Possibile che non pensasse ad altro che fare l'amore con lui?

- Vuoi che... ti baci lì? - chiese d'improvviso lui facendola avvampare.

- Non mi dispiacerebbe, anche se... ora preferirei gustare il sapore delle tue labbra sulle mie - gli confessò seria.

Se per certi versi avevano lungamente sperimentato e fossero arrivati in pochi giorni a condividere un intimità così profonda, Oscar non poteva ancora fare a meno di imbarazzarsi all'idea di fare certe cose con lui. André era certamente più disinvolto, non aveva paura di chiedere, ma sopratutto, non aveva paura di dare. Era stato un amante appassionato e generoso fin dal primo istante, quando lo avevano fatto per la prima volta nell'oscurità di quel favoloso giardino dove si erano amati concedendosi completamente l'uno all'altra. Ricordava ogni istante di quella notte, ogni gemito o sussurro, mentre dolcemente cullati dai giochi d'acqua della grande fontana che campeggiava nel mezzo di quelle sontuose e teatrali geometrie e inebriati dai profumi dei fiori di lavanda, da quelli delle dalie e dell'agapanthus, scoprivano quando bollente potesse arrivare ad essere il sangue che gli scorreva nelle vene. Malgrado si fosse momentaneamente perduta in quegli incandescenti ricordi, il suono roco e carezzevole della sua voce, la riportò dolcemente indietro.

- Le tue labbra sono così deliziose e morbide... - gli sussurrò Oscar tornando a riprendere fiato.

- Tu invece, baci benissimo Oscar - si complimentò lui ridacchiando maliziosamente.

- Ho un ottimo maestro - gli rispose Oscar sorridendo a sua volta.

Malgrado la passionalità di quel contatto ardente e l'eccitazione che ne era derivata fosse evidente ad entrambe, quella battuta inaspettata lo fece ridere ancora di più. Non riusciva a vedere se anche lei stava ridendo, ma aveva sentito quell'accento divertito nella sua voce e questo gli bastò. Scivolò sul suo corpo perfetto facendole salire la camicia da notte fino all'ombelico, non c'era un centimetro del suo corpo che non fosse in fiamme. Ora che sapeva bene come muoversi quando lui cercava di entrare dentro di lei, Oscar inarcò la schiena dandogli esattamente cosa voleva, prendendosi con la stessa consapevolezza ciò che anche lei desiderava. A quel punto smisero di parlare, senza però mai smettere di guardarsi negli occhi.

La passione gli aveva quasi completamente divorati, quando per evitare che lei si accorgesse di quel momento di buio che lo aveva colto ancora, lui la baciò sul collo. Quando i gemiti si fecero più convulsi e il ritmo più serrato e pressante, André finì col nascondendosi in lacrime fra i suoi capelli dorati e nel preciso istante in cui il suo piacere raggiunse il culmine ed esplose, anche lei venne. André si sedette poi ai bordi del letto, dandole le spalle e lei gli carezzò la schiena col palmo aperto fino ai glutei magri e sodi risalendo poi con dito lunga tutta la spina dorsale contando ad una a una le vertebre fino all'attaccatura del collo.

- Dovresti mangiare un po di più André, sei molto dimagrito. Sicuro di star bene? - esordi Oscar dopo un breve silenzio.

- Già, in effetti i manicaretti della nonna mi mancano molto alla mensa della caserma. Va bene Oscar, mangerò di più, te lo prometto - le rispose cercando di trattenere un sospiro profondo.

- La chiusura degli stati generali si avvicina, e sai, a tutti i soldati della guardia che hanno partecipato al servizio di sorveglianza verranno concesse ben due settimane di licenza. Potresti approfittarne per andare a cercare tua madre, che ne pensi? - gli propose Oscar.

- Non posso farlo Oscar, e poi, Alain mi ha invitato al matrimonio della sorella - le confessò André.

- Alain capirà... - replicò Oscar infastidita.

- Dovrei lasciarti sola per così tanto tempo? E se non dovessi arrivare a nulla? - obbiettò lui.

- Non posso pensare d'impedirti di andare se è quello che desideri davvero. Voglio che tu ci vada André, perché lo rimpiangeresti tutta la vita, credimi! - insistette Oscar.

- Mia nonna ne morirebbe. Credo che a lei Joséphine non piacesse affatto. In realtà, non l'ha nemmeno conosciuta e dalle altre lettere che mi ha dato, sembrerebbe che sia stata costretta dalla sua famiglia, a lasciare mio padre. Il giorno in cui fui concepito, fu anche l'ultimo che passarono insieme... Dev'essere stato terribile per lei - le raccontò André con un nodo alla gola.

- Sì, è certamente andata così! Sono sicura che se avesse potuto, tua madre ti avrebbe tenuto con se, André -

André avvertì il calore del suo corpo, quando lei si avvicinò facendogli passare le braccia attorno al l'ampio torace per poterlo abbracciare. Quel piccolo gesto, così carico d'amore e comprensione, bastò a rassicurarlo.

- Ti amo Oscar - gli mormorò finalmente sereno. Sentì la morbidezza dei suoi i piccoli seni tondi premergli contro la schiena, e la dolce tenerezza della sua voce mentre gli sussurrava qualcosa all'orecchio.

- Anch'io! -





Dopo la morte del delfino di Francia avvenuta il 4 giugno, le tensioni ai lavori per l'assemblea aumentarono a dismisura. La notizia del grave dissesto economico che aveva colpito la corona, e che, a causa di anni di sprechi e gozzoviglie non riuscì nemmeno a garantire un degno funerale al al piccolo Louis Joseph, infiammò ancor più gli animi e il 10 giugno, ci furono altri disordini all'esterno del palazzo dove si tenevano gli stati generali. Fra i vari gruppi di rappresentanza serpeggiava il malcontento, e volarono insulti e parole grosse fra i nobili e i membri del terzo stato. Oscar dovette intervenire ancora una volta per calmare gli animi, ed evitare inutili violenze.

Sebbene non avesse dovuto, André portò alcune di quelle lettere con sé anche a Parigi. Si ritagliava qualche minuto per continuare a leggerle, benché i turni di sorveglianza all'assemblea fossero sempre più massacranti.

- Sempre a leggere tu? Cosa sono, le lettere delle di una fidanzata, o quelle di un'amante? - insinuò Alain scherzosamente.

Alain era sempre inopportuno, sopratutto in quei momenti in cui la sua presenza non era esattamente gradita.

- Non ho una fidanzata! - replicò André con un sospiro.

- Ma un amante, sì? Allora? - ridacchiò maliziosamente l'altro.

André sospirò di nuovo, ma poi inaspettatamente gli porse la lettera che aveva in mano.

- Tieni, leggila... - disse poi riuscendo in un impresa pressoché impossibile: zittire Alain.

- Andiamo amico, non vorrai mica rendermi partecipe di certe cose... - sbottò l'amico fraintendendo.

- Alain, non è la lettera di un amante. E poi, sono così stanco che non riesco a vedere bene, ti prego, leggimela... - controbatté André esasperato.

Ne segui un imbarazzante silenzio, e Alain si scurì in volto. Non era certo un stupido, malgrado avesse sempre voglia di scherzare e ridicolizzare qualsiasi cosa, aveva intuito da tempo che qualcosa in André non andava come doveva.

- Da quanto sei in queste condizioni? - domandò Alain scuro come un temporale.

- Da un po ... ma se lo dici a qualcuno io... La vista si annebbia soltanto, non l'ho ancora persa del tutto. A volte ho dei momenti di buio, ma non durano poi così tanto... - André aveva reagito molto male a quella domanda inaspettata.

- E' tutta colpa di quella donna! Finirai per farti ammazzare per lei, razza di idiota!! - ribatté l'altro piuttosto seccato.

- Non lo dirò a nessuno, ma a patto che tu faccia più attenzione, e ti faccia visitare al più presto da un medico capace . Dà qua, fammi leggere! - l'accontentò poi Alain seppur di mala voglia.

André doveva essere davvero in brutte condizioni, per chiedere ad uno come lui di aiutarlo. Oltre tutto, pensava fosse assurdo condividere un'enormità del genere sul suo passato, con una persona che conosceva appena.

- Hai intenzione di andare? Voglio dire, questa lettera è stata spedita solo due anni fa. Potresti andare da lei e chiederle spiegazioni di persona... Questa donna è disperata, non ha fatto altro che aspettarti su quella spiaggia, ogni anno, in occasione del tuo compleanno. E tu? Non sei mai andato! Ma dico, di da di volta il cervello? - esordì il soldato evidentemente commosso.

Alain sembrava emozionato, la voce gli tremava come se quella missiva lo riguardasse di persona. Era talmente ridicolo vedere un tipo grande e grosso come lui con le lacrime agli occhi, da riuscire a strappare ad André un mezzo sorriso divertito, anche in quella situazione così drammatica e surreale.

- Calmati Alain, fino a pochi giorni fa non sapevo nulla di lei. Se avessi saputo la verità sulla mia nascita e sulla mia vera madre, sarei di certo andato ad incontrarla molto prima, non credi? E poi, non posso aspettare il 26 agosto, rischierei di non riuscire più a vedere il suo viso... Non so per quanto tempo ancora io... - gli confessò finalmente André arrendendosi.

- Ho un amico che potrebbe aiutarti... commercia di frodo, lo so non è il massimo, ma fa due viaggi l'anno da Parigi a Londra, mezzo contrabbandieri. Le coste frastagliate di quelle zone, sono utilizzate spesso da lui e suoi scagnozzi per far approdare le merci. Potrei chiedergli dii accompagnarti fino a Buologne nel viaggio di andata. Che ne dici? - gli propose Alain forse con un po troppo trasporto.

- E' solo una giornata e mezzo di cavallo da qui, posso andare anche da solo. Il problema è che dovrei raggiungerla a Charleroi, non a Boulogne... - controbatté André.

- Nelle tue condizioni? Se la vista ti si annebbiasse ancora o fossi colto da uno di quei momenti di buio, come dici tu, cosa faresti André? Chi ti aiuterebbe, non ci hai pensato? - gli ricordò a ragione il soldato.

Finché si trattava di muoversi in luoghi conosciuti, contare il numero delle scale da fare, o ricordare e memoria quanti passi ci volessero per arrivare dal corridoio di casa fino alla propria camera da letto, era un conto. Ma un viaggio, e per di più così lontano, era un altro paio di maniche. Alain aveva ragione, aveva bisogno d'aiuto. E visto che per il momento, Oscar non doveva sapere nulla, doveva chiederlo altrove. Era in bilico sull'orlo di un precipizio da cui non sapeva come salvarsi, ma si convinse che infondo, poteva e doveva cercare di farlo.

- Alain, ti sarei grato se mi presentassi quel tuo conoscente. E poi, ho un altro immenso favore da chiederti... - disse alla fine di tutte le sue riflessioni.

- Parla André! Tutto, per il mio più caro amico! -





Nel frattempo, nei cortili esterni della piazza d'armi della guardia nazionale una fanciulla chiedeva udienza al comandante di quei soldati con la speranza di parlargli di una cosa urgente, e Oscar riconosciuta la sorella minore di Alain in quella ragazza, decise di riceverla subito.

- Scusate comandante Oscar, posso parlarvi? Lo so, non è giorno di visita, ma speravo lo stesso che mi riceveste... - la voce della piccola Diane la carezzò come una brezza gentile, e Oscar si stupì di quanto in effetti, la giovane somigliasse alla sua Rosalie.

- Se è per via del cibo che tuo fratello non consuma alla mensa per darlo a te a tua madre, non mi devi spiegazioni. Né tanto meno delle scuse... - le rispose gentilmente Oscar continuando a passeggiare con lei all'esterno degli edifici militari.

- S-sì è così, ma... - balbettò la ragazza arrossendo vistosamente.

- Non era di questo che volevi parlarmi? - replicò Oscar divertita.

- N-non esattamente, ecco io... volevo pregarvi di non punirlo. Non solo per questo... ecco, mi hanno riferito di alcune cose che avrebbe fatto, e così io... - Diane ammutolì.

L'emozione sembrava aver preso il sopravvento.

- Sta tranquilla, non punirò Alain. Potrà continuare a darvi tutto il cibo che vuole, del resto, non è l'unico a farlo. Per quanto riguarda i nostri recenti dissapori poi, beh, ormai è acqua passata... - la rassicurò Oscar.

- Davvero? Oh, grazie a dio è tutto a posto. Temevo che avreste potuto negargli la licenza di due settimane prevista per lui, e gli altri soldati del suo drappello. Sapete comandante, mi sposerò in quell'occasione e ho avuto paura che Alain, non potesse venire - le confessò la giovane tirando un sospiro di sollievo.

- Già, il tuo matrimonio. Il mio attendente, André Grandier, è stato lui a dirmelo. Mi posso congratulare? -

Quelle parole sembrarono riempirle il cuore di felicità, e un mare di lacrime scintillanti di gioia e gratitudine, iniziarono a rigarle il volto fresco e gentile, dai tratti ancora così evidentemente infantili.

- Oh madamigella Oscar, mio fratello aveva ragione a decantare così tanto la vostra bellezza e generosità! Non so come ringraziarvi! - rispose Diane inginocchiandosi a terra.

Oscar fece altrettanto pregandola di rialzarsi, ma la giovane le prese le mani per baciarle.

Quella povera ragazza aveva gioito così tanto, per così poco? Era nobile, ma indossava abiti vecchi e consumati, sopravvivendo quasi solamente con i pasti che il fratello risparmiava per lei, e che molto spesso nemmeno bastavano, a sfamarli tutti. Provò un immensa vergogna al pensiero di quante volte in passato avesse rifiutato il cibo, e a quanto più spesso lo avesse considerato una cosa del tutto scontata.

- Ah Diane, dimenticavo... Se tuo fratello non si offende, vorrei farti un dono di nozze. Consideralo un regalo di ringraziamento per la tua deliziosa compagnia di oggi, vuoi? - le propose Oscar imbarazzata da quella spropositata reazione.

- Grazie comandante, siete un angelo! - rispose festante la ragazza.





Sulla strada del ritorno Oscar continuò con le sue considerazioni, mentre il cielo, come accadeva sempre a quell'ora, s'infiammava del rosso e dell'arancio di un tramonto splendidamente vivido. André le cavalcava accanto in silenzio, dopo le ultime battute dette dopo aver lasciato Parigi per tornare verso casa, sembrava più sereno e rilassato del solito. Aveva scherzato e riso con lei, e a un certo punto, complice l'imbrunire, erano scesi da cavallo e si erano baciati, nascosti dalle lunghe fronde accoglienti di un solitario salice.

- Sono sfinita, eppure, resterei qui per sempre a baciarti, e ad ammirare le stelle... - esordì lei dopo un breve silenzio.

- E' stata una giornata infernale! L'unica consolazione è che finalmente, si stia concludendo... - sbuffò André stiracchiandosi gli arti indolenziti.

- Ah, è così? Questa è l'unica consolazione? - protestò Oscar indispettita.

Lui si girò verso di lei, sostenendosi su un gomito. Con la mano rimasta libera le sistemò un ciuffo dorato dietro l'orecchio, scoprendole un lato del viso.

- Anche essere qui con te è una discreta consolazione... - le rispose André con il preciso intento di provocarla.

Oscar finse di essersi irrimediabilmente offesa, ma poi cedette, avvicinandosi di più a lui per poterlo accarezzare a sua volta.

- Che c'è? perché mi guardi a quel modo? - gli chiese specchiandosi in quell'infinito prato verde riflesso nel suo sguardo.

- Sei bella, Oscar. Lo sei sempre stata, è adesso, lo sei ancora di più... - le rispose serio.

- Smettila di adularmi, lo sai che con me non attacca! Devi dirmi qualcosa? - gli domandò Oscar sbadigliando.

- Se ci fossimo conosciuti in un modo più... normale, non sarebbe tutto così strano fra noi due - disse solo André.

Lei gli fece un sorriso carico di tristezza. Il sole era scomparso del tutto dietro una collina e si alzò in piedi, ripulendosi l'uniforme dall'erba e dalle foglie morte sparse sul terreno.

- Se ci fossimo conosciuti come fanno le persone normali, tu saresti mio marito adesso. L'unica cosa strana forse, è che tu non lo sia ancora... - ribatté Oscar tendendogli una mano.

- In fondo al mio cuore, io sono già tuo marito Oscar - concluse lui appoggiandosi a lei per rimettersi in piedi.

- E io tua moglie... - replicò Oscar ritrovandosi ad un passo dal suo viso.

Si strinsero un ultima volta sotto quel discreto albero che li aveva protetti con la sua folta chioma, smaniosi di tornare a casa e possedersi ancora, nell'intimità di quella notte che li avrebbe tenuti di nuovo al al sicuro fra le sue oscure, silenziose lunghe braccia.







 

Rieccomi con il nuovo capitolo, come avrete notato ho scelto di non inserire nessuna immagine questa volta perché ne stò realizzando una tutta mia. La dedicherò a tutte voi per farmi perdonare dell'attesa.

Buona lettura!

N.b. Sebbene la storia la stia ancora scrivendo,  da oggi pubblicherò ogni venerdì.

A presto, Tea.

   
 
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