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Autore: Stillmar    12/08/2017    2 recensioni
L'acqua gli alberi e i fulmini erano gli unici testimoni della strana creatura apparsa improvvisamente in quel luogo
chiunque fosse passato di li sarebbe senz'altro rimasto sorpreso di trovare una così bizzarra sagoma giacere sull'erba bagnata.
una storia avventurosa e a tratti inverosimile che tenevo in cantiere da un po' e che finalmente pubblico qui; è un esperimento ma spero possa piacere comunque.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5
Una speranza
Un forte battito risuonava nelle sue orecchie, non capiva cosa fosse ma di certo non se lo stava immaginando. La scialuppa abbandonata galleggiava pigramente accanto al molo. Da essa come uno spettro si levò una sagoma scura, che ben pochi però notarono impegnati come erano nel loro lavoro. Non fu quindi difficile per Jack raggiungere la banchina ed allontanarsi. La sagoma prese a spostarsi svicolando attraverso il porto e cercando di restare nell’ombra. Poco alla volta l’uomo riuscì a lasciarsi alle spalle i rumorosi cantieri, per addentrarsi nella famosa città e compiere i primi incerti passi tra gli edifici che delimitavano il distretto cittadino. Jackson si prese un po’ di tempo per riprendersi dalla sua scaramuccia con i contrabbandieri, ma benché fosse ancora scosso ogni suo altro pensiero scomparve quando vide i primi abitanti della città. Nonostante tutto quello che aveva passato, nulla avrebbe potuto preparalo a ciò che avrebbe trovato in quel luogo. La grande strada che aveva imboccato iniziò presto a suddividersi in sempre più vie, ognuna della quali raggiungeva gli angoli più remoti della città. L’uomo procedette arrivando ben presto alle vie più interne del distretto; anche il traffico aumentò e sempre più veicoli dalle più bizzarre forme e dimensioni invasero le strade in una sinfonia di clacson. Jack continuò ad avanzare incerto spostandosi lungo il marciapiede, ovunque si voltasse non smetteva mai di sorprendersi. Sempre più animali di ogni taglia e specie popolarono in un attimo le strade. Jackson rimase ad osservare molti dei passanti per alcuni secondi. Erano tutti animali. Ognuno diretto chissà dove. Veloci e attivi, pigri o lenti, a strisce o a macchie. In quel momento Jack sentì crescere dentro di se infinite emozioni contrastanti. Ma quello che di più lo stupì furono le innumerevoli opere architettoniche e tecnologiche presenti ovunque.
Ogni struttura, dagli edifici ai veicoli era qualcosa di impensabile, almeno per la mente di un uomo come lui. Una nuovissima parata di odori suoni e colori gli si palesò davanti in un istante. I bizzarri edifici e soprattutto i modi stupefacenti con cui gli animali erano riusciti ad adattarsi tutti allo stesso ambiente erano a dir poco geniali. Si sentì come un bambino appena nato capace di sorprendersi di qualsiasi cosa.
Possiamo solo immaginare la meraviglia, e allo stesso tempo la paura del nostro Jack mentre attraversava quel luogo; un luogo assolutamente fuori dal comune, un luogo che nonostante tutta la gioia che lasciava trasparire incuteva in Jack un profondo terrore. Ora per lui mantenere il profilo basso diventava fondamentale, si immaginò la reazione generale se si fosse trovato a viso scoperto davanti ad altri animali. Quel pensiero lo travolse e quasi automaticamente immaginò cosa gli sarebbe successo dopo: probabilmente lo avrebbero arrestato e poi sarebbe finito impagliato in un museo, o forse dissezionato in un qualche laboratorio segreto, chissà …
Pensieri terribili si avvicendarono nella sua mente; molti dei quali videro un terribile esito degli eventi. Ma Jackson riuscì a disfarsene richiamando il proprio autocontrollo. Quando le strade iniziarono a farsi troppo affollate, decise di dileguarsi attraverso gli stretti vicoli secondari che si diramavano in mezzo agli edifici più grandi dirigendosi inconsapevolmente verso quello che effettivamente era il centro del distretto di Downtown. Si fermò ad un certo punto in prossimità di una enorme piazza, una sorta di crocevia in cui passava un enorme numero di animali. Non c’era modo di aggirarlo, avrebbe dovuto attraversarlo per forza. Jack non poté fare altro che rimanere attonito. Non riuscì ancora a capacitarsene: prede e predatori, animali di ogni sorta che vivevano a stretto contatto tra loro, e ora lui era li in mezzo e non avevano nessuna intenzione di aggredirlo. Almeno per lui l’idea di essere l’unico umano in un mondo popolato interamente da animali era già di per se inquietante ma l’emozione, o forse la paura di quell’incontro ravvicinato lo ridussero in uno stato di semi incoscienza. Solo la voce del grosso cartellone pubblicitario alle sue spalle lo strappò dal suo mondo dei sogni; si voltò appena in tempo per vedere l’enorme faccia di una gazzella bionda che con il suo enorme sorriso diceva:
 << … benvenuti a Zootropolis. >>
Jack riacquistò conoscenza, ricordandosi di chiudere la bocca rimasta aperta sotto la sciarpa. Si ritrovò così immobile in mezzo ad una schiera di animali parlanti che andavano su e giù senza degnarlo di uno sguardo. Anzi in verità qualche occhiata la ricevette. Per quanto il suo travestimento fosse efficace, non era di certo perfetto. Inevitabilmente il suo aspetto apparve bizzarro ad alcuni mammiferi li presenti, che iniziarono a fissarlo in modo strano e a bisbigliare. Probabilmente riferendosi alle sue scarpe così tanto fuori moda. Tale mormorio si insinuò nel suo orecchio come un fastidioso ronzio. All’iniziò provò a non farci caso, ma ben presto capì che avrebbe fatto meglio ad allontanarsi in fretta. Sentì l’apprensione avvolgergli di nuovo lo stomaco, e con la mano calcò ulteriormente il cappuccio sulla sua faccia. Non fu una decisione eccellente, e se ne accorse solo quando andò a sbattere contro un rinoceronte rischiando quasi di rompersi il naso. L’enorme animale si voltò e gli lanciò uno sguardo truce.
 << Mi scusi. >>, disse Jack da sotto la sciarpa.
Si tastò il naso un paio di volte e , dopo averne assicurato l’integrità, riprese a muoversi rischiando di uccidere un criceto che si ritrovò la sua scarpa a pochi millimetri dal muso.
<< Guarda dove vai! >> si sentì urlare dal basso.
<< Sono desolato. >> si scusò Jack.
Fece un paio di passi indietro e si punse sugli aculei di un istrice liberando un sonoro grido di dolore. L’istrice si voltò per capire cosa stesse succedendo, ma Jack era già scomparso diretto a tutta velocità fuori da quel posto. Riuscì a raggiungere uno spazio meno affollato e si fermò per recuperare fiato, ma l’arrivo improvviso di una giraffa vicino a lui lo spaventò a morte. Sollevò la testa e per poco non gli venne il capogiro quando realizzò le vere dimensioni di quell’animale. Fu davvero troppo. Si mise a correre ed evitò alcune zebre quando si accorse che il suo travestimento stava cedendo. Si fermò un istante per rassettarsi e fu travolto da un branco di capre. Quando la marea passò, si ritrovò completamente illeso ma disorientato, al punto che finì per inciampare contro un’auto ferma. Si ritrovò a guardare l’asfalto ancora prima di capire cosa fosse successo. Jack non l’aveva notata prima perché era un’auto per animali di piccola taglia, non sarà stata alta più di cinquanta centimetri. Si rialzò lentamente ed imprecò tra i denti quando udì accendersi l’antifurto il quale, pur essendo per  un’auto così piccola, funzionava anche troppo bene. Il rumore attirò l’attenzione della maggior parte dei presenti.
-Al diavolo la discrezione- pensò Jack. A quel puntò senti la voce di un elefantino alle sue spalle:
 << Guarda papà, quel signore non ha la coda. >>
Jack lo guardò storto per un momento poi riprese a correre come un ossesso lungo il marciapiede, superò un paio di strade, svoltò in un vicolo e si appiattì contro il muro. Tolse la sciarpa per riprendere fiato e  si gettò un paio di occhiate attorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno. Dovette fare appello a tutte le proprie forze per non crollare e si percosse da solo maledicendo la propria goffaggine. D’ora in poi doveva fare più attenzione, non poteva permettersi altri errori del genere. Avrebbe avuto bisogno di tempo per adattarsi a quel posto. Dovette estinguere la paura per lo scampato pericolo prima di indossare nuovamente la sciarpa ed uscire dal vicolo per addentrarsi nelle vie centrali del distretto di Downtown.
Attraversando quelle strade però, Jack notò come in qualche modo, l’intera città lasciasse trasparire una sorta di armonia contagiosa. Pensò che forse non doveva essere facile per certi animali andare d’accordo, eppure quella città aveva un non so che di idilliaco. Gli tornarono alla mente le parole di Jeremy: “la città in cui ognuno può essere ciò che vuole”, non seppe perché ma si sentì piuttosto scettico su questo punto. Già, Jeremy …
Inevitabilmente il pensare al suo amico causò in Jack un ulteriore vuoto allo stomaco. Si sentì in colpa. Cosa plausibile peraltro. Dovette rispiegare a se stesso le proprie motivazioni, ma stavolta neanche esse bastarono ad estinguere la tristezza dovuta a quell’ abbandono involontario.
Imboccò una lunga via piena di negozi, meno affollata della precedente, ed un poco si sorprese di come   riuscisse per così dire a restare nascosto pur essendo in piena vista. Osservò attentamente l’ambiente. Tutti parevano essere così felici. Una felicità da cui Jack si sentì lontano anni luce. La solarità degli altri mammiferi lo fece sentire meglio, ed in fondo sinceramente invidioso. Continuò a camminare fermandosi alcuni secondi ad ogni vetrina, ed intravide un paio di oggetti dall’aspetto davvero interessante, tuttavia questo gli fece anche ricordare di essere completamente al verde. L’uomo sospirò e si passò una mano sulla testa, cercando il proprio portafogli dentro ai pantaloni. Gli riservò una occhiata malinconica prima di rimetterlo a posto.
 Proseguì per un po’ quando vide un piccolo gruppo di animali davanti alla vetrina di un negozio di elettrodomestici. Incuriosito, Jack si avvicinò al vetro dietro al quale vi erano tre televisori di diversa grandezza che trasmettevano in sincrono la stessa notizia, prese posto e ascoltò:
<< Grande spavento questo mattina per l’improvvisa esplosione avvenuta nella baia. Secondo un recente sopralluogo l’imbarcazione trasportava materiale contraffatto altamente infiammabile, ma non è chiaro come esso possa essersi incendiato. Le autorità sono ora impegnate nel recupero del relitto, ma dei proprietari si sono perse le tracce. >>
 A quanto sembrava il diverbio che aveva avuto con la simpatica banda di marinai non era passato inosservato. Inizialmente la notizia lo turbò, tuttavia era certo che non avrebbero mai potuto risalire a lui. Aveva senza dubbio fatto un bel lavoro anche se avrebbe preferito non attirare tutta quella attenzione. Pensò di andarsene quando la notizia seguente attirò la sua attenzione:
<< La comunità scientifica si è riunita in giornata per esporre le proprie teorie sul lampo di luce apparso in cielo pochi giorni fa. >>
Seguì un filmato amatoriale dell’evento in questione. Benché il video non fosse eccellente, il lampo fu ben visibile. Una  lama luminosa che dal cielo si abbatté al suolo. Lui stesso ne rimase turbato. centrava forse qualcosa con la sua presenza li? In quel momento un’altra leggera fitta alla tempia lo distolse dalla realtà. Il tutto durò pochi secondi, giusto in tempo perché Jack potesse sentire l’ultima parte del servizio:
 << E ora cediamo la linea alla nostra inviata Jenny Crowe per l’intervista al pluripremiato scienziato Beauford Dent.>> Subito sullo schermo apparve il viso di una giovane lontra:
<< Qui è Jenny Crowe, in diretta dall’istituto di ricerca e sviluppo tecnologico di Zootropolis, oggi abbiamo con noi uno dei più importanti scienziati della città, il professor Dent. >> La telecamera inquadrò il vecchio castoro di cui si parlava. Indossava un camice bianco, e i piccoli occhi erano protetti da un paio di occhiali da vista. << Signor Dent circolano voci sugli strani fenomeni degli ultimi giorni. >>
L’intervistato parlò sfoderando uno strano accento dovuto ai suoi incisivi prominenti:
<< Abbiamo ragione di credere che siano anomalie innocue, tuttavia i nostri migliori esperti sono al lavoro per determinarne le cause. >>
<< Quindi i cittadini non hanno motivo di temere nulla? >>
<< Assolutamente no; ma resta pur sempre un fatto senza precedenti. >>
<< Che cosa sapete per il momento? >> domandò a quel punto la giornalista.
<< Secondo le recenti rilevazioni il lampo ha sprigionato una grande quantità di energia e gas, il quale essendo rimasto a lungo nell’atmosfera è poi ricaduto sottoforma di pioggia. Ora, questa “pioggia” invece di essere assorbita dal terreno è rimasta in superficie e si è cristallizzata. Abbiamo analizzato questi cristalli e il loro potenziale energetico è rimasto elevato. >>
<< Questi cristalli, quindi, potrebbero essere usati come fonte di energia? >>
<< Quasi sicuramente, dobbiamo condurre altri esami. >>
<< Quanto credete ci vorrà? >>
<< Ancora non lo sappiamo, ma vi terremo informati. >>
<< Possiamo vedere uno di questi cristalli? >>
<< Certamente. >> il castoro mise la zampa in tasca e estrasse un sassolino rossastro e irregolare praticamente identico a quello di Jack. L’uomo sgranò gli occhi e si mise automaticamente la mano in tasca.
<< Allora noi restiamo in attesa, grazie professor Dent. Da Jenny Crowe all’istituto di ricerca e sviluppo tecnologico di Zootropolis è tutto, a voi la linea. >>
Jack si allontanò continuando a pensare, animato da una minuscola speranza. Una novità incredibile senza dubbio. Quindi il sasso, o meglio il cristallo che aveva in tasca proveniva dal quel lampo di luce? E quel lampo centrava forse qualcosa con la sua presenza li. Non ne era certo ma forse ciò che c’era dietro a quel minerale poteva essere il suo biglietto di andata per casa. Altre domande, altri dubbi si sommarono ai precedenti, ma di una cosa fu certo: doveva tenersi informato sul lavoro di quello scienziato. Ma per il momento non poteva che aspettare, di contro non si sarebbe di certo annoiato; aveva un’intera città popolata da animali da esplorare, e nel frattempo cercare di fare un po’ di luce sul suo passato. Ma preferì godersi quel poco di felicità appena ritrovata. Proseguì per un po’, poi gettò uno sguardo all’orologio; le quattro del pomeriggio. Il tempo era volato!
 Jack continuò a camminare cercando di mantenere la discrezione, cosa non esattamente semplice. Ma riuscì comunque a rimanere vigile, e discreto. La sua marcia lo portò in un altro angolo del distretto, e l’uomo iniziò a chiedersi dove fosse effettivamente.  Fortunatamente li vicino , attaccata ad un pannello trovò una cartina dell’intera città comprendente tutti gli ecosistemi, con la freccia “tu sei qui”.
-Buono a sapersi-, pensò Jack, -Quel che non so e come ci sono finito QUI-.
Osservando meglio la carta Jack notò che la zona comprendente la città era molto più grande di quanto avesse pensato. Tutti gli ecosistemi concentrati in una sola città, incredibile. E ora lui si trovava vicino al centro di quel pianeta in miniatura, pianeta alieno si intende. Alzò lo sguardo e vide gli enormi grattacieli che dominavano la città. Enormi torri impenetrabili che gli ricordarono quanto fosse davvero piccolo. Quella sensazione durò poco, si raccolse e si rimise in marcia diretto da nessuna parte; fortunatamente a quell’ora c’era meno gente in giro così riuscì ad evitare altri incidenti. Svoltò un paio di vie, poi si sedette a riposare su una panca arrugginita. Si appoggiò allo schienale, volse lo sguardo ed incontrò quello di un cane senzatetto che lo fissava. Jack iniziò a fissarlo a sua volta. Non si scompose, cercò di sembrare naturale e salutò questo con un cenno del capo. Di tutta risposta il cane lo squadrò per alcuni istanti, poi raccolse le proprie cose e se ne andò. Jack ci rimase male fino ad un certo punto, anche lui del resto avrebbe reagito così se uno come lui gli si fosse seduto accanto. La malcelata paura di quel cane era giustificata.
-Quello mi guardava in … cagnesco.- realizzò infine mettendosi a ridere come un idiota.
Gli ci volle un po’ per calmarsi, in effetti erano state poche le occasioni in cui aveva riso da quando era si era ritrovato in quel luogo. Tirò un paio di sospiri e si mise a contemplare le bizzarre auto che passavano continuamente davanti a lui.
   
 
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