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Autore: janeadler    12/08/2017    4 recensioni
L'immortalità di Magnus e la perdita di Alec. Le sensazioni di Magnus, il ritorno all'oblio e il susseguirsi di ricordi dopo la morte di Alec.
/ Oneshot dedicata a Magnus ed Alec.
L'ho scritta di getto e magari non è un granché. Ma spero possa piacervi.
Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L'appartamento era immerso in un'oscurità infernale, dove non c'erano ombre né suoni a risvegliare vista ed udito. Gli occhi dello stregone, ormai abituati al penetrante buio, diretti verso un punto indefinito, avevano perso la vivacità di un tempo, il seducente bagliore di vita che anni addietro aveva ritrovato. Magnus riscoprì la notte, ne tornò parte, e l'aspro sapore della solitudine gli invaghì bocca, gli attraversò le ossa come una stalattite che trafigge un vetro, gli fece tremare i polsi.

Percepiva l'odore della sua Colonia, che al loro primo appuntamento gli era arrivata alle narici simile al vento d'autunno, fresco e brusco, arrestando vertiginosamente i sensi dello stregone. Ricordava di aver ceduto il respiro nel momento in cui gli occhi di Alec, perle dal profondo oceano, cercarono i propri, felini e privi di delicatezza. Magnus Bane poteva aver attraversato secoli di vittorie e disfatte, ma non aveva mai conosciuto la purezza innaturale ed indomabile di quello Shadowhunter. Alexander Lightwood, a suo pari, non avrebbe mai immaginato di perdere la testa per un Nascosto, per quel Nascosto. Entrambi, senza forse volerlo, iniziarono insieme la discesa verso l'irriducibile precipizio dell'amore, devastante quanto silenzioso ed infido. Divennero parte di una sola essenza nel momento in cui le loro labbra si cercarono per la prima volta, consapevoli dopo quell'incontro di non poter più tornare sui loro rispettivi passi. Magnus Bane aveva barricato il proprio cuore così saldamente da non rendersi conto con facilità che quel protetto dall'Angelo stesse diventando irrimediabilmente esasperante ed irriducibile parte della propria esistenza. Cercò ristoro nella speranza quando i propri sentimenti divennero così indomabili da fargli comprendere che avrebbe preferito lasciarsi ferire purché Alec non provasse mai dolore. Ora che le speranze si erano assopite, adesso che la vita di Alexander Lightwood si era spenta nel batter delle sue ciglia, Magnus si affacciava di nuovo a quella voragine nera, quel baratro di profondità inidentificabile che per secoli aveva bussato ogni notte alla propria porta. 

Bevve un sorso del liquido ambrato presente nel bicchiere che teneva rigidamente tra le dita; gli bruciò la gola, ma una sensazione di calore gli si disciolse nel sangue. Ricordò come la sera del loro primo appuntamento, impacciato più che mai, Alec si fosse rovesciato addosso il vino che aveva stappato per allentare la tensione. Le gote rosse dello Shadowhunter ed i suoi occhi colmi di dispiacere erano quadri affissi nella propria mente. Il suo imbarazzo e la sua improvvisa sbadataggine non avevano niente a che fare col guerriero che era, benché riflettessero a pieno il suo animo cauto e buono, gentile e mai egoista. Alec Lightwood - da quella notte in cui ad entrambi tremarono le ginocchia spaventati che tutto andasse a rotoli - divenne l'incarnazione di quello spirito che Magnus non aveva mai incontrato, quello puro e morbido, che si lascia ferire e resta nel suo tacito male, afflitto dal dovere e dallo sconforto di non poter rivelare al mondo cos'era, chi era, intinto fino a soffocare dalla volontà di salvare e mai essere salvato. L'argento puro, sfavillante, più raro e forte dell'oro. Nessun altro poteva scheggiarlo a parte se stesso.

Lo stesso ragazzo che durante la loro prima notte d'amore, impavido di baci passionali, fremeva sotto il corpo dello stregone, scosso dall'insolito desiderio di non essere uno qualunque, ma di esser quel qualcuno a cui Magnus si stava donando corpo ed anima. Gli aveva chiesto di rilassarsi, di godersi semplicemente quel dolce e naturale approccio che solo l'amore ti fa sentire, che brucia sconsiderato, che diventa incendio devastatore. Poi gli permise di fare ciò che più desiderava. Rimase avvinghiati per ore l'uno contro l'altro, corpo contro corpo, epidermide sul punto di fondersi con quella altrui. Baciava il suo collo imperlato dal sudore, sfiorava con le punta delle dita le sue cicatrici appena visibili grazie ai raggi lunari, sentiva il suo respiro tiepido sfiorare il loro del proprio orecchio. Per molti anni non ne avrebbe mai avuto abbastanza di quella sensazione, di quel flemmatico movimento del suo torace mentre dormiva, con un braccio stretto sotto la propria schiena ed una mano messa sul fianco. Certe notti, Magnus rimaneva ad ascoltare l'andazzo del suo respiro, osservava i lineamenti del suo volto e sfiorava quasi impercettibilmente la linea della sua bocca. Lo vide così diventare uomo, padre, invecchiare senza mai perdere la sua bellezza. Alexander Lightwood e Magnus Bane non si erano mai separati davvero, neanche quando il timore di quell'amore si era fatto così viscido da diventare mano oscura, che li afferrava e spazzava lontano anni luce. Si cercavano, volevano, e bramavano; gli inverni della loro vita si erano così trasformati nelle primavere più calde, dove la neve si scioglie nella delicatezza di una abbraccio e di un bacio timido.

Magnus posò il bicchiere sul tavolo riposto davanti a sé e chinò appena la schiena come se quei ricordi cominciassero ad avere una massa, un peso da cui non si sarebbe mai potuto liberare. Improvvisamente una finestra si aprì ed inondò la casa di una brezza gelida, permettendo così al rumore delle pioggia di raggiungere limpido il suo udito. L'angolo della bocca di lui si alzò, trovando quella situazione un'inevitabile beffa del destino. Si mise in piedi e raggiunse le tende che oscillavano bruscamente. Nuvole grigie coprivano il cielo e si stagliavano minacciose sulla città in movimento. Il giorno in cui lui e Alec si erano sposati pioveva con tanta violenza che quella pazzia sembrò loro ancor più folle del dovuto. Magnus non avrebbe mai creduto che una così possente sensazione di adrenalina e terrore gli si fermasse al petto, ma quando aveva visto Alexander accompagnato dalla sorella, quella paura si sciolse fino a fargli perdere il controllo delle proprie gambe. Fu la voce di lui ed il suo lamentarsi per quella cravatta annodata troppo stretta a farlo calmare, a farlo sorridere con la tenerezza di chi si conosce da sempre ma sa sorprendersi ogni giorno. Continui a sorprendermi, Alexander disse lui poco prima di baciarlo. Viaggiarono irrimediabilmente: tornarono a Parigi, visitarono l'Italia ma dovettero interrompere la luna di miele quando Alec fu chiamato in missione. Ogni qual volta succedeva, Magnus sentiva quell'imprevedibile scossa di gelo spezzargli le ossa e mozzargli il fiato. L'inguaribile paura che qualcuno potesse privarlo di quell'amore sconsiderato prima del dovuto, prima che i giorni divenissero brutali e strappassero via dal cacciatore uno spillo della sua vitalità, del suo respiro. In quei momenti, lo stregone capiva che rischiare era devastante come l'onda di un fiume in piena e dolce come il più buono dei mieli. Quando finalmente Alec varcava la porta di casa, senza proferire una sola lemma, Magnus correva a stringerlo con l'irruenza di chi non si tiene da tanto e la morbidezza di chi si è sempre cercato. Il cuore gli saltava in gola come una molla e tintinnava contro le proprie tempie mentre il suo viso affondava nell'incavo del collo del suo amato e celava le lacrime amare di una mancanza mai confessata. 
La stessa che trasaliva ora dal proprio ventre e gli provocava una nausea incessante. Non si accorse che le pupille erano inondate di lacrime selvagge, spregiudicate e folli che rigavano già la pelle del viso. In balia di quei ricordi, Magnus si abbandonava al dolore più malfido che avesse mai provato dopo la morte della madre. Riconobbe in quel panico lo stesso sentimento che anni prima aveva nutrito il bambino che insieme ad Alec aveva adottato. Loro figlio si dimenava sconcertato alla notizia che avrebbe perso il padre, che non era come lui. Rimembrava come il marito lo avesse fatto sedere sulle proprie gambe e rassicurato per ore, accarezzadogli i capelli e raccontandogli con estrema tranquillità ciò che era, ciò che non sarebbe mai potuto essere, e che per ancora molti anni sarebbe stato lì, con lui, con loro, e che anche dopo la morte un pezzo della propria essenza non li avrebbe mai abbandonati. Alec che non sapeva mentire; Alec dagli occhi di cristallo e dall'animo latteo; Alec dall'espressione fanciullesca e cordiale; Alec di cui si innamorava un po' ogni giorno lo aveva costretto a nascondersi in una stanza, a piangere in silenzio, facendogli ammettere che non sarebbe mai stato pronto a perderlo e che gli anni rimasti non sarebbe stati abbastanza per colmare la sete che aveva del loro amore, di lui. 
Lo stesso Magnus intento ad osservare un infelice tramonto, accompagnato da una strepitante pioggia, riscopriva quelle lacrime, quella sensazione di morte che continuava ad aleggiare in lui. La vita di Alec si era addormentata tra le proprie braccia qualche notte prima e il candore del suo abbraccio lo teneva ferreamente ancorato a quel momento in cui gli aveva accarezzato i capelli e gli aveva sussurrato che poteva andare, che in ogni altro secolo vissuto la memoria del loro amore non si sarebbe mai estinta, che avrebbe vissuto ogni minuto a rievocare ciò che era stato e che non avrebbe mai più potuto stringere in un palmo. Con la poca energia rimastagli, Alec gli asciugò una lacrima e gli sussurrò semplicemente Sii felice senza di me come io lo sono stato con te in tutti questi anni. Sei stato il mio primo, il mio ultimo ed unico amore, e se avessi altre cento, mille vite le passerei a cercarti.


E Magnus perse una parte di sé quando Alec esalò l'ultimo respiro.
Smarrì con la sua vita la propria, vacillò verso il buio. Ci sarebbero voluto secoli per slegarsi davvero da quell'amore fatale quanto mortale, da quell'amore che sarebbero però restato eterno, piccola ed indistinta fiammella accecante. Perché Alexander Lightwood era stato diverso, l'amore che aveva sempre bramato insidiosamente e che aveva avuto a lungo il timore di vivere. Magnus Bane aveva amato Alexander Lightwood, si erano spezzati il cuore a vicenda e si erano leccati le ferite, non riuscivando mai a stare l'uno senza l'altro. Alexander Lightwood non era stato il suo primo amore, ma l'unico uomo in grado di insegnargli cosa significasse davvero amare. L'unico amore che in lui sarebbe rimasto immortale.

   
 
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