Your kisses drug me every time

La cocaina.

Sherlock Holmes amava la cocaina.

L'amava così tanto che una volta scoperti gli effetti che quella droga aveva sulla sua mente ne era subito diventato dipendente.

Solo lei riusciva a placare il turbinio di pensieri che gli affollavano il cervello impedendogli di riposare, di tornare a respirare.

Sherlock conteneva tutte le informazioni relative alla sua dipendenza in un fascicolo ben riposto nel suo palazzo mentale e ogni tanto, nei suoi momenti di noia assoluta, si ritrovava a sfogliarlo.

Conteneva tutto: dagli arbori, con gli anni dell'università e le iniezioni controllare con una soluzione al 7%, alla successiva perdita del controllo con l'inizio della vera e propria dipendenza; dal periodo di astinenza e la ricaduta con il caso Magnussen alla sua quasi overdose con il “ritorno” di Moriarty.

E infine c'era il caso Smith: la fine di tutto, l'ultima pagina di un faldone zeppo di errori che Sherlock era intenzionato a riporre per sempre.

La sua vita era stata stravolta a tal punto da non avere più bisogno della cocaina per sfuggire alla sua mente iperattiva.

Gli bastava aprire gli occhi e bearsi di quella nuova dipendenza che aveva preso il posto di quella causata dallo stupefacente.

E così fece anche quel giorno.

Uscì dal suo palazzo mentale, sollevando le palpebre per abbracciare con lo sguardo il soggiorno dell'appartamento e quando finalmente lo vide sentì l'apatia abbandonarlo in un istante.

John Watson intercettò lo sguardo del detective e gli sorrise.

Poi piano si avvicinò e posò le proprie labbra sulle sue.

E Sherlock si abbandonò a quel bacio, sentendo la furia che imperversava nella sua mente placarsi per un po', proprio come accadeva dopo essersi bucato.

E forse ne stava diventando dipendente, ne era consapevole, ma, come accaduto con la cocaina, non era disposto a rinunciarvi perché i baci di John Watson erano la sua nuova droga e lui era il tossico più felice del mondo.