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Autore: Lupe M Reyes    12/08/2017    3 recensioni
A Blair piace fare i turni di notte alla biblioteca dell'Arca. Fino alla sera in cui il Cancelliere Jaha non si presenta alla sua porta... Per impedirgli di inviare sulla Terra John Murphy, Blair cede al ricatto e contribuisce al progetto sui Cento. Ma l'incontro con Bellamy Blake cambierà ogni equilibrio. Fino al giorno in cui non diventerà lei stessa la persona numero 101 a raggiungere la Terra.
[Arco temporale: prima stagione]
Personaggi principali: Blair (personaggio nuovo), Murphy, Bellamy, Raven, Clarke, Jaha
Personaggi secondari: Finn, Octavia, Kane, Abby, Sinclair, Jasper, Monty
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, John Murphy, Raven Reyes
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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SCACCO MATTO

Dentro, chiediamo alla segretaria di Jaha di annunciarci.
“E, se potesse fare in fretta, sa…”
La signora ci scruta, al di sopra degli occhiali appoggiati sulla punta del naso.
“La festa?”
Io e Bellamy sorridiamo, meccanici.
“Cosa farà a voi ragazzi questa festa in maschera…!”,
sospira, con un ghignetto da nonna annoiata sul muso.
“Io ho conosciuto là mio marito, venticinque anni fa.”,
è il suo commento non richiesto.
In piedi dietro la sua enorme scrivania laminata, si concede un ultimo tuffo nei fatti nostri:
“Anche voi due vi siete conosciuti lì?”
cinguetta, stringendosi nelle spalle e guardardoci come mia madre guarda le telenovelas in televisione.
A Bellamy va qualcosa di traverso e mentre lui rischia di morire strozzato io cerco di restare concentrata:
“Crede sia possibile vedere il Cancelliere subito?”
“Signorina, purtroppo a causa di un guasto tecnico nel sistema di…”
La porta alle sue spalle si apre e Jaha fa la sua apparizione. Non sono mai stata così felice di vedere qualcuno. Anche se ho da poco ultimato il piano che rischia di ucciderlo.
Mi sorride, come solo un uomo davvero bello sa fare.
“Signorina Foer. La stavo aspettando.”
Mi ero dimenticata l’effetto che fa la sua voce al mio autocontrollo. Sto già tremando di angoscia. 
La segretaria interviene, prima che lui possa farci strada verso l'ufficio.
“Cancelliere, le telecamere non si sono ancora riattivate…”
“È un piccolo guasto, Lauren. Ogni tanto può capitare. Il sistema è automatizzato, torna tutto a regime entro una mezz’ora al massimo. Stia tranquilla.”
“Ma il protocollo prevede che lei rimanga…”
Jaha le posa una mano sulla spalla, con dolcezza. Lauren si scioglie e finalmente si decide a sedersi e a tacere. Noi proseguiamo.
Jaha appoggia un palmo sul petto di Bellamy, fermandolo sulla porta. Io, già dentro l’ufficio, mi volto a guardarli. Il lampo di panico che trapassa gli occhi del ragazzo fa barcollare anche me.
“La ringrazio, guardia semplice Blake. Il suo lavoro finisce qui. Il colloquio tra me e la signorina è privato.”
Gli prende la cassetta d’argento dalle braccia e sospinge me dentro l’ufficio, con garbo.
Non ho il tempo di voltarmi verso Bellamy e nel momento in cui Jaha chiude la porta è come se sentissi spezzarsi di netto il filo che ci unisce. È come uno strappo, come se fosse saltato il coperchio che tiene il mio cuore al suo posto. Fa male. Soprattutto, fa paura.
Jaha gira la chiave nella serratura.
Sono in trappola.
L’uomo schiude il suo sorriso bianchissimo, lentamente. Scopre i denti.
“Allora, signorina Foer? Mi ha portato i libri da salvare?”
 
Non posso permettermi troppe pause.
Ho un quindici minuti prima che le telecamere si riattivino. Quindici minuti.
Jaha mi fa accomodare e appoggia la cassetta sulla scrivania, per poi sedersi a sua volta. La poltrona che occupa ha lo schienale così alto da sembrare lo scranno di un trono.
“Dove sono Kane e la signora Griffin? Pensavo di…”
“La signora Griffin sta salutando sua figlia.”
“Salutando…?”
“C’è stato un cambio di programma. La navicella parte adesso.”
Il mio cuore salta un battito, poi un altro, e quando torna a fare il suo lavoro, lo fa troppo di corsa. Mi si dimezza il fiato.
“Adesso? Non… dopodomani?”
“Abbiamo più fretta del previsto.”
Jaha cerca di liquidare la mia preoccupazione, senza riuscirci. Quattordici minuti.
“L’Arca sta…?”
“Signorina Foer, dobbiamo controllare che vada tutto bene con le schede di memoria. Le spiace se passiamo al lavoro?”
Cerco di riflettere lucidamente. Devo fare affidamento al mio cervello perché temo sia l’unica parte di me che ancora funziona. Se non fossi seduta, penso sarei già crollata. Clarke sta per essere spedita sulla Terra. E Octavia e Finn e…
“Non John, vero? John non viene imbarcato.”
“Non si fida di noi, signorina Foer?”
Non potendo rispondere la verità rimango zitta. Se mi fossi fidata di loro, non starei rischiando la vita adesso.
La lancetta scatta di nuovo. Tredici minuti.
È ora.
 
Sollevo l’oggetto che ho stretto in mano da quando sono entrata negli uffici. Jaha lo guarda con sincera curiosità e nessun moto di paura.
“Che cos’è?”,
mi chiede. È così tranquillo da farmi tentennare.
“È un telecomando.”
Deglutisco, rendendomi conto che ho già fatto il primo passo. Ora, uno alla volta.
“Questo telecomando attiva una radiotrasmissione capillare che attraversa ogni angolo dell’Arca. Allacciandosi alla rete pubblica diventa virale e dura il tempo massimo entro cui non riuscireste a fermarlo. Dovreste spegnere il reattore principale dell’Arca per interromperlo prima che arrivi in fondo.”
Jaha non capisce ma io non faccio pause:
“Fermate il lancio o premerò questo tasto e tutta l’Arca saprà cosa sta succedendo.”
L’uomo di fronte a me si blocca. Non riesce a mantenere il contegno che dovrebbe. Raven aveva ragione circa l’effetto sorpresa.
Guadagno qualche secondo, mentre lui cerca di riaversi e tornare a ritmo con gli avvenimenti. Inspiro, più a fondo che riesco.
“Ho un nastro registrato pronto a partire, con la mia bella faccia che spiega tutto quanto.”
Lui fissa il telecomando, non il mio viso.
“Jaha, ha trenta secondi per richiamare i suoi e fermare tutto.”
“Lei non è in grado di…”
“Di? Finisca la frase.”
Resto attenta alla distanza tra di noi, che rimanga sempre sufficiente per poter avere il tempo di reagire, qualora Jaha cercasse di prendere il telecomando. Un altro consiglio di Raven. Ma né io né Jaha ci siamo spostati di un millimetro.
“Ero perfetta, vero? Avrete pensato di essere molto fortunati. La bibliotecaria è anche una ragazzina remissiva, e con la fortuna di avere il suo unico amico rinchiuso in isolamento. Ve la siete studiata bene. Non benissimo, però.”
Lui si muove appena e io striscio indietro la sedia. All’improvviso la scrivania che ci separa non mi sembra abbastanza. Torno in piedi e mi ritrovo al centro dello studio, portando il telecomando più in alto, più vicino a me.
“Aspetta, Blair…”
“Non mi chiami per nome.”
“Signorina Foer. Mi ascolti, mi dia un momento per parlarle.”
"Non provi a convincermi che state facendo la cosa giusta. Ci hanno già provato. E dopo tutto quello che avete fatto a me e alla mia famiglia, non potrei fidarmi di voi nemmeno se lo volessi."
Gli occhi di Jaha sono due buchi neri. Ci ficco i miei con ostinazione.
“Jaha, io vivo in un posto in cui rubare le medicine razionate per salvare la vita al proprio unico figlio merita la pena di morte. Non ho più paura di niente, ci avete tolto anche quella. Ha dieci secondi da adesso per decidersi.”
Lui resta immobile. Sta realizzando quello che sta accadendo. Sta valutando un mio possibile bluff, sta calcolando le distanze che ci separano per aggredirmi e togliersi il pensiero. Nel piano originale se solo dovesse azzardarsi a muovere un passo, partirebbe un colpo di pistola che lo centrerebbe ad una gamba, tanto per renderlo più collaborativo. Ma non siamo più nel piano originale, Bellamy è chiuso fuori da questa stanza e io sono intrappolata dentro, disarmata. Sola.
"Nemmeno io mi sono fidato di lei, signorina Foer."
Jaha si rivolge a me con una quiete che ha il solo scopo di terrorizzarmi. E che ci riesce. 
"Che significa?"
"Metta giù quel telecomando."
"Altrimenti?"
"Dove crede si trovi il suo prezioso John Murphy al momento?"
Una fitta mi attraversa lo stomaco. Una parte di me ha sempre saputo di correre quel rischio. Che Jaha avrebbe usato John come merce di scambio fino alla fine, arrivando a buttarlo sulla navicella con gli altri, se necessario. O peggio. 
"Lei mi aveva promesso... Avevamo un accordo."
"Lei ha violato il nostro accordo.",
mi interrompe.
“Anche io avrei qualche cosa da mostrarle, peccato che le telecamere siano fuori uso…”
Segue un silenzio che non riesco a sentire. Il rumore del cuore che mi martella nelle tempie copre tutto.
“Ci accontenteremo dell’audio, è d’accordo?”
“L’audio di cosa?”
Jaha si limita ad allungare un braccio stendendolo di fronte a sé, sulla scrivania. Raggiunge un display e digita sullo schermo.
Un rantolo agghiacciante esplode dagli altoparlanti dell’ufficio. Se non fossi certa che non esistono più animali nello spazio, saprei per certo che non può essere un umano a fare quel verso. Chiunque sia, sta morendo.
Il grido e il pianto si mescolano, contorcendosi nel suono più orrendo che io abbia mai sentito. Jaha mi fissa, impassibile.
Le urla si spengono per un momento; abbassandosi, la voce diventa più comprensibile. È un uomo. Sta rantolando qualche parola, forse delle preghiere. Mi serve un minuto intero prima di riconoscere la voce di John.
 
Mi ritrovo in ginocchio. Un conato di vomito mi costringe a piegare la testa. Mi aggrappo alla scrivania di fronte a me. In qualche modo percepisco che Jaha si è alzato. Distinguo dei colpi alla porta, coperti dai rantoli di John che continuano a perforarmi le orecchie.
Jaha mi strappa di mano il telecomando. Non oppongo resistenza, sono morta.
"Non si preoccupi troppo, signorina. Questa è solo una registrazione. Qualche tempo fa aveva cercato di scappare...”
Mi copro la bocca con una mano, mordendomi il palmo. 
“Ora è sedato. Lo stanno imbarcando insieme agli altri."
Jaha continua a parlare e la sua voce cavernosa riesce a raggiungermi al di sopra delle grida di John.
“Blair, io avrei voluto fidarmi di lei. Ma dopo appena un giorno ho capito che non sarebbe stato possibile, che lei non avrebbe mantenuto l’accordo fino in fondo. Così come sapevo che avrebbe comunque operato la selezione, perché lei ci tiene, ci tiene davvero, ai suoi libri…”
Una parte del mio cervello fa di tutto per ascoltare le parole del Cancelliere. Ma tutto il resto di me sta gridando insieme a John.
“Perciò l’ho lasciata fare. Mi serviva la selezione, innanzitutto. Ma lei è stata molto brava nel frattempo sia a completare il lavoro – e immagino l’abbia fatto a dovere - sia a non rientrare mai in registrazioni di sicurezza mentre tradiva gli accordi. Come ha fatto?”
L’ha fatto Raven, io ero troppo impegnata a prenderla in giro per le sue paranoie. Credeva venissimo ripresi da una specie di Grande Fratello e ci aveva costretti a recitare la farsa dei tre amichetti che non fanno niente di male tutto il tempo, comunicavamo solo tramite biglietti anche nel suo laboratorio. Aveva ragione.
“Comunque sia, signorina. Io non l’ho scelta perché era remissiva o qualificata. Non l’ho nemmeno scelta per John Murphy. L’ho scelta per Arancia meccanica.”
Finalmente la registrazione finisce e le casse tacciono. Mi fischiano le orecchie. Muovo la bocca, a vuoto. Riesco a dire, a mormorare:
“Cosa?”
“Si ricorda? Il libro che mi ha regalato per il mio compleanno.”
Jaha si abbassa sulle ginocchia, accovacciandosi. Sollevo la fronte quel che serve a guardarlo in faccia. I suoi enormi occhi scuri risplendono. Ciò che dice e tutto quel che ha fatto non riescono comunque a sciuparne la bellezza.
“Lei di quel libro non vede la valenza culturale o storica. Lei, quando pensa ad Arancia meccanica, pensa al suo effetto sulla mente di chi lo legge. Me l’ha detto quella notte, ricorda? Penso che un uomo di potere possa trarne particolare profitto. Lei vede al di là del libro, lei vede il lettore.”
La figura di Jaha si confonde, le linee del suo viso si mescolano alle lacrime.
“E se l’umanità si trovasse costretta a ricominciare daccapo, partendo dai Cento… Non avrebbero bisogno di storia. Avrebbero bisogno di armi.”
Sono a corto di fiato, non riuscirei a dire nulla anche se trovassi le parole.
“La mia era solo un’intuizione, ma quando sono venuto a trovarla... Non avevo deciso di coinvolgerla finché non ha citato Burgess lei stessa. Non poteva essere un caso. Ci avevo visto giusto.”
L’uomo di fronte a me mi guarda come farebbe un professore orgoglioso. Mi guarda come mi guarda Doug quando riesco a tenergli testa in una discussione.
Le urla di John continuano a fare eco nella mia testa, nella mia pancia. È tutta colpa mia, è tutta colpa mia.
“Sono certo che il suo sarà un lavoro ben fatto, signorina. Certo, è escluso che ora lei possa tornare a vivere serenamente nel suo lotto, libera. Non posso mandarla nemmeno in isolamento, dato che ha già diciannove anni. Compiuti il primo marzo, se non sbaglio. Lo stesso giorno a cui risale la registrazione che ha appena sentito.”
John aveva cercato di evadere il giorno del mio compleanno. È tutta colpa mia, è tutta colpa mia.
“Ma non potevo fidarmi di una ragazza innamorata. L’ho capito presto.”
Innamorata?
“Lei non sarebbe stata abbastanza fredda da eseguire un ordine e salvare John Murphy. Avrebbe avuto troppa paura. Avrebbe fatto qualcosa di stupido. Avrebbe parlato. Così com’è successo. Avrebbe cercato di prendere in mano il controllo della situazione per assicurarsi che lui stesse bene. Non si sarebbe fidata dei suoi carcerieri.”
Jaha si prende il tempo di farmi un ultimo sorriso accondiscendente, per poi tornare in piedi. Il mio sguardo lo segue, ma le mie ginocchia non sembrano essere in grado di sollevarmi.
“L’amore è stata la sua debolezza, Blair. Se avesse amato di meno quel ragazzo, ora lui sarebbe salvo. Lo sareste entrambi. Io avrei mantenuto fede alla promessa fatta. Ma lei ha dovuto fare qualcosa, e parlare…”
Jaha è tornato alla scrivania, mi da le spalle.
“Ho fatto visita a John Murphy il giorno dopo averle fatto firmare il contratto. Ed è lì che ho capito. Il modo in cui lui parlava di lei, signorina… Raramente mi sono trovato di fronte a qualcosa del genere. L’ha difesa in un modo che non credevo possibile, non in un ragazzino isolato e condannato a morte. Gli ho detto del nostro colloquio e lui mi è saltato al collo. E quello che a John succede negli occhi quando pronuncia il suo nome, Blair… E’ qualcosa di indefinibile a parole. Nemmeno il migliore dei suoi libri veri, nessuno di quelli contenuti lì dentro sa descriverlo. Tantomeno io. Ma so quello che ho visto. E lei oggi, con il suo gesto sconsiderato, mi ha confermato che avevo ragione. John Murphy è ricambiato.”
Guardo Jaha rompere il telecomando sbattendolo con violenza sull’angolo della scrivania. Dei pezzi volano in aria, un frammento cade di fronte a me.
Abbasso gli occhi sul mio orologio. Il tempo è scaduto.

Jaha va alla porta, la spalanca.
Fuori non c’è nessuno. Né Bellamy né la segretaria.
Prego che Bellamy sia riuscito a scappare, a raggiungere la navicella. Mi chiedo come mai ho sentito dei colpi alla porta mentre John gridava dagli altoparlanti, visto che Bellamy mi aveva giurato se ne sarebbe andato al minimo incrinarsi del piano.
Entrano due guardie. Riconosco Thomas Shenden mentre mi sollevano prendendomi per le braccia. Shenden mi sussurra all’orecchio, dolcemente:
“Piano, signorina…”
Mi trascinano esanime fino all’uscita ma prima che possano portarmi via da qui e verso la camera espulsiva, mi volto cercando il viso del Cancelliere e torcendo la testa al di sopra della spalla gli dico, senza nessuna inflessione nella voce:
“Ho premuto il pulsante del telecomando dieci minuti fa.”


****
12/08/17
Jaha non mi è mai stato troppo simpatico nella serie (si capisce, per caso?)... Rischio di farlo andare fuori personaggio con tutta questa cattiveria, ma mi serviva un antagonista tosto per Blair. Avrà anche Jaha la sua evoluzione, lo farò avvicinare sempre di più al suo carattere vero... Ma per il momento è il male ^^
[Un po' come per John, che nella vita sull'Arca è parecchio diverso da come lo ritroveremo sulla Terra...]
Il capitolo è ispirato ad un concetto molto caro alla nostra Lexa, "Love is weakness"; anche se lei ovviamente ancora non è apparsa, è una specie di omaggio ante litteram al suo personaggio e ad un concetto ricorrente in The100. 
Bene, fine dello spiegone!, spero che il capitolo vi sia piaciuto. 
A presto!,
LRM
   
 
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