Videogiochi > Final Fantasy X
Ricorda la storia  |      
Autore: DanieldervUniverse    12/08/2017    2 recensioni
In un momento imprecisato dopo "Yuna's Guardians - L'Adunata", Yuna incontra un misterioso visitatore, che sembra venire da un altro mondo.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Yuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'uomo dietro le scene'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Chiedo scusa?- la sorprese una voce sconosciuta.
Yuna alzò lo sguardo in direzione del suono, notando una misteriosa e solitaria figura farsi avanti in mezzo agli alberi. Si trovavano nelle propaggini settentrionali della foresta di Macalania, oltre la montagna del lago ghiacciato: da quella distanza si potevano scorgere le luci di Bevelle, significava che bisognava essere all’erta con gli sconosciuta
-Chiedo scusa- ripeté lo sconosciuto, continuando ad avvicinarsi, al punto che lei si alzò in piedi, stringendo forte il pesante mantello che usava per proteggersi dal freddo, e assunse una posa difensiva.
-Chiedo scusa, non volevo spaventarti- fu rapido a rispondere il nuovo arrivato, alzando le mani ed arrestandosi davanti a lei -Stavo solo cercando di capire chi fossi. È strano trovare una ragazza da sola nella foresta.
Quando entrò nel fascio di luce lunare che filtrava tra le foglie, avanzando con lentezza e circospezione per non allarmarla, Yuna poté finalmente distinguere i tratti del suo volto: era giovane, un umano, e non Albhed: portava i capelli scuri mossi e sparpagliati attorno al capo, e aveva due profondi occhi castani: l’abbigliamento era peculiare, dato che portava una maglia scura, sbottonata, sopra una maglia chiara, e degli eleganti pantaloni neri con i bordi dorati, e ai piedi calzava dei voluminosi scarponi da viaggio. Macalania era un posto piuttosto freddo, ma il resto di Spira difficilmente soffriva temperature rigide, quindi c’era da chiedersi perché qualcuno dovesse andare in giro con un vestiario tanto scomodo: persino Sephiroth aveva smesso di andare in giro con la sua pesante casacca di pelle (con l’ovvio risultato di andare in giro mezzo nudo al punto che ormai Yuna sapeva a memoria i contorni dei muscoli del suo petto e della sua schiena).
-Chi sei?- chiese Yuna. Non sembrava aggressivo, o avere cattive intenzioni, ma dopo gli eventi del lago lei non si fidava più delle sue impressioni.
-Mi chiamo Nolum- rispose lui, accennando un lieve sorriso -Sono un modesto lavoratore, giro per le strade.
-Ah. Quindi sei solo di passaggio- disse Yuna, rilassando leggermente il corpo per farlo sentire più a suo agio.
-Diciamo di sì. Ma non ho potuto fare a meno di fermarmi, vedendovi. Non mi era mai capitato prima- le rispose, annuendo dolcemente.
-Non incontri solitari viaggiatori nel tuo lavoro?- chiese lei, sorpresa. Per altro, non aveva nemmeno specificato che tipo di lavoro facesse: a parte fare il mendicante o il mercante, o al limite il brigante e il ladro, non c’erano altri mestieri appartenenti alla strada.
-Di solito sono accampati, e solitamente non sono ragazze o evocatrici- spiegò lui. Un allarme silenzioso scattò nel retro della testa di Yuna, facendola tornare vigile.
-Mi stai minacciando?- disse, sollevando lo scettro davanti a sé, pronta ad usarlo per evocare uno dei suoi Eoni
-Lungi da me. Si rilassi Lady Yuna, non sono qui per combattere- si affrettò a rispondere Nolum, sfilandosi la sua massiccia borsa da viaggio dalla schiena e appoggiandola delicatamente a terra.
-Dimmi chi sei- comandò lei, facendo un passo indietro.
-Sono Nolum Cassio Feri, pianto cartelli per vivere- spiegò, alzando nuovamente le mani in segno di resa verso di lei. Yuna lanciò un’occhiata rapida alla borsa, usando momentaneamente i poteri di Ifrit per scrutare l’ombra, e notò che effettivamente all’interno del tessuto non vi era molto altro se non cartelli di legno.
-E allora perché sei qui?
-Perché me l’hanno detto i cartelli- rispose con naturalezza il ragazzo, lasciandola a fissarlo con scetticismo.
-Questo è surreale- rispose la ragazza, cercando di apparire gentile sopra l’inquietante impressione di avere davanti un pericolo.
-Si sorprende ancora di quante cose incredibili succedono su Spira ogni giorno?- chiese Nolum, abbassando le braccia con calma e serenità, nonostante Yuna fosse ancora sul chi vive. La ragazza alzò un sopracciglio, confusa dal comportamento rilassato a disteso di Nolum, ma non riuscì a trovare qualcosa di negativo in quel ragazzo, neanche l’ombra di una minaccia o di uno spirito ostile.
-E che cosa ti hanno detto?- chiese ancora, volendo capire di più di cosa stesse succedendo in quegli alberi.
-Mi hanno detto che sei turbata, e cosa ti turba- Nolum spiegò il tutto con calma, senza mai alzare il tono: era come sussurrarsi frasi all’orecchio, con quel pizzico di mistero e malizia nel corpo.
-Ah- Yuna annuì, ancora un po’ scettica -E cosa mi turba?
-Perché non me lo dici tu?- la invitò lui, azzardando qualche passo per venirle più vicino. La ragazza si morse il labbro, prima di sospirare in silenzio, facendo segno all’altro che gli era concesso venirle vicino Nolum, con il massimo della tranquillità, si avvicinò quanto bastava per sedersi affianco a lei, invitandola a fare lo stesso. Yuna cedette, restando comunque vigile, e rimase a fissarlo a lungo, prima di parlare. Prese nota della luce negli occhi, degli abiti vissuti e degli stivali sbiaditi, del volto giovane eppure attraversato dal tempo.
-Nolum, giusto?- chiese, prima di cominciare. Lui annuì, paziente.
-Pensi di potermi aiutare davvero?- chiese ancora Yuna, lasciando che il suo bisogno di consigli prendesse il sopravvento sulla cautela.
-Questo lo saprai solo tu- rispose lui, facendo un rapido cenno con il capo per invitarla ad aprirsi.
Yuna soppesò le sue parole, riflettendo dentro di sé. Ci mise qualche istante a capire il perché di quell’affermazione, e con un sospiro si fece coraggio.
-Tu sai cos’è la paura?
-Compatisco colui o colei che non la sa riconoscere- rispose Nolum con un gesto teatrale, accompagnandolo con un sorriso rassicurante.
-Io… io credo di avere paura.
Passò una pausa drammatica, in cui la ragazza attese, con una punta di trepidazione, che la risposta arrivasse.
-Tutto qui?- chiese Nolum, chinandosi leggermente verso di lei.
-Che significa?- chiese di rimando lei, confusa -Io ho paura.
-Lo capisco molto bene, è normale avere paura. Anche quando credi che non ci sia più niente che possa spaventarti nel concreto della tua mente. Ma il cartello mi ha detto quello che ti turba, e so che non è una paura generica.
Nolum la lasciò in silenzio, interdetta.
-Non è avere paura il problema- realizzò Yuna.
-Se accendi una lanterna o un fuoco, puoi scacciare la paura del buio o delle ombre sotto il tuo letto. Ma quelle saranno lì anche la sera dopo, e quella dopo ancora- le spiegò Nolum, con una nota di soddisfazione nella voce -Quello su cui ti devi concentrare è il “perché” e il “cosa”. Solo allora le ombre smetteranno di celare misteri. Quello che conosci non ti può spaventare, è sempre stato così.
-Allora cosa mi spaventa?- chiese la ragazza, sentendosi in qualche modo trasportare dalle parole del giovane.
-Beh, non sono un esperto ma ritengo quello che hai passato tu avrebbe fatto dubitare molti uomini e donne di valore e rettitudine molto più determinanti di te. Tuttavia, non è l’enormità di ciò che hai scoperto nelle caverne sotto il lago e combattendo contro Seymour e i Guado a spaventarti, vero?- le chiese, con lo sguardo di chi sapeva già la risposta.
Yuna non rispose subito: preferì distogliere lo sguardo e fissare i propri piedi, meditando su una risposta che già conosceva, o meglio, sulla domanda che sapeva di dover porre a Nolum, anche se temeva di non conoscere le parole giuste.
-Ho paura per le scelte che dovrò fare- disse -Cioè… io temo per le conseguenze… no, per quello che dovranno fare i miei compagni se decideranno di seguirmi.
Fece un breve pausa, facendo appello a tutta la propria sicurezza.
-Sarò costretta a scegliere da quale lato schierarmi, e quelle persone, a cui tengo davvero, dovranno seguirmi nel bene e nel male, o dovranno tradirmi per non rinunciare ai propri principi. Io… ho paura delle sofferenze che potrei infliggergli se continueranno a viaggiare con me.
Nolum ascoltò tutto senza distogliere mai lo sguardo, annuendo un paio di volte in segno di incoraggiamento. Poi, quando lei ebbe finito, alzò gli occhi al cielo, scrutando le stelle tra le fronde degli alberi. Yuna capì che non era per le stesse ragioni per cui lei aveva esitato nell’esprimersi, ma non riuscì a capirne il motivo effettivo.
-Vieni Yuna- la invitò, distendendo improvvisamente le gambe sull’erba umida -Porta il tuo capo sul mio grembo.
La ragazza esitò, colta alla sprovvista da quella dimostrazione di intimità.
-Non temere, non ho quel genere di intenzioni, ma ho bisogno che tu ti sforzi di fidarti di me un poco di più- continuò, incoraggiandola dolcemente.
Yuna continuò a non sentirsi sicura: cominciava ad essere pressante, come richiesta. Poi, con un formicolio, Shiva si manifestò nella sua mente, passandole delle rassicuranti onde telepatiche nei vibranti recessi della sua mente. Sotto consiglio dell’Eone, Yuna cedette, seppur un poco titubante, e chinò la testa in grembo al misterioso Nolum, avvolgendosi più strettamente nel mantello per rassicurarsi. Da quella prospettiva Nolum sembrava improvvisamente più vecchio, con delle rughe accennate sotto gli occhi e agli angoli della bocca, e i peli dei capelli più crespi di quello che apparivano.
-Voglio raccontarti una storia. È la storia di un mio vecchio amico. Black è il suo nome- iniziò a parlare con voce suadente, simile a Shiva quanto l’aveva incontrata per la prima volta al tempio.
-Quando l’ho conosciuto era giovane, ma già maturo per la sua età. Molto particolare come individuo, ma non di quelli che è piacevole avere attorno: aveva avuto un’infanzia difficile sai, era uno di quei ragazzi che si atteggiavano in modo diverso dagli altri bambini perché erano costretti ad affrontare maggiori difficoltà. E Black non faceva eccezione: molto intelligente, forte, onesto, ma purtroppo anche scostante e freddo nei confronti di tutti.
-Come hai fatto ad avvicinarti a qualcuno come lui?- domandò Yuna, interrompendolo con delicatezza.
-Ero il suo esatto opposto. E poi come persona ritengo di esercitare un certo fascino su coloro che incontro, no?- le spiegò,ammiccando. La ragazza non poté negarlo.
-In ogni caso, Black aveva bisogno di me, gliel’ho letto negli occhi dal primo giorno che ci siamo conosciuti. Lui era caparbio e testardo, ma io non ero individuo da meno, e alla fine ho potuto scrostare un po’ della sua melmosa personalità per farmi spazio. Ho provato a mostrargli che non doveva crucciarsi ogni giorno di mantenere quell’assurdo atteggiamento superiore nei confronti degli altri, ma Black, tra le tante cose, era estremamente fedele a sé stesso, e in fondo non credo sia cambiato di una virgola. Ma era forte, ed è riuscito a costruirsi un proprio posto nel mondo con l’aiuto di altri soggetti particolari come lui. Sono diventati dei mercenari, dei fieri membri della società, e anche un buon gruppo di amici.
-Non avevo mai sentito parlare di mercenari, su Spira. Credevo avessero cessato di esistere dopo la fine della grande guerra, mille anni fa- lo interruppe di nuovo Yuna, ormai presa dal racconto. C’era qualcosa negli occhi di Nolum, nella sua voce, che la faceva sprofondare in un silenzio meditativo, capace di coercere ogni suo dubbio e timore con la forza del suo timbro leggero ma pressante.
-Diciamo, mercenari è un termine che ritengo sia applicabile alla loro condotta. Erano solo un piccolo gruppo armato, ma aiutavano chi necessitava del loro aiuto. Io ormai vivevo la mia vita, e così siamo andati ognuno per la sua strada. Non molto tempo fa sono venuto a sapere che il gruppo si era sciolto, in circostanze spiacevoli, e ho ritrovato Black nuovamente solo, intendo ai suoi doveri. Alla fine non era cambiato: sempre superiore ma onorevole, anche in condizioni che avrebbero lasciato qualsiasi altro uomo della sua tempra distrutto; ma non celava alla vista che le ferite dell’ultima sconfitta non si erano ancora rimarginate. Vedi, per quanto possa essere stato doloroso e probabilmente immeritato per uno come lui essere abbandonato, Black si è sempre posto il problema prima che si verificasse, e a furia di farlo ha cominciato a vedere mostri dove non ve ne erano, e a prevenire pericoli che non esistevano, chiudendosi a poco a poco entro un muro in cui intrappolava chiunque gli era vicino fino a soffocarlo.
Il racconto si interruppe, ma Yuna rimase per diversi istanti in rispettoso silenzio, lasciando che gli echi della voce di Nolum si affievolissero nella sua mente.
-Che cosa significa?- chiese.
-Significa, Yuna, che le tue paure sono fondate e potranno avverarsi in futuro, ma fino ad allora non sono altro che ombre nascoste nelle pieghe del tuo animo.
-Non capisco.
-Oh, se tutti potessero capirlo così facilmente avremmo potuto prevenire molte delle nostre bestie semplicemente evitando che nascessero. Vedi, le persone vogliono sentirsi rassicurate dalla presenza di altri, e inevitabilmente ne rimangono appagate, e sono disposte a ricambiare. Ma, come in tutte le cose, non tutti necessitano dello stesso tipo di attenzione o sono disposti a dare quanto richiesto. Nella mente noi mortali cerchiamo di impedirlo trovando la risposta nel voler anticipare l’altro, e non in egli stesso. La tua paura si concretizzerà quanto comincerai a guardare oltre i tuoi compagni per trovare una risposta alle tue paure, e non invitandoli nel tuo intimo perché possiate parlare delle vostre paure.
-Continuo a non capire.
Nolum le accarezzò dolcemente la testa, sorridendo in modo paterno. Le ricordò Cid, quando la rassicurava da bambina.
-Significa che ogni tua paura è fondata nel pensiero di non poter contare su coloro a cui tieni, e pensi di doverli tutelare da delle scelte che spetta a loro fare. Tu li conosci da tempo, ormai puoi comprenderli. Se senti che non è abbastanza, allora cerca di entrare più in intimità con loro.
-Ma se la risposta dovesse spaventarmi?- chiese ancora la ragazza.
-La verità può spaventare, ma in quel caso è perché non sai cosa significa- rispose con semplicità lui -Ora dormi serena, Yuna. Domani l’alba arriverà, e il tuo viaggio riprenderà. Ma ricorda, non avere paura di conoscere chi ti sta intorno. La verità sarà sempre tua amica…
La ragazza si girò su un fianco, quasi all’istante, scivolando in un pacifico sogno, mentre Nolum la cullava dolcemente.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy X / Vai alla pagina dell'autore: DanieldervUniverse