Film > Pirati dei caraibi
Segui la storia  |       
Autore: Rack12345    12/08/2017    3 recensioni
[In Sospeso]
Dal testo:
"Proprio così, il suo desiderio era quello di diventare un pirata. Cosa che non si addice di solito ad una ragazza. Ma lei era diversa. Amava il mare più della sua stessa vita, e quale modo migliore per dimostrarlo se non dedicando la sua vita ad esso?"
--------
"Le scostò una spalla del vestito madido di sudore che indossava cercando di far sì che non si svegliasse o chissà che avrebbe pensato di lui. Osservò la spalla della giovane con attenzione e vide quel tatuaggio, visto anni prima, che riconobbe e che non poteva dimenticare. Sulla pelle della ragazza era disegnata la rosa dei venti sospesa su delle onde che ora, dopo anni, stavano sbiadendo.
Impossibile scordare una ragazza tanto determinata come lei.
-Williams.- sussurrò Jack."
------
Ciao Pirati!
Vi spiego un po' di cose prima di leggere la fanfiction:
-La storia è ambientata dopo i fatti della maledizione della prima luna, ma non avverranno gli avvenimenti (scusate il gioco di parole) dei seguenti film;
-Forse il mio Jack non sarà del tutto fedele al Jack dei film;
-Godetevi la storia e fatemi sapere cosa ne pensate, ne ho bisogno :) Grazie per l'attenzione.
Rack
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Swann, Hector Barbossa, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Will Turner
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Erin & Jack's Saga
The Map.

 





Erin e suo padre stavano passeggiando l'uno accanto all'altra ormai da un'ora. Avevano cominciato la loro passeggiata subito dopo essersi persi ognuno nei ricordi dell'altro. Ricordi ancora vividi, che avevano vissuto insieme, rispecchiati nei loro occhi verdi brillanti. Era stato Peter a chiedere ad Erin di passeggiare insieme al porto. Quando Peter le aveva sfiorato un braccio per accompagnarla fuori dalla locanda, alla ragazza mancò il respiro per dei secondi. Fu come se la sua mente fosse tornata a dieci anni prima, cioè quando aveva avuto un contatto con suo padre, e con sua madre per l'ultima volta. Peter ritrasse subito la mano dal braccio di Erin, come si fosse reso conto di essere lui la causa per cui la ragazza si fosse immobilizzata, come se avesse avuto paura che in quel momento Erin potesse esplodere e frantumarsi in mille pezzetti.
In tutto questo i due si erano completamente dimenticati di Jack e al momento non avevano idea di dove potesse essere.
Alla fine la loro passeggiata al porta era diventata una passeggiata per tutta l'isola. Dopo aver camminato per un'ora vicini senza proferire parola, oltre ad un "come va?" detto a mezza bocca ogni tanto, avevano raggiunto una delle spiagge di Cadice e camminavano leggermente barcollanti a causa dell'affondare dei loro stivali nella sabbia. Erin notò che la sabbia non era chiara, quasi bianca, come quella dei Caraibi cui era abituata, ma era di un giallo senape chiaro e, dove passavano i suoi piedi, rimanevano delle impronte molto scure.
Ad un tratto la ragazza si mise a sorridere per il modo di camminare che stava avendo in quel momento. Sembrava quello di Jack.
-Perché sorridi?- le chiese tutto a un tratto suo padre.
Erin sobbalzò inchiodando i piedi nel punto in cui si trovava e guardando suo padre incespicando, tentando di far uscire un suono, uno qualsiasi, dalle sue labbra.
-Ehm.. io..- deglutì anche se di saliva non ne aveva molta. -Stavo pensando che il modo in cui stiamo camminando sulla sabbia mi ricorda molto il modo di camminare di Jack.- disse infine abbassando lo sguardo e riprendendo a camminare.
Suo padre sorrise. -In effetti è vero.-
Rimasero ancora in silenzio per qualche minuto, finchè Erin non si rese conto che, se voleva dare un senso a quella giornata, doveva fare qualcosa.
-Papà..- sospirò -Credo che tu debba spiegarmi davvero tante cose.-
Peter si passò una mano sui capelli legati.
-Hai ragione tes..-
-Papà ti prego, non chiamarmi "tesoro".- disse Erin. -Almeno per il momento.- aggiunse dopo essersi resa conto di averlo detto in maniera troppo fredda.
-Scusami.- Peter abbassò lo sguardo, poi prese un gran respiro profondo prima di cominciare a raccontare ad Erin ciò che era realmente successo.
Erin ascoltò tutto con estrema attenzione.
-Allora..- cominciò suo padre. -Prima di tutto devi sapere che io e tua madre non siamo sempre stati pescatori. Eravamo pirati, prima che nascessi tu.- Peter attese una reazione da parte di Erin, ma questa reazione non arrivò. La ragazza rimase impassibile. -Dopo la tua nascita io e tua madre abbiamo deciso di abbandonare la vita da pirata, sapevamo che non avrebbe portato altro che guai nella tua vita, era troppo pericoloso continuare, così abbiamo liquidato la nostra ciurma, spartendo con loro il nostro tesoro, mentre con la nostra parte abbiamo comparato la casa nella quale sei cresciuta. La nostra vita, come ricordi, è stata una vita tranquilla. Certo, non vivevamo nel lusso, ma non ci siamo mai fatti mancare nulla di necessario. Questa tranquillità però è durata fino al giorno della nostra scomparsa. Quel giorno non fu una tempesta a portarci via da te, Erin. Fummo attaccati da un pirata, il più spietato che si conosca ai nostri giorni. Si trattava di Barbanera, Edward Teach. Ci aveva attaccati senza neanche rendersi conto di chi fossimo. Per sbaglio. Ti rendi conto Erin?-
Erin, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, deglutì. -Che intendi con "per sbaglio"?-
-Barbanera stava cercando un pirata, non so nemmeno chi fosse, fatto sta che non cercava noi. Il nostro non era un galeone. Era un peschereccio, non avevamo cannoni per rispondere al fuoco, non avevamo nemmeno un'arma a testa per difenderci. Quando Barbanera attraversò la passerella per salire sulla nostra nave, io stringevo tra le braccia tua madre, che era stata presa in pieno allo stomaco da uno dei tanti pezzi di legno della nostra barca che erano volati via a causa delle cannonate del pirata.- Peter fece una pausa. -Ed è lì che l'ho persa. Tua madre, Astrid.-
La ragazza aprì la bocca tentando di dire qualcosa, ma non uscì niente.
-Barbanera finse di scusarsi per l'enorme errore da lui commesso. Prese tutto ciò che poteva prendere dalla nostra nave, compresi i sopravvissuti. Compreso me.-
-E il corpo della mamma?- chiese Erin con voce tremante.
-Mi dispiace Erin.- cominciò suo padre. -Tua madre non ha avuto la sepoltura che meritava. Non meritava di morire, in ogni caso.-
Peter si passò una mano sul volto, per tentare di scacciare dalla mente, per l'ennesima volta, l'immagine di sua moglie morta tra le sue braccia, poi riprese il racconto.
-Alla fine sono finito sulla nave di Barbanera. La Queen Anne's Revenge. L'hai sentita nominare mai?-
-Barbanera sì, ma la sua nave non credo di averla mai sentita.-
-Si tratta di una nave magica, diciamo. Barbanera riesce a comandarla con la sua spada. O meglio, dovrei dire riusciva a comandarla. Per anni sono stato nella sua ciurma, ero non più di un mozzo e non riuscivo a trovare un modo per andarmene. Finché, sulla stessa nave, non ho incontrato Jack. Ci trovavamo proprio qui, in Spagna. Jack era finito sulla nave dopo essere stato scoperto a... come dirtelo... ad avere dolci effusioni con la figlia Teach.-
-Oh.- fece Erin abbassando lo sguardo.
-Eh già! Probabilmente Barbanera aveva intenzione di ucciderlo, ma la ciurma di Jack arrivò il giorno stesso con la Perla Nera ed altre quattro navi.- Peter fece una pausa come se non ricordasse di preciso cosa fosse successo. -Ora non sto a spiegarti tutti i dettagli della battaglia, anche se sono sicuro che ti interesserebbero. Alla fine con cinque navi riuscimmo a sconfiggere Barbanera. La gioia che provai quando lo trapassai con la sua stessa spada maledetta è indescrivibile.-
-Così ora sei il capitano della Queen Anne's Revenge, giusto?-
-Esatto. Subito dopo aver preso comando della nave, i capitani delle altre quattro decisero di navigare sotto i miei colori. Dunque adesso ho una piccola flotta di cinque navi.- concluse Peter sorridendo e allargando le braccia.
Erin continuava a fissarlo senza lasciar trasparire nessuna emozione, finché non gli fece la seconda fatidica domanda.
-E allora perché, dopo esserti vendicato della morte della mamma, non sei tornato a prendermi?-
Peter esitò un attimo a rispondere ed Erin, in un momento di rabbia, pensò che stesse inventando una scusa lì per lì.
-Erin, capisci che quella della pirateria è la via che un padre non vorrebbe mai per la propria figlia? Non si tratta solo di andare per mare. Si tratta di commerci, tesori, maledizioni, fantasmi, anche se probabilmente non ci crederai..-
-No no, ci credo. Jack mi ha raccontato dell' Isla de Muerta.-
-E poi Jack quattro anni a Jack mi aveva detto di averti portata a Tortuga.- si giustificò Peter.
-Ah!- sbottò Erin. -Perché Tortuga è uno dei posti migliori che un padre potrebbe desiderare per una figlia, vero? Ma certo, è meglio servire cibo a dei pirati qualsiasi piuttosto che stare al fianco del proprio padre!-
-N-no Erin, non volevo dire questo, calmati. Jack mi aveva garantito che ti avrebbe tenuta d'occhio.-
Erin inarcò un sopracciglio. Tenuta d'occhio? Non l'aveva visto per dieci interi anni da quando l'aveva portata in quell'inferno che era Tortuga. Non l'aveva tenuta d'occhio.
-Sai, papà, non credo l'abbia fatto veramente!-
La ragazza si girò stizzita e riprese a camminare barcollante sulla sabbia verso il porto di Cadice. Peter rimase fermo dov'era a pensare a cosa poteva fare per rimediare. Come poteva dire a sua figlia che l'aveva creduta morta fino a quattro anni prima?
-Erin!- suo padre cominciò a correrle dietro -Erin aspetta!- la raggiunse e la fermò tenendola per un braccio delicatamente -Figlia mia, io ti ho creduta morta per cinque anni! Jack mi ha promesso che ti avrebbe cercato e che ti avrebbe protetta, me lo doveva, abbiamo sconfitto insieme il nostro peggior incubo. Io non potevo muovermi da qui, ho i commerci e ci sono parecchi pirati che non fanno altro che mirare la mia flotta e i tesori che ho conquistato. Ho sempre saputo alla perfezione che tu sei una donna forte, sapevo che te la saresti cavata e sapevo che Jack ti avrebbe aiutata. Sapevo che in un modo o nell'altro mi avresti raggiunto.-
Erin rimase a fissarlo. Non sapeva più che pensare ormai. Continuava ad essere confusa, non sapeva se fidarsi più di suo padre o di Jack, non sapeva se essere arrabbiata o felice di averlo ritrovato. Voleva solo che quella brutta situazione trovasse presto una soluzione. Lei era certa che suo padre l'aveva amata per tutto quel tempo con tutto il cuore e che avrebbe continuato a farlo anche se lei avesse deciso di non perdonarlo mai più. Anche lei lo amava, ma in quel momento ciò che riempiva il suo animo era la delusione. Ed era normale.
Erin si portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi.
"Conta fino a dieci Erin." pensò.
1...2...3...4...
Cosa sarebbe stato più giusto in quel momento? Avrebbe dovuto perdonarlo?
...5...6...
Non voleva perderlo di nuovo, ma non poteva tornare tutto come prima.
...7...8...9...
Non subito almeno.
...10.
Erin aprì gli occhi mentre Peter toglieva la mano dal braccio della figlia.
-Dai, ora torniamo da Jack..- disse Erin sorridendo sinceramente -Sono...- pensò ad una scusa -curiosa di leggere quella mappa.-
Suo padre le sorrise di rimando e la seguì.
-Ooh, dubito che ci riuscirai!- le disse.


 
 
---------------------------------
 
Jack, dopo essersi scolato mezza bottiglia di rum alla locanda Mare in Tempesta, era tornato leggermente barcollante alla Perla Nera e si era chiuso nella sua stanza in attesa che Erin e Peter tornassero dalla loro profonda chiacchierata. Si buttò sul letto con tutti i vestiti e gli stivali, lasciò cadere solo il cappello. Dopo essersi girato su un lato sentì qualcosa dargli fastidio all'altezza del bacino e si portò una mano in tasca per tirarne fuori un pezzo di carta raggrinzito.
Aggrottò le sopracciglia. Cosa diavolo era?
-Ah! La mappa!- esclamò.
Posò la mappa sullo scrittoio e si rimise a letto. Decise che avrebbe aspettato la sua piratessa preferita per decifrarla.
Già. Erin. Chissà cosa stava passando in quel momento col padre. Avrebbe tanto voluto essere nascosto da qualche parte dietro di loro per sapere cosa stesse succedendo. Non era certo il tipo da starsene seduto da una parte ad aspettare,lui.
Ma che altro poteva fare?
Dopo circa un'oretta decise di alzarsi. Si era fatto un sonnellino di qualche minuto, ma ora non sapeva proprio più che fare.
Si diresse davanti allo scrittoio dove aveva posato quel pezzo di carta ingiallito, lo aprì e posò entrambe le mani sul legno del tavolo che scricchiolò sotto il suo peso.
Nello stesso momento la porta della sua stanza si aprì e da essa passarono Erin e Peter.
Jack fissò la mappa e inclinò la testa di lato infastidito.
-Ma stiamo scherzando?!- disse con la voce roca per l'aver dormito fino a quel momento, senza alzare la testa.
Erin corse vicino a Jack incuriosita per vedere il motivo dell'espressione di Jack e vide che sul foglio non c'era scritto nulla.
-Ma cos..?-
La ragazza guardò suo padre.
-Papà, dimmi che non ci stai prendendo in giro, anche perché non è proprio il caso.- disse seria.
Jack intervenne subito notando l'espressione di Erin adirata nei confronti di suo padre e si frappose fra lei e quest'ultimo.
-No no no! Tranquilla tesoro, questa è senza dubbio la mappa giusta!- esclamò.
-Jack ma che stai dicendo?! Non c'è scritto nulla su quel pezzo di carta!- disse la ragazza allargando le braccia.
-Beh è proprio per questo che sono certo che sia la mappa giusta. Sai, quasi nessuno riesce ad arrivare alla fine della grotta dell' Isla de Dragonera e forse è proprio perché nessuno ha mai saputo come leggere questa mappa.-
Erin rimase in silenzio guardando alternativamente Jack e suo padre.
-Visto? Sono innocente!- disse suo padre alzando le mani.
Erin lo ignorò e si avvicinò di nuovo al tavolo. Prese la mappa e se la portò davanti al viso cercando di vedere un qualsiasi microscopico segno di inchiostro, ma niente. Cambiò più volte postazione per vedere se magari si potesse leggere qualcosa con un tipo diverso di luce, mentre Jack e Peter discutevano su come poter leggere la mappa per poi passare a parlare del tempo della Spagna.
"Invece di aiutarmi! Guarda tu questi due scemi." aveva pensato Erin.
Ad un certo punto Jack disse una parola che fece scattare qualcosa nel cervello di Erin.
-Beh sì effettivamente nel Mar dei Caraibi fa molto più caldo, ma qui è molto più umidiccio! Senti! Senti il mio braccio come è appiccicoso!-
Caldo.
Calore.

Ma certo! Il calore! Si era improvvisamente ricordata di come Edmund, il proprietario di una libreria dove lei andava spesso da piccola, le aveva spiegato come fare in modo che nessuno potesse leggere ciò che scriveva. Ora non ricordava più alla perfezione cosa le aveva detto, ma si ricordava sicuramente un particolare tipo di inchiostro che dopo poche cominciava a svanire. In realtà non svaniva, diventava trasparente e lei ne era rimasta tremendamente affascinata. Poi ricordò che per leggere questo tipo di inchiostro Edmund disponeva intorno alla scritta molte candele, in modo da creare calore, e vi passava sopra del succo di lime. A quel punto le scritte cominciavano a comparire.
Erin prese il braccio che Jack stava porgendo inizialmente a Peter e lo strattonò in maniera agitata.
-Jack!! Sei un genio!!- esclamò sorridendo.
-Eh eh modestamente!-
-Papà! Ci servono tanti lime!- disse rivolgendosi a suo padre.
-Ehm.. Erin qui i lime non ci sono.-
-Oh.-
A quel punto Jack si intromise.
-Ma a che ti serve un lime, di grazia?-
Erin gesticolando spiegò a Jack che sfregando succo di lime sulla carta e scaldandola, le scritte forse sarebbero apparse.
-Beh, il succo del lime è molto simile a quello del limone.- disse Peter. -Posso andare a prenderne una cassa.-
-Sì, papà. ci servono.-
Detto ciò Peter scese dalla nave e tornò sul porto, felice di rendersi utile alla figlia.
Dentro la nave, Jack ed Erin stavano radunando quante più candele possibili per generare calore sopra la mappa.
-Allora?- chiese Jack tra un'accensione di una candela e un'altra. -Che vi siete detti là fuori?-
-Mi ha raccontato tutto quello che è successo veramente. Mi ha raccontato come è morta mia madre, tutto quello che ha combinato Barbanera e come vi siete conosciuti.-
-Ah, ah.- Jack continuava a raccogliere candele mentre Erin lo seguiva prendendo tutte quelle che il suo capitano le passava.
-Jack, sapevi tutto. Tutto. Anche della morte di mia madre.-
Il capitano si fermò e si voltò verso Erin.
-Erin, non dovevo essere io a dirtelo, lo sai.-
-Sì, Jack, ma mio padre mi ha detto tante cose che non ho capito! Mi ha detto di averti detto di controllarmi e in quattro anni che vi siete conosciuti, io ti rivedo solo da un mese!-
Jack tornò nella sua stanza senza dire un parola seguito da Erin dopodiché le tolse dalle mani le candele, si sedette e fece cenno alla ragazza di sedersi accanto a lui.
Erin obbedì.
-Hai ragione, tuo padre me lo aveva chiesto, ma io non l'ho fatto. Non l'ho fatto perché non ne ho materialmente avuto tempo, Erin. Questa meravigliosa nave, la vedi?-
Erin annuì.
-Ci ho messo ben dieci anni a recuperarla. Il mio precedente primo ufficiale mi si ammutinò contro e mi lasciò su un' isoletta a morire. Sono stato un po' impegnato come vedi, ma ogni tanto il mio pensiero andava a te e al tuo pazzo sogno di intraprendere questa indecorosa vita.-
Erin sorrise e si mise una ciocca di capelli che le usciva dalla treccia dietro l'orecchio.
Anche a lei qualche volta era capitato di pensare a Jack, soprattutto nei primi mesi in cui si trovava a Tortuga. Era stato l'unico ad incoraggiarla ad uscire da Morant Bay e l'unico favorevole al suo desiderio di diventare un pirata. Del resto, essendo un pirata Jack, come poteva non essere favorevole? Con gli anni poi la figura di Jack era sbiadita nella mente di Erin, così come il suo sogno. Infatti, quando lui l'aveva salvata appena un mese prima, lei non lo aveva riconosciuto subito. Ed ora era affascinata da quel folle di Jack più di prima, tanto da mettersi a fare dei suoi ritratti.
Ad un tratto Jack si avvicinò di più ad Erin, scivolando lentamente sulla panca che scricchiolò sotto quel lento movimento.
-E..- cominciò Jack -Ho pensato spesso anche ai tuoi meravigliosi occhi verdi.-
Erin si irrigidì e si ripetè mentalmente più volte quella frase, come per accertarsi che Jack l'avesse detta veramente. Si voltò verso il capitano e si rese conto che si era fatto pericolosamente vicino al suo viso.
Gli occhi di Jack erano fissi sulle labbra di Erin, mentre gli occhi di Erin vagavano dagli occhi alle labbra di Jack che, mentre si avvicinava a lei, ghignava mostrando uno dei suoi denti d'oro.
Un momento dopo si sentì un tonfo seguito da qualche oggetto che rotolava e la voce di un uomo che esclamava:
 -Accidenti! Oggi sono stupido a quanto pare.-
Era Peter.
Santo Peter! Era arrivato proprio nel momento adatto.
Jack distolse lo sguardo dalle labbra della ragazza, la quale gli sorrise dolcemente e si alzò per accorrere in aiuto del padre. Quando aprì la porta si trovò davanti Peter per terra carponi che raccoglieva limoni che rotolavano ovunque, sballottati di qua e di là per il leggero movimento della nave. Erin si accucciò ad aiutare il padre senza dire una parola e con una confusione assurda in testa.
"Stava per.. baciarmi?! Sul serio? Ma gli sembra il momento opportuno per crearmi le farfalle nello stomaco? Non gli sembra che ne abbia già troppe?"
Erin era sicuramente attratta da Jack, ma lei non era una ragazza che avrebbe dato baci a destra e manca, senza essere sicura di provare qualcosa di serio. Alla fine si conoscevano ancora poco, anche se avevano molte cose in comune. E poi, con suo padre ritrovato dopo dieci anni, non era proprio il momento di pensare agli affari di cuore. Prima la situazione si sarebbe dovuta stabilizzare. Poi Jack poteva provare a conquistarla.
Anche se effettivamente un po' l'aveva già fatto.
E lei stessa sapeva che non avrebbe resistito a lungo.
Finito di raccogliere i limoni i due entrarono e chiusero la porta. Jack stava accendendo le 13 candele intorno alla mappa ed Erin prese un coltello dallo scrittoio di Jack per tagliare il limone a metà.
La ragazza prese un mezzo limone e cominciò a sfregarlo sulla mappa e dopo una ventina di secondi l'inchiostro cominciò a comparire. Erin sorrise e guardò prima Jack, poi Peter, soddisfatta del risultato ottenuto.
-Dovremmo finire di strofinare il limone su tutta la carta e ricopiarla il più velocemente possibile, prima che svanisca.- disse sorridendo.
Jack la guardava estasiato. -Hai pianamente ragione, anche perché salperemo domani all'alba. Erin Williams, hai tutta la mia ammirazione, dovrei nominarti capitano!-
Erin rise di gusto e Jack pensò che la sua risata fosse fantastica.
 
 
 
 
 
 
 












Angolo Autrice
Ciao a tutti! Sì.. più di dieci giorni.. imperdonabile vero? Scusatemi, è colpa del mio ragazzo e della scuola guida!
Comunque ce l'ho fatta! Riassumendo: Erin e Peter si sono chiariti, o quasi. Erin ovviamente non riesce ancora a fidarsi ciecamente di lui, ma tutto si risolverà!
Erin è riuscita a scoprire come leggere la mappa della grotta dell'Isla de Dragonera e, forse qualcuno di voi l'ha notato, per il metodo in stile inchiostro simpatico mi sono ispirata al film "Il mistero dei Templari".
Bene, fatemi sapere che ne pensate! Ringrazio di cuore Miss_Sparrow_17_09 e Oscarella per le belle recensioni che mi hanno lasciato e ringrazio anche electra pascal per aver inserito la storia tra le seguite! Spero continuerete a seguirmi!
Al più presto possibile,

Rack
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Pirati dei caraibi / Vai alla pagina dell'autore: Rack12345