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Autore: sakura182blast    13/08/2017    3 recensioni
In quel del distretto di Downtown, quella mattina, si assaporava un che di diverso; non quella solita aria viziata da ufficio stretto ed affollato: una brezza fresca portava novitá.
Un McHorn concitato fluttuava da un corridoio all'altro della centrale di polizia evidentemente in visibilio per le buone nuove che andava portando di ufficio in ufficio ai colleghi del dipartimento.
L'ultima tappa - e non si trattava di un caso, no - fu l'austero ufficio del capitano Bogo.
Ticchettò appena lo zoccolo contro il vetro zigrinato della porta massiccia; un grugnito demotivante gli dette il via libera per entrare... Circa.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Benjamin Clawhauser, Capitan Bogo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti voi :)
Sono tornata con una cosetta semplice semplice e, per così dire, fluff su due personaggi che adoro terribilmente: Clawhauser e Bogo.
Il fatto che io, da ex yaoista accanita, ci veda del tenero fra quei due è innegabile, ma so per certo che sono pazza e... Niente, son fuori di testa. Cosa ci posso fare?
Li amo e li shippo! Non so ancora se li scorgo sotto la luce di una bromance o da un punto di vista un po' più serio... Analizzerò la cosa!
*corre a nascondersi in un angolo buio e remoto*
PS: il titolo è un cesso. Scusatemi. No, davvero: domando scusa. Non sono capace di titolare cose.





Boss of my heart


In quel del distretto di Downtown, quella mattina, si assaporava un che di diverso; non quella solita aria viziata da ufficio stretto ed affollato: una brezza fresca portava novitá.
Un McHorn concitato fluttuava da un corridoio all'altro della centrale di polizia evidentemente in visibilio per le buone nuove che andava portando di ufficio in ufficio ai colleghi del dipartimento.
L'ultima tappa - e non si trattava di un caso, no - fu l'austero ufficio del capitano Bogo.
Ticchettò appena lo zoccolo contro il vetro zigrinato della porta massiccia; un grugnito demotivante gli dette il via libera per entrare... Circa.
<< Capitano, buongiorno >> azzardò il rinoceronte con un tono molto più che mellifluo; forse, e forse pensava, un saluto cordiale ed una cadenza lusinghiera avrebbero dato frutti insperati.
Il bufalo si palesava solo in parte: era nascosto dietro una copia del giornale cittadino e masticava invettive velenose circa l'insediamento del nuovo sindaco - Bateltoff? Wesselton?
<< Tagli al budget della forza pubblica" borbottava fra sé e sé "Con che coraggio, dico io? Ci armeremo con pistole giocattolo e spray al peperoncino contro i criminali."
McHorn si abbandonò ad una risatina stridente mentre, con la zampa, si grattava nervosamente il retro di un orecchio.
<< Lo sa come sono i politici, capitano. >> Cercò di liquidare un discorso scomodo con una verità spicciola da analfabeta funzionale - non sarebbe sceso in squallidi dettagli sul primo cittadino di Zootropolis e della giunta comunale con Bogo: assolutamente no; l'ultimo mammifero che aveva tentato di disquisire pacificamente di politica col capitano si era ritrovato ad ingoiare un paio di premolari in seguito a quella che lui stesso aveva definito “un episodio di goliardia da ragion di stato".
Il bufalo abbandonò il giornale sul tavolo con uno scatto indispettito.
<< Pensano solo a scaldare le loro poltrone costose con quei loro inutili sederi all'ingrasso mentre noi, qui, ci facciamo un mazzo tanto per salvaguardare il salvabile di questa cittá! >>
Aveva accompagnato la digressione iraconda con un esagerato gesto delle zampe giusto quel tanto che bastava a rendere, oltre a parole, l'effetto visivo di quel mazzo tanto
A quel punto, le possibilità del rinoceronte erano tre: arretrare con nonchalance verso la porta, l'unica via di fuga sicura, e mettersi al riparo da quell'ammasso di muscoli, ormoni bovini ed odio viscerale verso il municipio; fingere di non esistere quel tanto che bastava per mettersi al sicuro in una zona franca; distogliere il capitano da quel loop vizioso in cui stava incartandosi ricordandogli immediatamente che, se era entrato nel suo ufficio, era perchè aveva qualcosa da comunicargli.
La prima opzione era allettante, ma optò per l'ultima che gli era balenata in mente.
<< Capitano, in realtá la stavo cercando per un motivo specifico... >>
<< Sì, hai ragione McHorn >> Bogo appallottolò il giornale e focalizzò la propria attenzione su documenti che avevano tutta l'aria di essere più importanti; fece cenno all'agente di continuare roteando lo zoccolo nell'aria con poco interesse << Parla, su. >>
<< Come forse sa, la settimana prossima cade il compleanno di Clawhauser. Nel dipartimento stiamo organizzando una colletta per prendergli un presente di qualche genere. Se avesse voglia di partecipare anche lei, per caso... >>
Il capitano alzò gli occhi dalla scrivania e fissò dritto il rinoceronte al di là dei piccoli occhiali da lettura; la richiesta di McHorn aleggiava nell'etere, pesava sul cranio del rinoceronte come se quelle stesse parole fossero soggette ad una forza di gravità tutta loro.
L'agente ricambiò guardingo l'occhiata indecifrabile che Bogo stava lanciandogli da una manciata di secondi che, sulla sua stessa pelle, parevano lunghi quanto ere geologiche.
<< È una buona idea >> proferì cristallino il capitano << Ma non mi interessa. >>
Liquidò così il discorso e qualsiasi altra digressione a venire; McHorn schiuse appena la bocca, ma un leggero soffio caldo rubò il posto che spettava alle parole.
Mentre il bufalo tornava alle sue sudate carte, l'agente lasciava l'ufficio mormorando appena qualche parola di commiato.

Quando il giorno del compleanno di Benjamin arrivò, tutti i colleghi si accalcarono per fargli i loro migliori auguri; non che ci fosse da stupirsi, in effetti: Clawhauser, con quel muso pienotto sempre aperto in un ingenuo sorriso, era benvoluto ed amato da tutto il distretto.
Cinguettò come un passerotto quando Delgato gli consegnò con un ghigno compiaciuto il suo regalo di compleanno: si trattava di un rarissimo sagomato a grandezza naturale di Gazelle autografato dalla stessa cantante.
Il ghepardo stava ancora gorgheggiando eccitato quando Nick assestò una lieve gomitata alla partner che, con un sorriso stampato sul volto, si beava dell'innocente felicità di Benjamin.
<< Ehi carotina >> ghignò la volpe con sguardo allusivo << Chissà cosa combinerà il nostro Benny con la sua Gazelle personale. >>
Judy sgranò i grandi occhioni indaco arrossendo fino alla punta delle lunghe orecchie cineree.
<< Nick, per l'amor del cielo! >> Mormorò scandalizzata alla volpe che ancora la fissava con quel sorrisetto beone.
Cosa mai poteva frullare, pensava la coniglietta, in quella malcapitata testa quadra?
Tuttavia, tuttavia... il solo pensiero di Clawhauser dedito ad alcune avances verso una sagoma di cartone le fece gonfiare le guance per trattenere un eccesso di ilaritá.
Sì, per tutti i cracker al formaggio: Benny era abbastanza stravagante da poterlo fare.
Nascose il musetto fine dietro una zampa per soffocare una risata scatenata da uno scenario decisamente sconveniente che, non fosse stato per quella tenera cianfrusaglia dal pelo fulvo, non le sarebbe passato mai nemmeno per l'anticamera del cervello.
Squitti appena per non abbandonarsi ad una fragorosa risata.
<< Ci stai pensando anche tu, nevvero? >> Esordì Nick ghignando sardonico.
<< Zitto, Wilde! >>
<< Stai pigolando come una scolaretta. >>
Judy assestò una gomitata secca nel fianco del partner e si dileguò anonimamente fra la ressa di quei mammiferi molto più grandi di lei; sgomitava in preda ad un panico bizzarro mentre il partner la osservava divertito.

La hall era nuovamente deserta, come se la ressa di quella mattina non fosse stata altro che un'illusione. Lesta si era riempita ed altrettanto velocemente era andata svuotandosi fra chiacchiere e congratulazioni.
Benjamin, posta la reliquia al sicuro nello spogliatoio, aveva ripreso le sue abitudinarie funzioni da relatore col pubblico: rispondeva al telefono, accoglieva qualche mammifero bisognoso indirizzandolo verso l'ufficio giusto, registrava pigramente le soventi richieste dei colleghi che la radio trasmittente gracchiava con insistenza.
Stradario alla mano, stava proprio fornendo una mezza indicazione stradale a quello sbadato di Fangmeyer quando un losco figuro, grande abbastanza da sovrastarlo al di là del bancone, si materializzò silenziosamente nel suo campo visivo. Trasmise l'ultima frazione di informazione al collega in difficoltà e ruotò il busto di scatto verso il nuovo arrivato appurando con malcelato sconcerto che si trattava del capitano; il bufalo lo stava squadrando con una gravità tale da indurlo a pensare che stesse per cascargli fra capo e collo un licenziamento senza giusta causa.
Benjamin tirò un sorriso preoccupato disegnando una mezza luna storta sul suo volto affabile. << Buongiorno capitano Bogo. >>
Il bovino, rigido, si era imposto una staticità innaturale: non un solo muscolo si mosse, nemmeno il suo viso lasciava trasparire un'emozione di qualche sorta. Sul suo volto svettava solo quell'aria seria, irrigidita ulteriormente dalla postura, che non lasciava spazio ad un dialogo aperto.
Clawhauser, alla luce dei fatti, cominciò seriamente a chiedersi se anche lo stesso Bogo non fosse un cartonato; magari qualche suo collega avrebbe trovato divertente fargli uno scherzetto di quella sorta.
Il ghepardo, a disagio, tamburellò distrattamente le zampe cicciotte sul piano liscio del banco; i suoi artigli curati producevano un sommesso ticchettio che, dato il silenzio pesante che lo circondava, raggiungeva tranquillamente le sue orecchie allenate.
<< Ha bisogno di qualcosa? >> chiese, infine, con una buona dose di coraggio, ma ancora Bogo permaneva in quella posizione, situazione, assurda.
Silenzio.
Benjamin stava per avanzare una seconda richiesta, quando qualcosa atterrò con poca grazia sul ripiano scuro davanti a lui; si trattava di una confezione rettangolare di cartone leggero legata alla meno peggio con un nastro dorato. Il ghepardo fece correre gli occhi chiari dal pacco al capitano, ma non trovò modo di incrociare lo sguardo del bufalo che, d'improvviso, aveva trovato lo scintillio del suo distintivo particolarmente stimolante: era lì che aveva puntato gli occhi truci e severi nel pallido tentativo di evitare qualsiasi contatto visivo con il suo sottoposto.
Clawhauser, superato un primo momento di sgomenta sorpresa, aveva raccolto i pugni sotto al mento e gonfiato le guance paffute fino al suo limite fisico possibile. Mille frasi sfarfallavano nella sua mente, ma quella più corretta non si decideva a planare sulla sua lingua ruvida ed uscire dalle sue fauci.
Tralasciando possibili stucchevoli frasi di ringraziamento, fece correre le mani al nastro dorato che teneva insieme quello che sicuramente voleva essere un regalo di compleanno in piena regola. Squittì felice come un cucciolo la mattina di natale quando il contenuto della scatola si palesò dinnanzi ai suoi occhi trasognati: in quell'elegante pacco svettavano dodici fra le ciambelle più glassate, più ripiene e più profumate di tutta Zootropolis.
<< Capitano... La pasticceria migliore della città... Grazie, grazie... ! >> gracchiò appena con difficoltà, ma Bogo gli parò uno zoccolo ad una manciata di centimetri dal muso intimandogli di fare silenzio.
Benjamin ammutolì lasciando le labbra dischiuse in un pacifico sorriso mentre il capitano, gonfiato il petto e dilatate le narici, cercò di ricomporsi alla bell'e meglio. Doveva essere stato un momento di affettuosità dissimulata molto difficile per lui, ed il ghepardo ne prese atto con devozione.
<< Buon comple... coso... >> ciancischiò infine e si dileguò verso le scale con così tanta fretta che pareva che la stessa morte lo stesse inseguendo.
Clawhauser scrollò il capo mentre l'ennesimo sorriso di quella giornata andava ad increspare le sue labbra sottili.
Mai, pensò divertito mentre si portava una ciambella alla bocca, il capitano non sarebbe cambiato mai
.




*Esce dall'angolo della vergogna dove si era auto-ostracizzata*
Se siete sopravvissuti e siete arrivati sino a qui, vi ringrazio. Sono in un periodo in cui scrivo parecchie oscenità ._. Saran le ferie? BAH!
Sto cercando di scrivere anche il next chapter della mia raccolta NickJudy. Qualcosa che vagamente mi riporti sulla retta via della sanità mentale... Ma quando mai?!
Grazie mille, miei adoratissimi mammiferi, per aver condiviso con me anche questo strano viaggio.
Siete adorabili!
   
 
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