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Autore: Stella cadente    12/08/2017    5 recensioni
Hogwarts, 2048: dopo la Seconda Guerra Magica e una lunga ricostruzione, la Scuola di Magia e Stregoneria è di nuovo un luogo sicuro, dove gli studenti sono alle prese con incantesimi, duelli con compagni particolarmente odiosi, le loro amicizie e i loro amori – come qualunque giovane mago o strega.
Ma Hogwarts cova ancora dei segreti tra le sue mura; qualcosa di nascosto incombe di nuovo sul mondo magico e sulla scuola, per far tornare un conto in sospeso rimasto sepolto da anni...
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«Che cosa gli è successo?»
Il Preside sospirò.
«Anni fa, Black era Preside, ma... ben presto fu chiaro a tutti quale fosse la sua reale intenzione. Non voleva fortificare Hogwarts, bensì renderla più intollerante. Tutti noi insegnanti abbiamo temuto, finora, che tornasse. Io l’ho sconfitto ed esiliato, ed io l’ho privato di quello che era il suo posto. Un posto ambito, e soprattutto influente.»
[...]
«Ascoltami, Elsa» riprese, con tono cupo. «Fa’ attenzione, soprattutto al tuo potere. C’è bellezza in esso, ma anche un grande pericolo.»
Pausa.
«Ricorda», aggiunse, «la paura sarà tua nemica.»
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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18.
 
 
 

«Come sta andando con Elsa?»
La voce di Quentin riscosse Merida, che camminava accanto a lui sgranocchiando una Cioccorana, tutta avvolta nella sua enorme sciarpa di Grifondoro. Piccoli fiocchi di neve si erano adagiati sulla chioma rossa e riccia della ragazza, mentre si recavano ai Tre Manici di Scopa per riscaldarsi con una Burrobirra. In realtà Merida non pensava a niente, se non a godersi quei momenti ad Hogsmeade con quello che era diventato uno dei suoi migliori amici: Esmeralda era abbracciata con Febo più avanti, e sembrava che per lei non ci fosse nient’altro. Per quanto riguardava Anna, era con Hans, ed Elsa e Meg non erano venute. Anche Jehan era rimasto al castello: aveva detto che aveva dei compiti da fare, e lei aveva finto di crederci. La loro relazione non stava andando a gonfie vele, in effetti.
«Vuoi la verità?» chiese al Tassorosso, una volta che ebbe finito di mangiare la sua Cioccorana.
«Sono tutto orecchie.»
«È un disastro» ammise la ragazza, con un sospiro di rassegnazione. «Non si riuscirebbe a cavarle una parola di bocca neanche a pagarla con la spada di Grifondoro.»
Quentin attese, guardandola.
«Voglio dire» aggiunse lei. «È così... riservata. Insomma, non riesco proprio a parlarci; eppure sembra così misteriosa, e a quanto ho sentito quella volta in infermeria, per Merman ha un ruolo chiave. Anche se ancora non sappiamo per cosa... O meglio: sappiamo che è presa di mira da Pitch Black; ma perché?» rifletté ad alta voce.
«Se solo lo scoprissimo avremmo tutte le risposte che ci servono» continuò Quentin. «Ma l’unico modo è chiederlo direttamente a lei.»
«Per ora sembra di sì. Oltretutto, sembra che tutti abbiano dimenticato quello che è successo. Ed è come se Merman volesse che il segreto restasse nel silenzio, esattamente come fa Elsa. Non ci ha detto proprio tutto nemmeno nel suo ufficio, è evidente.»
«Sembra che per ora però sia meglio non forzare le cose» ribatté il Tassorosso, con tono pacato.
«Già» disse solo Merida. Sospirò, creando una nuvoletta di condensa di fronte alla sua bocca. «Potremmo riprovarci dopo le vacanze, forse. A chiedere ad Elsa, intendo. In fin dei conti, ce lo deve. Le abbiamo salvato la vita.»
«Sì, ma non sappiamo come potrebbe reagire. Meglio essere prudenti» fece Quentin, con la calma e la saggezza che lo contraddistinguevano.
Merida rise. «Come mai hai sempre ragione?»
«Non lo so. Tu lo sai?» la ricambiò lui.
La Grifondoro ridacchiò sommessamente, con un sorrisetto sul viso paffuto.
Era felice di averlo incontrato.


 
 
*
 
Merida diede un ultimo sguardo al suo letto del dormitorio. Osservò il copriletto rosso e oro, l’arredamento dai colori caldi, e tutte le sue cose sparse per la stanza.
«L’ho sempre detto che sei una gran disordinata» disse Anna, buttandosi sul suo. «Ma del resto» aprì le braccia sul materasso, «io non sono da meno» concluse, sospirando leggermente.
Calò il silenzio, e Merida capì che era evidente che avesse bisogno di parlare; quando attaccava discorso e poi si zittiva subito dopo, in genere era così.
Stava per chiederle se stesse riuscendo nel ricostruire il rapporto con Elsa, visto che durante l’uscita non si erano scambiate una parola, ma qualcosa le disse che sarebbe stato indelicato. «Come va con Hans?» chiese invece, dopo aver indugiato un poco. Diede un colpo di bacchetta e, lentamente, tutti i suoi effetti personali si mossero verso il suo baule, sistemandosi all’interno di esso.
«Oh» sembrò che Anna non si aspettasse quella domanda, «va alla grande» fece, un po’ imbarazzata. «È solo che...» i suoi occhi assunsero un’espressione preoccupata. Merida sorrise, intenerita: la sua amica era sempre stata così emotiva, e così genuina nel dimostrarlo.
Quella frase restò ad aleggiare tra loro per un po’.
«Solo che?» la incoraggiò lei.
Anna sospirò, poi disse: «solo che mi piacerebbe poter parlare di Elsa con lui. Ma...» indugiò di nuovo, e a Merida parve che la sua voce si fosse incrinata. «Non ci riesco. Mi sento come se ci fosse un muro tra di noi. Lo stesso muro che c’è tra me e...»
Elsa.
Sapeva che stava per dire quel nome. Si era fatta piccola piccola e si circondava le spalle con le braccia, curva su se stessa; a Merida sembrò di sentire tutta la sofferenza dell’amica e il suo corpo fu percorso da un brivido.
Le si avvicinò, posandole gentilmente una mano sulla spalla.
«Dovresti parlarci. Insomma, se con lui stai bene, non vedo perché non dovreste ascoltarvi» le sorrise. «Ma se vuoi, posso accennargli qualcosa io» disse poi, vedendo che Anna non le rispondeva, «anche adesso.»
La ragazza spalancò gli occhi. «Lo faresti? Dovrei farlo io in realtà, del resto so che Hans resterà qui con me durante le vacanze e...» si interruppe, poi la guardò, curiosa. «Tu... insomma, come fai a parlare agli altri senza pensarci? Non provi imbarazzo, nel farlo? Perché io lo provo; sono già imbarazzata ogni secondo con Hans, che poi in realtà non è lui che mi fa sentire a disagio, sono io il problema, lui è bellissimo... aspetta, che?» si interruppe di nuovo. Merida rise, poi fece spallucce. «Non è un problema, davvero. Sei mia amica: ed io per gli amici farei di tutto, lo sai. Anche le cose imbarazzanti» affermò coraggiosamente, inarcando un sopracciglio.
Anna le prese la mano e gliela strinse, lasciandola per un momento interdetta.
«Lo so» le disse, con la sua voce dolce. «Grazie.»
«Ed ora che il mio baule è pronto» sorrise la ragazza con i ricci, mentre il suo bagaglio si rimpiccioliva assumendo la forma di una semplice zainetto verde bosco. «Sono pronta a sconfinare nel territorio nemico: la Sala Comune di Serpeverde» disse con tono solenne, sentendosi un grande condottiero che sta per cominciare una spedizione.
Quel tono fece ridere Anna di cuore, spazzandole via dal viso l’espressione addolorata di qualche secondo prima, e Merida si sentì in qualche modo felice e soddisfatta.
«Ti scriverò per Natale» le disse poi, mettendosi in spalla lo zaino e avviandosi verso la porta del dormitorio. «Tu sei sicura che preferisci restare qui?»
Anna si incupì di nuovo. «Non credo che Elsa voglia tornare a casa e... non me la sento di lasciarla sola.»
«Capisco» rispose lei. «Beh, se ci sono novità fammelo sapere.»
«Certo. Ciao» disse l’amica, facendo un cenno con la mano.
Quando uscì dalla Sala Comune di Grifondoro, Merida si rese conto che quell’ombra di tristezza era comparsa di nuovo negli occhi di Anna, come un fantasma che non le avrebbe mai dato tregua.
«Pronta per partire?»
La voce di Quentin l’accolse subito, non appena si richiuse alle spalle la porta della Sala Comune. Il ragazzo l’aspettava proprio lì davanti,  con il suo solito sorriso gentile sulle labbra: aveva una borsa di pelle a tracolla, dalla quale spuntavano dei ciuffi di paglia.
«Perché hai della paglia nella borsa?» chiese Merida, perplessa.
«Oh» Quentin si avvicinò, raggiante. «Ho trovato un uovo, quella volta, nella Foresta Proibita, e in questo modo lo tengo al caldo. Non te lo avevo ancora detto...»
«No, infatti» rifletté lei a voce alta, interrompendolo.
«Il punto è che non so a quale creatura magica appartenga» concluse il Tassorosso. «Ma sono curioso di scoprirlo» fece poi, allegro.
«C’è una cosa che devo fare, prima di salire sul treno» disse Merida, tenendo bene a mente quello che le aveva detto Anna.  Si guadagnò subito un’occhiata apprensiva da parte dell’amico. «Che cosa?»
«Andare nella Sala Comune di Serpeverde per parlare con Hans.»
«Perché?»
«Beh... perché Anna vorrebbe che si sentissero un po’ più vicini, ma per via di ciò che è successo con Elsa non riesce a parlare con lui come vorrebbe. Ho solo intenzione di aiutarla» snocciolò la Grifondoro, sovrappensiero. «Mi accompagni?»
«Vuoi che io parli con Hans Westergård?» la prospettiva sembrava terrorizzarlo.
«Oh, no» la ragazza rise nervosamente. «Tranquillo, non dovrai parlare ad Hans con me, se non vuoi. Però mi piacerebbe che tu mi aspettassi fuori dalla Sala Comune; farò presto, lo prometto.»
Per un momento Quentin la squadrò come se non fosse sicuro di potersi fidare – e come dargli torto: lo aveva cacciato in situazioni che di sicuro non si sarebbe mai andato a cercare – poi le concesse un: «va bene, andiamo», e si avviò lungo le scale, fino ai sotterranei.
Faceva freddo, man mano che scendevano. Si gelava.
«Come fanno a sopravvivere, qui?» si lamentò Merida, strofinandosi le spalle con le braccia.
«Non ne ho idea» disse il Tassorosso, per tutta risposta.
Non appena sentì una voce che ben conosceva, però, Merida si fermò – seguita a ruota da Quentin – dietro alla parete di pietra che la teneva ancora nascosta agli occhi dei Serpeverde che uscivano dalla Sala Comune: qualcosa le diceva che era meglio stare in ascolto. Ed in genere il suo istinto non sbagliava mai.
«Che cos’è quello?»
Eris Goddess.
La voce della sua rivale sembrava inorridita, come se si trovasse di fronte alla cosa più spaventosa che avesse mai visto.
«Fa’ piano, Eris.»
Un’altra voce, più calma e decisamente più intimidatoria, aveva solcato il silenzio. Merida la riconobbe subito: era Melicent Somber, l’amica di Meg – e di Eris.
Quella ragazza le aveva sempre fatto paura; l’aveva sempre trovata inquietante, in qualche modo minacciosa. Non era il tipico soggetto arrogante e pieno di sé; andava oltre ogni livello di conoscenza, eleganza e oscurità: una combinazione agghiacciante.
A pensarci adesso, era l’unica appartenente alla Casa Serpeverde che non si era mai sentita di sfidare.
«Ti ho chiesto di uscire dalla Sala Comune proprio perché questo restasse un segreto tra di noi.»
Pausa.
«Dopo vari studi e ricerche sono finalmente giunta alla soluzione che cercavo. In questo modo eviterò che la ragazza capisca qualcosa di quello che sta accadendo. È importante che questo avvenga, Eris, se non vogliamo fallire.»
«Non voglio più fare questa cosa, Mel» Eris Goddess stava... piangendo? «Smettila subito, spezza l’incantesimo. Tu sei brava con gli incantesimi. E io non sono abbastanza forte per contrastarlo, anche se credevo di esserlo.»
La dea della discordia sta piangendo?, pensò Merida. Che stava succedendo ad Hogwarts?
«Relinquo» sussurrò Melicent, con tono sommesso.
Pochi secondi dopo, la Grifondoro sentì la sua acerrima nemica ridacchiare in modo maligno.
Okay, lei aveva sempre ridacchiato in modo maligno, ma non così tanto. Quella risata le aveva fatto venire la pelle d’oca.
«Andiamo Melicent. Abbiamo qualcosa da portare a compimento.»
«Merida» la riscosse la voce di Quentin. «Vengono da questa parte.»
La ragazza non ci pensò due volte.
Sgattaiolò via velocemente, correndo lungo le scale, mentre sentiva i passi dell’amico che le scalpitavano frettolosamente dietro; in pochi minuti i due raggiunsero gli altri studenti che tornavano dalle loro famiglie, giusto poco prima che il treno partisse. Era già sceso il buio ed era appena cominciata una leggera nevicata.
«Che accidenti sta succedendo, secondo te?» chiese il Tassorosso, mentre prendevano posto nel primo scomparto del treno che trovarono.
«Non lo so» rispose lei, passandosi sconvolta una mano nei ribelli ricci rossi. «Ma qualunque cosa sia, di sicuro non è niente di buono.»
 
 
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Bentornati, amici di Hogwarts ;)
Questo è un capitolo decisivo per i futuri sviluppi della storia, e credo che dal finale si capisca benissimo: piano piano la storia sta assumendo sempre più un tono dark. È chiaro, inoltre, che Melicent stia combinando qualcosa di losco, e che gli elementi negativi stiano aumentando pericolosamente alla scuola di magia. Mi dispiace se ci sono voluti 18 capitoli per arrivare a questo punto, ma i personaggi sono tanti e non è semplice gestirli; spero che questa cosa non pesi troppo e che la storia non appaia noiosa o pesante.
Grazie per leggermi, alla prossima,
Stella cadente




 
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"Quando uscì dalla Sala Comune di Grifondoro, Merida si rese conto che quell’ombra di tristezza era comparsa di nuovo negli occhi di Anna, come un fantasma che non le avrebbe mai dato tregua."
  
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